Mescalina:
Anche gli strumenti sono prevalentemente acustici e tradizionali: mandolino,
fisarmonica, organo e celastofono. Da dove viene quest’ultimo?
Mark Erelli: Il celastofono
è uno strumento molto interessante. È una specie di incrocio tra la cetra,
l’arpa e il mandolino. Le corde sono tirate su un piano orizzontale, ma
invece di pizzicarle, queste vengono percosse da dei piccoli martelletti
che sono sospesi sopra le corde con delle braccia metalliche. Era uno
strumento da salotto, ideato per essere suonato a livello amatoriale a
feste o ricevimenti in casa, nella prima parte del ventesimo secolo. È
uno strumento unico, anche se quando lo ascolti, potrebbe venirti in mente
di aver sentito qualcosa di simile sui vecchi dischi dei Doors e anche
di Ron Sexsmith.
Mescalina:
Trovo che il tuo sia un disco importante, quanto ti interessi di storia?
Hai fatto qualche ricerca per trovare l’ispirazione per queste canzoni?
Mark Erelli: Ti ringrazio!
Sì, la storia mi interessa molto, anche se non sono sicuro di riuscire
a tracciare un percorso a ritroso, piuttosto è come se qualcosa fosse
scaturito dal mio interno da una sorgente sconosciuta. Forse l’aver letto
libri come “Cloudsplitter” di Russell Banks può aver seminato in me un
interesse per la Guerra Civile, che mi ha poi portato ad approfondire
il periodo della storia del New England in cui nacquero il Memorial Hall
e alcune delle canzoni presenti sul disco. Abbiamo fatto delle ricerche
per risalire alle origini dei due pezzi tradizionali che abbiamo registrato
e Lorne Entress, il mio produttore, è arrivato così a trovare l’ispirazione
per il poema di John Greenleaf Whittier che abbiamo messo in musica. Credo
che cantare vecchie canzoni, con tutto il peso della storia e della cultura
che queste si portano dentro, sia molto più efficace che cantare canzoni
che partono solo da una mia esperienza personale.
Mescalina:
Nel disco ci sono tre canzoni sulla Guerra Civile che compongono una piccola
trilogia. Come ti è venuta questa idea?
Mark Erelli: Siamo partiti
con l’idea di registrare dei pezzi che mettessero in evidenza la storia
della Hall. Abbiamo scelto queste canzoni, due tradizinali e una moderna,
e, quando si è trattato di definire la scaletta del disco, ci è sembrato
più sensato raggrupparle al centro dell’album.
Mescalina:
E come avete rimesso in vita e in musica la poesia di John Greenleaf Whittier?
Mark Erelli: A creare
la musica è stato il mio fantastico produttore, Lorne Entress. I meriti
di quel pezzo sono tutti suoi. Io mi sono solo divertito a dare il giusto
fraseggio a parole così appassionate e importanti.
Mescalina:
Poi ci sono un paio di strumentali, uno sembra una ninna-nanna e l’altro
una piccola preghiera … li hai composti improvvisando?
Mark Erelli: Sì, “Little
torch” è nato proprio come una ninna-nanna improvvisata, l’ho scritta
a Florida Keys, su un’isola chimata Little Torch Key. La melodia poi mi
ha accompagnato fino a casa, nel New England, e, dopo che avevo cercato
invano di scrivere un testo per questo pezzo, mi sono accorto che era
meglio lasciarlo così, in forma strumentale.
Mescalina:
E poi, alla fine del disco, c’è una canzone in stile vaudeville, che è
come la chiusura del cerchio, no?
Mark Erelli: Sì, sai,
le compagnie di vaudeville venivano spesso a suonare e recitare al Memorial
Hall, quando quel tipo di musica era molto popolare. Mi piace pensare
che questo pezzo avrebbe trovato posto su una di quelle produzioni degli
anni Venti o Trenta.
Mescalina:
In che parte del New England vivi?
Mark Erelli: Adesso vivo
a Boston, nel Massachusetts, ma ho abitato anche nel Maine, nel New Hampshire
e nella parte più ad ovest del. Massachusetts.
Mescalina:
Mi sembra che la tua intenzione sia stata quella di costruire questo cd
con elementi che derivano dalla storia, dalla musica e dalla natura della
tua terra d’origine. Un lavoro di cui essere fieri … come è stato accolto
dalla stampa americana?
Mark Erelli: La gente
che è “entrata” in questo disco, lo ha davvero assimilato. Gli altri non
credo che abbiano nemmeno capito l’idea che ci sta sotto. Per cogliere
i frutti di questo lavoro c’è bisogno di un ascolto attento e prolungato
nel tempo, e di solito gli addetti stampa e i media in generale non hanno
questo tipo di disponibilità. Il loro lavoro dipende da troppe scadenze
e spesso finiscono per dare un giudizio approssimativo in base alle prime
canzoni. Sono molto soddisfatto di come il disco è stato recepito, ma
credo che chi non è riuscito a capirlo sia perché non ha avuto la possibilità
di concentrarsi sull’ascolto dell’insieme.
