Mark Erelli

interviste

Mark Erelli

28/12/2002 di Christian Verzeletti

#Mark Erelli

Anche dopo essere entrato nelle nostre recensioni e nel Lettore Mescalina,
"The Memorial Hall recordings" ha continuato a rimanerci dentro, in maniera silenziosa,
ma molto profonda. Come una serie di domande che non hanno fretta di trovare risposte,
ma che non si lasciano accantonare facilmente. Così, l'unica cosa da fare era contattare
Mark Erelli, l'autore di questo gioiellino, e parlare con lui di queste canzoni, in cui i luoghi,
la storia e la memoria hanno una parte importante almeno quanto quella degli strumenti
e delle persone che hanno contribuito a creare il disco.

  
    Interviste:

                       Mark Erelli

Anche dopo essere entrato nelle nostre recensioni e nel Lettore Mescalina,
"The Memorial Hall recordings" ha continuato a rimanerci dentro, in maniera silenziosa,
ma molto profonda. Come una serie di domande che non hanno fretta di trovare risposte,
ma che non si lasciano accantonare facilmente. Così, l'unica cosa da fare era contattare
Mark Erelli, l'autore di questo gioiellino, e parlare con lui di queste canzoni, in cui i luoghi,
la storia e la memoria hanno una parte importante almeno quanto quella degli strumenti
e delle persone che hanno contribuito a creare il disco.



Mescalina: Quando ho ricevuto “The Memorial Hall recordings”, sono rimasto a bocca aperta dal momento che non ti conoscevo e non mi aspettavo un tale disco. La prima cosa che mi ha colpito è stata la profondità del suono, molto evocativo.Come sei arrivato a registrare alla Memorial Hall?
Mark Erelli: Nel New England ci sono tutti questi vecchi affascinanti edifici che risalgono al 1700 / 1800 (questo per noi è già un’epoca antica!), e spesso mi capitava di oltrepassarli mentre mi recavo per un concerto in altri posti più moderni, ma molto meno caratteristici. Poi ultimamente ho approfondito anche la storia e la cultura della regione del New England, e ho deciso di unire questo interesse al mio desiderio di suonare dal vivo con altri musicisti, e da qui è venuta la scelta di registrare in un edificio storico. Sono risalito alla Memorial Hall grazie a Bruce MacKay, un amico che suona su “The drinking gourd”, lui pensava che quel luogo sarebbe stato l’ideale per il mio progetto. Sono andato a vedere la Memorial Hall, me ne sono innamorato e non c’è stato bisogno di cercare altri posti.

Mescalina: Come è stato suonare in un posto del genere?
Mark Erelli: Davvero fenomenale. È un posto che suona davvero “vivo”. La sala è stata costruita prima della scoperta dell’amplificazione, così l’acustica riesce a dare vita anche al più piccolo sospiro.

Mescalina: Poi siete tornati in studio per finire il disco?
Mark Erelli: Sì, abbiamo usato un normale studio di registrazione per il missaggio, anche se tutto l’album è stato registrato live, senza un pubblico presente, ma in presa diretta sul posto, in poco più di tre giorni.

Mescalina: Si percepisce quasi un parallelismo tra il suono e i testi, entrambi fortemente radicati nel New England: da una parte c’è il suono spirituale della Hall e dall’altra storie che raccontano della Guerra Civile e del paesaggio nel New England.
Mark Erelli: Non avrei saputo dirlo meglio nemmeno io! Questa era l’idea centrale del progetto, riuscire a catturare lo spirito di queste storie e di questi posti.


Mescalina:
Nel disco suoni pezzi tuoi e anche altri accreditati a musicisti del New England. Quasi tutti questi sono sconosciuti in Italia, ma devo dire che le canzoni suonano splendidamente. Si tratta di musicisti locali o di brani tradizionali?
Mark Erelli: Abbiamo registrato dei pezzi tradizionali (“Blue-Eyed Boston Boy”, “Drinking Gourd”), ma la maggior parte delle cover che abbiamo fatto sono di brani scritti da alcuni miei amici cantautori del New England più o meno noti. Alcuni, come Bill Morrissey, sono abbastanza conosciuti a livello nazionale, ma non mi sorprende che tu non li abbia mai sentiti, dal momento che non hanno mai nemmeno suonato in Italia.



