interviste
Paul Handyside Journey of life
Quello di Paul Handyside è un viaggio di vita e di musica, cominciato negli anni '80 e proseguito attraverso i generi fino ad approdare oggi ad un songwriting più folk, più tradizionale, ma soprattutto più maturo. |
Mescalina:
Paul, è più di venticinque anni ormai che fai musica: come
mai così tanto tempo per arrivare ad un tuo disco da solista? |
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Mescalina: Quanto tempo ti ci è voluto per scrivere e completare i pezzi? Paul Handyside: Ho cominciato a registrare col mio tecnico del suono e produttore Rob Tickell nel novembre 2005, ma non ho potuto proseguire perché dovevo fare un'operazione alla schiena ed è stata una cosa urgente, proprio quando eravamo all'inizio delle sessions. Poi dopo una settimana è morta la moglie di Rob, all'improvviso, a soli trent'anni. Così abbiamo sospeso tutto, ma abbiamo ricominciato dopo due mesi dopo perché Rob aveva bisogno di qualcosa che lo impegnasse. Io nel frattempo credevo che non sarei più stato in grado di suonare e di cantare perché l'operazione mi aveva toccato anche nel braccio sinistro, nella mano, nel collo e nelle corde vocali. Le registrazioni hanno assunto quindi un diverso significato: sono state una terapia per superare un dolore che per Rob era emotivo, mentre per me soprattutto fisico. Forse l'album è venuto troppo triste, ma è stato un periodo davvero difficile. Mescalina: Bè, le sessions devono esser state un processo lungo e faticoso, da ogni punto di vista, anche interiormente … Paul Handyside: Sì, anche perché non riuscivamo nemmeno ad andare al lavoro e quindi non avevamo i soldi per lo studio. Abbiamo registrato a casa e, dal momento che mi ci è voluto un anno per riprendermi dalle conseguenze dell'operazione, ci abbiamo messo più di un anno per terminare il disco. Abbiamo cercato di creare un suono che fosse il più "organico" possibile, ma onestamente non sono il tipo che si mette ad ascoltare il proprio materiale, una volta che tutto è finito, perciò non mi ricordo esattamente come suona il disco. Le canzoni che ci sono sul cd poi prendono forme molto diverse quando le facciamo dal vivo. Mescalina: Difatti nel disco c'è del folk, del pop, del gospel e anche qualcosa di irlandese … Paul Handyside: Possiamo ricondurre tutto alle influenze che ti ho detto prima; c'è da aggiungere il violino classico che ho studiato molto quando ero giovane. Amo la musica da chiesa compresi gli inni inglesi del IXX secolo. Mia madre poi era di Napoli così è probabile che nel mio sangue ci siano alcuni geni di "canzone Napoletane" (in italiano nel testo, ndr). Tutti gli anni vengo a trovare la mia famiglia: una parte del mio cuore sta nel Nord dell'Inghilterra e l'altra in Campania. Mescalina: C'è una speranza che attraversa tutto il disco di traccia in traccia, fino alla conclusiva "Peace in our time" ... Paul Handyside: Abbiamo cercato di fare un album in cui ogni canzone fosse come un capitolo di un libro. "Peace in our time" sembrava la conclusione perfetta. Mescalina: La sensazione che si prova nell'ascoltare "Future's dream" alla fine non è così distante da quella che comunicano certi inni … Paul Handyside: Sì e spero che questo non allontani la gente. Sarà difficile che ci sia qualcuno a cui piacciano tutte le canzoni del disco, ma di questo eravamo coscienti sin da quando ci siamo messi a registrare l'album. Mescalina: Sei in tour adesso? Hai programmi anche fuori dall'Inghilterra? Paul Handyside: Cominceremo nel 2008, finora ho fatto solo pochi concerti perché ho ancora qualche problema alla schiena e al braccio dopo l'operazione. Adesso stiamo lavorando su delle nuove canzoni per il prossimo disco. Mi piacerebbe tornare a suonare in Italia, l'ultima volta che ci sono stato era nel '85 quando abbiamo aperto per i Prefab Sprout. |