live report
Francesco De Gregori Sala Santa Cecilia, Roma
Concerto del 01/10/2011
Ma è stata la partecipazione di Maria Nazionale, grandissima voce di Napoli, conosciuta dai più per le sue radici neomelodiche, a destare curiosità. Si è lasciata troppo andare per l’emozione su “Santa Lucia” ma ha regalato un’interpretazione da pelle d’oca ne “La dimora” in coppia con Sparagna e De Gregori. Una collaborazione fortemente voluta dal cantautore romano che ha ammesso di essere rimasto ammaliato dalla sua voce eterea.
Le danze si sono aperte col suono del tamburello e i ritmi febbrili e frenetici di “Nel mezzo del cammin”, dalla “Divina Commedia” di Dante, già eseguita da De Gregori con Sparagna nell’edizione del 2005 della “Notte della Taranta” e con “Terra e acqua”, tratta dall’album “Viva l’Italia”. Ma di chicche nel corso della serata ce ne sono state parecchie e i fan di vecchia data del Principe hanno potuto apprezzare “San Lorenzo” con orchestra e coro, “Ipercarmela”, in duo con Maria Nazionale, e “La ragazza e la miniera”, con il toccante contributo di Sparagna. Col passare degli anni, la voce di De Gregori ha acquisito spessore e consistenza, ha sempre voglia di divertirsi e di mettersi in discussione percorrendo strade diverse – importante per chi fa il mestiere dell’artista - ma, in ugual misura, sente ancora la necessità di raggiungere il pubblico, di renderlo partecipe del suo percorso musicale.
Ambrogio Sparagna è sempre coinvolgente con i suoi organetti e la sua presenza scenica, si è notata una certa sinergia con il suo compagno di palco ma, soprattutto, ha saputo imbastire una scaletta senza lasciare punti morti. Il ritmo è sempre stato sostenuto e, al di là delle curiosità, è stata proprio la magia dell’incontro di culture diverse del nostro Belpaese che ha reso irripetibile la serata. Si è raggiunta da subito l’armonia tra Sparagna, De Gregori e gli elementi del Coro e dell’Orchestra, forse per via dello spirito della musica popolare che riesce ad unire, rallegrare e a far riflettere persone di estrazione diversa, quel morso famoso della taranta che un tempo rispondeva ad un’identità territoriale, adesso divenuto fenomeno di massa e di costume.