live report
Samuele Bersani Milano / Teatro Dal Verme
Concerto del 08/06/2022
A un certo momento, dalla seconda fila della platea del Dal Verme (con tutte le luci accese, sul palco e sul pubblico, zero effetti speciali) una signora dal pubblico grida "Samuele, si sentono poco le parole!". Era la signora Vanoni Ornella, che - come tutto il pubblico da sold out della serata - non voleva perdersi nemmeno un particolare del concerto, nemmeno una metafora dei testi, un pudico, ma poetico giro di parole, nemmeno una sfumatura degli arrangiamenti orchestrali fatti per l'occasione.
Era un pubblico che non voleva perdersi niente di questo concerto, condividendo la palpabile emozione di Samuele Bersani, il protagonista sul palco, e che ascoltava in religioso silenzio, rispettando - salvo qualche eccezione di scrutatore non votante seduto in platea - il tassativo e sacrosanto divieto di foto e video, fatto rispettare da severissime maschere.
L'operazione "cantautore con l'orchestra" è nello stesso tempo piuttosto abusata e anche rischiosa. Ci ha tenuto a precisarlo Bersani stesso: cantare senza la solida, rassicurante ancoratura ritmica della batteria è un bel salto nel vuoto, è complicato, richiede attenzione maniacale e concentrazione (ed è stato bello vedere anche qualche falsa partenza, accolta con applausi fragorosi). Ma può essere anche un'operazione semplicemente paracula e poco capace di aggiungere valore al repertorio.
Nel caso di Samuele Bersani no. È quasi una cosa necessaria. Perché mette in luce una caratteristica che lo distingue nel panorama dei cantautori a lui contemporanei, almeno tra quelli con il maggior successo anche commerciale: la complessità compositiva. Che è cresciuta con gli anni, di disco in disco, sicuramente, con un approfondimento caparbio delle possibilità offerte da quello che possiamo definire "pop". Le sue melodie spesso sono caratterizzate da una grande varietà di intervalli, sequenze non convenzionali e un ampio ambito vocale. Le sue canzoni si caratterizzano per l'originalità e l'imprevedibilità delle progressioni armoniche. La facilità di ascolto non è il suo primo obiettivo; soprattutto negli ultimi dischi, non si fa scrupolo a esplorare territori musicali meno convenzionali, ad affidarsi a inaspettati cambi di tonalità, a modulazioni e strutture non convenzionali, a sfidare le aspettative del pubblico, chiedendo un ascolto attento e a volte impegnativo, proponendo arrangiamenti e strutture musicali meno prevedibili.
Nel suo caso, l'orchestra (quella dei Pomeriggi Musicali guidata dal Maestro Pietro Mianiti e da Vittorio Cosma) non è un'aggiunta, un orpello decorativo, ma un qualcosa che valorizza la profondità emotiva delle sue composizioni e la complessità delle sue idee musicali.
Poi ci sono le parole, anche quelle cesellate con cura (nel suo caso, vengono dopo le musiche, come ha raccontato lui stesso durante il concerto). Lo ha spiegato: come paroliere ha imparato da Lucio Dalla (mica male...) a osservare la realtà, a ridurla in piccoli frammenti magari "strampalati" (anche qua sue parole...), a metafore fulminanti ("Poi dopo una serie giorni infelici/Venne fuori vestito di bianco/Sembrava una lucciola in mezzo a un blackout/ Per fargli un regalo/ Anche il cielo di colpo si aprì a serramanico/ Come se spalancasse un sipario", da Harakiri), che si depositano nell'animo degli ascoltatori senza forzature. Lui si presenta come un osservatore timido del mondo ed è timido anche nell'interpretazione: con un vestito un po' stropicciato, i capelli fanciullescamente in disordine, inforca gli occhiali e legge ogni parola delle sue canzoni da un leggio, concentrato lui, concentrato il pubblico. Ma, quando si allontana dal leggio e si rivolge alla platea, ci cammina in mezzo, arriva l'ondata di calore ed entusiasmo e si vede che lui è orgoglioso, ma quasi sorpreso.
È scattato quel gioco di complicità che ho sempre visto ai concerti di Bersani, che diventano quasi una confessione privata e autoironica tra lui e il pubblico, creando un legame intimo e geloso.
Tanto è vero che alla fine sembriamo tutti insoddisfatti. Nonostante due ore non ci basta. Richiamato a furor di applausi, rifà En e Xanax, lasciando al pubblico il ritornello:
"Se non ti spaventerai con le mie paure
Un giorno che mi dirai le tue
Troveremo il modo di rimuoverle
In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore
E su di me puoi contare per una rivoluzione
Tu hai l'anima che io vorrei avere"
Il concerto si ripeterà domenica 11 giugno all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone di Roma.
SETLIST
Il mostro
Psyco
Lo scrutatore non votante
Spaccacuore
Occhiali rotti
Ferragosto
Harakiri
Giudizi universali
Il tuo ricordo
Sicuro precariato
Cattiva
Replay
Una delirante poesia
En e xanax
Il pescatore di asterischi
Coccodrilli
Barcarola albanese
Chicco e spillo