Andrea Franchi

interviste

Andrea Franchi Profondità e ritmi brillanti

18/11/2013 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Andrea Franchi#Italiana#Canzone d`autore Indie-rock Indie-pop

Il polistrumentista, produttore artistico, autore e cantante Andrea Franchi, da sempre al fianco del Paolo Benvegnù solista, sta per tornare con un nuovo singolo, Guarigioni: ci racconta in anteprima la nuova canzone, il carisma e la lezione di coerenza e umiltà di Benvegnù, le collaborazioni con nomi come Marco Parente, Enrico Gabrielli e Carmelo Pipitone, la produzione del disco di Giorgia del Mese, l’esperienza della colonna sonora de Il topo, il suo rapporto con il territorio pratese e tanto altro.
Polistrumentista, produttore, autore e cantante, da sempre al fianco del Paolo Benvegnù solista, con cui ha composto brani come Il mare verticale (firmata da Benvegnù, Franchi e Matteo Buzzanca), Io e te, interpretata anche da Mina, e quattro canzoni dell’ultimo album Hermann(2011, secondo classificato alle Targhe Tenco 2011), Andrea Franchi ha all’attivo un ottimo album da solista, Lei o contro di lei (2012), la colonna sonora dello spettacolo teatrale Il Topo di Raffaello Pecchioli, con regia di Paolo Magelli per il Teatro Metastasio di Prato, e ora sta per tornare con un nuovo singolo, Guarigioni. Negli anni ha collaborato con Marco Parente, Manuel Agnelli, Enrico Gabrielli, Carmelo Pipitone, Alessandro Asso Stefana, Alessandro Fiori, Irene Grandi, Andrea Chimenti e molti altri ed ha prodotto solo nel 2013 l’album di Giorgia Del Mese Di cosa parliamo, rivestendolo di sonorità sperimentali, e quello di Matteo Bonechi. Eclettico e versatile, Franchi manipola con destrezza e fantasia sonorità acustiche e suoni sintetici, cantautorato, momenti jazzati e sperimentazione, prestando attenzione soprattutto all’elaborazione del ritmo, essendo diventato un ottimo batterista, dopo aver studiato pianoforte e chitarra. Dopo aver diffuso ad ottobre su YouTube il provino di Immigrazioni, ballata acustica dal ritmo lieve e delicato con testo drammatico, Andrea continua il suo cammino artistico con con Guarigioni, che fonde sonorità synth-pop brillante e chitarre curate, spessore cantautorale del testo e un sound fresco e moderno. Il video del singolo, realizzato con il Collettivo “Zappa!”, sarà presentato il 2 dicembre. Ne parliamo in anteprima con l’artista pratese, che ci racconta il sodalizio artistico con Benvegnù e la sua lezione di coerenza ed umiltà, le sue esperienze di musicista e produttore, i suoi ascolti, il suo rapporto con il suo territorio e tanto altro.

Mescalina: Guarigioni  è presentata come una sorta di istantanea di questo preciso momento del tuo percorso musicale e pertanto anche come il frutto della transizione verso un nuovo album; per arrangiamento e sonorità appare più vicina a brani come La distrazione, Cheng Wei o a Good Morning Mr. Monroe!, scritta per Paolo Benvegnù, piuttosto che alla ballata acustica L’invasore o a pezzi con tocchi jazzati come Bene componibile o ancor di più Uno come te. In che direzione credi che stia procedendo la tua musica?

Andrea Franchi:La mia musica sta procedendo e provvedendo ad un completamento interiore, Guarigioni, appunto. Non mi interessa né il “genere” né mi chiedo come svolgere e arrangiare un brano: ogni canzone ha una sorta di sua storia che usa il “filtro” della tua esperienza e il tuo approccio musicale. Non so che sonorità avrà il mio nuovo album: mi interessano i brani e i testi e spero di riuscire a parlare di cose profonde, essendo musicalmente leggero. Un buon esempio è Immigrazioni, un nuovo brano che ho fatto girare su YouTube.

