live report
Grayson Capps Legnano/Circolone
Concerto del 08/03/2013
“Everytime you move your dirty little hands
takes away our fears and our pain”
C’era grande attesa per il concerto di Grayson Capps al Circolone di Legnano, nell’ambito degli appuntamenti di “ Americana”, il locale era tutto esaurito in questo 8 marzo, giornata della donna 2013 e quest’attesa è stata decisamente ben ripagata da un concerto coinvolgente e di grande spessore artistico. Grayson Capps arriva accompagnato dal bravo chitarrista romagnolo J. Sintoni con cui aveva già effettuato la tournée italiana del 2009 e conquista subito il pubblico con la sua musica e la sua voglia di comunicare e coinvolgere tutti, spiegando le radici della sua musica, i suoi anni a New Orleans, la cui atmosfera pervade gran parte delle sue canzoni, e il suo rapporto con il film ”A Love Song For Bobby Long” la cui colonna sonora lo ha fatto conoscere al grande pubblico. Sebbene ci si potesse aspettare che il concerto fosse dedicato all’ultimo album “ Grayson Capps and The Lost Cause Minstrels” sono state invece le canzoni tratte dai precedenti “ If You Knew My Mind” e “Wail And Ride” a farla da padrone, non solo le più conosciute dal pubblico italiano, ma anche probabilmente le più adatte ad un set acustico.
Si esordisce con tre canzoni da “ If You Knew my Mind “la bellissima “I See You” struggente ricordo del nonno e degli anni dell’infanzia, “ Get Back Up ” e “Washboard Lisa” , forse il brano che amo di più, un’affresco della vita di strada a New Orleans, brano in cui J. Sintoni riesce con la sua Statoscaster a non far rimpiangere l’arrangiamento della versione in studio, dove violino faceva da contraltare alla chitarra acustica di Grayson Capps. Seguono una serie di ‘Stomp’ da Wail And Ride, “ Give It To Me”e la titletrack dedicata alla nascita del figlio e “Lorraine” la canzone che chiude il film “A Love Song For Bobby Long” che Grayson racconta di aver dovuto scrivere in 15 giorni su richiesta della regista. Dopo quest’inizio bello tirato arrivano un paio di brani dall’ultimo album, “Highway 42” e “Coconut Moonshine” brani che come i seguenti richiamano sempre momenti di vita vissuta e personaggi incontrati e il pubblico risponde caloroso rendendol’atmosfera calda e coinvolgente . Particolarmente riusciti “Graveyard” e “Cry me One Tear” entrambi caratterizzati dalla superlativa Fender Stratocaster di J. Sintoni, chitarrista con dei numeri davvero notevoli. Arriva naturalmente anche “A Love Song For Bobby Long” resa più emozionante dalla grande performance vocale di Grayson Capps che domina un testo che in pochi versi ripercorre tutta la vita del protagonista del film magistralmente interpretato da John Travolta . Ormai Grayson va avanti a ruota libera, scherza con il pubblico e si diverte anche a cambiare le parole alla sua “Poison” che qui diventa ‘take a little grappa before you die’.
Al momento dei saluti il pubblico non molla senza almeno un bis e Io insieme ad altri spettatori chiediamo a gran voce “New Orleans Waltz” venendo subito accontentati, ma anche in questo brano Grayson ripete il giochino di cambiare le parole di alcuni versi e alla fine l’Uragano Katrina diventa l‘Oil Spill dell’incidente della British Petroleum nel golfo del Messico. La parola ‘fine’ al concerto arriva con “ Talking Sailor” un omaggio a Woody Guthrie cantata a squarciagola da Grayson che dopo due ore filate dimostra di essere ancora a suo agio, anche se visibilmente stanco e sudato, e arriva il momento delle fotografie e degli autografi.
Una serata eccezionale, un artista di grandissimo spessore che a mio avviso è uno dei più grandi singer songwriter arrivati alla ribalta negli ultimi 10 anni, figlio di quel crogiuolo musicale che si sta rivelando da anni il sud degli States ed in particolare Louisiana e Alabama.
Foto di: Elena Barusco