Mescalina:
Ciao Ennio, sembra scontato, forse lo è, cominciare con questa domanda,
ma tu a poco più di un anno dall'uscita di "Concerie" sei già pronto con
un altro disco. Hai lavorato molto? Raccontaci un po' …
Ennio Rega: Ciao Simone, il bisogno di comunicare è una spinta
che ti tiene sveglio. Contrappongo il non distrarmi alla pigrizia, cerco
di restare costantemente un essere pensante. Mi ci metto d'impegno: a
volte in macchina mi ritrovo a fare 20 volte il giro della stessa piazza
rapito da un'idea da prendere al volo. Finchè non riavvolgo il filo ho
voglia a girare, mi dimentico anche di riprendere mia figlia a scuola
… che sta lì ad aspettare pazientemente, immaginandoselo: papà mi sa che
sta "girando".
Mescalina: Tra l'altro, per quanto ho carpito dai brani che ho
potuto ascoltare, l'album in uscita mi sembra abbia un impatto diverso
rispetto al precedente. Mi spiego meglio: rispetto all'ironia continua
di "Concerie" qui ho trovato una più forte spinta lirica e poetica. Cosa
ne pensi?
Ennio Rega: "Concerie" è l'opera, "Scritture ad aria" l'analisi
dell'opera e non per questo meno importante. La storia dei nostri giorni,
la realtà (che "Concerie" restituisce con la stessa finalità di un romanzo
di Balzac), si ripete squallidamente senza vergogna, mentre il "pensiero"
di fronte a tutto tace. La gente non cerca più il proprio futuro nello
specchio del pensiero e della poesia. Invece le riflessioni personali
su una realtà così anacronistica intorno sono necessarie, anche per non
arrossire di vergogna, vivendo solo di conti in tasca: "sia gentile abbiamo
sforato a 23 euro, le banane e la carne li rimetta via, arrivo fino a
18 euro…". Oggi è solo il denaro la misura del valore dell'uomo! Cosa
c'è al di là della "materia"? Per le nuove generazioni esiste l'anima
a prescindere dalla religione, quale spiritualità o passione può allontanarci
dal vedere solo budelli, siamo come polli: cinque esemplari per metro
quadro. Tornando a me direi che l'ironia non la cerco, c'è l'ho addosso,
è del meridione da cui vengo, anche volendo non potrei sfuggirgli. La
mia forza però è nella sintesi, nella "sostanza". A un mio racconto o
una mia "poesia" metto addosso il "gesto", l'immagine cinematografica,
che fa delle mie parole improvvisi colpi di scena e della mia musica un
qualcosa di empirico fuori dalla logica del motivetto che rimane.
Mescalina: Anzi
ti dirò, ho trovato "Cara stai calma" molto crepuscolare, intima nonostante
il tema sia qualcosa che accomuna tutti (l'incomprensione e distacco fra
i due sessi). Cosa ne pensi?
Ennio Rega: È così, in questo brano c'è un misto di tristezza-rabbia-ironia,
ci sono i sentimenti contraddittori di chi non sa come uscirne, vedi sul
finale prima dico: "La mia affidabilità cara non è meccanica" (una celata
minaccia), poi aggiungo subito "stai calma … no … non c'è altro che voglio"
(una rassicurazione…). Un'amara ironia senza soluzione, nel conflitto
perenne tra desiderio e superstizione, tra il bisogno di innamorarsi sempre
e il difendersi, nascondendosi dietro altro. Ci piacerebbe preferire i
rimorsi ai rimpianti ma versiamo nel caos, non sappiamo uscirne. Però
è proprio su questa linea di confine che vedo speranze per l'uomo.
Mescalina: "Concerie" mi aveva dato l'impressione di una serie
di quadri legati al novecento, al secolo da pochi anni passato. Erano
storie che mi riusciva bene ambientare lì. Per queste "Scritture ad aria"
non mi sembra così …
Ennio Rega: Gli unici brani legati dal punto di vista storico
al novecento sono "L'ultimo cantante di giacca", "Vecchio casello", "Maddalena
canterina", "Zazzera gialla", gli altri personaggi sopravvivono anche
nel 2000: il terrone continuerà a subire, Michelina a battere, Geremia
a sbattersi, i soldatini non ti dico, lo scemo del villaggio illuminerà
il cinismo dei paesi nei prossimi mille anni e così via. La tua sensazione,
che capisco e condivido, viene più dall'aver trattato argomenti che "non
fanno tendenza oggi". In "Scritture ad aria" ci sarà un brano "Il mio
amico del 900" in cui esprimo tutto il mio dissenso per una società che
ha cestinato pittori ed artigiani e la manualità in genere. La cultura
con troppa superficialità oggi strizza l'occhio a Bill Gates e butta via
Che Guevara. Chi dei due è un modello esemplare? Chi dei due vive in funzione
degli altri? Qui, tutti nel caos di un rimbambimento che può guardare
solo avanti. Di cose importanti molte ne dimentichiamo: quale cultura
difendiamo, diffondiamo, mentre vanno in briciole bambini impacchettati
di dinamite? Avanti! Tutti a guardare avanti per non restare indietro
... avanti ... avanti. Poco conta per me essere lirico o prosaico, del
novecento porto con me un insieme di parole: romanticismo e rabbia, rivoluzione
e illusione, sudore e coraggio. Più che una forma descrittiva e nostalgica,
il mio è un umore che arriva dalla seconda metà del novecento e si insidia
sia nella poesia che nel racconto.
Mescalina:
Anche per "Scritture ad aria" si sente che è un tuo disco, ma c'è qualche
cosa di diverso nelle musiche rispetto al precedente. È certamente meno
bandistico, con meno tempo di valzer e la fisarmonica è accennata e non
evidente.
Ennio Rega: Credo ci sarà ogni volta qualcosa di diverso nei miei
dischi. In me cultura antagonista e musica sono un insieme che non ha
mai sbrodolato di libidine per i cantautori dagli schemi rigidi. Pur apprezzando
i grandi talenti (Modugno, Carosone, Battisti, De Andrè), i grandi sconfitti
(Tenco, Ciampi, Bindi), i grandi artisti (Gaber, Ferrè), mi sono formato
cantando soprattutto, e cito in ordine di passione: Otis Redding, Ray
Charles, Joe Cocker, Jimi Hendrix, Janes Joplin, Aretha Franklin, misurandomi
con Tom Jones, ascoltando la musica di Burt Bacharach, George Gershwin,
Ray Conniff. In che misura questa mia formazione artistica dai 13 ai 20
anni, tra passione e canto e molti concerti rock come chitarrista cantante,
abbia influenzato le mie composizioni di oggi proprio non so dirti, qualche
connessione deve esserci. Io sono un cantautore solo perché faccio tutto
da me, ma, sono sincero, potrei suonare anche con i Metallica.
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