Comunque il prossimo lavoro sarà più scarno e diretto, meno farcito, più povero nel senso tecnico; niente a che vedere col primo disco.

Mescalina: “Mi difendo per non essere di nuovo ucciso […] Guarire è fermarsi prima di sentire il male”, recita il testo del singolo: proteggersi e agire in un certo modo per paura di soffrire può essere un limite o un ostacolo? E può spingere a non riconoscere la felicità o un sentimento che in fondo appare “diviso nel bene e nel male in un solo pigmento”?

Andrea Franchi:Ogni volta che si impara qualcosa, si uccide qualcosa, nel senso di rinnovamento della persona.  “Essere uccisi di nuovo” vuol dire cadere negli stessi errori e anche proteggersi, perché no! I nemici di cui parlo nel brano sono le varie facce che formano una persona. Non credo che noi siamo una cosa sola: ci sono molti Andrea dentro Andrea Franchi ! Guarire è accorgersi che la bellezza ti passa accanto, sta a noi acchiapparla o respingerla.

 

Mescalina: Occuparti della colonna sonora della spettacolo Il topo, diretto da Paolo Magelli, e comporre pezzi che si adattassero a determinate atmosfere e temi (penso per es. a Ballo onirico o ad Entra straniero) credi sia stato un’ulteriore ed utile palestra per affinare la tua scrittura? Come pensi che abbia inciso su di te come musicista e produttore questa esperienza?

Andrea Franchi:Sì, è stata un’ esperienza formativa e di sperimentazione, scavando e cercando le emozioni più profonde nella poesia dell'autore del libro, Raffaello Pecchioli. Mi ha dato la possibilità di creare musica, anziché canzone, ma è stato naturale.  Ogni lavoro accresce il tuo bagaglio e impari a confrontarti con gli altri, in questo caso Magelli, che mi ha lasciato campo libero, anche se ha fatto delle precise richieste. Ho provato a mettere in musica quello che a parole non si spiega.

Mescalina: Tra i brani della colonna sonora, ce n’è uno Bisenzio, tratto da uno scritto di Raffaello Pecchioli. Le rive del Bisenzio, a mio avviso, hanno qualcosa di antico e selvaggio, ma in questo caso se ne evidenzia uno splendore vivo soprattutto nella memoria, contrapposto a un presente di degrado (“sei cadavere senza colori, fiume della nostra prima infanzia […] Fiume d’olio della primavera, liquami e polietilene sgorgano dalle tue vene”). Come credi appaia il fiume in questo ritratto in parole e musica e che rapporto hai con il tuo territorio? Credi abbia in qualche modo influito sulla tua scrittura, sulle atmosfere dei tuoi pezzi?

Andrea Franchi:Credo che nell'intento dell'autore Pecchioli ci sia la volontà di esprimere un degrado in senso lato, che è intellettuale, sociale; poi fa una radiografia storica del fiume e quindi dei suoi abitanti pratesi. La poesia di Bisenzio è molto lunga rispetto al testo della canzone. Una delle frasi: Al di sopra,  il tabarro della notte espande il suo profumo di tomba; e il vento che lo sovrasta, ha strappi di cupidigie, voce di draghi, occhi di lemuri, malie di sirene bionde assassine.”

Sono attaccato alla mia città, ma sono convinto si possa fare molto di più di quanto sia stato fatto in passato, sia per l'industria, sia per la cultura e l'integrazione: dipende da noi, dalle istituzioni, nel riuscire a scardinare una mentalità borghese priva di coscienza e di significati dove ognuno pensa per sé. Ci vuole collaborazione ed etica morale, nel rispetto di ogni cittadino che vive Prato. Finché esiste individualismo e odio, non si può parlare di futuro.

Mescalina: Le canzoni della colonna sonora sono molto evocative, a tratti “cinematiche”: dopo aver lavorato più volte negli anni in campo teatrale, ti piacerebbe comporre colonne sonora per il cinema?

