interviste
Luigi Grechi Le canzoni a sorpresa di Luigi Grechi De Gregori
Destino & vocazione contro-tendenti di Luigi Grechi sono compresi in un titolo. Il titolo di un una canzone lontana: "Accusato di libertà". Risale al 1976 e contiene già in nuce l’essenza filosofico-libertaria di Luigi Grechi. Il beatnik e il suonatore di chitarra. L’uomo e il folksinger. Che nel suo caso un po’ coincidono, dove finisce l’uno comincia l’altro. Voltando pagina: c’è chi scrive canzoni seriali, auspicando fama e fortuna, c’è chi, come LGD (da adesso in poi: sta per Luigi Grechi De Gregori) le scrive per sé, se e quando ne ha voglia. E succede anche che le diffonde gratis. In streaming, in puro stile 2.0, sul suo sito (www.luigigrechi.it). Tutte canzoni nuove. Una per volta, Il 21 di ogni mese. Tanto i dischi non li compra più nessuno, e nessuno nemmeno li scarica, se è per questo. Il progetto “Una canzone al mese” è iniziato lo scorso giugno e proseguirà ancora per chissà quanto. Comincio la chiacchierata con una domanda pleonastica; avendo al telefono LGD pleonastica cento volte di più.
MESCALINA: Se non altro sulla carta, uno le canzoni dovrebbe provare a venderle, piuttosto che divulgarle gratis in uscite mensili. Mi sbaglio?(ride, ndr)
LGD: La sensazione che ho è che l’era del cd sia ormai giunta al tramonto. Internet spadroneggia e anche la musica viene fruita attraverso i così detti portali. Stando così le cose non credo avesse molto senso attestarsi sul passato, assemblare cioè i canonici dodici pezzi per pubblicarli in un disco che in pochi avrebbero comprato. Da questa consapevolezza è nata l’idea di editarli uno per volta, uno ogni mese, via via che vengono realizzati.
MESCALINA: Certo non si può dire che tu rifugga dalle sfide…
LGD: Sì, ma in fin dei conti è una specie di regalo. Un regalo che ho fatto al mio pubblico: per un mese i nuovi brani sono ascoltabili in streaming sul mio sito, dopo andranno a finire su internet, a disposizione di tutti…
MESCALINA E per un nuovo disco? Ci dobbiamo mettere l’anima in pace?
(ride, ndr)
LGD: Solo se mi venisse chiesto a furor di popolo. Non mi tirerei certo indietro.
MESCALINA: Il progetto “Una canzone al mese” è stato inaugurato da Dublino, una tua antica evergreen. Come stai procedendo per la scelta dei brani?
LGD: I pezzi saranno tutti pezzi inediti oppure - in qualche caso - saranno pezzi difficilmente reperibili in rete, riproposti in una nuova versione. La sola linea guida che motiva le mie scelte è dunque quella dell’ispirazione. Dublino è una vecchia canzone scritta con Francesco (De Gregori, ndr). Un giovane gruppo emergente l’ha inclusa nell’album d’esordio chiedendomi anche di cantarne una strofa. Mi è sembrato opportuno ricambiare, cominciando “Una canzone al mese” proprio a partire da questa canzone dei fratelli De Gregori.
MESCALINA: Hai continuato con Tangos e Mangos, tra le cose più scanzonate che tu abbia mai scritto.
LGD: Sì, Tangos e Mangos è un brano decisamente leggero. Si tratta di un divertimento, anche linguistico. Ogni tanto può essere salutare staccare un po’, prendere le distanze dalle cose impegnate…
MESCALINA: Dopo la pausa di agosto, ti va di anticipare a Mescalina quale sarà il brano che inserirai il 21 settembre?
LGD: Certo. Fra pochi giorni pubblicherò Sangue e carbone (la pasiun de la mina): una storia sull’oscuro fascino della miniera. Ora da noi le miniere di carbone sono chiuse, ma tanti hanno avuto un nonno o uno zio che ha scavato nelle viscere della terra in paesi lontani. E’ a loro che è dedicata la canzone.
