Patti Smith And Her Band

live report

Patti Smith And Her Band Milano / Castello Sforzesco

01/08/2022 di Laura Bianchi

Concerto del 01/08/2022

#Patti Smith And Her Band#Rock Internazionale#Songwriting

"You wore me out! I need some energy after five shows in a row!"

Patti Smith si mostra così, alla fine del suo concerto che ha ulteriormente infiammato il già rovente clima del cortile del Castello Sforzesco di Milano, per una data aggiunta "last minute", che, come lei stessa confessa a inizio spettacolo, temeva andasse deserta. Invece, è un ennesimo sold out, un ennesimo tributo alla cantautrice da parte di una città che proprio stasera le offre la Pergamena della città, per mano dell'assessore Tommaso Sacchi. Un meritato ringraziamento, per dimostrarle di non aver dimenticato quando, il 17 marzo 2020, Smith aveva dedicato a Milano un concerto in diretta Instagram, scrivendo alla città: "faremo una canzone per te. Un piccolo saluto, una piccola tregua dalla tristezza da isolamento".

Milano e Patti Smith: un amore che dura da decenni, alimentato dalla sua passione per l'arte italiana, ribadita anche questa sera attraverso l'emozionato racconto della sua visita alla Vigna di Leonardo e delle sue vicissitudini ("so che lo conoscete, ma stasera mi sento la vostra guida turistica...ho sempre amato la vostra città, che adesso è anche la mia città!") e un'emozionante declamazione de L'infinito, anzi, The infinite, di Leopardi, in una perfetta traduzione inglese, anticipata dalla narrazione della sua visita alla tomba di Virgilio, a Napoli.

Tanto amore ricambiato, un'esistenza di amore profuso a piene mani, di energia spesa e restituita, di riconoscenza verso una vita spesso dura, difficile, dolorosa, ma che, a suo parere, "bisogna abbracciare, pacchetto completo, gioia, dolore, sofferenza, speranza, e vivere al massimo...perché la vita è la più bella cosa che abbiamo!"

E, dopo Redondo beach, è proprio Grateful il brano che introduce al mistero gaudioso di Patti, con la sua gestualità irripetibile e la sua voce che il tempo non incrina, con i commenti ispirati e ironici, con il carisma che emana dalla sua sola presenza in scena.

La band (il figlio Jackson Smith alla chitarra, Tony Shanahan al basso e alla seconda - bellissima - voce, Seb Rochford alla batteria e percussioni) officia da par suo la celebrazione, assecondando l'ispirazione del momento, lanciandosi in lunghe code strumentali, concedendo una pausa a Patti, con una Fire di Hendrix, che dà modo al trio di dimostrare ulteriormente la sua bravura.

Brani del Patti Smith Group si alternano ad altri più recenti, ma tutti fanno breccia nel cuore del pubblico, complice anche un'acustica che ha del miracoloso, date le note problematiche del perimetro del cortile; Beneath the Southern Cross è trascinante, con un inserto strumentale percussivo che intensifica il pathos, Dancing Barefoot scatena il primo gentile assalto degli spettatori sotto il palco, le cover di Dylan (The Wicked Messenger) e di Neil Young (After the Gold Rush, tastiere e voce, immersa in un silenzio sospeso, quasi sacrale) riportano a casa le matrici più autentiche dell'ispirazione di Smith.

Uno dei vertici assoluti è toccato dalla declamazione di Footnote to Howl di Allen Ginsberg ("generoso padre della Beat Generation...Ci manca la sua voce e dobbiamo riempire il suo vuoto!"), che, nella sua litania, proclama santi tutti e ciascuno, con i nostri peccati e le nostre intime redenzioni.

E non potevano essere che la personale reinterpretazione di Gloria dei Them (rivisitata proprio in chiave di redenzione) e l'inno intergenerazionale People have the power, suonata anche, alla chitarra acustica, dal fuoriclasse dell'Olimpia Milano Gigi Datome, e cantata da tutto il pubblico in piedi ("Non dimenticatelo mai! Avete il potere! Avete il futuro! E il futuro è ADESSO!"), a chiudere quello che sarebbe riduttivo definire un concerto; piuttosto, un rito collettivo, in cui i coetanei dell'officiante, i loro figli, i nipoti (tantissimi i giovani) si ritrovano, per due ore, e insieme sognano un mondo diverso, "riuniti nel nome della musica". Sarà possibile viverlo, non solo per due ore?



SETLIST

Redondo Beach
Grateful
Ghost Dance (Patti Smith Group)
Footnote to Howl (Allen Ginsberg)
My Blakean Year
The Wicked Messenger (Bob Dylan cover)
Nine
Dancing Barefoot (Patti Smith Group)
Beneath the Southern Cross
Fire (The Jimi Hendrix Experience cover) (senza Patti Smith)
After the Gold Rush (Neil Young cover)
The infinite ( Giacomo Leopardi, in inglese)
Pissing in a River (Patti Smith Group)
Because the Night (Patti Smith Group)
Gloria (Them cover)

BIS

People Have the Power (con Gigi Datome alla chitarra acustica)