Daniele Tenca

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Daniele Tenca E' solo un sogno: intervista di Aldo Pedron con link al video di Just a Dream in anteprima

19/10/2024 di Aldo Pedron

#Daniele Tenca#Americana#Folk

Attenzione allo spirito dei tempi nel rispetto della tradizione. Sonorità e arrangiamenti contemporanei, ma radicati nella tradizione del Blues, utilizzato come veicolo di comunicazione sociale per la lotta e la denuncia di violenze e ingiustizie dei giorni nostri. Questo, in sintesi, l'approccio di Daniele Tenca, con l'American Music e il Blues nel cuore e le lotte all'ingiustizia nella testa. Aldo Pedron l'ha intervistato in occasione dell'uscita di un video molto importante, tratto dal suo ultimo album, che vi presentiamo in anteprima: Just A Dream, uno spaccato della nostra vita tribolata, malata, piena di contraddizioni e di ingiustizie.

Dopo un esordio nel rock italiano con l’EP Non funziona (2006, con Stef Burns alla chitarra nella title-track) e l’album Guarda il sole (2007), Daniele Tenca ritorna al Blues e all’American Music con Blues for the Working Class del 2010 (premiato con l’Award “Fuori dal Controllo” al MEI del 2011), seguito da Wake Up Nation, considerato dagli addetti ai lavori uno dei più riusciti prodotti del 2013 e da Love is the Only Law del 2016, che si avvale della co-produzione artistica di Guy Davis (assieme allo stesso Tenca e ad Antonio “Cooper” Cupertino), e pubblicato grazie all’etichetta indipendente Route 61 Music. Nel 2023, esce Just A Dream, il suo sesto album ufficiale per Appaloosa Records (qui la nostra recensione).


D. Daniele, partiamo dall’inizio dai tuoi esordi.

R. Ho imparato a suonare la chitarra da autodidatta molto tardi, nel 1992. La prima band in cui ho suonato erano i Rockin’ Stuff (1994-1997) e facevamo cover di Neil Young, o dei Doors. Poi eccomi con gli Oltreconfine dal 2001 e in quell’anno abbiamo aperto per Vasco Rossi allo stadio di Fabriano (An). Facevamo già pezzi nostri ed è stata una bella esperienza, fino al 2005. A seguire, e talvolta in contemporanea ancora con gli Oltreconfine, eccomi con i Badlands dal 2001 al 2006, ma purtroppo senza incidere nulla.


D. Sei cresciuto a pane e musica; quali sono le tue maggiori influenze?

R. Rock americano in primis (Bruce Springsteen, Bob Dylan, John Cougar Mellencamp, Steve Earle, il Southern-rock, Allman Brothers Band, poi più di recente Counting Crows e Black Crowes), ovviamente Dylan, e poi tutto il Blues, difficile fare un nome sopra tutti in questo caso.


D. I tuoi maggiori eventi, i concerti più importanti che ti hanno visto protagonista quali sono stati?

R. Di certo la partecipazione all’International Blues Challenge del 2011 a Memphis nel Tennessee e il minitour a New York e New Jersey nel 2013 e nel 2016 con la partecipazione al benefit “Light of Day” ad Asbury Park.     


D. Parliamo del tuo ultimo album Just A Dream.

R. È il primo disco in cui ho praticamente suonato tutti gli strumenti (NDR. chitarra acustica, chitarra elettrica, basso, armonica, organo, percussioni, clavinet, batteria, voce, cori); è un concept-album contro tutte le discriminazioni di ogni tipo, razziali, di orientamento sessuale, origine etnica, disabilità e tutte le ingiustizie ormai croniche.



D. Questo è il terzo video tratto da Just A Dream, dopo No More Time Left e Smiling Man, 4 minuti di video, scioccanti, e la cruda realtà: sbarchi di migranti, i discorsi e le denunce di soprusi e ingiustizie da parte di Martin Luther King, Muhammad Alì, Nelson Mandela, gli scontri dei manifestanti con la polizia, le guerre, le bombe, i bambini trucidati stesi in fila per terra. Raccontaci il perché di questa scelta.

R. Da sempre credo che chi scrive e canta debba raccontare i tempi in cui vive, cercando di lasciare qualcosa che rimanga alle generazioni che seguiranno, una testimonianza che possa servire a capire cosa c’è di sbagliato e cosa si deve migliorare nel mondo in cui viviamo. Soprattutto di questi tempi credo che prendere una posizione rispetto alla deriva di valori a cui stiamo assistendo sia un dovere, una scelta quasi obbligata.

Ecco, Just A Dream, il disco, la canzone, e il video, sono quello che ho da dire sull’argomento discriminazioni, di qualsiasi tipo esse siano.


D. Come nasce l’idea di questo video?

R. L’idea era di accompagnare il testo di Just A Dream con immagini che, come dire, rincarassero la dose, e dessero ancora più forza al testo stesso. Ne ho parlato con Marco “Francis” Carnelli, leader dei Mama Bluegrass Band, che è anche un gran videomaker, e che ha capito al volo lo spirito del progetto, e siamo quindi partiti dalla “Black Culture” per allargare il concetto alle discriminazioni di razza in generale, di genere, di opinione politica, di religione, lasciando però intuire che, se si lotta nel modo giusto, si può combattere il problema, e vincere (o quanto meno migliorare le cose), come personaggi come Martin Luther King e Nelson Mandela hanno dimostrato.


D. Quando ti vedremo dal vivo a breve?

R. Il prossimo concerto sarà il 26 ottobre al Black Inside di Lonate Ceppino, per la rassegna “Autunno Visionario”, e sono veramente felice di far parte delle band scelte per questo progetto; vi aspetto!


D. Grazie Daniele, a presto.

R. Grazie a voi per lo spazio, un abbraccio a tutti e complimenti per il Premio al MEI!


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