Mangarama

interviste

Mangarama Arpeggi struggenti e luce affilata

22/07/2014 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Mangarama#Emergenti#Alternative Alt-rock

Intervista alla band astigiana, che ha pubblicato in questi mesi l’album Alieno, sulle sue sonorità fulgide, rarefatte e struggenti, ascolti “influential” e temi delle canzoni, dalla caccia violenta ammantata di romanticismo di Hunting Bambi ai Venditore di sogni della canzone omonima, sostenuta da arpeggi agrodolci, che vi proponiamo in free download.
È uscito a maggio per Libellula il primo album ufficiale degli astigiani Mangarama, intitolato Alieno: “ufficiale”, sì, perché la band in realtà non è certo di primo pelo, ma è nata nel 2001 e da allora ha intrapreso un lungo e proficuo percorso nell’ambito dell’underground piemontese, cercando nel frattempo gli arrangiamenti ideali per ogni brano e definendo via via con più attenzione e cura sonorità e stile. Il risultato è un disco dalle sonorità di matrice nord-europea, avvolgenti e struggenti, dotate di quella cristallina e malinconica bellezza pronta ad implodere che ha i suoi maestri di stile nei Radiohead; non mancano anche brani irrorati da luce pervicace e melodie più pop, mentre i testi mescolano momenti di immediatezza a punti più ermetici e simbolici. Tra gli ingredienti che compongono il sound del gruppo, "chitarre che urlano la loro soffice distorsione unite ad una elettronica calda ed avvolgente, voci penetranti e disperate che si intrecciano con ritmiche ricercate”.

Il lavoro, che include nove brani, tra cui il singolo L’entropia del pesce rosso, “trasporta in una dimensione fatta di sospensione e intimità, di distacco e di passione, vario e insieme caratterizzato da una forte identità”; è stato interamente registrato, mixato e prodotto dagli stessi Mangarama e masterizzato da Claudio Cattero alle Manifatture Musicali di San Didero (Torino). Oltre a proporvi il disco in free streaming, vi presentiamo in free download una canzone che ci ha particolarmente colpiti, Venditori di sogni, che nella nota track-by-track è così descritta e commentata:

Un arpeggio veloce di chitarra, una ritmica incalzante e un basso melodico fanno da base all'intero brano, il più squisitamente elettrico del lotto. Da me puoi avere quello che vuoi, ma ricordati che ogni cosa ha il suo prezzo.
 

Questa è invece la biografia della band:

I Mangarama nascono nel 2001 dall’idea comune di quattro amici d'infanzia uniti dal paese di Montaldo Scarampi (Asti) e dall'amore per la musica. Dopo alcuni cambi di formazione oggi i Mangarama sono Luca Forno (chitarra, tastiere e voce), Matteo Sosso (tastiere, chitarre e voce), Dario Varallo (batteria), Giovanni Barberis (basso) e Luca Perosino (chitarre). Dopo un breve periodo in cui la band si cimenta nella realizzazione di cover, principalmente Radiohead e Pink Floyd, nascono i primi brani originali: suoni morbidi, potenti distorsioni e melodie essenziali, accostati all'utilizzo di effetti elettronici, diventano il filo conduttore della trama musicale che la band inizia a comporre a partire dal 2003. Le voci melodiche e malinconiche, che sembrano accostare i Mangarama ai grandi protagonisti del rinnovamento del rock britannico a cavallo tra i novanta e il duemila, trovano la loro originalità nei testi rigorosamente in italiano. Nel 2005 i Mangarama realizzano la loro prima demo, Devo adattarmi, registrata negli Electromantic Studio di Torino. Nel Gennaio 2009 nasce Extramondo, il loro primo singolo, realizzato presso la Red House Recording di Senigallia (AN).
Dopo la seconda esperienza in studio e una stagione di performance live i cinque decidono di iniziare una nuova fase compositiva. Ne consegue un periodo in cui le esibizioni live vanno a scemare per dare spazio alla creazione dei brani che faranno poi parte del loro primo album. La musica dei Mangarama si evolve, i brani si arricchiscono di nuovi arrangiamenti e anche la struttura interna del gruppo ne risente portando i componenti ad adattarsi di volta in volta alle necessità della canzone, fino ad abbandonare talvolta il proprio strumento originale. La decisione di autoprodurre il disco cresce nell'inverno del 2011 e si rivela molto complessa e allo stesso tempo interessante: la possibilità di lavorare senza la fretta imposta dal normale studio di registrazione permette alla band di esprimersi al pieno della propria creatività.
Dopo quasi due anni di lavoro fra registrazioni e mixaggio i Mangarama completano il loro primo album, Alieno, in uscita a maggio 2014. Il brano di chiusura del disco, Colpevole, viene scelto come tema per il videogioco ad ambientazione cyberpunk "Loading Human", prodotto da Untold Games. All'interno del gioco sarà possibile ascoltare tutte le tracce dell'album.

