Offlaga  Disco Pax

interviste

Offlaga Disco Pax L'eterno ritorno del Socialismo Tascabile

28/02/2025 di Arianna Marsico

#Offlaga Disco Pax#Italiana#Alternative

In occasione del ritorno degli Offlaga Disco Pax per il tour dei vent'anni di Socialismo Tascabile abbiamo avuto un'interessante e densa conversazione con Max Collini e Daniele Carretti.

D: All’annuncio del vostro tour è stato tutto un susseguirsi di sold out e date replicate per venire incontro alle crescenti richieste. Vi aspettavate una risposta simile? C’è un bisogno di Socialismo tascabile inteso non solo come disco, ma anche come ritorno di valori rispetto a un liberismo sfrenato e a un capitalismo senza limiti?

Max Collini: Ciao mescaleri, è passato tanto tempo dall’ultima intervista! No, non ci aspettavamo una risposta simile, perché la nostra intenzione era più concreta e cioè semplicemente realizzare un tributo al disco che ci ha cambiato la vita, sia artistica che personale. Il ventennale della sua uscita è stata la scusa che ci permetterà di tornare a suonare quelle canzoni, che ci mancavano dallo scioglimento del gruppo avvenuta contestualmente alla scomparsa di Enrico Fontanelli, ormai quasi undici anni fa. Non saprei dire se ci sia o meno un vero bisogno di Socialismo, ancorché tascabile, nella società odierna, ma certamente c’è bisogno di un ritorno agli aspetti fondamentali della democrazia. Si sta affermando sempre di più l’idea che l’unica legge che vale è quella del più forte. Mi limito a fare timidamente presente che la legge del più forte genera mostri, cosa che dovremmo avere tutti imparato da parecchio tempo.

Daniele Carretti: La risposta è stata sicuramente inaspettata, soprattutto vista la velocità in cui sono finiti i biglietti in alcune città. Di socialismo credo ci sia bisogno domani ma soprattutto oggi. Il liberismo e il capitalismo avevano dato segnali di non stare benissimo già a fine anni venti del secolo scorso e avevano già provocato abbastanza danni, ma noto con dispiacere che siamo ancora qui. Esattamente cento anni dopo.


 

D: Il disco negli anni sembra essere cresciuto, come Teresa Fontanelli nella copertina. Ora che ha vent’anni e ha superato la maggior età, torna sul palco. Che effetto vi fa?

Daniele Carretti: Socialismo Tascabile credo sia invecchiato discretamente bene, l'ho trovato in forma anche a riprovarlo in sala prove in vista dei concerti. Del resto vent'anni sono un'ottima età: ci si diverte a vent'anni e sarà contento di tornare sul palco.

Max Collini: Ho incontrato di nuovo Socialismo Tascabile dopo parecchi anni e mi sono sentito come quando incontri dopo tanto tempo un amico e lo trovi invecchiato bene: sei contento di sentirlo e un po’ dispiaciuto del fatto che sia passata troppa distanza dall’ultima volta. Quando lo registrammo, nell’autunno del 2004, non avevamo la minima idea di cosa sarebbe diventato lo stato delle cose nel corso del tempo (cit). Oggi è un piccolo culto per tantissime persone e tornare a suonarlo sul palco mi fa dire una cosa che dico da sempre: se uno ci pensa, non ci può credere. Teresa è la figlia di uno dei due fratelli di Enrico (Andrea), all’epoca era la sua prima nipote e vederla oggi già laureata in matematica fa un certo effetto.

 


D: In Enver cantavate “Piazze piene/Urne vuote”. Oggi sembrano essersi svuotate anche le piazze, e le urne non sono vuote, sono deserte. Al punto che dopo i CCCP e gli Offlaga Disco Pax sembra anche difficile trovare un gruppo che porti avanti un’esperienza musicale non tanto strettamente “militante” quanto con la stessa densità filosofica…

Max Collini: Non siamo mai stati un gruppo strettamente militante, ma certamente i riferimenti sociali e politici nei nostri testi sono molto presenti, anche se spesso essi delineano un paesaggio in cui poi inserire e raccontare storie minime, personali e autobiografiche. La questione riguarda, nel mondo odierno, il fatto che non esistono quasi più esperienze sociali di natura identitaria e collettiva, per cui anche i gruppi musicali sono sempre più rari. Tutta l’esperienza attuale è riassunta nello slogan “uno su mille ce la fa” e di chi non ce la fa chi se ne importa. Vale solo il qui e adesso: in politica, nella vita quotidiana e nella musica. Tutto viene ridotto al sé e al massimo alle proprie famiglie, al/alla partner o poco più. Senza una società che abbia un sentire collettivo è inimmaginabile che questo sentire si riscontri invece nell’arte, nella musica e nella realtà di ogni giorno. Le canzoni sono quasi sempre lo specchio della situazione generale che le genera e questa società, oggettivamente, è consumistica, edonista, egoriferita. Lucio Corsi e Brunori in questo contesto sono già di per sé un vero miracolo culturale.