Mescalina: Anche gli strumenti sono prevalentemente acustici e tradizionali: mandolino, fisarmonica, organo e celastofono. Da dove viene quest’ultimo?
Mark Erelli: Il celastofono è uno strumento molto interessante. È una specie di incrocio tra la cetra, l’arpa e il mandolino. Le corde sono tirate su un piano orizzontale, ma invece di pizzicarle, queste vengono percosse da dei piccoli martelletti che sono sospesi sopra le corde con delle braccia metalliche. Era uno strumento da salotto, ideato per essere suonato a livello amatoriale a feste o ricevimenti in casa, nella prima parte del ventesimo secolo. È uno strumento unico, anche se quando lo ascolti, potrebbe venirti in mente di aver sentito qualcosa di simile sui vecchi dischi dei Doors e anche di Ron Sexsmith.

Mescalina: Trovo che il tuo sia un disco importante, quanto ti interessi di storia? Hai fatto qualche ricerca per trovare l’ispirazione per queste canzoni?
Mark Erelli: Ti ringrazio! Sì, la storia mi interessa molto, anche se non sono sicuro di riuscire a tracciare un percorso a ritroso, piuttosto è come se qualcosa fosse scaturito dal mio interno da una sorgente sconosciuta. Forse l’aver letto libri come “Cloudsplitter” di Russell Banks può aver seminato in me un interesse per la Guerra Civile, che mi ha poi portato ad approfondire il periodo della storia del New England in cui nacquero il Memorial Hall e alcune delle canzoni presenti sul disco. Abbiamo fatto delle ricerche per risalire alle origini dei due pezzi tradizionali che abbiamo registrato e Lorne Entress, il mio produttore, è arrivato così a trovare l’ispirazione per il poema di John Greenleaf Whittier che abbiamo messo in musica. Credo che cantare vecchie canzoni, con tutto il peso della storia e della cultura che queste si portano dentro, sia molto più efficace che cantare canzoni che partono solo da una mia esperienza personale.

Mescalina: Nel disco ci sono tre canzoni sulla Guerra Civile che compongono una piccola trilogia. Come ti è venuta questa idea?
Mark Erelli: Siamo partiti con l’idea di registrare dei pezzi che mettessero in evidenza la storia della Hall. Abbiamo scelto queste canzoni, due tradizinali e una moderna, e, quando si è trattato di definire la scaletta del disco, ci è sembrato più sensato raggrupparle al centro dell’album.

Mescalina: E come avete rimesso in vita e in musica la poesia di John Greenleaf Whittier?
Mark Erelli: A creare la musica è stato il mio fantastico produttore, Lorne Entress. I meriti di quel pezzo sono tutti suoi. Io mi sono solo divertito a dare il giusto fraseggio a parole così appassionate e importanti.

Mescalina: Poi ci sono un paio di strumentali, uno sembra una ninna-nanna e l’altro una piccola preghiera … li hai composti improvvisando?
Mark Erelli: Sì, “Little torch” è nato proprio come una ninna-nanna improvvisata, l’ho scritta a Florida Keys, su un’isola chimata Little Torch Key. La melodia poi mi ha accompagnato fino a casa, nel New England, e, dopo che avevo cercato invano di scrivere un testo per questo pezzo, mi sono accorto che era meglio lasciarlo così, in forma strumentale.

Mescalina: E poi, alla fine del disco, c’è una canzone in stile vaudeville, che è come la chiusura del cerchio, no?
Mark Erelli: Sì, sai, le compagnie di vaudeville venivano spesso a suonare e recitare al Memorial Hall, quando quel tipo di musica era molto popolare. Mi piace pensare che questo pezzo avrebbe trovato posto su una di quelle produzioni degli anni Venti o Trenta.

Mescalina: In che parte del New England vivi?
Mark Erelli: Adesso vivo a Boston, nel Massachusetts, ma ho abitato anche nel Maine, nel New Hampshire e nella parte più ad ovest del. Massachusetts.

Mescalina: Mi sembra che la tua intenzione sia stata quella di costruire questo cd con elementi che derivano dalla storia, dalla musica e dalla natura della tua terra d’origine. Un lavoro di cui essere fieri … come è stato accolto dalla stampa americana?
Mark Erelli: La gente che è “entrata” in questo disco, lo ha davvero assimilato. Gli altri non credo che abbiano nemmeno capito l’idea che ci sta sotto. Per cogliere i frutti di questo lavoro c’è bisogno di un ascolto attento e prolungato nel tempo, e di solito gli addetti stampa e i media in generale non hanno questo tipo di disponibilità. Il loro lavoro dipende da troppe scadenze e spesso finiscono per dare un giudizio approssimativo in base alle prime canzoni. Sono molto soddisfatto di come il disco è stato recepito, ma credo che chi non è riuscito a capirlo sia perché non ha avuto la possibilità di concentrarsi sull’ascolto dell’insieme.