MESCALINA: L’argomento promette bene, ma per quanto ancora hai intenzione di andare avanti di questo passo? In altre parole: “Una canzone al mese” è un progetto in progress?
LGD: Senz’altro durerà fino a primavera, ma non è detto che non mi spinga oltre, se avrò ancora qualcosa da fare sentire.
MESCALINA: Vorrei allontanarmi un po’ dal tema principale di questa chiacchierata e chiederti: alla luce degli anni che sono trascorsi, cosa ritieni di avere guadagnato e cosa invece di avere perso rispetto ai tuoi inizi?
LGD: Ho guadagnato senz’altro in esperienza, in capacità. All’inizio ero alquanto naif, molto ingenuo. Nel bene e nel male adesso sono diventato più esperto del mestiere, sono musicalmente più a mio agio. Perso, direi niente. Non avrò realizzato grandi guadagni ma nemmeno perso granchè…
MESCALINA: Rimpianti proprio nessuno?
LGD: Nessuno. Il percorso che ho fatto è stato il percorso giusto per me. Anche se all’inizio ho pagato l’inesperienza con lo scarso successo. Adesso il successo è ugualmente scarso ma c’è l’esperienza.
(ride, ndr)
MESCALINA: A livello ispirativo ritieni di aver guardato più al folk americano o più al cantautorato, per così dire “classico”?
LGD: Ho perso il conto dei dischi che ho ascoltato: l’America resta sempre la mia dimensione musicale. Il secolo scorso è stato il secolo della musica americana. In tutte le sue forme: folk, jazz, blues… i generi musicali sono tutti nati in America, noi li abbiamo soltanto declinati. L’America è il contesto di tutte le musiche del mondo. Da quella africana, a quella latina, a quella anglosassone, a quella delle culture native…
MESCALINA: Se dovessi consigliare un tuo disco a un ascoltatore che ancora non ti conosce, quale disco gli consiglieresti?
LGD: La mia ultima compilation. Si intitola Tutto quel che ho, è uscita nel 2015 ed è senza dubbio il mio disco migliore.
MESCALINA: Penso che il cantautorato - inteso come fenomeno artistico - sia morto e sepolto, e che al massimo possa essere storicizzato. Sei d'accordo?
LGD: Personalmente non dò un grande valore alla parola cantautore. E’ una parola bruttissima, le preferisco il termine “autore”. Ecco, quello che più mi dispiace è che sia sparita, semmai, la figura dell’autore.
MESCALINA: All’interno della frastagliata galassia cantautorale, tu rappresenti una specie di anomalia. Nel senso che si fatica ad inquadrarti in maniera univoca: non sei un autore politico ma nemmeno disimpegnato; quasi mai sotto i riflettori eppure capace di ritagliarti uno spazio nella storia della canzone di contenuto…
LGD: Il mio ideale è quello del folksinger. L’essenza vera del folksinger, in fondo è data dalla libertà. Dall’ indipendenza mentale, da una certa cattiveria d’artista che consiste nel non fare le cose soltanto perché le richiede il pubblico ma farle egoisticamente per se stessi. Non so se è giusto o sbagliato, ma è quello che ho sempre fatto e continuo a fare io...
MESCALINA: Pensi sia questo il segreto per resistere quarant'anni e passa nel giro buono (qualitativamente buono) della musica italiana?
LDG: Stare all’interno o all’esterno del giro non è importante. La cosa importante è che mi diverto a fare quello che faccio. Canto e suono ancora volentieri, con passione. Il successo non mi interessa, mi interessa che una canzone sia venuta come mi aspettavo, che sia capace di suscitare le emozioni che volevo. Che questo funzioni per milioni di persone o soltanto per cinquanta non conta. Conta che funzioni la serata, che funzioni la canzone. Nient’altro.
Info:
https://www.luigigrechi.it/