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Petrina Il video di Begonie con intervista sul nuovo disco
Nuovo singolo e video per Petrina sulla foresta nella sua testa, la sua parte piu' selvatica e irrazionale, il caos da cui solo puo' nascere l'ordine, a confronto con la parte piu' razionale e quieta. Vi presentiamo in anteprima il fascinoso videoclip, tra bodypainting, boschi, piante e fabbriche; abbiamo inoltre intervistato la talentuosa cantautrice sul nuovo album L'Eta' del Disordine, arrangiato e prodotto con Marco Fasolo e in uscita il 14 ottobre.
Oggi vi presentiamo un video molto particolare e suggestivo, quello di Begonie, che anticipa l'album L'Età del Disordine di Petrina, in uscita il 14 ottobre per Alter Erebus. Il nuovo videoclip della cantautrice è da lei presentato così:“I pensieri si affollano nella foresta della mia testa.
Il groviglio di piante si appropria del mio corpo e della mia casa, portandomi alla follia.
Lotto per uscire da questo incubo e riprendere il potere su di me (la parte in silenzio, a metà del video).
Con il vestito e i capelli in ordine ridivento me stessa e torno a casa per cacciare quell'altra me dominata dalle piante.
Finale aperto.
Vince la creatività perché ne è uscita una storia e una canzone.
Il video è stato girato (con 40 gradi costanti!) nell'entroterra della Catalogna a nord di Barcellona, in un'antica fabbrica tessile e nel Parco Naturale del Montseny”.
Petrina, tra linguaggio immaginifico e un pizzico di ironia, ci presenta la "foresta" nella sua testa, i pensieri invadenti come piante che si impadroniscono della casa: il video, come il testo, mostra la dialettica tra una parte più selvatica, primigenia, senza filtri, che rappresenta il caos, la natura, la selva dei pensieri, rispetto all'ordine socialmente più apprezzato, alla quiete e una bellezza più quieta e pulita. La prima Petrina si immerge nella natura tra bodypainting, le sue piante e le foglie del bosco; la seconda da Menade diventa ninfa in bianco, che corre per la selva, per poi tornare alla civiltà, aggirandosi tra le linee geometriche e i macchinari della fabbrica.
Un brano elegante e suadente, imperniato sul piano, con un ritmo ipnotico e perentorio, un video dove non si può non notare il carisma di Petrina, dei suoi movimenti sinuosi, della sua personalità.
Ecco i credits del video:
Petrina - voce, piano, synth, musica e testo
Marco Fasolo - chitarra
Andrea Davì - batteria
Video di Fabrizio Rossetti
Bodypainting & make-up - Maria Castillo
Debora Petrina ha realizzato gli arrangiamenti dell’album con Marco Fasolo, musicista eclettico noto come fondatore dei Jennifer Gentle, ma anche come produttore degli I Hate My Village. Così spiega come hanno lavorato insieme al disco:
“In quel salotto abbiamo passato più di un mese: gli strumenti e i cavi si sono moltiplicati, il disordine è cresciuto e ha dato forma a nuovi suoni e a nuove visioni: tutto ciò che si sente nel disco è fisico, reale.
Quelle che possono sembrare tracce di elettronica sono in realtà chitarre suonate in modo non convenzionale, crini e bulloni sulle corde del pianoforte, piatti di batteria rotti e bacchette per mangiare il sushi usate come battenti. Ho cantato su vecchissimi microfoni a nastro (gli stessi usati negli studi RCA a New York negli anni 50), in alcuni casi sdraiata a pancia in su, col diaframma galleggiante…Ogni strumento è passato attraverso mixer analogici e preamplificatori valvolari, per restituire all’ascolto tutto il calore del suono reale, dello spazio attorno, delle nostre emozioni”.
Abbiamo rivolto alcune domande a Petrina sul suo nuovo album, che unisce la raffinatezza del pianoforte a sonorità notturne e cangianti, ora sognanti ed eteree, ora distorte e magnetiche.
Mescalina: La foto di copertina del disco è della stessa sessione fotografica dello scatto di Ginnastica, presumo, ma, oltre a rimandare a questo singolo, in cui comunque la necessità di una routine sportiva diventa anche metaforica, quella foto mi ricorda la locandina di Flashdance: c’è qualche connessione con l’immaginario del film? D’altronde sei anche danzatrice e ho notato che hai raccontato che il disco è stato composto nel tuo salotto, dove c’è un pezzo di moquette rossa dove puoi fare tante cose, pensare, saltare, ma anche ballare…
Petrina: La danza occupa sempre una grande parte della mia vita, ma in questo caso, per la copertina, la mia ispirazione è stata quel body che Nadia Comaneci, la più grande ginnasta di tutti i tempi, portava alle Olimpiadi del 1976, quelle in cui i sistemi di calcolo impazzirono, perché la votazione della giuria era più alta del numero con cui erano stati programmati. Nadia prese il primo dieci tondo della storia della ginnastica artistica.
