interviste
Rovere i rovere vanno dalla terra a marte (in minuscolo per un disco maiuscolo)
Tornano i rovere, il gruppo bolognese che intende aprire un nuovo capitolo del loro percorso col secondo disco, dalla terra a marte. In un incontro online illustrano il loro piccolo viaggio, dalla Terra a Marte, che li ha fatti precipitare, pensare e stare insieme, seppur a distanza. L'incontro e' diventato un racconto a piu' voci, in cui i cinque si sono alternati, nel ripercorrere le tappe del loro viaggio.
D. Qual è stato il clima durante la creazione del disco?r. Era la prima volta che componevamo a distanza, e il primo pezzo è stato mappamondo, una piccola luce in fondo al tunnel, che ha dato il via alla creazione del disco. Eavamo abituati a un altro metodo di lavoro:scrivere canzoni ognuno a casa propria è stato strano, ma stimolante, e ci ha aperto nuove prospettive.
D. Un viaggio verso l'alto comporta un cambio di orizzonti. Siete pronti a cambiare prospettiva?
r. Da un certo punto di vista l'abbiamo già fatto; l'ultima traccia è precipitare, perché siamo anche un po' caduti, ma fa parte del percorso di crescita, con una visione dall'esterno, come se fosse quella di un astronauta. Importante è stato allontanarci dalla vita di tutti i giorni, uscire dalla comfort zone musicale, con un disco che deve essere ascoltato dall'inizio alla fine, mettendosi in connessione con le suggestioni anche strumentali, come se fosse un racconto, o un concept album, come se ne facevano anni fa.
D. Com'è Marte visto dai rovere?
r. Per adesso è stato raggiunto da qualche robottino...che ci rappresenta, perché distante, ma oltre rispetto a quello che avevamo già fatto.
D. Nel disco c'è anche un brano strumentale, Major Tom...un personaggio introdotto da Bowie; che significato ha?
r. La citazione era nata all'interno di precipitare; tutti amiamo Bowie, perché è stato un rivoluzionario e fa parte dei nostri ascolti. Per ricongiungerci al concept, abbiamo quindi voluto citarlo espressamente all'inizio, come omaggio. Ma ci sono altre citazioni nel disco...da scoprire...
D. Quali sono state le maggiori paure durante il lockdown?
r. Come persone, abbiamo avuto le paure di tutti, e come band ci siamo voluti impegnare a sostenere alcune decisioni collettive importanti; ad esempio, l'idea di restare a casa ci ha convinti, e abbiamo fatto alcuni video (come quello ispirato a Mingardi), sposando delle cause che aiutassero il mondo musicale.
D. Un brano molto intenso è la libertà: come nasce?
r. la libertà è Il singolo che accompagna l'uscita del disco e parla del valore della riscoperta della libertà, ma uscendo dalla sua definizione condivisa. Anche l'arrangiamento musicale sottolinea un nuovo tipo di libertà, che coincide con una scoperta individuale, da cercare in equilibrio fra la volontà di legarsi a qualche idea, o persona, o situazione, e trovare i propri spazi. Nel pezzo c'è anche una citazione dei Pink Floyd, che suggerisce proprio questa idea...
D. Avete scritto bim bum bam insieme a Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari. Vi ha dato qualche consiglio?
r. Anche la libertà e lupo sono stati scritti con lui; Riccardo ci accompagna da sempre nella nostra quotidianità, come punto di riferimento, amico e autore. Da cantante, Nelson gli deve molto, soprattutto per bim bum bam, perché, durante la sua registrazione, Riccardo l'ha spronato a potenziare l'interpretazione.
D. Quanto del vostro lato bambino c'è nella vostra musica?
r. Siamo nella fase in cui prendi decisioni che potrebbero cambiare il corso della vita; ci piace però alleggerire il peso delle scelte, e portare gioia all'interno della nostalgia; anche se tutto è un po'più introspettivo, restiamo legati alla dimensione del primo disco...forse non cresceremo mai, tranne Frank, che non è mai stato piccolo, e mangiava bollito fin da bambino! (Frank conferma, tutti ridono)
D. Quali sono le suggestioni musicali presenti nel disco?
r. Ci siamo influenzati reciprocamente tantissimo, e questo è il nostro valore di band. Infatti il senso del disco è stato strutturato come un viaggio; l'astronauta sta nella propria bolla, come tutti abbiamo vissuto in questi ultimi due anni, e insieme abbiamo costruito questo disco, perché abbiamo avuto modo di guardarci dentro, per capire la prossima direzione.
