MIAMI & THE GROOVERS

live report

MIAMI & THE GROOVERS Cantù / Torino - 1,35 / Gilgamesh

01/11/2013 di Roberto Contini

Concerto del 01/11/2013

#MIAMI & THE GROOVERS#Americana#Rock

How the (North)West Was Won…

 

Cantù  1,35 circa

 

I Miami & The Groovers hanno fatto un blitzkrieg nel Nord-Ovest  facendo tappa prima a Cantù All'UnaeTrentacinqueCircae poi a Torino al ‘Magazzino di Gilgamesh con due concerti al fulmicotone. Il mini-tour si apre a Cantù e si chiude idealmente il giorno dopo a Torino con le due  versioni intense e appassionate di Sweet Jane, omaggio al ricordo del grande Lou Reed. Nel mezzo praticamente un concerto senza soluzione di continuità, se non ci fossero  di mezzo 24 ore e 200 km di distanza . Il concerto di Cantù è stato aperto dai Francis Folk Brothers, ovvero Marco Andrea Francis Carnelli - voce chitarra e batteria, Daniele Borghi – Violino, Stefano Gulani – Fisarmonica, che si sono esibiti tra l’altro in una bella versione di Blowin’ In The Wind di Bob Dylan. I Miami & The Groovers hanno tirato la serata con ben 26 brani, presi dal  loro repertorio più consolidato consacrato nel recentissimo  Live “No Way Back” (cd e dvd), di cui ci ha colpito particolarmente un’ un’intensa We’re Still Alive, suonata con i Francis Folk Brothers, il rockblues di Under Control, Lost con le tastiere di Alessio Raffaelli in evidenza e una grande versione di  Sliding doors,  che ha visto protagonisti la voce di Lorenzo Semprini e un  Beppe Ardito, che ha spinto la sua Gibson oltre i limiti delle sei corde con un assolo veemente e intenso. I Miami & The Groovers hanno voluto regalare al pubblico di Cantù anche l’anteprima di Back On The Wall, un brano nuovo, ancora non presente su alcuno degli album ufficiali. Da segnalare anche alcune belle cover, tra cui una potente Baba O'Riley e una versione di Fisherman's Blues dei Waterboys  suonata insieme ai Francis Folk Brothers. Alla fine anche il più smaliziato pubblico del tempio del rock della Brianza si era arreso alla potenza dei Miami & The Groovers.

Andrea Furlan / Roberto Contini

 

Torino Gilgamesh

 

Il concerto di Torino è stato aperto dai Dirty Licks, guidato dal frontman Renato Tammi, ben spalleggiato da Carlo Battistella e Antonio Tedde alle chitarre, Walter Genesio al basso, Paolo Armitano alla batteria e Diego Perotti alle tastiere, che si sono esibiti in una serie di brani dei Rolling Stones, tra cui ha colpito un’ intensa  versione di Sway, con in evidenza la Gibson SG di Carlo Battistella  che sembrava collegato in telepatia con il grande Mick Taylor. Poi sono saliti sul palco i Miami & The Groovers ed è iniziato un concerto tiratissimo che ha mandato in visibilio il pubblico torinese con una  sequenza di brani di grande richiamo come la sempre emozionante Tears Are Falling Down, che Lorenzo Semprini ha voluto dedicare al ricordo dell’amica Roberta, una bella versione di It’s Getting Late impreziosita da un’ assolo di Sax dell’ospite Diego Alloj e It Takes A Big Rain cantata da Lorenzo Semprini in duo con Renato Tammi . Il concerto ha avuto i suoi momenti più intensi con Good Things e No way back, pezzi in cui il gruppo e il pubblico sembravano essere due facce di uno stesso insieme che si muoveva al ritmo del R’n’R più scatenato, con la sezione ritmica di Luca Angelici al basso e Marco Ferri alla batteria  a menare le danze. Molto belle la cover di Refugee di Tom Petty e la ritmatissima versione di Bang Bang di Nancy Sinatra, con il pubblico a scandire il tempo e cantare nei cori.  Anche Torino è stata definitivamente conquistata dai Miami & The Groovers e la serata al Magazzino di Gilgamesh alla fine mi ha dimostrato che, lontano dai fasti pop del Palaolimpico e dai fumi dell’alcool della movida sgangherata di Piazza Vittorio Veneto, anche Torino ha  un cuore rock, basta saperne far vibrare le corde.

Roberto Contini
 

 Miami & The Groovers It’s Getting Late

 
http://www.youtube.com/watch?v=dBCsLwsMYio