live report
Talking Tom Waits Rivoli (TO) / Stagione Scene
Concerto del 04/07/2024
Quando un disco di Tom Waits gira sul piatto, in una di quelle serate che il buio invade fino al fondo dell'anima non appena il cielo si colora di tramonto, o in quei pomeriggi inquieti guardati attraverso i vetri di una finestra macchiata di pioggia, la voce che dilaga è, nella descrizione letteraria e accurata di Daniel Durchholz, "come se fosse stata immersa in un tino di whisky, poi appesa in un affumicatoio per qualche mese e infine portata fuori e investita con una macchina". E a una voce così non chiedi altro che di portarti via, lontano da ogni stanza ben arredata, soprammobili puliti, profumo di arrosto o di torta di mele, per trascinarti nel mezzo di una strada di fumo e asfalto, strattonato da donne sporche e bellissime, trascurate e cattive. Nemmeno te lo chiedi, di che cosa parli quella voce, perché lo sai che non ti piacerebbe, quel posto.
Poi arriva lo spettacolo di Paolo Agrati con la Chinese Cuban Jazz Extravaganza e quell'inferno di prostitute, prigioni, sbronze diventa racconto: le canzoni di Waits si trasformano in leggende in cui Charles Bukowski si scontra con William Borroughs e insieme ci bevono su qualcosa di forte. L'istinto poetico di Agrati traduce i versi rendendo umani i personaggi che Waits canta, fragili eroi, randagi armati, innamorati illusi. Ci sono tutti, nascosti tra le strofe di "Romeo is bleeding", "The earth died screaming", "Frank's wild years", "Dead and lovely", con i ritornelli che rimbombano, scoppiano, esplodono grazie alla chitarra di Luca Butturini e al contrabbasso di Alberto Pirovano.
È uno spettacolo ben lontano da una semplice esibizione musicale, in cui la narrazione diventa scoperta, immersione e godimento pieno. La voce di Agrati arriva senza alcuna difficoltà alle profondità roche e feroci di Waits, così come sa sciogliersi nella sua dolcezza tenera e triste: una sinestesia che lascia tra le labbra di chi ascolta un sapore forte, qualcosa di simile al caramello bruciato.
Chitarra e contrabbasso (manca Diego Potron alle percussioni) sono impeccabili, perfettamente in grado di creare lo scenario cinematografico in cui si agitano, turbati e perturbanti, i personaggi che Agrati racconta: è una colonna sonora, la loro. Non un concerto. E l'immaginario di chi ascolta si anima, acquista una terza, forse una quarta dimensione: musica, testo, azione. E desiderio.
A più di dieci anni dal suo ultimo lavoro discografico, praticamente inesistente sui social, dopo la sua esibizione da attore in "Licorice Pizza" nel 2021, Waits resta comunque un protagonista solido della cultura alternativa americana: raccontare le canzoni di Waits in questo senso è molto simile a scherzare col fuoco, ma Paolo Agrati e la Chinese Cuban Jazz Extravaganza con questo spettacolo lo rendono facile come riempire un cielo di bolle di sapone.
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FOTO DI ROBERTO REMONDINO