Lorenzo Bertocchini

interviste

Lorenzo Bertocchini

28/07/2004 di Christian Verzeletti

#Lorenzo Bertocchini#Americana#Songwriting Folk rock

Quello tra gli States e il nostro paese è un rapporto che spesso i musicisti italiani vivono spesso con sudditanza e con nostalgia, se non con rifiuto: su queste pagine abbiamo già però avuto modo di presentare giovani cantautori che guardano all’America come un punto di partenza spontaneo. Lorenzo Bertocchini ha da poco pubblicato il suo esordio solista, “Whatever happens next”, in cui dimostra di essere un songwriter che cura le sue canzoni come pochi.

  

    Interviste:

                   Lorenzo Bertocchini

Quello tra gli States e il nostro paese è un rapporto che spesso i musicisti italiani vivono
spesso con sudditanza e con nostalgia, se non con rifiuto: su queste pagine abbiamo già
però avuto modo di presentare giovani cantautori che guardano all'America come un
punto di partenza spontaneo. Lorenzo Bertocchini ha da poco pubblicato il suo esordio
solista, "Whatever happens next", in cui dimostra di essere un songwriter che cura
le sue canzoni come pochi.


Ciao Lorenzo, o devo chiamarti Gogo?
Il cd è uscito a nome di Lorenzo e Gogo si è molto offeso. Ma tu chiamami pure come vuoi. In realtà noi due siamo un po' come il Gatto e la Volpe. Uno scrive, l'altro canta. Uno lava i piatti, l'altro li asciuga. Uno ordina la birra, l'altro gliela beve ...

Da dove viene questo tuo alter ego? Non dirmi che ha a che fare con qualcosa di americano ...
No. Viene dai tempi della scuola. La Scuola Europea di Varese, intendo: un istituto internazionale dove storia e geografia erano in inglese, filosofia in francese e italiano in italiano. Avevo amici di ogni nazionalità e sinceramente quell'ambiente multiculturale mi manca. Per non parlare delle feste che organizzavamo!

Ad avere molto di americano sono di sicuro la tua musica e questo tuo disco solista, no?
Certamente. E' dagli States che viene quasi tutta la musica che ascolto. Le mie radici sono là, ma i miei rami sono qui.

Personalmente il cd mi ha dato l'idea di un diario di viaggio ... in tutti i particolari, dal booklet, a certe canzoni che sono molto on the road anche negli argomenti ...
Effettivamente questo cd è proprio come un viaggio, un'escursione sonica nei luoghi dove sono stato, nel tempo, nelle emozioni.
Quando sono partito, un po' di anni fa, avevo una valigia con lo stretto necessario: tre boxer, tre paia di calzini, due camicie, un paio di jeans, lo spazzolino e il dentifricio. Poi, man mano che visitavo posti nuovi, ci ho buttato dentro un sacco di cose, di ricordi, di regali. Al mio ritorno ho aperto la valigia, ho messo i calzini in lavatrice e ho pubblicato il cd.

Oltre alla biancheria sporca, in valigia ti devono essere rimaste anche un po' di immagini: alcune tracce del cd sono come dei quadretti intravisti dal finestrino che sfrecciano via ...
Mi piace questa immagine ... Quadretti intravisti dal finestrino che sfrecciano via. Oltre alle canzoni di durata "standard" ho inserito in "Whatever Happens Next..." alcune mini-canzoni, alcuni "aforismi in musica" che secondo me possono servire anche come spunti di riflessione o come stuzzica-fantasia. Spesso, le mie canzoni sono - o vorrebbero essere - come dei film. Bene, se è così, quei quattro o cinque piccoli spezzoni di storie e di vita sono come dei cortometraggi.

Immagino che tu abbia davvero vissuto questa esperienza negli States: c'è un tipo di spirito che non puoi aver assorbito solo ascoltando i dischi da qua ...
Conoscevo gli States prima ancora di esserci stato. Perché sono un grande fan di Bruce Springsteen, e nelle sue canzoni c'è proprio l'America com'è. Poi, quando ci sono andato, ho girato parecchio, ho suonato nei locali ed ho rivisto vecchi amici che di solito vedevo in Italia, quando venivano in tournée.
La cosa che mi ha stupito più di tutte di quel mondo chiamato America è il fatto che chiunque voglia fare una cosa, anche la più strana, non si pone troppi problemi: si mette a pensare cosa occorre per farla e poi, semplicemente, la fa. L'America è un posto senza limiti. Hai voglia di mettere in cima a un grattacielo di New York una palma di plastica rosa alta cento metri? Portala su che la fissiamo!

