Tame Impala

live report

Tame Impala Milano - Ippodromo Snai

07/09/2022 di Edoardo Mazzilli

Concerto del 07/09/2022

#Tame Impala#Rock Internazionale#Alternative

A distanza di sei anni dall’ultimo concerto in Italia, Kevin Parker ha riportato il progetto (da molti definito “gruppo”) Tame Impala a Milano, questa volta all’Ippodromo Snai di San Siro, nell’ambito del Milano Summer Festival. La data di mercoledì 7 settembre, a lungo attesa dai fan del polistrumentista di Sydney classe ’86, è stata la penultima tappa europea dello Slow Rush Tour 2022, che riprende il titolo dell’ultimo e grandioso disco del progetto Tame Impala: The Slow Rush, pubblicato nello sfortunato febbraio del 2020 ma già vincitore di cinque ARIA Music Award e candidato in due categorie ai Grammy Awards 2021, tra cui nella categoria “Best Alternative Music Album”.

Ad aprire il concerto in una Milano al ritorno dalle vacanze e molto frenetica (nella stessa serata al Meazza si giocava una partita di Champions League) è stato Giorgio Poi, cantautore di origine novarese che nel 2021 ha pubblicato il suo terzo album, Gommapiuma, e che divertito i primi fan giunti per accaparrassi i posti migliori. Dopo di lui è toccato ai Nu Geneva, che hanno portato le fresche vibrazioni del loro ultimo disco, Bar Mediterraneo, e hanno fatto ballare e scatenare il pubblico, ormai impaziente.

Con oculata puntualità, alle 21:30 il maxischermo si illumina e una signorina (all’apparenza una dottoressa) dà il benvenuto e racconta al pubblico di un nuovo trattamento sperimentale, il “Rushium” (reperibile allo stato liquido e in pillole), in grado di migliorare la percezione del tempo. Mentre lo fa, lentamente il video si rallenta e si sfoca, come se chi stesse guardando una dose di “Rushium” se la fosse fatta davvero. Il video sfuma in un vortice di colori, luci potenti si accendono, l’attesa è finita: Kevin Parker e i suoi sono sul palco. Milano esplode.



L’inizio è dei migliori, subito due perle tratte dall’ultimo album: One More Year e Borderline. Il pubblico – in prevalenza ragazzi giovani, molti stranieri – salta, balla e canta a memoria tutti i ritornelli. Il palco diventa una fonte di luci, fumi e colori graffianti, risulta subito chiaro che nulla è lasciato al caso. Più che un concerto, si tratta di una vera e propria esperienza trascendentale.


Si arriva a un momento di calma con la sesta traccia in scaletta, l’intima Posthumous Forgiveness, scritta da Parker in memoria del padre, scomparso nel 2009, ma la fragilità di questo attimo viene presto spazzata via dalla potente Elephant, pescata direttamente dal 2012 dall’album Lonerism. È in questo momento che il pubblico capisce di trovarsi in una situazione non reale: luci laser rosse e blu tagliano letteralmente l’aria di Milano, aprendo squarci di cielo e nuvole proiettati sulla testa del pubblico. Effetti impensabili. La linea galoppante di Elephant svanisce poi in Apocalisse Dreams, proveniente dallo stesso disco.

I suoni dei sintetizzatori sono i grandi protagonisti sul palco. Insieme agli effetti e i riverberi sulla voce di Parker, e la distorsione marziana della sua chitarra, sono ciò che fanno capire di essere a un concerto dei Tame Impala. Un suono unico nel panorama musicale attuale, che davvero porta a pensare che arrivi da un altro pianeta e non sia particolarmente ispirato da nessun tipo di musica che c’è stato prima. L’interplay tra Kevin Parker e i suoi quattro compagni è incredibilmente perfetto, i pezzi sono eseguiti alla perfezione, gli stacchi precisi, così come stop e ripartenze, tanto da portare i più scettici a credere che non tutti i suoni siano “live”, ma che ci possa essere qualche base pre-registrata.

Difficile asserire con certezza se questo sia vero o no, ma guardando il pubblico in deliro è evidente che siano ben pochi quelli interessati a questo dettaglio. A smentire questa ipotesi c’è comunque il fatto che tra un pezzo e l’altro i musicisti si abbandonano a più o meno lunghe improvvisazioni, come quella avvenuta dopo che Parker ha fatto fermare lo show, convinto che qualcuno in mezzo al parterre non stesse bene. Dopo aver ricevuto pollici alzati in risposta, si è lasciato andare un solo di chitarra, inasprita da numerosi effetti.

In chiusura a un concerto straordinario, durato perfettamente due ore, non poteva mancare The Less I Know the Better, tratta da Currents. Milano sembrava non aspettare altro, non a caso la liquida linea di basso è stata intonata a gran voce da tutti. Prima di salutare definitivamente è toccato poi a One More Hour.

We see you next time”, ha promesso Kevin Parker, chiudendo un concerto che resterà nel cuore di tutti i fan; un concerto dalla portata sovrannaturale, fatto di grandi giochi di luci, sorprendenti spari di coriandoli, attimi intimi come il saluto della piccola figlia di Parker, giunta sul palco per abbracciare il papà, e infine di grande musica alternativa e psichedelica destinata a rimanere un tassello importante nel tempo. Insomma, una vera e propria dose di “Rushium”.


 

Scaletta:
One More Year , Borderline , Nangs , The Moment , Breathe Deeper, Posthumous Forgiveness , Elephant , Apocalypse Dreams , Let It Happen , Feels Like We Only Go Backwards , Lost in Yesterday, Eventually , Runway Houses City Clouds , New Person, Same Old Mistakes , The Less I Know the Better , One More Hour

 

Le fotografie sono di Edoardo Mazzilli