Abbiamo intervistato i Transgender, gruppo anomalo nel malessere della scena indie italiana. Loro infatti non seguono ricette o prescrizioni mediche, ma suonano in base a quelle "contrazioni, aritmie, scompensi ormonali, eiaculazioni precoci e sbalzi di pressione" che molti loro cosiddetti colleghi evitano. |
Mescalina:
Ti devo dire che il primo
impatto con "Mey ark vu" è stato spiazzante, anche se già
conoscevo un vostro precedente demo … obiettivo raggiunto,
dici tu? |
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Mescalina: Mi sembra coerente con la proposta musicale dei Transgender: un tentativo di andare oltre quelli che sono i mezzi di comunicazione assodati, generi musicali compresi … Ci sono di fondo una libertà e un approccio che credo debbano molto al progressive, no? Alessandro: Sì, diciamo che il progressive è tra le nostre influenze, il guaio è che spesso questa parola viene associata a gruppi odierni che fanno grande sfoggio di virtuosismi, e quella è una cosa che non ci interessa se è fine a se stessa. Invece mi sembra molto interessante fare dei paralleli tra la nostra musica e quella ad esempio degli Area, per la potenza emotiva dei loro brani, per il loro essere mediterranei, sanguigni come credo che siamo noi. Oppure dei King Crimson, per una certa precisione nei dettagli, ma a mio parere ci distanziamo da quel gruppo proprio perché non siamo così freddi. A parte questo rimane un gruppo che in passato ho amato molto e Fripp è certamente tra le mie influenze. Penso comunque che la libertà nel nostro caso derivi maggiormente dai grandi gruppi crossover, come Living Colour, Faith No More e altri progetti di Mike Patton, che sono stati fondamentali anni fa nella nostra formazione. Mescalina: Non a caso il miglior progressive mette, o forse meglio dire metteva, in musica una ricerca concettuale-filosofica-linguistica-(fanta)scientifica che si ritrova nella vostra musica … Alessandro: È vero, in questo caso mi piace pensare soprattutto ai mitici Gong, che ho amato molto quando li scoprii anni fa, e ovviamente a Demetrio Stratos per la sua ricerca sulla voce e le parole. Mescalina: Se non sbaglio tra i vostri progetti c'è stato anche un disco sul "mito della caverna" di Platone … Alessandro: Sì, quello era un progetto che ho curato soprattutto io. Avendo studiato filosofia mi è sembrato interessante collegare le tracce a un percorso che si rifacesse al famoso "mito della caverna". Dal punto di vista musicale c'erano delle parti recitate in stile Diamanda Galàs, dell'ambient, delle improvvisazioni con guitarsynth e diversi strumenti etnici. Mescalina: Diteci qualcosa dei vostri ascolti e/o delle vostre letture … mi incuriosisce sapere da dove salta fuori un disco in cui si fondono progressive, crossover, rock, parti sinfoniche e persino qualche aria balcanica! Davide: Probabilmente ci vogliono cinque persone terribilmente diverse come noi! I Transgender credo proprio che non riusciranno bene o male mai a fare diversamente. Mescalina: Rubando le parole ad un'altra vostra canzone si potrebbe parlare di "organi impazziti"? Paolo: … ah, veramente dice così?? Bè da quel mattacchione di Lorenzo Esposito Fornasari mi aspetterei di tutto, perfino parole come che so "malessere sistolico" o "Na Ryò Esy Ush" addirittura! Diciamo che, al di fuori dei Transgender, i nostri organi sono "tutti" abbastanza sani. I segni di squilibrio insorgono inspiegabilmente ogni qualvolta entriamo in reciproco contatto. Lo squilibrio, ahinoi, cresce in maniera espo-neziale dando vita a fenomeni degenerativi di violenza megalomane e sodomia ... che però tradotti fortunatamente solo in musica e "parole" danno risultati di eccezionale prestigio/inestimabile valore. Modestamente, roba da spedire nello spazio per intenderci. Mescalina: Torniamo alla sistole? In effetti all'interno della (presunta) scena indie italiana voi potreste avere una funzione del genere … almeno mi auguro che qualcuno porti del sangue buono in seguito a forti contrazioni … Luca: Ah, per quanto riguarda gli ascolti si potrebbe fare un elenco infinito di nomi, dischi, libri e quant' altro, ma sarebbe fuorviante. Di solito le recensioni dei nostri dischi sono una gara a trovare quanti più nomi possibili a cui accostarci. A volte gli esiti sono esilaranti. Se ragioniamo con la logica del "a chi assomigliamo?" allora siamo fottuti! Io credo che ci sia sempre più musica e sempre meno cultura musicale, sempre più cose da ascoltare e sempre meno attenzione nell'ascoltare. E infatti fai bene a dire "presunta" scena indie italiana. Il mondo della musica è fra i più fertili per quanto riguarda nicchie e club esclusivi in cui rinchiudersi. Se ti trovi fuori o ai confini, le difficoltà per emergere diventano esponenziali e in tutto questo meccanismo non ha alcuna importanza che tu faccia buona o cattiva musica. Che posso dirti per rispondere alla tua domanda? Speriamo in forti contrazioni … |