Solo dopo aver scattato la foto mi sono accorta che la mia posa era molto simile a quella di un album di Betty Davis, They Say I'm Different. Ecco, questa coincidenza mi è molto piaciuta, considerato anche il fatto che una delle mie ultime canzoni (che, come molte altre, non ha trovato spazio nel disco), si intitola Devi essere diversa.
Mescalina: Il disordine del titolo, a cui in qualche modo bisogna resistere cercando di dare una forma al caos, è più interiore o esteriore? L’età del disordine è più un’epoca, insomma, o una fase e uno stato d’animo? O quanto è un disordine musicale, come un big bang creativo da cui sono nate le nuove sonorità di questo disco?
Petrina: La ginnastica artistica è una disciplina rigida. Sembra essere in netta contrapposizione col concetto di disordine, a cui invece è profondamente connessa. Questa antinomia è alla base del mio lavoro. La crescita personale nasce dal disordine, dall'irrazionale. Anche un'autentica espressione artistica non può fare a meno del disordine. D'altro canto, l'ordine, la parte razionale, è indispensabile per fare chiarezza, per dare lucidità di visione e per dare una forma all'urgenza della comunicazione. Una forma che esca dal personale e diventi il più possibile condivisa, universale. L'età del disordine è indubbiamente quella che tutti noi stiamo vivendo, ma anche quella che ognuno sperimenta in fasi diverse della sua vita. Ed è quella che genera i frutti migliori, i più autentici, come per me lo sono state queste canzoni.
Mescalina: Nell’album il tuo meraviglioso pianoforte, sempre molto espressivo, sontuoso, elegante…resta molto importante, ma com’è nata l’idea di lavorare ai pezzi con Marco Fasolo e quindi di proporre anche sonorità particolari e distorte, magmatiche e magnetiche, tra suoni eterei e giocattolosi, chitarre elettriche, nude e corrosive, ma anche filtrate in modo da sembrare quasi synth, bassi suadenti e ritmi scuri e fascinosi?
Petrina: Io e Marco veniamo indubbiamente da background musicali molto diversi, ma siamo in forte sintonia, umana prima di tutto, e artistica. Diciamo che entrambi abbiamo una sensibilità spiccata per i lati magmatici, oscuri, della psiche, che trapelano incessantemente negli arrangiamenti che abbiamo scelto. Quasi nessuna chitarra di Marco suona come una chitarra, ma diventa altro: premonizione, sogno, visione angelica o distorta. Entrambi amiamo la sperimentazione, entrambi ci facciamo guidare dall'istinto, e non dalle mode.
E poi entrambi siamo un po' folli, e in quel mese di lavoro assieme ci siamo divertiti un sacco.
Mescalina: Ci puoi dire qualcosa sul piano verticale che appare nel video di Begonie?
Petrina: Il piano è un vecchissimo piano abbandonato in questa antica fabbrica tessile in Catalogna, dove abbiamo girato parte delle scene. Nessun tasto che io suonassi corrispondeva alle note normali della scala. Un disastro. Lo suonavo mentre dalla cassa proveniva il suono della canzone vera, col piano intonato. Ho dovuto dissociarmi! Ascoltare due pianoforti completamente diversi, dei quali uno totalmente impazzito, e cantarci sopra, a tempo e intonata...
Mescalina: Come hai scelto le location del video in Catalogna, l’antica fabbrica tessile e il Parco Naturale del Montseny?
Petrina: Sono andata a girare il video in Catalogna, nell'entroterra di Barcellona, dove vive Fabrizio Rossetti, il regista, che mi è stato presentato da Flavio Ferri, con cui collabora da anni.
Fabrizio, che ha scritto la sceneggiatura, ha scelto anche le location. Da notare che le temperature quando sono andata, a fine luglio, erano davvero proibitive. Il video è stato molto intenso, sia la parte del bodypainting, con 4 ore di posa in piedi dentro la fabbrica e 40 gradi..., sia la parte dentro il bosco, dove mi sono letteralmente arrampicata con le unghie, rotolata negli sterpi e fra le pietre, sommersa di foglie secche, e pure senza vestiti! Credo che questa sia la cosa migliore, e anche quella che voleva il regista: che è venuta fuori la mia parte selvatica!