Paradossalmente è un paese in cui le distanze sono più grandi, ma più facili da coprire … anche nel tuo cd ci sono artisti come Elliott Murphy, Dan Bern, Jason Reed, cosa che coi nostri non so se sarebbe avvenuta con la stessa spontaneità ... dai, raccontaci qualcosa, so che hai anche suonato spesso con loro ...
Con tutti e tre ho fatto parecchi concerti. Sono delle bellissime persone oltre che dei bravissimi cantautori.
Elliott lo conosco dalla fine degli anni '80. E' forse l'amicizia musicale più importante che ho. Non solo per ciò che Elliott rappresenta nel panorama musicale nel quale mi muovo, ma anche per quello che ha significato per me stargli vicino in questi anni. Elliott ha partecipato a "Greatest Hits", il cd di debutto degli Apple Pirates, come ospite in "Try And Understand" e "Crocodile", ma anche come autore di "Time To Love (Again)", un brano inedito che ci ha regalato per l'occasione. Nel mio nuovo cd, invece, ha scritto le note di copertina e suonato in "Sea Cat" e "Lost". L'amicizia con Dan Bern è più recente, visto che ci siamo conosciuti nel 1999 o nel 2000, ma è anche molto intensa. Abbiamo suonato un po' ovunque in Italia. E poi ci siamo rivisti a Londra e a New York. Dan è un grande artista. Di lui apprezzo in particolar modo l'approccio alla musica, le canzoni e l'ironia. E poi mi piacciono le nostre chiacchierate filosofiche di fine serata. Durante una di queste si è messo a disegnarmi con i pastelli di Silvia ... mi ha fatto tre ritratti, uno dei quali è finito sulla copertina del mio cd.
Anche Jason è un cantante eccezionale. Nel 1997 o 1998 abbiamo fatto un bel po' di date insieme. E' una persona molto genuina e spontanea e mi ha fatto un grande piacere rivederlo e suonare con lui a Somma Lombardo il 27 aprile scorso, il giorno che è uscito il mio cd! Nel cd Jason canta insieme a me "Ode To Jack", il pezzo dedicato al Jack Daniel's Original Sour Mash Tennessee Whiskey!



Immagini a cura di:
Elizabeth Van Lamsweerde,
Lucy Valentini,
Silvia Gallini e Dan Bern.
Quello che mi sembra più importante è il tipo di linguaggio che hai in comune con questi artisti ... Cerco di spiegarmi: una sorta di romanticismo provinciale, di mito della strada che ti fa sognare ad occhi aperti, che ti fa venir fame di posti e storie ...
Grazie per avermi fatto una domanda contenente tutte le parole-chiave, tutti gli ingredienti che utilizzo per scrivere le mie canzoni: io vivo in 'provincia', probabilmente sono 'romantico', passo ore sulla 'strada' ogni giorno e 'sogno' costantemente ad occhi aperti. A volte anche chiusi, ma quei sogni lì me li dimentico quasi tutti. Scherzi a parte, il mito della strada è molto americano perché gli americani sono stati bravi ad esprimerlo per primi. O forse semplicemente perché negli Stati Uniti di chilometri d'asfalto ne hanno da vendere! Ma non vuol dire che non si possono vivere e descrivere queste cose anche nella provincia di Varese... E' facile pensare all'America ascoltando un musicista che suona questo genere di musica, ma credo che quello che utilizzo io sia un linguaggio, e con un linguaggio si può parlare di sentimenti e di storie molto diversi e molto distanti...a volte lontane un oceano.

Mi sembra che nel tuo disco ci siano molte piccole storie: dalle strade, ai luoghi, alle cameriere...
...alle spogliarelliste, agli Ufo, a Boris Karloff, a James Dean, ai cani, alle tartarughe, ai traghetti scandinavi, al ponte di Brooklyn, alle olive, ai cheeseburger, alle modelle ... per quanto riguarda gli argomenti, non mi pongo limiti. Vivo nel mondo e quindi descrivo il mondo. Molte delle mie canzoni parlano di me. Altre parlano di argomenti di interesse comune. Credo che le migliori siano quelle che riescono a fare entrambe le cose.

Non vorrei sembrare retorico, ma credo sia un tipo di linguaggio che possiede chi è immerso nelle proprie origini e sente il bisogno di uscirne, una specie di fame...

