Paul Thorn

live report

Paul Thorn Ravenna / Boca Barranca

06/09/2019 di Giovanni Sottosanti

Concerto del 06/09/2019

#Paul Thorn#Rock Internazionale#Rock

Ti involi lungo le strade di un'estate in cui fanno già capolino colori e riflessi autunnali. Foglie cadute e odore di terra bagnata, il mare riposa tranquillo dopo i clamori di un agosto da poco alle spalle. Questa storia inizia il 14 aprile 1988, quando sul ring del Tropicana Hotel & Casino, Atlantic City, New Jersey, i guantoni di Roberto Duran si incrociano con quelli del giovane Paul Thorn da Tupelo, Mississippi. L'incontro è valido per la categoria dei pesi medi e il panamense Manos de Piedra infligge un pesante ko tecnico al giovane sfidante. La sconfitta segna un punto di svolta fondamentale nella vita di Paul, che di lì a poco appenderà i guantoni al chiodo per sostituirli con una bella chitarra elettrica.

Figlio di un pastore protestante, riversa nella musica gli umori e i sapori di quel sud degli States in cui è nato e cresciuto, il gospel e il soul respirati fin da bambino, ma anche il blues, il r&b, il rock, il southern e la swamp music sono ben scolpiti nel suo DNA. Hammer And Nail è datato 1997 e rappresenta uno di quegli esordi destinati a lasciare il segno, tutti gli ingredienti sopra elencati vengono sostenuti da una voce nera e potente che colpisce fin dai primi ascolti. Prende così il via una carriera musicale ormai più che ventennale, un viaggio intenso e affascinante tra picchi espressivi come i successivi Ain't Love Strange, Mission Temple Fireworks Stand e Pimps And Preachers e dischi più ordinari, fino all'ultimo nato Don't Let The Devil Ride del 2018, fautore di un ritorno alle sonorità soul, gospel e r&b delle origini.

Quello che calca il palco del Boca Barranca è un uomo ormai maturo, il fisico sempre asciutto e aitante, un volto da attore, forte e accattivante. Si muove con sicurezza tra i sentieri della sua musica e l'iniziale What The Hell Is Goin' On di Elvin Bishop è il biglietto di presentazione più consono, un blues torrido a solcare strade polverose tra Mississippi e Alabama. Sullo stesso cammino si inseriscono le successive Everybody Looks Good At The Starting Line e Ain't Love Strange, mentre This Is Real Goodbye vira verso calde sonorità r&b. Si torna a bluesare con Snake Farm, del grande Ray Wylie Hubbard, fa capolino il southern soul in I Don't Like Half The Folks I Love, saltella il funk soul nero come la pece di Pimps And Preachers.

Alle sue spalle una band con basso, chitarra, batteria e tastiere pronta a seguirlo in ogni dove, ecco che allora Burn Down The Trailer Park tira dritto lungo la strada dell'heartland rock, direzione Bruce e John Cougar, mentre in Help Me Out, Hook Me Up gira un blues cupo e lento. When The Long Roads Ends segna uno dei momenti più intensi della serata, Paul e la band lasciano gli strumenti sul palco e si schierano uno di fianco all'altro per un intonare un gospel corale e suggestivo. Paul imbraccia poi la chitarra acustica per I Backslide On Friday e le tastiere disegnano una splendida ballad blue eyed soul dai toni rurali e nostalgici, Everybody Needs Somebody e I Have Good Day riaccendono i motori di southern soul caldo e corposo.

The Half Has Never Been Told è l'unico brano estratto dall'ultimo disco e ancora una volta porta a casa un blues trascinante immerso in fiumi di grondante southern soul. Un riff elettrico da far invidia a tanti e via con il rock assassino di Weeds In My Rose, seguito dalla  ballad strappacuori  Ain't Gonna Beg, ancora un giro dalle parti di Johnny il Coguaro sulle note di Accept My Love, per poi lasciarsi andare all'abbraccio corale e travolgente di Mission Temple Fireworks Stand, voce da predicatore nero e gospel soul come non ci fosse un domani. Ormai la ciurma ha sciolto gli ormeggi ed è pronta a salpare verso un finale sempre più tinto di black music, iniziando da I Want You Back, cover dei Jackson 5, per proseguire con Everything's Gonna Be Alright dal proprio disco Too Blessed To Be Stressed, fino alla chiusura in cui pesca Love Train dal repertorio degli O'Jays.  And the Winner is...Paul Thorn! Quello che ha perso il pugilato lo ha vinto la musica.

Foto di: Giovanni Sottosanti, Claudio Santi e Paolo Gardini