
live report
Einsturzende Neubauten Alcatraz - Milano
Concerto del 09/03/2004
Alcatraz, Milano
09 marzo 2004 L’Alcatraz di Milano è un grande capannone. Dal pavimento nero al soffitto in lamiera tutto rimanda ad un passato non troppo lontano in cui questo spazio era occupato da un’officina.
Entriamo presto, giusto il tempo di guadagnarci un posto in prima fila e di goderci il vuoto intorno che dal buio tende in direzione del palco. Su di esso giace ammassata per l’occasione una discreta quantità di ferraglia. Potrebbe apparire un cinico omaggio alle origini del luogo, ma non è così, almeno per stasera.
I Larsen, gruppo spalla della serata, non si fanno attendere. Il contesto è ideale: il riverbero prodotto nel locale ancora semideserto e dall’imponente impianto è magnifico godere appieno la loro musica. Lunghe suite strumentali di marziale decadenza si alternano tra i dialoghi minimali delle due chitarre accompagnate da batteria e fisarmonica. Il loro set scorre potente e languido di folk contemporaneo cupo e solenne, terminando troppo presto.
Lo spazio intorno si va riempiendo, le luci si spengono per la seconda volta. È il momento.
Il metallo apparentemente inanimato riprende vita. I nuovi palazzi mostrano le loro crepe anche a Milano, provocando un’onda d’urto impressionante.
Dopo l’iniziale “Ein leichtes leises Säuseln”, profondo e seducente prologo suonato da un hammond e un grande telo frusciante mosso nell’aria da N.U. Unruh sui quali la voce di Blixa Bargeld pare cullarsi, la possente macchina ritmica degli Einstürzende Neubauten entra in azione in tutta la sua forza.
I primi brani provengono tutti da “Perpetuum mobile”, compresa una versione devastante di oltre venti minuti della title track, tanto per ricordare quanto il gruppo tedesco sia ancora in grado di mettere alla prova il proprio pubblico.
Lamiere piegate, enormi molle percosse, scatole di latta trascinate da un’estremità all’altra del palco, getti d’aria sfogati su spazzatura sono l’anima di un suono che non ha eguali nella storia delle avanguardie musicali degli ultimi tre decenni. Il basso di Alexander Hacke è distorto all’inverosimile mentre dal lato opposto la chitarra di Rudi Moser si guarda bene dal seguire strade prevedibili. Le tastiere aggiunte dal canto loro si attengono a rifinire egregiamente la linea melodica di composizioni ardite senza farsi percepire fuori luogo.
La sensazione preponderante che si percepisce dalla performance dal vivo degli Einstürzende Neubauten è quella di una metamorfosi che i brani vanno a subire rispetto alle raffinate versioni registrate in studio in favore di una selvaggia esplosione di energia incontrollabile, al punto da travolgere l’equilibrio tra parole e suoni compattandone il messaggio ultimo.
Un vibrafono rudimentale formato da lunghi tubi in plastica svela il caratteristico timbro delle percussioni di “Youme & Meyou“ suonate da Jochen Arbeit, mentre in “Ich gehe jetzt“ Unruh e Moser utilizzano per lo stesso strumento due getti d’aria compressa. In “Ozean und Brandung” è Blixa Bargeld ad accanirsi con lo stesso getto d’aria compressa su di un tubo in plastica lungo diversi metri.
Lo stesso carismatico Bargeld è in splendida forma, chiuso nel proprio abituale doppiopetto si muove a piedi scalzi lungo il palco scherzando a più riprese con il pubblico e invitandolo a sostenere la band nella sua azione di indipendenza nei confronti delle etichette discografiche.
La scaletta si concentra principalmente sull’album “Perpetuum mobile” che viene eseguito quasi integralmente e il precedente album “Silence is sexy” del quale vengono eseguiti gli episodi salienti. Non pago di ciò il gruppo offre ai presenti in un paio di occasioni degli squarci sul loro passato più remoto con delle indimenticabili versioni di due grandi pezzi del 1983 quali “Neun Arme” (Bargeld ricorderà che tale pezzo è costruito intorno al proprio battito cardiaco) e “Armenia” per il quale il solito N.U. Unruh si avvale di un trapano sfogato su una barra di metallo. Non manca la splendidamente cadenzata “Haus der Lüge”, vero e proprio manifesto del movimento industrial di fine anni ’80. Spetta ad una liberatoria “Alles” il compito di chiudere le danze dopo quasi due ore e mezza.
Si riaccendono le luci, il metallo ferma la propria corsa, incandescente. Gli Einstürzende Neubauten scompaiono dietro ad esso e già ci mancano tremendamente. Scaletta:
1. Ein leichtes leises Säuseln
2. Dead Friends (Around the Corner)
3. Perpetuum Mobile
4. Redukt
5. Youme & Meyou
6. Neun Arme/Rampe
7. Die Befindlichkeit des Landes
8. Ein Seltener Vogel
9. Ozean und Brandung/Paradiesseits
10. Grundstück
11. Selbsportrait mit Kater
12. Haus der Lüge/Armenia
13. Sabrina
14. Ich gehe jetzt
15. Alles
Altri articoli su EINSTÜRZENDE NEUBAUTEN:
>> STRATEGIES AGAINST ARCHITECTURE III - EINSTüRZENDE NEUBAUTEN RECENSIONI MUSICA
>> 9-15-2000 BRUSSELS - EINSTÜRZENDE NEUBAUTEN RECENSIONI MUSICA
Formazione:
- Alexander Hacke: basso
- N.U. Unruh: percussioni
- Jochen Arbeit: percussioni
- Rudi Moser: chitarra elettrica
- Blixa Bargeld: voce