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interviste
Miami And The Groovers Una chiacchierata con Lorenzo Semprini, dei Miami and the Groovers, per l'anteprima video di LOVE AND PAIN, il loro nuovo singolo
Grazie, Lorenzo, per avermi dato la possibilità di approfondire qualche aspetto del nuovo singolo, del video e dei vostri progetti! Love and pain esprime la complessità dell'esperienza umana, ma il ritmo è incalzante ed energico. Nel testo poi importante è il verso “We feel so lonely in these crazy troubled times”…a chi avete pensato di rivolgervi?
R. Abbiamo vissuto questi ultimi anni e quelli attuali con un senso di incertezza sempre maggiore, in cui chiaramente l’isolamento sociale, la solitudine e l’individualismo spinto non stanno portando a una vita migliore.
La canzone descrive quello che noi, come band ed esseri umani, abbiamo affrontato, esperienze nuove come la perdita di amici e genitori, nuove storie d’amore, matrimoni, figli arrivati e cresciuti, la pandemia, nuove convenzioni sociali, minacce alle democrazia, nuovi e finti profeti, ma l’unica cosa, in cui abbiamo sempre creduto e a cui ci siamo affidati, è stata la musica rock. Per questo, il suono di questo brano è così marcatamente rock, come fosse il segno di fabbrica dei Miami & the Groovers.
D. I punti fermi sembrano essere due: l'amicizia e il rock and roll. Come pensate che la vostra musica possa portare avanti questi valori?
R. Il rock and roll è una scelta di vita, un’attitudine, un’esigenza, non puoi far finta di farlo. Noi in questi anni lo abbiamo portato avanti come una vera e propria ancora di salvezza in mezzo a questo mondo folle e confuso. L’amicizia è spesso legata al rock e viceversa, e anche nella band siamo “diversamente amici”, nel senso che non usciamo spesso insieme o facciamo vacanze insieme, ma sicuramente il senso di amicizia e rispetto dopo tutti questi anni si sente molto forte nelle cose che facciamo e nel modo in cui le portiamo avanti.
D. Il video racconta esperienze personali, o è nato da un’idea istintiva?
R. Il videoclip di “Love and pain” (curato da Lorenzo Fariselli e con Marco Francisconi protagonista) riflette quanto detto prima. Una persona si ritrova spesso ad affrontare la vita in solitario, ma probabilmente solo dentro qualcosa che assomiglia a un rito (il concerto) o una comunità (il pubblico) riesce ad esprimere e a esternare quello che ha dentro senza troppi filtri o maschere. Il protagonista riesce a trasformare il proprio mondo in “bianco e nero” quando entra nell’arena e si fa trasportare dalla musica; all’improvviso tutta la storia e la visione diventa “a colori”.
D Sappiamo che state registrando un disco. Com’è andata in studio?
R. Stiamo registrando le canzoni un po’ per volta. Erano anni che non ci confrontavamo con lo studio e le registrazioni, pur avendo tenuto sempre una densa attività live. Gianluca Morelli di Deck Lab ci sta guidando attraverso le sue sapienti mani e orecchie. Speriamo che quest’anni di esperienze e maturità ci portino ad affinare anche in studio le sonorità, le storie, le vibrazioni che scaturiscano da questi nuovi brani. Pubblicheremo tre o quattro singoli, prima di far uscire l’album in autunno.
D. Com'è composta attualmente la band?
R. Direi come sempre, con l’eccezione di Mario Ingrassia al basso che ha sostituito nel 2020 Luca Angelini dopo nove anni di permanenza nella band. Insieme a Marco Ferri (batteria), Alessio Raffaelli (piano) e Beppe Ardito (chitarra) suoniamo dal 2002 e quest’anno festeggiamo vent’anni dal primo album in studio dei Miami (con Dirty Roads del 2005). Insieme cerchiamo di apportare idee e proposte per questa nuova storia da raccontare.
D. Qual è il posto più suggestivo in cui avete suonato? E qual è la venue dei vostri sogni?
R. In questi anni abbiamo davvero suonato ovunque, ci sono tanti posti stupendi dove suonare, specialmente all’aperto. È difficile sceglierne uno in particolare, siamo stati in Inghilterra, Austria, Svezia, Lussemburgo, anche USA, ma forse il posto più suggestivo è stato suonare al confine tra Italia e Austria, a duemila metri di altezza, con le montagne innevate sullo sfondo e con il sole che ci scaldava. La location dei sogni…in Italia il Teatro Antico di Taormina, all’estero il Red Rocks Auditorium in Colorado: se si sogna meglio farlo in grande!
D. Siete da tanti anni on the road, ma riuscite ancora a emozionarvi?
R. La risposta è decisamente sì, altrimenti avrebbe poco senso tutto. Vedere la gente che viene lì, si fa chilometri, e partecipa in quel modo ai concerti non può che emozionarti e renderti felice ogni volta.
D. I vostri live (qui il live report del concerto di sabato scorso) sono caratterizzati da setlist sempre nuove; ci sono sorprese a breve?
R. Cerchiamo di differenziare ogni serata, perché c’è gente che viene a vedere anche decine di nostri concerti l’anno e noi cerchiamo di dare, a loro e a tutti gli altri, un’esperienza unica ogni volta. Ultimamente abbiamo ripescato brani che non facciamo da tempo e continueremo a farlo, inoltre abbiamo inserito canzoni che saranno sul prossimo album. Poi all’improvviso può sempre scapparci un pezzo di Elvis, di Springsteen o dei Clash, ad esempio.
D. Questo singolo è il preludio a un nuovo album in arrivo: come sarà?
R. Oggi la fruizione della musica è cambiata molto e quindi preferiamo non svelare tutto all’inizio. L’album sarà rappresentativo del nostro percorso; a fine marzo uscirà il secondo singolo e sarà una lunga camminata, fino alla pubblicazione dell’album.
D. Immaginate di definire il futuro della band con tre parole: quali sarebbero?
R. Dedizione, coerenza e passione.
D. Vorreste inviare un messaggio per chi vi segue e aspetta i prossimi concerti?
R. In generale ci piacerebbe dire che, in questo periodo storico, è molto importante esserci, non lasciarsi illudere che un video o una diretta sui social possano sostituire la presenza umana, il contatto umano; che è tempo di tornare ad essere curiosi, affamati di musica; che là fuori c’ è bisogno di tutti noi, e, in questo momento davvero difficile, noi possiamo essere la resistenza estrema a questo sistema. Sempre nel nome del rock and roll.
E adesso...ecco il video!