In attesa del tour promozionale, che partirà in autunno, abbiamo rivolto a Matteo Sosso alcune domande su temi, versi e atmosfere del disco, sugli ascolti musicali che hanno contribuito a plasmarlo e altro ancora. Buon ascolto e buona lettura!

Mescalina: Questo disco raccoglie il meglio degli ultimi 10 anni in musica della vostra band e ha avuto una gestazione lunga due anni: cosa è cambiato in questo arco di tempo? Su cosa siete intervenuti maggiormente in un eventuale lavoro di labor limae e nella ricerca di sonorità e brani che esprimessero a pieno la vostra identità e idea di musica, talora luminosa, spesso eterea, agrodolce e malinconica, struggente e al contempo coinvolgente?

Matteo Sosso: Sono cambiate molte cose, siamo cresciuti, invecchiati, qualcuno è diventato papà. Essendo la musica fortemente legata alla vita, credo che tutti i cambiamenti che hanno avuto le nostre vite si siano riflessi nel disco. Ovviamente siamo anche cresciuti dal punto di vista tecnico, l'album è totalmente autoprodotto e mixato “in casa” (principalmente da Dario). Nessuno di noi aveva mai pensato a come integrare arrangiamenti “da disco”: abbiamo dovuto imparare anche quello. E' stato un lavoro lungo, faticoso e divertente nel quale ci sono stati anche problemi (ad esempio miei, alle corde vocali) che lo hanno fatto leggermente ritardare. Il lavoro di rifinitura è stato quasi maniacale, soprattutto negli arrangiamenti. Le canzoni erano già definite e solide, ma, messe su disco, suonavano sgonfie e un po' vuote. Questo ci ha portato a cercare suoni nuovi che potessero rendere il feeling giusto per ogni pezzo.

Mescalina: Nella vostra bio si riporta che gli arrangiamenti dei brani vi hanno indotto ad alternarvi tra più strumenti o addirittura a cambiare definitivamente strumento: chi di voi in particolare si è reinventato nel tempo come musicista?

Matteo Sosso: Già prima di questo disco avevamo comunque la tendenza a non focalizzarci solo ed esclusivamente sul nostro strumento principale. Dopo le registrazioni del disco, quando ci siamo messi a provare le sessioni live abbiamo capito che era necessario reinventarsi un po' col fine di far rendere al meglio le sonorità del disco. Questo ha fatto sì che quelli che prima erano ruoli semi-definiti siano ora in realtà posizioni mutevoli dove ci si adatta a seconda del brano. Sicuramente la mutazioni maggiore è stata fatta dai tre che compongono la parte “melodica” del gruppo, ovvero Matteo, e i due Luca.

Mescalina: Cenere, pure tramata di scintillii elettronici, lievi ed evanescenti, è il brano più solare, incalzante e a suo modo pop-rock dell’album: come e in che periodo è nata questa canzone e quali ascolti ed esperienze pensate abbiano nutrito quest’anima musicale più assetata di luce e in qualche modo di rinascita (nel testo si direbbe dalle ceneri, appunto, come l’araba fenice…).

Matteo Sosso: Cenere vive sul contrasto fra musica e testo ed è volutamente un brano menzognero. La musica apparentemente scanzonata ed allegra fa da supporto ad un testo in cui si parla di argomenti non propriamente da canzonetta. È nata insieme alle altre e non è figlia di particolari ispirazioni derivanti da ascolti differenti, semplicemente... è nata così.

Mescalina: Vi fa onore che negli arpeggi delle vostre canzoni, nei beat pulsanti o nei suoni liquidi, nel mood e nell’approccio generale dei vostri pezzi spesso l’influenza radioheadiana sia palese: capita spesso che le band italiane citino i Radiohead tra i punti di riferimento, senza che si manifesti alcuna traccia di assimilazione di tale ascolto. Per un breve periodo, ai vostri esordi, avete anche suonato cover del gruppo inglese: quali album hanno lasciato il segno più profondo in voi come artisti e quale “insegnamento” pensate che i Radiohead possano trasmettere ad altri musicisti?

Matteo Sosso: La nostra esperienza musicale è nata suonando cover di Radiohead, Pink Floyd, Coldplay e anche alcuni pezzi di Alan Parson. Questo ha sicuramente cambiato il nostro modo di suonare facendoci assimilare quelli che sono gli stili effettivi di queste band. In seguito alcuni di noi hanno abbracciato generi più eterei, altri più elettronici ed altri folk, ma l'anima che comunque ci unisce è la ricerca di un suono possibilmente raffinato e sempre particolare.

Se c'è un insegnamento che credo si possa trarre dai Radiohead è: “cambiate ed evolvete sempre” e, mi permetto di aggiungere “non esiste solo il quattro quarti”.

Mescalina: Ci sono ascolti dell’underground italiano che hanno influito sullo stile dei vostri testi o sugli arrangiamenti?

