interviste
Roberto Angelini Di cancelli, amicizie e chiavi...
#Roberto Angelini#Italiana#Canzone d`autore chitarrista musica dal vivo Propaganda Orkestra
Nell'intervistare Roberto Angelini non si ha l'impressione di fare un'intervista, bensì una chiacchierata con un amico. Nonostante le distanze che il periodo impone sembra di vederlo, seduto e sorridente con una chitarra, mentre racconta di come sia nato "Il cancello nel bosco" e del suo rapporto con la musica, con una punta di affettuoso orgoglio verso il figlio e un cuore aperto alle relazioni.
Mescalina - Tu hai dichiarato, un po’ in controtendenza visto che molti cercano di spremersi nel fare dischi anche quando non sono sentiti: “Ho sempre cercato di assecondare la musica ed è stata lei che ha deciso per me la vita del musicista performer preferendola a quella del cantautore.” Come vivi questo tuo aver assecondato il flusso rispetto a un mondo in cui la strategia sembra quella di essere onnipresenti? Ci sono dischi che escono dopo che praticamente sono usciti tutti i brani come singoli, quasi uno stillicidio a volte…Roberto - (ride ndr) La vivo in modo estremamente sereno. È un’intuizione che ho avuto la fortuna di avere diversi anni fa e mi permette di vivere con equilibrio una condizione particolare che è quella del musicista e autore. Mi fa essere felice mi fa amare ancora la musica, non mi fa odiare le cose che faccio. Nel bene e nel male non ho mai avuto qualcosa che abbia creato un personaggio più grande della persona. Mi permette di vivere di musica a trecentosessanta gradi, con la stessa gioia posso stare a fianco di un cantautore a suonare la chitarra o posso cantare un pezzo mio o musicare una trasmissione o un tributo a un artista…
Mescalina - Pensavo appunto al progetto su Nick Drake, con anche il bellissimo documentario …
Roberto – Sì assolutamente, per come sono fatto io. Come tutti ho cominciato con certi pensieri di come uno vorrebbe essere e inseguendo certe cose. Se alcune cose si realizzano hai anche la possibilità di capire cosa ti piace veramente, cosa no, cosa ti fa stare bene e cosa no. Piano piano impari a conoscere te stesso e a fare o provare a fare sempre le cose che ti fanno stare bene. Io mi trovo molto bene nella libertà di collaborare, di poter fare progetti diversi, senza dipendere dalle mie cose, dallo stare lì a scrivere brani. Per fortuna, sennò sarebbe un dramma (ride ndr)! Ho la fortuna di far sì che realizzare un mio disco sia fare una collezione di ciò che ho fatto in nove anni. E lo faccio perché ritengo che questa manciata di canzoni, di pezzi strumentali, avesse a un certo punto una certa dignità e un motivo per essere condivisi.
Mescalina - La composizione dei brani è avvenuta in diversi momenti. Hai anche recuperato brani che erano stati scritti per altre persone, come L’isola per Emma Marrone. Pensi che in qualche modo ci sia qualcosa che fa da collante a tutto l’album, anche se in qualche modo sono frammenti che raccontano periodi della tua vita diversi?
Roberto – Guarda il collante fondamentalmente è il come sono fatto io. Ho cambiato l’idea di come fare questo disco diverse volte in questi anni, e alla fine proprio all’ultimo, come colpo di coda finale, è uscita una cosa che ha permesso a questo disco di avere una sua unicità. Ad un certo punto mi sono trovato ad aver scritto un pezzo strumentale per una cosa che si chiamava Il cancello nel bosco. Questo cancello mi ha permesso di dare a questo disco la forma di un film che non c’è mai stato, che non è stato mai girato, e quindi cancello parte uno, parte due e parte tre aprono dei capitoli con all’interno delle canzoni e le mie esperienze di questi nove anni. Non è un disco fatto in un anno per cui dici: “ho scritto le canzoni, ho lavorato sei mesi”. È un insieme di collaborazioni, di idee, di brani, di quello che sono. Se facessi un disco solo da cantautore sarei disonesto, non faccio quasi più il cantautore. Se facessi un disco strumentale sarei disonesto con me stesso, perché mi piace ancora scrivere e negli anni avevo messo da parte delle canzoni che mi piacevano. Certo forse non ho scelto il momento giusto per farlo uscire dopo nove anni (ride ndr)
Mescalina - Dici che c’è qualche problema a fare i tour? Ma quando mai (risate ndr)…
Roberto – Diciamo che potevo aspettare qualche anno, visto che ne avevo aspettati già nove…
Mescalina - In effetti fatto trenta, si fa trentuno…
Roberto – Questo ogni tanto me lo dico, anche perché per il tipo di musica che faccio e di musicista che sono suonare dal vivo è una estensione del disco. Non vivo di Spotify o di visualizzazioni, faccio parte di un’altra generazione per cui se mi togli la possibilità di suonare dal vivo… è un cerchio che non si chiude. Un po’ mi fa soffrire questa cosa, però è una sofferenza condivisa con tutti, quando si potrà si suonerà!