Andrea Franchi:Si, magari! Sarebbe molto gratificante per me.

Mescalina: Quella con Benvegnù è più di una semplice collaborazione: lavori con lui come polistrumentista, arrangiatore, produttore artistico e co-autore di alcuni brani fin dai suoi esordi come solista e talora è difficile distinguere dove possa terminare la tua impronta in alcuni brani e dove possa cominciare invece una qualche influenza della sua musica sulla tua, dopo dodici anni fianco a fianco. Si avverte una sorta di osmosi quindi a volte nella vostra musica, ma ci sono anche dei punti di distanza, forse sempre più evidenti: come li identificheresti? In cosa ti senti più vicino alla musica di Benvegnù e in cosa più lontano? Cosa hai imparato da Paolo e com’è lavorare con lui?

Andrea Franchi:Sì, ormai nemmeno noi sappiamo più dove inizia e finisce l'altro, abbiamo fatto sempre tutto assieme. I punti di distanza ci sono, eccome, altrimenti la musica di Paolo sarebbe ulteriormente diversa, ma questo non sarebbe giusto. Quello che è il mio lavoro con gli altri è capire il gusto e la direzione che l'artista vuole ottenere con i brani e trovare la veste più appropriata. Le differenze sono nella scrittura di un brano: ciò rappresenta il DNA di ogni musicista, l'impronta digitale. Prendere spunto ed essere influenzati va sempre bene; l'importante è mantenere una propria personalità.

Mi sento vicino al Benvegnù quando compone in maniera “sporca”, crepuscolare, ma maniacalmente simmetrica; lontano quando ci sono, nei suoi brani, molte stratificazioni di strumenti (arrangiamenti) e liriche molto cariche quanto profonde, dense, come solo lui sa fare.

Da Paolo ho imparato l'umiltà di fare musica in Italia, essendo coerenti con sé stessi, senza mai tradire quello che erano i nostri intenti. Non sbagliare mai un concerto. E' gratificante lavorare con Paolo, perché hai un front-man che non cede mai e si distrae raramente, ascolta te e il pubblico creando pathos ed emozionalità. Ha un carisma che pochi hanno e mi dispiace che a volte venga classificato come cantautore impegnato. Molti amano più i concerti dei nostri dischi : questo è il prossimo scalino da superare!

Mescalina: Com’è nata invece l’esigenza di percorrere una tua carriera da solista con la band, anzi il Collettivo, dei Pupazi?

Andrea Franchi: Ora con i Pupazi siamo fermi, ma è bello lavorare con loro. Impari a suonare e a confrontarti. Loro sono stati parte integrante del mio disco Lei o contro di lei e del progetto. Avevo bisogno di persone vicino che mi dessero degli stimoli nuovi.

Mescalina: Cosa hai provato quando hai saputo che una voce storica della canzone italiana come Mina aveva deciso di reinterpretare Io e te, che porta la firma di Benvegnù, la tua e quella di Gionni Dall’Orto?

Andrea Franchi: Ero contento che una grande interprete avesse cantato un brano di Paolo. Dovrebbe essere così in Italia, dando spazio a più autori. Sento molte cose scritte con poca passione. Colpa anche dei discografici che credono nel successo facile e veloce.

Mescalina: Che ricordo hai invece dell’esperienza dei Proiettili Buoni con Paolo, Marco Parente, con cui avevi già collaborato per alcuni anni, e lo stesso Dall’Orto?

Dall'Orto è uno dei più bravi musicisti italiani. Gli altri anche. Vi dico solo che avevamo un suono che difficilmente si sente, ma parlo di 12 anni fa. Proiettili Buoni nato nel 2008 è stato il tentativo di recuperare quel sound: in parte ci siamo riusciti.

