Comets On Fire

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Comets On Fire La scia psichedelica dei Comets on Fire

17/10/2006 di Christian Verzeletti

#Comets On Fire

      
  La scia psichedelica dei Comets on Fire
      Intervista COMETS ON FIRE

Siamo rimasti letteralmente fulminati dal loro ultimo disco, "Avatar", un album libero e incandescente, ma allo stesso tempo solido e ben definito a differenza di molta psichedelia odierna. E abbiamo voluto parlarne direttamente con i Comets On Fire, che ci hanno risposto nella persona di Noel Von Harmonson.


Mescalina: Noel, volevo partire dal titolo del vostro ultimo disco, che calza molto bene sulla vostra musica … avete scelto "Avatar", perché nella filosofia induista si riferisce all'incarnazione terrena di essere celesti? Si potrebbe dire che è quello che voi fate coi cosiddetti generi musicali tramutandoli in un unico corpo …
NVH: Sì, il titolo "Avatar" è stato ispirato proprio da quel concetto della filosofia indù: sentivamo che riusciva a rappresentare questo nuovo gruppo di canzoni che contengono ciò che siamo diventati in questi ultimi anni. Di sicuro poi sono pezzi diversi l'uno dall'altro e in un certo senso mirano a cogliere l'ascoltatore con la guardia abbassata. Comunque non stiamo cercando di ridefinire nulla, nemmeno noi stessi, ma piuttosto cerchiamo di dare un'idea della musica che suoniamo quando ci troviamo nella nostra sala prove con un bel po' di birre.

Mescalina: Nell'idea di "Avatar" c'è anche un senso di manifestazione suprema, divina, e anche di questo aspetto c'è traccia nella vostra musica, almeno per via di alcune influenze dal free e da Sun Ra …
NVH: Noi siamo influenzati da quantità enormi di musica, diversissime tra loro! Non è necessario riconoscerle tutte, ma questo disco è davvero come se fosse percorso da forze innumerevoli e contrarie allo stesso tempo. A volte può sembrare che quello che facciamo sia come mescolare tequila e latte, ma noi cerchiamo di presentare tutte queste variabili nel modo più logico e conciso, per così dire.

Mescalina: Ma lo sai che in rete e soprattutto nella realtà virtuale dei videogiochi "Avatar" è il termine con cui si identifica l'identità o l'immagine di un soggetto?
NVH: Sì, ma non ce ne frega nulla di queste stronzate. È solo una cazzata e non centra nulla con quello che facciamo noi.

Mescalina: Però in un certo senso c'è eccome qualcosa di moderno nella vostra musica! Basti pensare ai tuoi suoni alle keyboards, all'echoplex e anche quel po' di elettronica che fai sempre tu …
NVH: Certo, perché le nostre ambizioni vanno ben oltre il semplice tentativo di suonare come una rock band degli anni '70: sarebbe troppo facile e ci darebbe molta meno soddisfazione.

Mescalina: Però rimane una grossa componente psichedelica che immagino abbiate sviluppato dopo aver ereditato la tradizione californiana degli anni '60 e '70, no?
NVH: Certo, difatti da un certo punto di vista credo che "Avatar" sia il disco più californiano che abbiamo fatto finora. Siamo solo un gruppo di gonzi che cercano di divertirsi, di specchiarsi e di interagire attraverso la musica con l'ambiente anche geografico che ci troviamo attorno. Ma non è che ne siamo sempre consci, anzi tutta questa storia della California e della West Coast è qualcosa che giace sul fondo delle nostre menti e delle nostre anime e il minimo che possiamo fare è rifletterlo.

Mescalina: Difatti il termine "psichedelia" è diventato parecchio abusato, forse perché lo si adopra per troppe band. Nel vostro caso però è molto appropriato, anche perché voi venite da Santa Cruz, che non è molto lontana da San Francisco, dove tutto è cominciato …
NVH: Sì, anche se abbiamo cominciato come band a Santa Cruz, ma è ormai da quattro anni che viviamo a San Francisco e a Oakland. Detto questo, sì, ci troviamo in un luogo leggendario per la storia del rock psichedelico, ma allo stesso tempo viviamo in un contesto pieno di giovani opportunisti e urbanizzati, che hanno cambiato tantissimo quello che era il paesaggio della città negli anni '60. Pensa che ognuno di noi è costretto ad avere un altro lavoro per pagarsi da vivere. Non c'è altro modo se vuoi riuscire a campare da queste parti.

