Giuseppe Righini

interviste

Giuseppe Righini Leva cantautorale degli anni Zero

26/04/2011 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Giuseppe Righini#Italiana#Canzone d`autore Pop New Wave Rock

Cantante, autore, attore, Giuseppe Righini, classe 1973, con la sua curiosità appassionata crea meticciati sonori con corpose, “incestuose” combinazioni di stili e fusioni armoniose e sinestetiche di arti. Musica, teatro, scrittura narrativa e pittura si mescolano come i colori materici di una tavolozza di possibilità infinite, che oltrepassino le convenzionali distinzioni di generi. E così il suo secondo album da solista, In Apnea, pubblicato da alcuni mesi da Interno 4 Records e NdA Press, unisce in un unico pulsare immaginifico di storie e stati d’animo i suoi brevi racconti, le sue canzoni e le opere pittoriche visionarie di Alexa Invrea, animate da contrasti di colore spettrali. Nella sua strada di musicista, ha incrociato cold-wave, rock retrò, pop, cantautorato e tuttora alterna e mischia new-wave, bossa nova, pop d’autore, indie, psichedelia, sonorità esterofile e a tratti “esotiche” con la tradizione italiana, organo e percussioni, chitarre ed elettronica. Il tutto associato ad una vocalità raffinata e suadente. Ma lasciamo parlare lui della sua musica, delle sue esperienze, del suo inserimento nel progetto della Leva cantautorale degli anni Zero.
Mescalina: Hai alle spalle un percorso piuttosto lungo e articolato, passato attraverso la militanza in vari gruppi (Rami Spezzati, Sin’è, The Hype) e poi approdato ad una carriera da solista: come racconteresti la tua storia musicale dagli esordi ad oggi?
***Giuseppe: Come una storia, almeno per quel che riguarda i primissimi passi, molto simile a quella di tanti. Verso i dodici-tredici anni la musica diventa il tuo giocattolo preferito. Milioni di pomeriggi passati a sbirciare tra gli scaffali dei negozi di dischi, a leggere ogni trafiletto delle riviste. Poi, inevitabilmente, il momento in cui da fruitore diventi attore. E allora formare una band con i tuoi compagni di scuola è la cosa più naturale. Tutto il resto va da sé, e alla fine dell´effetto domino c´è In Apnea, il mio ultimo album. Nel mezzo anni e anni di ascolti, canzoni, concerti, incontri, sconfitte e conquiste. E tanta, tantissima fede nella musa.

***Mescalina: Quali sono state secondo te le esperienze (concerti, progetti, esperienze teatrali, ecc.) che hanno lasciato il segno più netto nella tua musica?
***Giuseppe: Ho avuto la fortuna di lavorare e confrontarmi con grandissimi musicisti, attori e autori.
Devo tanto ad ognuno di loro. E devo molto anche a tutti i concerti, tutte le prove, tutti i laboratori, tutti gli spettacoli. Dal primo all´ultimo. Se proprio devo fare – solo simbolicamente – un nome tra i tanti, ricordo con emozione la collaborazione con Zbigniew Zamachowski, di cui, appena ventenne, consumai la videocassetta di Film Bianco [n.d.r: 1994; secondo episodio della trilogia dedicata ai colori della bandiera francese dal regista polaco Krzysztof Kieślowski].

***Mescalina: Come descriveresti il tuo progetto musicale? Cosa lo contraddistingue maggiormente secondo te? La fusione di caratteri e sonorità di vari generi, dal pop alla new-wave, dalla bossa nova alla canzone d’autore, dall’indie più essenziale ed acustico alla psichedelia?
***Giuseppe: Si tratta di un progetto senza collocazione geografica e cronologica precisa, che cerca il più possibile di rimanere refrattario verso manierismi e steccati di stile, pur mantenendo il rispetto della forma canzone. Mi piace decontestualizzare, deragliare un poco i binari, seguire il corso principale dagli affluenti paralleli. Portare la scialuppa ad un attracco differente da quello previsto, non per questo di una città meno bella. Si tratta di canzoni. Tutto qua.

***Mescalina: A tre anni da Spettri Sospetti, il tuo disco d’esordio come solista, da un paio di mesi è uscito il già menzionato In Apnea, con dodici canzoni e diciassette racconti illustrati da Alexa Invrea. Come è nata l’idea di pubblicare in unico progetto sia queste brevi pagine narrative sia le tue canzoni?
***Giuseppe: L´idea nasce dall´interesse interdisciplinare nei confronti della narrazione e dell´immaginare, del tradurre in immagine. Il mio essere autore mi porta a scrivere indifferentemente canzoni, racconti e testi teatrali e la poetica visionaria della pittrice Alexa Invrea è perfettamente complementare alle mie storie, ai miei personaggi, alle loro voci. La cosa si fa ancora più evidente dal vivo grazie a enormi fondali su cui vengono proiettati i suoi lavori, e l´effetto unito al pathos dell´esibizione è davvero molto potente. In Apnea è principalmente il mio secondo album, ma il libro con i racconti e il lavoro grafico non rappresentano nella maniera più assoluta semplicemente una generosa appendice. Sono parte integrante, organica e determinante dell´intero cofanetto. Diversamente, tutto il progetto non sarebbe solo più povero. Sarebbe altro. Trovo molto interessante l´aspetto incestuoso delle arti, il mescolare le carte, lo sporcarsi le mani, il misurarsi su più campi. E´ quello che negli ultimi anni vedo accadere agli artisti che trovo più interessanti. Ed è quello che credo giusto anche per me.

