Massimo Zamboni e Angela Baraldi

live report

Massimo Zamboni e Angela Baraldi Locanda Atlantide Roma

08/04/2011 di Arianna Marsico

Concerto del 08/04/2011

#Massimo Zamboni e Angela Baraldi#Italiana#Alternative Rock

Un concerto di Massimo Zamboni è un abbraccio a più generazioni per due motivi. Il primo è il fatto che il repertorio spazi dagli anni ’80 dei CCCP  alla sua produzione solista ( L’estinzione di un colloquio amoroso è del 2010) passando per i CSI.  Il secondo è il pubblico, di tutte le età. Si va da chi molto probabilmente ha anche avuto modo di assistere a concerti di quella meravigliosa corazzata punk che Ferretti e Zamboni formarono a Berlino, magari ancora sotto il nome di Mitropank, a coloro (come la sottoscritta) a cui l’anagrafe non ha permesso di vederli insieme sullo stesso palco. “I CCCP non ci sono più da un bel po’” canta Vasco Brondi  ne  La gigantesca scritta COOP e lo stesso Zamboni ci tiene a sottolinearlo, sebbene sia perfettamente consapevole dell’imprescindibilità di quell’esperienza e di quanto essa sia importante per chi lo ascolta.
Per questo tour si affianca ad Angela Baraldi (ricordate Quo vadis baby? di Salvatores?). E’ interessante vedere una voce femminile al posto di quella stralunata e surreale di Ferretti. La voce non è sempre sufficientemente potente, ogni tanto  quasi sparisce nel turbinio di suoni,soprattutto in brani come Curami, mentre in Miccia prende fuoco riesce a rendere la teatralità spontanea di Nada. Si vede però che la Baraldi è sinceramente emozionata e coinvolta. Ed in fondo l’etica punk non è mettere al centro “l’anima di chi suona” (Ferretti docet)?
Il set inizia con In viaggio maestosa e cupa. E’ il preludio di una scaletta in cui dei CSI non sarà scelto il lato tribale ed esplosivo di Matrilineare ma quello più vicino a L’estinzione di un colloquio amoroso. Quello che come un mistico viandante praghese vaga, attraversa il ponte di Mostar, fugge in Mongolia per poi a Mostar fare ritorno (guardatevi il documentario allegato all’album L'inerme e' l' imbattibile). Quello esaltato da una versione di Del mondo, corale, perché cantata da tutti i presenti eppure solitaria nella voce di Zamboni e nel suono amniotico della sua chitarra. La stessa rarefatta dolcezza si trova in A ritroso.
Veri e propri viaggi à rebours si hanno con Tu menti, Per me lo so, Curami, Io sto bene e Mi ami?. Sono esplosioni di energia pura, sembra di essere tornati agli esordi negli anni ‘80, tra chitarre al fulmicotone, pogo sfrenato e la Baraldi che si scatena. . Emilia paranoica è martellante e solenne, dolente e potente.  A dare maggiore fisicità al tutto mancano solo Annarella e Fatur
Massimo però sembra non essere lì, più concentrato sui suoi tocchi essenziali di chitarra che allo spirito dionisiaco in circolo.  Sul finale illude i presenti con l’incipit di Punk Islam che poi diventa And the radio plays. Ma in fondo, dopo tre ritorni sul palco, è giusto un po’ di raccoglimento prima di salutarsi.
Grazie Massimo per i ricordi bellissimi passati presenti e futuri.