Eric Clapton

live report

Eric Clapton Londra / Hyde Park

08/07/2018 di Massimo Meregalli

Concerto del 08/07/2018

#Eric Clapton#Rock Internazionale#Rock

Eric Clapton – British Summer Festival, London, Hyde Park, July 8, 2018

Premessa. Amo Eric Clapton. Uno dei miei artisti preferiti. Potrei non essere del tutto oggettivo... La venue è fantastica, Hyde Park è un ambiente meraviglioso per un concerto, e la giornata calda, fin troppo soleggiata, favorisce l'evento. Preceduto da Lukas Nelson (figlio di cotanto padre), bravo, da Gary Clarke jr., buon blues, ma non mi ha fatto impazzire, da un eccellente Stevie Winwood alle prese con una hit-parade della sua storia, e da Carlos Santana, eccessivamente caciarroso, con una salsa a volte discotecara, ecco alle 20:15 puntuale – che Clapton sale sul palco. Sappiamo che ha qualche problema neurologico alle mani, e alcune volte, negli ultimi concerti, le recensioni non sono state particolarmente positive. Quello che penso è che non possiamo ricercare in Clapton il personaggio dei Cream, o il Derek di Derek and the Dominoes. E' un'altra persona, anche umanamente, un altro musicista.

Si comincia con JJ Cale, con Somebody's Knockin' e subito si percepisce quale potrà essere la linea conduttrice del concerto. Il suono è pulito, raffinato, e gli assoli della sua Stratocaster alla fine non fanno rimpiangere Slowhand di tanti anni fa. La band propone poi un classico che più classico non si può, Key to the Highway, nella sua versione 8-bar, pelle d'oca, davvero. Interpretazione magistrale, anche se talvolta, quando si allontana dal microfono, la voce non esce benissimo. Ma è l'atmosfera che Clapton crea che fa di lui un artista ineguagliabile e inimitabile. Esecuzione splendida, rilassata eppure anche piena di fascino e di sensazioni, mi penetra fino alle più recondite fibre. Il Clapton più rock dei tempi d'oro arriva subito dopo una I'm Your Hoochie Coochie Man che prosegue il filone blues, con una infuocata Got to Get Better in a Little While, Il suo lavoro alla chitarra fa capire come, nonostante i suoi problemi neurologici, Clapton riesca ancora a scorrere velocissimo, tirando le sue tipiche sonorità con rapidi movimenti, ben inquadrati nei maxischermi. Si passa a questo punto a una fase acustica, che non manca mai nei suoi shows dopo il suo mitico Unplugged. Uno dei 4 brani acustici è Layla, che personalmente trovo magnifica in questa versione. Lo so che molti arricciano il naso e vorrebbero risentire la sua versione dura, elettrica. Ma invece, secondo il mio parere, è proprio così che Layla  esprime il suo potenziale, una ballata romantica dedicata alla donna di cui era innamorato, e che lo rifiutava. Uno dei momenti migliori del concerto. Tears in Heaven non può mai mancare, esecuzione classica, come la si poteva aspettare. Due parole sulla band. Eric è accompagnato da un bravissimo chitarrista mancino, con cui si scambia gli assoli – molto differenti nel modo di suonare, che quindi si completano, Doyle Bramhall. Due tastieristi, Chris Stainton alle tastiere e Paul Carrack all'organo. Ho trovato il primo davvero eccellente, con un suono molto incisivo, soprattutto sulla parte alta della tastiera. Buona la sezione ritmica, Sonny Emory alla batteria e Nathan East al basso. Due coriste, Sharon White e Sharlotte Gibson curavano le seconde voci quando necessario.  Si torna all'elettrico con un'ospite, Marcella Levy, con cui Clapton scrisse Lay Down Sally, qui eseguita con la trascinante voce della cantante – era dal 1985, ci racconta, che non si esibivano assieme. Ma si torna presto al blues con Crossroad Blues, come potava mancare?. Dopo una magnifica, lunga, tiratissima Little Queen Of Spades, in cui ogni membro della band ha la sua parte, l'apoteosi finale non poteva che essere riservata a Cocaine, cantata in coro dai tutti i 70-80 mila presenti. Nel bis arriva  sul palco anche Santana,  per una bella versione di Hard Times We Went, dove finalmente Santana suona come si deve. Che dire? Clapton sta sempre più avvicinandosi alle sonorità di JJ Cale. La scaletta è stata dominata dal blues, che resta sempre il suo primo amore e lo fa con classe immensa. Le esecuzioni sono attente, più ricercate nelle sonorità, negli scambi tra i musicisti. Molto spazio è lasciato ai componenti del gruppo, e ne risulta un insieme molto accurato, con arrangiamenti mai banali e mai di maniera. Tranquillo sul palco, riesce a trasmettere emozioni uniche per come interpreta i suoi classici. Splendido concerto, un artista che sul palco riesce sempre a comunicare col suo pubblico e a dare sensazioni magiche.
M
Due parole sull'organizzazione: impeccabile. Gestire 70mila e più persone così è grandioso. Dieci torri con le casse di emissione dislocate lungo tutta l'area, vari schermi con delay in modo che suono e video fossero sincronizzati. Logistica incredibile. A parte le decine di street food, sono rimasto sbalordito dai servizi igienici organizzati con corsie separate a senso unico, per la fiumana di maschi e femmine, che raggiungevano una degli oltre 300 blocchi, ciascuna con 20 "postazioni", cosicché mai coda, uscita sempre a senso unico dal lato opposto. Persino gruppi di bancomat. Staff gentilissimo (centinaia di persone) che forniva anche acqua gratuitamente nella caldissima giornata. A quando una cosa così in Italia?