Mescalina: Nel video appare la parte di te abitata dalla foresta dei pensieri, più selvatica e irrazionale, e la parte più ordinata e razionale…La prima sembra pericolosa e distruttiva, però mi pare anche indispensabile come il contatto con la propria essenza più viscerale e caotica…E poi, tornando al disordine, cosa faremmo senza il caos? Infatti, la scena in cui ti rotoli tra le foglie per poi cercare di recuperare il vestito, mi sembra appunto un modo per confrontarsi anche fisicamente con la propria parte più selvatica e “naturale”, per poi riprendere le vesti più educate, pulite, placide e socialmente “accettate e apprezzate”. E ho l’impressione che il corpo e la fisicità in questo disco siano importanti, come per dare carne e forma ai pensieri. Insomma, nel finale aperto, io sarei comunque per un…pareggio nel confronto tra le due componenti di te. Cosa ne pensi?
Petrina: È proprio così: in un mondo così individualista e narcisista, così attento alla parte esteriore, (sia quella fisica che quella morale, del comportamento), in cui il successo si misura non su quello che si è, ma su come si appare, in cui le entità astratte, il virtuale, prevalgono su quelle reali, è indispensabile dare carne ai pensieri, letteralmente. Dare sostanza alle cose, riempirle di senso, di peso e forma concreti.
Mescalina: In Cocktailchemico si snoda la riscossa di una donna che si divincola dall’uomo che vorrebbe umiliarla e zittirla: quanto è difficile preparare il cocktail della canzone e fare i conti con i propri rimpianti, riparare i “tessuti del cuore”, liberarsi dal rancore, percorrere una strada tutta “in verticale” e sciogliere i pensieri più neri?
Petrina: Sto scrivendo un libro su questo tema: la difficoltà di essere donna, proprio oggi, proprio ora che sembriamo esserci liberate da ogni gioco e rivendichiamo la nostra libertà. Purtroppo le forme di asservimento sono ancora molto presenti, ad esempio nell'ambito musicale a cui appartengo. Le vedo di continuo, e di continuo mi ci scontro. Per chi volesse approfondire il tema... consiglio la lettura del mio libro, quando uscirà!
In ogni caso la bicicletta, ovvero l'immersione nella natura, è la soluzione per molte cose: in sella al mio destriero, in mezzo ai boschi, io mio cervello lavora, lima, approfondisce. Faccio dei monologhi lunghissimi, mentre pedalo, e lì capisco molte cose, e preparo il cocktailchemico.
Mescalina: Sul cuore sono state scritte tante canzoni, ma non per questo Cuore Nero risulta banale, anzi, è un efficace manifesto delle sonorità del disco, con chitarre elettriche alt-rock in bell’evidenza, e delle atmosfere un po’ oscure del disco…Che ne pensi?
Petrina: In Cuore Nero cito una frase dello scrittore Tiziano Scarpa: “Io cerco i disperati, gli sfrontati, i tormentati, gli impudenti, anche quelli senza denti”. Non sopporto le edulcorazioni tanto care alla nostra società; le finte gentilezze che nascondono feroci ipocrisie; il politically correct che cela atteggiamenti menefreghisti. Diciamo che è un inno alla verità, che per quanto possa essere dolorosa, è lucida, illuminante. È ciò che l'essere umano cerca, nel suo viaggio terreno.
Mescalina: La successiva Cosa sai di me è presentata invece come una dichiarazione di poetica: è costante quest’impressione di scrivere canzoni svuotando le tasche, per sentirsi più leggeri, e togliendosi i veli, per mettere a nudo pensieri e stati d’animo?
Petrina: Per me è una novità, perché in un certo senso ho sempre scritto canzoni nascondendomi un po', celando qualcosa di me di cui magari mi vergognavo. Poi ho capito che quello che si dà in pasto al pubblico è sempre diverso da ciò che si pensava. La gente nelle canzoni proietta sé stessa, soprattutto se il testo ha un qualche cosa di vagamente onirico, qualcosa che vada più in là di “sole, cuore, amore”. Basta spostare una virgola, scambiare il soggetto col predicato, ed ecco pronto il frullato di cui si ha bisogno. Le parole delle canzoni sono più versatili delle macchie di Rorschach, pronte a soddisfare qualsiasi pulsione interpretativa. Non c'è dubbio: questa è la funzione sociale più significativa di un cantautore!