Matteo Sosso: Sicuramente alcuni album degli Afterhours e gli ultimi due lavori dei Verdena hanno contaminato un po' il nostro lavoro. Personalmente ho sempre apprezzato il lavoro di Battiato (sia come musiche che come testi) e dei primissimi Subsonica.

Mescalina: Alieno è il titolo, una figura, un simbolo (di estraneità, di distacco e disagio, quasi di resistenza rabbiosa e candida all’omologazione e ai tentativi di annientamento messi in atto dalla vita) e il fil rouge del disco: quest’idea cardine è stata rintracciata a posteriori nei brani o vi è servita anche a selezionarli?

Matteo Sosso: L'idea è scaturita a posteriori, ma deriva dal fatto che le testualità sono tutte dello stesso autore e si rifanno quindi (quale più, quale meno) alla sua percezione della realtà. Il concetto di Alieno è sicuramente comune a tutti gli elementi della band ed è ricorrente, credo, in coloro che si trovano ad interagire con l'arte e con la sperimentazione.

Mescalina: L’alieno della copertina è un punto rosso, come se fosse acceso, “allarmato”, adirato, emozionato o sanguinante, ma anche un punto grigio (che, stranamente, a dispetto del colore, mi ricorda l’attesa spasmodica, eppure forzatamente immobile de L’entropia del pesce rosso): cosa ci dite di questa copertina?

Matteo Sosso: Questa copertina è stata concepita durante un esame di fisica all'università. Ero entrato senza aver studiato nulla, solo per dare una mano ai miei compagni, ma, a sorpresa, il professore impedì a chiunque di uscire dall'aula per le prime due ore. A quel punto, colto da estremo sconforto mi iniziai a disegnare (su carta ovviamente) un'idea che avevo da tempo, una rappresentazione della massa e dell'unicità che potesse però anche esprimere la difficoltà di incontrarsi e di comunicare. Non so se ci sono riuscito, ma ne è uscito quello.

Mescalina: Com’è nata l’idea di dedicare una canzone ad Hunting Bambi, presunto gioco di caccia con prede femminili, che ha fatto molto discutere dal 2003 in poi, fino a rivelarsi una probabile burla a scopo “virale” per promuovere video soft-porno? Quante cacce violente esistono nella realtà, pronte a colpire nei punti deboli e nelle fragilità, o persino a trasformarsi in mattanze?

Matteo Sosso: Hunting Bambi mi aveva lasciato basito all'epoca per tanti motivi. L'idea di base era assurda (notare che nessuno di noi è un perbenista) e, una volta letta la notizia mi saltò subito alla mente il parallelo con le innumerevoli idiozie che compie quotidianamente il genere umano per “passare il tempo”. Il discorso ora sarebbe davvero lungo e complesso e rischierebbe, se riassunto di cadere nel banale. Resto però sempre convinto che le mattanze e le “cacce violente” siano atti che si compiono quotidianamente quasi dappertutto.

Mescalina: Come mai avete pensare di avvolgere per contrasto il testo in un’atmosfera delicata e romantica, tramata di acuti e archi sintetici?

Matteo Sosso: Perché Hunting Bambi è un gioco romantico e spesso e volentieri le maggiori violenze sono quelle che non vengono percepite come tali. Sono soffici, romantiche e incredibilmente dolorose.

Mescalina: In Venditore di sogni, i cui arpeggi rammentano brani come Weird Fishes dei Radiohead, un verso recita “ciò che sogni ha il suo prezzo”: quanto costano i sogni?

Matteo Sosso: I sogni “innocenti” contano moltissimo, sono forse una delle cose più pure della nostra esistenza. Quello che mi ha sempre spaventato sono tutti gli altri tipi di sogni, e tutti coloro che fanno promesse. Diffidare sempre di chi promette!

Mescalina: Quanto costa in sacrifici e delusioni oggi il sogno di farsi apprezzare come musicisti?

Matteo Sosso: Molto, soprattutto se non si è apprezzati. La musica ormai è un grande calderone di pezzi per l'estate, disco dance, tormentoni. La gente, soprattutto in Italia, non è educata alla musica. Conosce solo quello che viene passato per radio dai canali mainstream. A volte è perfino divertente vedere quanto qualcuno rimane sconvolto quando gli si fa ascoltare qualcosa di diverso. Credo che questo discorso lo si possa applicare ad un bel po' di campi artistici purtroppo ma, la cosa più importante è non arrendersi.

Mescalina: Qual è il pezzo che sentite come più intimo e che più vi tocca ed emoziona quando lo suonate live?

Matteo Sosso: Sinceramente tutti i brani di questo album hanno il loro particolare perché per noi. Molti pezzi sono anche autobiografici, quindi riportano sempre alla mente i momenti in cui sono stati scritti e le situazioni che li hanno generati. Personalmente adoro suonare lo strumentale alla fine di Hunting Bambi, come adoro cantare Colpevole.

 



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Si ringraziano i Mangarama e Niccolò Maffei per Libellula http://www.libellulamusic.it/