La mia non è una fame di evadere, ma di raccontare. Quello che vorrei, con le mie canzoni, è entrare nelle case e comunicare con persone che altrimenti non potrei conoscere.

Questo tipo di fame, se ci fai caso, c'è in molti artisti minori ... oggi infatti trovi molto più mito e molto più rock'n'roll in loro che nei cosiddetti "grandi"...
Sono d'accordo con te. Forse perché il rock'n'roll nasce dall'esigenza di lasciarsi andare dopo una giornata faticosa, e sono gli artisti cosiddetti minori quelli che vivono le giornate più difficili, quelli che ci lavorano davvero in fabbrica, sull'autostrada o in ufficio. Ma quando si parla di spirito rock'n'roll, di questi tempi il discorso è un po' complicato … Il problema è che c'è tutta una serie di elementi di disturbo che contaminano la vera essenza del rock e ti confondono le idee: le televisioni musicali, i fenomeni di massa, i gruppi effimeri inventati ad arte per fare soldi ... prima c'era solo sesso, droga e rock'n'roll. Ora c'è sesso, droga, business, video, balletti e un po' di rock'n'roll.

In realtà dovrebbe essere una questione di storie, di suoni e di cose da dire, qualcosa che si sente di avere il bisogno di vivere ... forse quando arriva la soddisfazione del successo, perdi quel tipo di bisogno ...

Forse a volte ti fai distrarre da tante altre cose che gravitano intorno alla musica e che riescono a corrompere anche spiriti apparentemente semplici e genuini.
Probabilmente è lo stesso motivo per il quale la nostra Nazionale è stata eliminata dagli Europei di Calcio in tempo zero, mentre squadre come la Grecia e la Repubblica Ceca si sono qualificate alle fasi finali.
Per tornare alla musica, la verità è che oggi chiunque può fare un cd: i costi di produzione non sono più altissimi e per muoverti non devi più aspettare di essere sotto contratto con una major. Quindi anche gli artisti cosiddetti minori pubblicano tranquillamente i loro album e vivono la loro vita. Ed essendo spesso più sinceri, più genuini e meno influenzabili di molti "big", è facile che il mito del rock continui a vivere nei loro dischi.

Nel tuo cd ho trovato un approccio che per voce e scrittura mi ricorda a tratti Steve Forbert e Will T. Massey ... a proposito sai che fine ha fatto quest'ultimo?

Dopo aver debuttato con un cd-capolavoro, nel 1991 se ricordo bene, e dopo una mini-tournée italiana immediatamente successiva, Will T. Massey è scomparso dal mondo industrializzato. Mi ricordo di aver chiesto sue notizie a Joe Ely nel 1993: eravamo in un bar minuscolo di Sesto Calende, con David Grissom, Davis McLarty, Glenn Fukunaga e il promoter Carlo Carlini. Joe e compagni erano arrivati il giorno stesso dagli States e avevano gli occhi semichiusi per via del fuso orario. Tutti furono stupitissimi quando citai Will T. Massey tra i musicisti di Austin che preferivo… Non si aspettavano che fosse conosciuto da queste parti. Bè, quella sera Joe mi disse che qualche mese prima Will lo aveva chiamato alle quattro del mattino per avere il testo di una sua canzone: sembra che si fosse trasferito in California e che volesse inserire quella canzone in un nuovo cd. Ma da quel che mi risulta, quel cd non è mai uscito e Will è scomparso dalla circolazione.
Per tornare a quello che finora è il suo unico cd, posso dirti che io quell'album l'ho letteralmente divorato. Lo amo a tal punto che nel corso degli anni, con gli Apple Pirates, credo di aver ripreso almeno otto o nove canzoni! E credo anche di aver fatto solo tre o quattro concerti nella mia vita senza aver messo in scaletta "Barbed Wire Town"... Probabilmente l'abbiamo suonata più volte noi di Will T. Massey.

Poi ci sono anche Van Morrison e tanti altri, un po' come dei personaggi dietro le quinte o meglio nel backseat ... hai delle frequentazioni niente male: Mary, Sandy e le altre non credo siano donne casuali ...
No, sono la mia donna ideale. La mia donna ideale ha tanti nomi diversi.