Mescalina - Sì il fatto che vivi il suonare dal vivo come una estensione la avevo notata sia in Way to Blue, il tour con Rodrigo D’Erasmo che anche in occasione come Nuvole Chitarre e Note a Carovilli con la Propaganda Orkestra. Si percepisce che per te è più importante suonare dal vivo che fare il disco...
Roberto – Assolutamente sì, soprattutto negli ultimi anni. Quando ero più piccolo mi affascinava l’idea di entrare in studio e fare un disco. Stare tanto in studio negli anni mi ha fatto capire che preferisco stare fuori dallo studio. Mi piace stare in giro, viaggiare…siamo tutti nella stessa barca, torneranno i momenti in cui si potrà fare.
Mescalina - Il titolo Il cancello nel bosco, a cui poi hai dato rilievo perché lo hai presentato in tre parti, allude in quale modo anche alle porte della percezione o c’è un altro significato?
Roberto – Potrebbe essere, è un’immagine che mi è venuta suonando il pezzo quella di una sorta di portale, non delimita la proprietà nel bosco e non indica nessuna chiusura. Può avere anche un significato mistico. Non a caso nell’album c’è un brano, La chiave del cancello, che è il pezzo scritto da mio figlio. Mi piaceva chiudere questo discorso come un passaggio di testimone. L’unico che può aprire questo portale è lui, è per me. È una musica che ha dentro. Senza nessuna costrizione genitoriale ci siamo ritrovati con un ragazzino che si nutre di musica. È una gran fortuna, una bellissima cosa.
Mescalina - Forse è anche perché, questa è una mia impressione, tu hai un approccio alla musica come se non fosse un qualcosa di individuale e solo tua, ma che si accresca nelle relazioni, che possono essere collaborazioni con musicisti che sono anche amici più che colleghi, o il rapporto con tuo figlio.
Roberto – Probabilmente sì, è bello che ti arrivi questo. Fondamentalmente siamo amici perché suoniamo insieme e suoniamo insieme perché siamo amici. Ho un percorso da favola, perché mi ritrovo a suonare con amici con cui stavo dal liceo. Immagina da quanti anni è che suoniamo assieme! La musica è collaborazione, è condivisione. Non c’è nessuna forzatura ma quando hai un figlio non puoi mai sapere… è un individuo a sé, si nutre di ciò che ha intorno ma lo digerisce con la sua sensibilità e la sua anima. Avrebbe serenamente potuto anche non fregargliene niente, magari gli sarebbero potute interessare le moto…
Mescalina - Ho notato una ricerca anche un po’ bucolica, passami il termine. In qualche modo ti accosti a degli animali. Penso a Condor, in cui c’era anche l’accostamento con Ladyhawke, ma anche a Libellula.
Roberto – Onestamente ci ho pensato dopo ma c’è uno zoo nelle mie composizioni! Ho fatto Le rondini, Gatto Matto, sempre animali. Mi piace tantissimo l’accostamento tra i sentimenti e la natura. Anche il viaggio che ho fatto nelle parole e nella musica di Nick Drake mi ha confermato ciò. L’animo umano e la natura sono strettamente collegati. Puoi prendere La libellula come metafora, ha una vita breve, per fare un discorso su quanto piccole medie e grandi depressioni possano portarci lontano dallo stare bene con noi stessi. Queste cose si ripetono spesso nelle mie canzoni perché sono nei miei pensieri. Difficilmente mi viene da scrivere una canzone d’amore, mi viene più facile cercare di esplorare il mio io. Credo di averlo sempre fatto, con tutte le dovute pause per fare cose più leggere e ironiche. Grazie a Dio siamo fatti di tante cose, siamo personalità complesse.
Mescalina - Siamo tutti sfaccettati. Mi aveva colpito molto Andrea Laszlo De Simone, quando ha scelto di fare una pausa, perché aveva quasi paura di non riuscire a vivere il resto.
Roberto – Me lo ricordo, è comprensibile…È una riflessione forte e che ha avuto anche un feedback tipico dell’epoca in cui viviamo, dei social, ossia esagerato rispetto al pensiero che aveva avuto. Non voleva abbandonare la musica.
Mescalina - No no, si trattava solo di prendersi una pausa. Sembrava che dicesse: “Devo respirare un attimo e ricordarmi che sono anche altro”.
Roberto – “Devo respirare” … esatto. Quando dici una cosa del genere viene subito fraintesa. Me li ricordo quando successe a Niccolò, i titoloni: “Fabi la lascia la musica”…
Mescalina – Ormai è l’arte del misunderstanding…
Roberto – (ride) Sì ormai ci sarebbe da farci uno studio sui titolisti. Tra l’altro proprio ora che leggi di sfuggita e il titolo è la prima cosa che porta a interessarti o meno alla notizia.
Mescalina – Ti ringrazio del tempo che ci hai dedicato e spero ci sia presto modo di risentirti dal vivo!
Roberto – Grazie a voi a presto!
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Etichetta: FioriRari
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Foto: Simone Cecchetti