Mescalina: Purtroppo è una situazione che non tocca solo la California … voi però avete preso quello che era l'approccio freak della scena di San Francisco?
NVH: Non so se siamo freak. Di sicuro siamo molto più espressivi quando suoniamo dal vivo a differenza delle tipiche band indie-rock o giù di lì. Comunque credo sia più preciso dire che siamo un gruppo che consuma enormi dosi di adrenalina … ormai sappiamo bene come come trovarla, come provocarla e come domarla. Noi vogliamo semplicemente che la nostra musica sia qualcosa di davvero eccitante.

Mescalina: È per quello che avete sviluppato il vostro suono di disco in disco partendo da una musica più orientata verso l'hard-core e il free e puntando verso direzioni marcate da blues lisergici …
NVH: Sì, infatti ogni disco è stato un andare oltre il punto in cui eravamo arrivati col precedente. Questa è una cosa abbastanza intenzionale, che soprattutto ci aiuta a infondere freschezza e ispirazione nella nostra musica. Sarebbe stato troppo facile e anche un po' noioso continuare a rifare sempre lo stesso disco. Noi cerchiamo di esplorare più direzioni possibili pur rimanendo fedeli all'"estetica" dei Comets.

Mescalina: Gli ultimi due dischi, "Blue cathedral" e "Avatar", sono meno focalizzati su forme dure e noise, come se poco alla volta vi foste spostati da Blue Cheer e MC5 verso Allman Brothers Band, Quicksilver e Procol Harum: che ne pensi?
NVH: Sì, è vero. Come ho detto prima, sarebbe stato ridicolo cercare di fare un album che suonasse come i Blue Cheer al nostro quarto disco. Nemmeno i Blue Cheer lo hanno fatto, nessuna di quelle band seguì questa linea: erano tutte in costante evoluzione e affrontavano ogni disco con un approccio diverso per esplorare nuovi territori sonori. Noi cerchiamo di fare qualcosa di simile facendo entrare nel nostro raggio d'azione tutte le influenze possibili e poi ottenendo per reazione delle jam spontanee che non suonino retrò.

Mescalina: Come lavorate in studio? Improvvisate parecchio?
NVH: In questo disco l'improvvisazione ha svolto un ruolo minore rispetto agli atri. Anche perchè stavolta abbiamo avuto più tempo, almeno relativamente, per prepararci, per provare e per registrare, mentre per gli altri dischi cominciavamo a registrare con buona parte delle canzoni che dovevano ancora essere completate. Quel metodo aveva funzionato parecchio, ma stavolta volevamo lavorare in modo più conciso per essere poi più liberi di creare qualcosa con delle sovraincisioni.

Mescalina: Però alcuni pezzi danno ancora l'impressione di essere nati nel momento stesso in cui stavate registrando …
NVH: Sì, è ancora così, ma i pezzi erano già stati provati e fissati in una forma soddisfacente. Le parti improvvisate sono state quelle registrate mentre sperimentavamo su alcune sovraincisioni. Sai, siamo un po' cazzoni per natura …

Mescalina: Neanche tanto poi, basti pensare che, oltre ad essere in tour, avete in corso parecchi altri progetti … immagino che con tutto quello che avete da fare e da suonare sia impossibile per ora anche solo ipotizzare quale sarà la direzione successiva ad "Avatar" …
NVH: Sì, siamo davvero molto impegnati con altri progetti. Io non riesco proprio a immaginare che direzione prenderà il prossimo disco e dubito che ci sia qualcuno nella band che ne abbia la minima idea.

Mescalina: Bè, allora potremmo chiudere questa intervista come l'abbiamo iniziata, tornando sul tema dei nomi: avete scelto di chiamarvi "Comets on fire" proprio per sottolineare tutta l'energia che brucia dentro la vostra musica?
NVH: Sì, Ethan Miller, il nostro cantante e chitarrista, venne fuori con questa idea mentre era in giro per Santa Cruz a consegnare pizze. Credo si sentisse un po' annoiato da quella falsa atmosfera hippy che circonda la città e perciò si mise in testa di trovare un nome per una band che fosse in grado di salire sul palco e spaccare. In quel periodo fumava erba e consegnava pizze e così il nome "Comets on fire" gli venne in mente addirittura mesi prima che ci mettessimo insieme. Una volta avuta la visione e trovato il nome, doveva solo scovare le persone giuste per tramutare tutto in realtà. Per fortuna, in una piccola città con una scena musicale molto limitata, non abbiamo fatto fatica ad incontrarci.
Mescalina: Per fortuna vostra … e nostra!