Mescalina: E del progetto Revolver, in cui hai riproposto live l’intero omonimo album dei Beatles del 1966 con Enrico Gabrielli (Calibro 35/Mariposa/Afterhours), Carmelo Pipitone (Marta sui Tubi) e Tommaso Tam?

Andrea Franchi: Ci siamo divertiti ed è stato entusiasmante. Cantavamo tutti e quattro dal vivo, suonavamo vari strumenti e ti sembrava di suonare veramente i Beatles, essere quasi Beatles. Quando analizzi un disco, poi lo fai tuo. Quando suoni con musicisti come loro, devo dire che tutto è più facile.

Mescalina: Che rapporto hai con la musica dei Beatles?

Andrea Franchi: La ascolto fino da quando ero piccolo. Sono stati i più innovativi in vari generi, imprevedibili,  geniali tutti e quattro. Hanno immortalato un’epoca in musica e non solo: i Beatles sono socialmente importanti per tanti motivi. Ma è la leggerezza che mi colpisce, perché a fare pezzi seri sono capaci tutti, ma chi oggi scrive come loro?

Mescalina: Quali sono gli ascolti italiani e internazionali che credi abbiano nutrito maggiormente la tua musica e che ancora prima ti hanno portato a scegliere di intraprendere questa strada?

Andrea Franchi: Molta italiana e straniera dal pop al rock, jazz, prog e kraut. Battiato e De Andrè, Area. I Beatles, i Doors, i Led Zeppelin. Serge Gaisbourge, Erik Satie. Radiohead e Can.

Da piccolo avevo tanti strumenti e cantavo le canzoni di Lauzi ed Endrigo … come tanti.

Mescalina: Alle canzoni di Giorgia del Mese hai dato come produttore artistico una veste musicale con ritmiche ben in evidenza (da batterista…) e sonorità moderne e sperimentali. Che esperienza è stata?

Andrea Franchi: E' stato davvero un lavorone intenso. Nel senso che Giorgia aveva i testi e le melodie e ho composto tutto ripartendo dalla voce. Ho avuto modo di sperimentare un po’ di suoni e di idee. Nella scrittura di Giorgia i brani apparivano più tradizionali, alcuni dal taglio nettamente italiano. Il mio scopo è stato dirottare ogni brano in altri spazi ed è stato un bel risultato, una scommessa che ha ripagato. Lei è una cantante di protesta molto sottile e al tempo stesso popolare.

Mescalina:  Com’è stato invece produrre nel 2006 il gruppo Marti (con Benvegnù) e sempre nel 2013 Matteo Bonechi?

Andrea Franchi: Con Marti, io e Paolo ci siamo sbizzarriti. La direzione è stata avvicinarsi (su idea di Paolo) ai Tuxedomoon e agli anni ‘80 più scuri e sperimentali. Bruschi ha scritto dei brani interessanti e molto piacevoli legati a quell'estetica.

Bonechi si avvicina al cantastorie popolare dove non manca intelletto e ironia all'italiana (Iannacci, Conte, Buscaglione),  ma anche la tradizione degli anni ’40, “la canzonetta”, che poi ascoltandola bene tanto canzonetta non è, e nella cui semplicità trovi tante cose.

Mescalina: Credi si possa individuare una fisionomia e una compattezza di una scena musicale pratese o fiorentina al momento? E come pensi abbia influito sul territorio toscano la presenza di Paolo Benvegnù con il DDR Studio e le sue produzioni (penso ad es. ai Baby Blue, ora Blue Willa, ai Vandermars, ecc.)?

Andrea Franchi: Benvegnù ha influito molto sia nel  territorio toscano che nella nazione. Esista una scena pratese, però le proposte sono diverse fra loro e distaccate dal punto di vista musicale. Poi in questi anni non sono riuscito a seguire molto, ma ci sono tanti gruppi e autori molto bravi.
 

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Si ringraziano Andrea Franchi e il suo ufficio stampa, Alessandra Ameriniufficiostampaaf@gmail.com