Mescalina: So che, tra gli altri, hai suonato con artisti del calibro di Dave Alvin e John Hiatt. Quanto sei conosciuto negli Stati Uniti?
Mark Erelli: Hmm, non saprei! Chi segue la musica folk indipendente conosce me e la mia musica, ma è solo una piccola parte del pubblico americano.

Mescalina: Dopo l’11 settembre hai pubblicato un EP, che è andato esaurito. Ce ne parli?
Mark Erelli: L’EP ruotava intorno a una mia canzone scritta per l’occasione, “The only way”, per i miei fans. Quella canzone era un approccio personale ai fatti dell’11 settembre e alle sue conseguenze. Sembra che poi abbia toccato un numero maggiore di persone, e questo mi gratifica molto.

Mescalina: Ristamperai l’EP?
Mark Erelli: No, ma registrerò la canzone su un album dal vivo, un solo live, su cui sto lavorando.

Mescalina: Nelle tue canzoni si sente l’influenza del soul, del gospel, della ballata rock, di gruppi come The Band o di artisti più country come Willie Nelson. Ma la cosa più affascinante è vedere come riesci a suonare comunque personale ed originale, soprattutto per via della tua voce … che ha un tocco squisito. Oggi è quasi impossibile non essere derivativi, ma ciò che davvero conta è riuscire a trovare la propria voce, al di là delle influenze … posso chiederti quali sono gli artisti che sono stati più importanti per te?
Mark Erelli: Hai già nominato due dei miei preferiti, Willie Nelson e The Band. Tra gli altri metterei John Hiatt, Hank Williams, Roy Orbison, Nick Lowe, Bob Dylan, Joni Mitchell, etc.  Comunque amo qualunque tipo di musica, e ascolto molti artisti e generi diversi. Credo di assorbire qualcosa da posti molto diversi tra loro, forse è quello che mi fa suonare “me stesso”.

Mescalina: E i tuoi dischi preferiti?
Mark Erelli: Qua si fa davvero dura. Qualunque cosa di Hank Williams e di Roy Orbison, “Blood on the tracks” di Dylan, “Hejira” di Joni Mitchell, “Other songs” di Ron Sexsmith, “Red headed stranger” di Willie Nelson, “I feel alright” di Steve Earle, “Bring the family” di John Hiatt, “Dig my mood” di Nick Lowe, solo per citarne alcuni.

Mescalina: Nell’ascoltare “The Memorial Hall recordings” mi è venuto in mente un altro disco centrato su storie del New England: “The Riggley Road Stories” di Rees Shad, più rurale del tuo, ma dischi come questi possono venire solo da una zona come il New England che è il cuore storico dell’America.
Mark Erelli: Non conosco quel disco, ma vedrò di procurarmelo.

Mescalina: Sei in tour?
Mark Erelli: Sono sempre in tour. Mi prendo una breve pausa per le vacanze, poi di solito si va un po’ più a rilento nel periodo estivo, ma di solito sono via da casa per suonare la maggior parte delle sere.

Mescalina: Non hai mai pensato di fare un concerto al Memorial Hall?
Mark Erelli:
In effetti ci abbiamo fatto un concerto quest’estate, è stata una serata davvero magica.

Mescalina: Sei mai venuto in Italia? Hai in programma di venire?
Mark Erelli: Mi piacerebbe moltissimo venirci, anche se per ora non ho programmi a riguardo. Non ho un agente che abbia contatti con club e agenzie italiane, questo è l’ostacolo più grosso per un tour nel vostro paese. Comunque, sono mezzo italiano, e mi piacerebbe venire a riscoprire le mie origini.

Mescalina: La prima cosa che ho pensato dopo aver ascoltato “The Memorial Hall Recordings” è stata: “Wow! Un giorno mi piacerebbe che i miei figli ascoltassero questo disco!”. Credo che sia nostro dovere tramandare questo tipo di dischi e di canzoni di generazione in generazione …
Mark Erelli: Wow! È un bellissmo complimento. Spero che piacerà anche ai tuoi figli.

Mescalina: Dammi circa quindici anni e ti farò sapere che ne pensano! … comunque spero di incontrarti prima.
Mark Erelli: Sì, anch’io, e grazie di tutto questo interesse per la mia musica.