D. Che passaggio rappresenta il disco nel vostro percorso?
r. Unendo le nostre idee, ci siamo ritrovati molto cambiati, maturati, cresciuti, e c'è tanta aspettativa anche da parte nostra, perché, come dice Caparezza, il secondo disco è il più difficile. Matteo Cantaluppi ha dato il proprio contributo per valorizzare al massimo, in sede di produzione, i nostri pezzi, e anche noi volevamo dare il massimo delle nostre possibilità.
D. L'ingresso ufficiale di Frank e di Marco nella band come è stato visto? E cosa hanno aggiunto i due componenti?
r. È stato un processo naturale, a cui mancava la formalità, ma comunque è stato divertente...Frank ora lo trovate anche sulla copertina dell'album! Noi ci tenevamo molto, perché ci sono sempre stati, e ci sembrava assurdo che non facessero parte del gruppo, perché senza di loro non avremmo fatto nemmeno il nostro primo disco, e volevamo imbarcarci insieme nell'avventura.
D. Cosa vi portate dentro di questo disco?
r. Abbiamo capito che dalle esperienze impari cose negative e positive, ma quelle negative puoi trasformarle. È stato un disco difficile, che però ci ha portati a condividere tutto di questo viaggio; il precipitare che sussiste dietro ogni sfida della vita può essere superato cercando di farlo insieme, mettendo da parte il nostro naturale egocentrismo e condividendo impressioni, dubbi e paure.
D. Come pensate che lo stop vissuto in questi anni possa cambiare la dimensione dei live?
r. Abbiamo fame di concerti...nei tre concerti dello scorso anno vedevamo il pubblico seduto, ed era strano. Quando potremo rifarli, a luglio, vogliamo tornare a incontrare il nostro pubblico senza barriere, pur in sicurezza, ma divertendoci. Lo spettacolo sarà nuovo, ma avremo la stessa energia e carica di una volta, perché i nostri pezzi si realizzano nella forma più compiuta solo dal vivo; noi scriviamo le canzoni proiettandole ai live e non all'ascolto solo.
D. Cosa avete pensato quando avete scritto lupo?
r. Abbiamo scritto lupo proiettandolo come in una fiaba, e abbiamo pensato che non dobbiamo avere paura di provare determinate sensazioni e gestirle nella realtà, tramutando le situazioni negative con energia e una sorta di cattiveria buona. La fiaba era fatta per istruire; noi l'abbiamo ribaltata, e noi ci siamo sentiti il lupo di Cappuccetto Rosso, che commette errori, e cerca di risollevarsi, imparando dagli errori.
D. Nel disco ci sono molte figure di donna...come vedete i sentimenti in questi anni di cambiamento?
r. Non sempre i rapporti che descriviamo sono quelli che viviamo, ma sono il mezzo per raccontare una serie di sensazioni. La figura femminile, o di un partner, è uno specchio, con cui parliamo, ci interfacciamo, e ci ridà le nostre sicurezze, elaborate. In questo disco c'è molto la noia all'interno della coppia, e quanto possa essere bella e pesante la quotidianità, in un percorso di crescita che ci ha dato tanto. Inoltre, ci sono due canzoni che può sembrare che parlino di un dialogo con un'altra persona, ma che si possono adattare a una relazione familiare o di amicizia, ed è bello, perché ogni ascoltatore può fare propria la canzone, a seconda di quanto sente.
D. Questo album pensate che possa essere un rifugio per tante persone che stanno vivendo un momento difficile?
r. Ognuno di noi può trovarsi nel disco e leggere qualcosa di utile; anche solo sentire qualcuno che espone e condivide dei dubbi fa sentire meno soli. Per Stiva invece è stata un'ancora di salvezza, perché ha impostato la sua quotidianità scrivendo, componendo, esercitandosi al pianoforte, condividendo le proprie impressioni. Per tutti, comunque, è un modo per tenere alta la comunicazione con gli altri e il proprio pubblico, in attesa dell'abbraccio non solo virtuale, ma sotto il palco!