***Mescalina: Come presenteresti questo tuo secondo lavoro da solista a chi ancora non lo conosce?
***Giuseppe: Dopo anni di wave, pop e rock nel 2008 è arrivato il mio primo album, Spettri Sospetti, in cui era forte il desiderio di tornare a scrivere in italiano e raccontare storie. Scelsi, più o meno in coscienza, di accantonare la mia dimensione meno cantautorale in favore dell´aspetto più narrativo e teatrale delle canzoni, anche dal punto di vista musicale.
In Apnea fa invece convivere due codici: quello più antico legato a una formazione personale ed un gusto del tutto esterofilo e quello più sensibile alla tradizione cantautorale, sempre intesa in senso globale, acquisito con Spettri Sospetti.

***Mescalina: Passiamo nello specifico al progetto della Leva cantautorale degli anni Zero: cosa ne pensi?
***Giuseppe: Penso alla Leva come un progetto coraggioso e meritorio. Non trovo affatto scontato decidere di realizzare un doppio album in cui dare spazio e fiducia a così tanti autori così poco "istituzionali", per cui chapeau a Club Tenco e M.E.I.

***Mescalina: Come sei stato contattato e coinvolto in prima persona?
***Giuseppe: Tre anni fa, immediatamente dopo l´uscita di Spettri Sospetti, Enrico De Angelis selezionò me e l´album per un concerto del Club Tenco a Provvidenti, in Molise. Fu una bella serata, per cui al momento di stilare la lista dei partecipanti al progetto della Leva credo che quel ricordo abbia giocato a mio favore. Devo poi dire che sia De Angelis che Sangiorgi del M.E.I. hanno da subito apprezzato e seguito il mio lavoro. La convocazione per La Leva ne è prova tangibile, e per questo li ringrazio.

***Mescalina: Come è stato scelto il brano con cui partecipi alla compilation, E mio padre se ne vola via?
***Giuseppe: Nell´estate 2010, durante la pre-produzione di In Apnea, il mio editore Massimo Roccaforte mi ha dato la bella notizia riguardo l´invito della Leva. Sia io che i miei musicisti abbiamo immediatamente pensato che E mio padre se ne vola via sarebbe stato il brano indicato.
Quella canzone, ancora allo stato embrionale, rappresentava già il cavallo di Troia con cui portare avanti lo spirito del nuovo album. In ogni caso la scelta è stata fatta in assoluta libertà e autonomia. La mia etichetta Interno 4 Records non ha minimamente interferito dimostrando grande rispetto e fiducia nel mio lavoro.

***Mescalina: Pensi sia rappresentativo dei caratteri del tuo stile musicale? Prova a presentare questo brano ai nostri lettori…
***Giuseppe: E´ la storia di nome e destino di una famiglia, piccola allegoria dell´eredità dei padri sui figli.
E´ un brano a cui sono molto legato per diversi motivi, non ultimo il fatto che mi pare sia un esempio felice ed equilibrato di quel meticciato musicale che mi piace pensare come spina dorsale di In Apnea. E mio padre se ne vola via ha una scrittura, una stesura e una melodia piuttosto classica, ma una produzione più sperimentale e atipica. Non è l´unico episodio dell´album che va in quella direzione. Penso ad esempio ad un brano come Non ho tempo.

***Mescalina: Che aspettative avevi riguardo alle iniziative della Leva e che vantaggi pensi queste possano averti dato finora?
***Giuseppe: C´era la sana attesa per un disco nuovo da ascoltare. Ero poi curioso del risultato finale e della selezione, essendo molti dei brani ancora inediti. Per quel che mi riguarda personalmente sono molto contento per lo spazio dato al mio pezzo, e le belle parole che sta raccogliendo. E´ un invito lusinghiero e prezioso, sotto molti punti di vista.

***Mescalina: Sei soddisfatto di come si sta sviluppando il progetto e delle occasioni/spazi di visibilità che vi sta offrendo, considerando come si presenta la scena musicale italiana attuale?
***Giuseppe: Sì, non sono tempi facili in effetti. Però sono molto soddisfatto, i ragazzi dell´organizzazione stanno facendo un ottimo lavoro. In più showcases e concerti promozionali diventano occasione di incontro e confronto con il resto della Leva.