Mescalina:
So che, tra gli altri, hai suonato con artisti del calibro di Dave Alvin
e John Hiatt. Quanto sei conosciuto negli Stati Uniti?
Mark Erelli: Hmm,
non saprei! Chi segue la musica folk indipendente conosce
me e la mia musica, ma è solo una piccola parte del pubblico americano.
Mescalina:
Dopo l’11 settembre hai pubblicato un EP, che è andato esaurito. Ce
ne parli?
Mark Erelli:
L’EP ruotava intorno a una mia canzone scritta per l’occasione, “The
only way”, per i miei fans. Quella canzone era un approccio personale
ai fatti dell’11 settembre e alle sue conseguenze. Sembra che poi abbia
toccato un numero maggiore di persone, e questo mi gratifica molto.
Mescalina:
Ristamperai l’EP?
Mark Erelli: No, ma registrerò
la canzone su un album dal vivo, un solo live, su cui sto lavorando.
Mescalina:
Nelle tue canzoni si sente l’influenza del soul, del gospel, della ballata
rock, di gruppi come The Band o di artisti più country come Willie Nelson.
Ma la cosa più affascinante è vedere come riesci a suonare comunque personale
ed originale, soprattutto per via della tua voce … che ha un tocco squisito.
Oggi è quasi impossibile non essere derivativi, ma ciò che davvero conta
è riuscire a trovare la propria voce, al di là delle influenze … posso
chiederti quali sono gli artisti che sono stati più importanti per te?
Mark Erelli: Hai già
nominato due dei miei preferiti, Willie Nelson e The Band. Tra gli altri
metterei John Hiatt, Hank Williams, Roy Orbison, Nick Lowe, Bob Dylan,
Joni Mitchell, etc. Comunque amo
qualunque tipo di musica, e ascolto molti artisti e generi diversi. Credo
di assorbire qualcosa da posti molto diversi tra loro, forse è quello
che mi fa suonare “me stesso”.
Mescalina:
E i tuoi dischi preferiti?
Mark Erelli: Qua si fa
davvero dura. Qualunque cosa di Hank Williams e di Roy Orbison, “Blood
on the tracks” di Dylan, “Hejira” di Joni Mitchell, “Other songs” di Ron
Sexsmith, “Red headed stranger” di Willie Nelson, “I feel alright” di
Steve Earle, “Bring the family” di John Hiatt, “Dig my mood” di Nick Lowe,
solo per citarne alcuni.
Mescalina:
Nell’ascoltare “The Memorial Hall recordings” mi è venuto in mente un
altro disco centrato su storie del New England: “The Riggley Road Stories”
di Rees Shad, più rurale del tuo, ma dischi come questi possono venire
solo da una zona come il New England che è il cuore storico dell’America.
Mark Erelli: Non conosco
quel disco, ma vedrò di procurarmelo.
Mescalina:
Sei in tour?
Mark Erelli: Sono sempre
in tour. Mi prendo una breve pausa per le vacanze, poi di solito si va
un po’ più a rilento nel periodo estivo, ma di solito sono via da casa
per suonare la maggior parte delle sere.
Mescalina:
Non hai mai pensato di fare un concerto al Memorial Hall?
Mark Erelli: In effetti ci abbiamo fatto un concerto quest’estate,
è stata una serata davvero magica.
Mescalina:
Sei mai venuto in Italia? Hai in programma di venire?
Mark Erelli: Mi piacerebbe
moltissimo venirci, anche se per ora non ho programmi a riguardo. Non
ho un agente che abbia contatti con club e agenzie italiane, questo è
l’ostacolo più grosso per un tour nel vostro paese. Comunque, sono mezzo
italiano, e mi piacerebbe venire a riscoprire le mie origini.
Mescalina:
La prima cosa che ho pensato dopo aver ascoltato “The Memorial Hall Recordings”
è stata: “Wow! Un giorno mi piacerebbe che i miei figli ascoltassero questo
disco!”. Credo che sia nostro dovere tramandare questo tipo di dischi
e di canzoni di generazione in generazione …
Mark Erelli: Wow!
È un bellissmo complimento. Spero che piacerà anche ai tuoi
figli.
Mescalina:
Dammi circa quindici anni e ti farò sapere che ne pensano! … comunque
spero di incontrarti prima.
Mark
Erelli: Sì, anch’io, e grazie
di tutto questo interesse per la mia musica.
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