Mescalina: Sei un’autrice, cantante e pianista di grande carisma, ma hai ancora delle fonti di ispirazione? Mi verrebbe in mente per esempio P. J. Harvey...ma il tuo piano a volte mi ricorda anche Diamanda Galas…
Petrina: Lascio sempre agli altri citare le mie fonti di ispirazione, o trovare somiglianze. Io ascolto tantissime cose diverse fra loro, e diversissime dalla mia musica. E spero di continuare ad evolvere e comporre sempre cose nuove, mai in ripetizione. Il disco che è appena uscito, ad esempio, le NuovoMondo Symphonies (con Giovanni Mancuso), ha ancora un'altra modalità di scrittura, un'altra Petrina. Ad ogni buon conto adoro P. J. Harvey e Diamanda Galas. Le ho sentite entrambe dal vivo, e da entrambe ho imparato un sacco. Di sicuro imparo più dai live degli artisti, che dai loro dischi.
Mescalina: Hai all’attivo tante collaborazioni in un percorso musicale eclettico e di qualità, ma hai ancora qualche sogno nel cassetto? Con chi ti piacerebbe duettare e/o suonare?
Mi piacerebbe suonare con tanti artisti!
Petrina: Per ora suono con Giovanni Mancuso (prossimamente in un palco stupendo come quello del Teatro Valli a Reggio Emilia) e suono anche con Tiziano Scarpa, scrittore incredibile. Mi ritengo fortunata a collaborare con personalità così geniali, e così sublimemente umane, al tempo stesso. Spero di incontrare sempre artisti così speciali.
Bio
Debora Petrina, in arte Petrina, è secondo Paolo Fresu “una delle artiste più originali emerse nell’ultimo decennio. Multipla e capace di moltiplicare l’arte”.
Compositrice, cantautrice, cantante, pianista, tastierista e altresì danzatrice, performer e scrittrice, ha all’attivo sei album di canzoni/composizioni (Ala Bianca e Tuk Voice, con David Byrne, John Parish, Elliott Sharp e Jherek Bischoff fra gli ospiti) e quattro album come interprete di musica contemporanea (OgreOgress e Stradivarius) con prime assolute di Morton Feldman e Sylvano Bussotti.
Vincitrice del Premio Ciampi nel 2007 e unica cantautrice italiana (oltre a Carmen Consoli) di cui David Byrne abbia pubblicato i brani nelle sue radio-playlist di preferiti, Petrina ha ricomposto un brano di John Cage, la cui partitura è ora pubblicata worldwide dalle Edition Peters (NYC) – gli editori di John Cage nonché di gran parte del repertorio classico e contemporaneo – con il doppio nome Cage/Petrina.
Paolo Fresu l’ha scelta per inaugurare con un album, Roses of the Day, la sua etichetta dedicata alle voci. L’interpretazione che Petrina dà di Only, brano per voce sola di Morton Feldman contenuto in questo album, è stata inclusa da Chris Villars nella sua Morton Feldman Page, punto di riferimento mondiale per tutto ciò che riguarda il lavoro del compositore americano. Assieme a Paolo Fresu, Petrina ha registrato anche un disco pubblicato da “La Repubblica” nel 2016 per i 40 anni del gruppo editoriale.
Insieme alle sue proprie musiche ha suonato prime assolute di Nino Rota, Bruno Maderna, Camillo Togni, Sylvano Bussotti, John Cage, Eunice Katunda e Morton Feldman, negli Stati Uniti, Cuba, Turchia, Etiopia e Giappone, oltreché in Europa. È stata interprete pianistica e vocale delle opere contemporanee del compositore Giovanni Mancuso, in prima assoluta per il Teatro la Fenice di Venezia, il Teatro Comunale di Treviso e il Centro d’Arte di Padova.
È autrice di musiche e canzoni, nonché unica musicista in scena, per lo spettacolo “Le cose che succedono di notte” con lo scrittore Tiziano Scarpa (Premio Strega, Einaudi).
Il 14 ottobre uscirà il suo ultimo album di canzoni, L’Età del Disordine, mentre l’1 settembre è uscito per la zOaR Records, l’etichetta di Elliott Sharp, l’album composto con Giovanni Mancuso, le Nuovomondo Symphonies, album che ha suscitato l’entusiasmo di Terry Riley.
Petrina è anche scrittrice; alcuni suoi racconti sono stati pubblicati sulle riviste letterarie Il primo amore e Stanza 251 ed è in uscita il suo primo libro.
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