***Mescalina: Toglici una curiosità: su quale/i altro/i artista/i sotto i quarant’anni, non coinvolto in questo progetto, scommetteresti nel futuro?
***Giuseppe: Su tutti quelli che avranno coraggio, cuore e fiato per le lunghe distanze. E qualche pianeta allineato.

***Mescalina: Cosa pensi si intenda oggi per “canzone d’autore”?
***Giuseppe: Posso dirti quella che secondo me, oggi, è la maniera migliore e più fertile di intendere la canzone d´autore: partire. Prendere un treno che vada un po´ più in là della Francia. Tanto quel che sei te lo porti comunque in valigia. E anche scucire un po´ di giacche e cravatte. Faber e il resto della truppa avrebbero apprezzato una loro demistificazione. Perché le canzoni stanno in piedi con le loro gambe e corrono, già appena nate. Siamo noi ad avere bisogno di loro, non loro di noi.

***Mescalina: Tu usi spesso la parola “cantautore” per descrivere te stesso o preferisci definirti in un altro modo?
***Giuseppe: Spesso, anche ironicamente, mi piace definirmi cantautore accidentale. Ho grande rispetto per le tradizioni della canzone d´autore, i suoi papi laici e le tante meraviglie che ci hanno regalato. Ma per quel che mi riguarda personalmente le mie affinità con quel tipo di sensibilità devono probabilmente più a cinema, teatro, pittura e letteratura che ai dischi. Mi diverto a fare il sarto con le storie, il cuoco con le parole, a mescolare tutto e vedere cosa succede.

***Mescalina: Quali sono gli ascolti che pensi nel tempo possano averti maggiormente influenzato sia tra i cantautori italiani (forse ad es. il Battisti più sperimentale?), sia tra gli artisti di altri generi o altre nazionalità?
***Giuseppe: Questa analogia con il Battisti più eterodosso ultimamente è ricorrente, ed è curioso perché di tutti i cantautori che conosco Battisti è probabilmente quello di cui so meno. Ho anche letto da qualche parte che sia David Bowie che Mick Ronson in passato hanno espresso il loro apprezzamento per il lavoro di Battisti. Ronson addirittura ha inciso una sua cover.
Comunque, a parte questa piccola digressione, impossibile risponderti in poche righe!
Posso solo dire che ascolto musica e vado a concerti da quando ero piccolo piccolo e che l´80% della mia discoteca è in inglese. Ma la bellezza resta una terra apolide.

***Mescalina: Come nascono i tuoi testi e i tuoi racconti? Cosa li ispira? Vi troviamo una certa varietà, lettere, ritratti, storie, riflessioni, intimismo, quotidianità e riferimenti letterari e cinematografici…
***Giuseppe: Sono un convinto sostenitore dell´aspetto artigianale della scrittura, una scimmietta onnivora e curiosa. Credo che questo certamente aiuti e dia un po´ di mestiere. Ma in tutta sincerità devo confessare che la dinamica e l´essenza dell´intero processo mi sfugge, limitandosi ad accadere. C´è indubbiamente un elemento arcano e ancestrale. L´uomo è un animale sociale e l´essenza ultima di ogni forma di creatività credo sia la comunicazione. Tecnicamente parlando, non mi piace procedere in maniera lineare, ma circolare. Lavorare intorno a un´idea. Spesso si tratta di semplici spunti, anche piccolissimi. Altre volte di scenari, figure e dinamiche già in partenza strutturate dalle mie associazioni di idee. Che sia un personaggio, una storia o il colore di un qualunque oggetto poco importa. Purché riesca a far gemmare qualcosa nella mia testolina.

***Mescalina: Quando scrivi un racconto o i versi di una canzone, pensi ad un tipo ideale di ascoltatore/lettore a cui soprattutto ti rivolgi? Quale?
***Giuseppe: Assolutamente no. Sarebbe la maniera più facile per cucinare qualcosa di scotto e scondito. Sono piuttosto io che ascolto e assecondo quello che il racconto o la canzone hanno da dirmi. Bisogna fidarsi, farsi guidare.

***Mescalina: Che difficoltà incontra un artista “emergente” degli anni Zero a vivere della sua musica senza non doverle affiancare altri lavori? Tu lo ritieni possibile? Riesci a farlo?
***Giuseppe: In un contesto di nicchia, come spesso accade per un progetto come il mio, oggi come oggi è diventato estremamente difficile. Però è anche molto positivo avere una totale autonomia creativa, che probabilmente in altri contesti verrebbe a mancare. Occorre dunque lavorare su più fronti e in prospettiva, consolidando lavoro dopo lavoro la propria, parola perché se è vero che il pubblico di settore non sarà mai fatto di numeri importanti, è altrettanto vero che è un pubblico di qualità e molto affezionato, che ascolta davvero. E questo direi sia l´aspetto cardine di un po´ tutta la faccenda, no?