Mi sembra importante anche il ruolo svolto dalle voci femminili in certi pezzi...
Miriam Cossar ha fatto dei cori bellissimi su "Romeo And Juliet Revisited".
Ultimamente sto girando insieme agli Apple Pirates per presentare il mio cd e con noi spesso c'è anche lei. La collaborazione con Paolina, invece, risale a parecchi anni fa: la prima volta che abbiamo cantato insieme fu per un musical, poi Paolina è stata più volte ospite degli Apple Pirates, sia dal vivo che sul nostro primo cd, "Greatest Hits". E poi ha registrato una mia canzone intitolata "Goin' Crazy" per la compilation "Musica Va". Devi ascoltarla: ha una voce incredibile!

E poi ci sono Fernanda Pivano, il Jack Daniel's ...
Al Jack Daniel's ho dedicato "Ode To Jack", la canzone che nel cd canto in duetto con Jason Reed... Una "drinking song"! Un paio d'anni fa ho visitato la distilleria del Jack Daniel's a Lynchburg, nel Tennessee: è esattamente come la si intravede nelle pubblicità.
A Fernanda Pivano, invece, ho dedicato "Old Jacket", un breve intramezzo strumentale. Questa splendida signora è stata il tramite tra beat, hippies, tutti i fenomeni di contestazione nati oltreoceano e noi.

Non hai avuto timore che tutto questo lavoro venisse mal recepito o trascurato qui da noi, essendo così poco italiano?
Sì. Per questo l'ho mandato a tutti gli americani che conosco! Scherzi a parte, piano piano mi sto rendendo conto che questo album l'ho fatto principalmente per me. Per divertirmi, innanzitutto, e poi per capire quello che posso fare con le mie idee e le mie mani. Mi sono detto che ogni eventuale riconoscimento sarebbe stato una bella sorpresa, una cosa "in più". Per questo è ancora più bello vedere il grande interesse che il cd sta suscitando ed è bello sapere che finora tutti i commenti sono stati molto positivi.

In fondo ci sono anche immagini europee ed italiane, ma tutto è visto con uno sguardo e con suoni che sono americani ... non sei il solo in Italia a vivere questo sradicamento, questo tipo di esilio, anzi, ci sono anche alcuni americani che vivono questa condizione ...

Per me non è un esilio forzato. E' una condizione che in fondo mi piace. E i pochi musicisti italiani che ascolto volentieri hanno un sound molto personale o addirittura un sound "americano"...

Aiuta a sognare? A tenersi davanti l'ideale de "L'America"?

E' una cosa puramente musicale. In America ci sono tante cose belle e affascinanti, ma ci sono anche tante schifezze. Credo che malgrado tutto, il vero Paese "da sogno" sia proprio l'Italia.

Sul tuo disco suonano anche parecchi musicisti della scena italiana, come Davide Buffoli e Michele Gazich, tanto per dirne due, ma in realtà questa scena poi è più ideale che altro ... hopeless romantics?
Michele, Davidino ed io sicuramente sì. Non siamo in molti ad ascoltare la musica che da qualche tempo viene definita semplicemente "americana". In più, da noi manca la cultura della musica live in generale. E, come se non bastasse, ci sono sempre più difficoltà burocratiche e organizzative... Ecco, forse la musica dal vivo è uno degli aspetti in cui l'America ha molto da insegnare all'Italia... e anche Paesi più vicini come la Svizzera, la Germania e l'Olanda ci danno delle belle lezioni.
Ma io e altri inguaribili appassionati abbiamo la testa dura e andiamo avanti imperterriti: male che vada ci divertiamo in pochi, ma ci divertiamo.

Ora che hai avviato la tua carriera solista, continuerai anche con gli altri progetti, Apple Pirates e Midnight Pasta?
Gli Apple Pirates sono il mio gruppo dal 1992 e oggi sono più vivi che mai. Midnight Pasta è il nome del duo formato da me e da Luca Pasqua: nei ritagli di tempo giriamo con le nostre chitarre acustiche per divertirci e mantenerci attivi e allenati. E il mio album, "Whatever Happens Next...", è un progetto che ho firmato da solista perché è giusto staccare, ogni tanto, e cambiare un po' facendo cose diverse. Ma ci tengo a precisare che questo cd non ha rubato un secondo, un centimetro, un grammo agli Apple Pirates. Anzi, ha aggiunto entusiasmo, energia e ... canzoni: basta pensare che quest'estate sarò in giro per presentarlo dal vivo proprio insieme agli Apple Pirates!

One thing left to do?
Andiamoci a bere un bicchiere di Lambrusco alla Rocca di San Secondo in abiti medievali. E vediamo quanti americani incontriamo ... .