Daniele Carretti: Dopo anni e anni in cui ci si sentiva dire che “la musica rimanga fuori dalla politica”, frase inutile e sbagliata, non mi stupisce trovare sempre meno “impegno” in quello che esce e viene pubblicizzato dall’industria discografica. Ogni tanto però ci sono ancora cantanti e gruppi che riescono a non essere totalmente retorici e grotteschi nel loro modo di esprimersi con contenuti di tipo sociale e questa è una cosa non da poco, visto il momento storico.





D: Versi come “Ho fatto l'esame di seconda elementare nel 1975/Il socialismo era come l'universo: in espansione” e "Va bene che la scuola borghese e gentiliana non le piace/ Ma forse un due prima della maturità/Non le piacerebbe neanche quello" sembravano lontani nel tempo, quasi surreali già nel 2005, come se l’utopia collettivista si fosse dissolta. È esistita davvero quell’Emilia e soprattutto esiste e resiste ancora adesso?

Max Collini: L’Emilia “rossa” è stata una realtà concreta, non una utopia. Qui davvero per tutto il dopoguerra e fino alla fine degli anni settanta si è cercato di tradurre nei fatti le speranze di due o tre generazioni sopravvissute al fascismo. Scuole, ospedali, case popolari, servizi sociali, asili, formazione, cultura, inclusione. Il problema è che queste cose costano e sempre più persone non le considerano più essenziali. Se io ho ciò che mi serve non mi importa nulla se altri non ce l’hanno. Se non mi serve una scuola non mi interessa se faranno una scuola per qualcun altro, anzi se non la faranno è meglio, così magari spendo mendo soldi per le tasse. Questa mentalità ci ha portato il sovranismo, Trump e il governo attuale. Il problema davvero serio è che se continua così prima o poi ci porterà anche la guerra, come ogni ideologia che presupponga che l’unica libertà non negoziabile sia la mia, mentre della tua, di libertà, magari possiamo anche discuterne.


 

D: “La maestra mi chiese di Massimiliano Robespierre/Le risposi che i Giacobini avevano ragione e che Terrore o no/ La Rivoluzione Francese era stata una cosa giusta”. Cosa rispondereste nel 2025, se ci fosse ancora l’esame di seconda elementare?

Max Collini: Sono un uomo pragmatico, risponderei che il fatto che ci sia una scuola elementare, che sia pubblica e che funzioni è già una cosa da tenere in grande considerazione. Su Robespierre posso anche soprassedere, tutto sommato mi piace avere la testa sulle spalle invece che in un cesto della frutta.

 




D: Il Cinnamon sembrava la vostra madeleine. Un qualcosa in grado di scatenare una tempesta di ricordi. Oggi quali sono, se ci sono, le vostre madeleine, musicali e non?

Max Collini: Un tempo erano i tortelli di zucca di mia nonna paterna Nora Barozzi, classe 1917, una ex contadina mezzadra con le idee molto chiare. Ci ha lasciati anche lei nel 2014, a novantasette anni. Avrebbe voluto festeggiare il suo centenario assieme a quello della Rivoluzione d’Ottobre, non ce l’ha fatta ma ci è andata vicinissima. Ora non saprei dire, vorrei solo smettere di scrollare cazzate sui social.




D: Come riporterete sul palco Socialismo Tascabile?

Daniele Carretti: Gli renderemo omaggio suonandolo come merita di essere suonato e come è nei nostri ricordi: impreciso e bellissimo. Spero il pubblico ci si possa ritrovare e apprezzi quello che ne uscirà, comprese alcune inevitabili sbavature che renderanno il ricordo reale.

Max Collini: Cercheremo di rendergli onore, cercando di riportare sul palco il candore di allora. Eravamo dei giovani adulti non del tutto consapevoli del valore di quello che stavamo facendo, oggi lo conosciamo grazie all’amore di tantissime persone per quel percorso, quel disco, quelle parole, quelle musiche. L’unico desiderio che ho davvero in questo momento è di non sfigurare rispetto alle aspettative di chi tornerà a sentirci e di chi lo farà per la prima volta.


D: Quanto degli Offlaga Disco Pax e della sua visione neosensibilista è confluito nel progetto Spartiti e anche in Storie di antifascismo senza retorica e nei suoi reading?

Max Collini: Fa strano dirlo, ma è la prima volta che mi viene posta questa domanda in modo così diretto. Con gli Offlaga Disco Pax ho imparato a fare tantissime cose che non credevo di poter fare, ma Spartiti e il mio spettacolo teatrale che citi sono progetti nati con presupposti diversi. La cosa certa è che alla fine c’è sempre dentro tutto quello che sono io, solo in forme e strutture costruite altrove con altri mezzi e intenzioni. Mi riconosco sempre in ogni mia espressione artistica, perché non sarei capace di essere altrimenti. Contengo moltitudini perfino io, ma senza esagerare: non amo la confusione.


D: Vi ringrazio a nome della redazione di Mescalina e di tutti i suoi lettori, e ci vediamo il 15 aprile a Roma!

Max Collini: Prego!

Daniele Carretti: Grazie mille a voi!



LE DATE

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14 marzo 2025: Torino – Hiroshima Mon Amour SOLD OUT

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8 aprile 2025: Bologna – Locomotiv SOLD OUT

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Foto del 2005 di Giulia Mazza

Foto di oggi Valeria Cornia

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