interviste
Fabio Treves Blues Band The Blues is alright! Una chiacchierata col Puma di Lambrate: passato, presente e futuro del blues
E' appena iniziato il tour 2021 per la Treves Blues Band, premiata ditta Fabio Treves e soci, e abbiamo colto l'occasione per intrecciare ricordi, riflessioni e progetti.
D. Innanzitutto grazie per concederci questa chiacchierata...vorrei ripercorrere con te il tuo straordinario viaggio nel blues: come hai fatto, in pieno boom prog, negli anni Settanta, a imporreil blues alle masse?
R. È stato difficile, anzi di più, ma io avevo una vera passione che coltivavo da anni, da quando ascoltavo certi brani che mio padre metteva sul giradischi quando ero ancora bambino… Poi negli anni sessanta ho capito che certi gruppi inglesi avevano qualcosa di familiare, stavano riscoprendo anche loro le origini del blues; sto parlando dei grandi padri del British Blues: Mayall, Korner e Cyril Davis per citare i più famosi.
D. Nella scena musicale italiana, sei un unicum: non solo armonicista, ma anche fotografo,
giornalista, conduttore radiofonico, consigliere comunale...qual è il fattore che tiene insieme tutte queste sfaccettature?
R. Il desiderio di vivere esperienze nuove, di non omologarmi mai, di essere sempre al fianco di bei progetti, di nobili cause a difesa dell'ambiente, e ovviamente la voglia di diffondere la musica - fonte, cioè il BLUES!
D. Hai conosciuto e suonato con e per i più grandi, da Zappa a Springsteen; qual è il ricordo più intenso che ti porti dentro di queste collaborazioni?
R.Sicuramente essere chiamato sul palco in due occasioni e in due città diverse dal Genio di Baltimora (Zappa), ma anche ricevere i complimenti dal mio coetaneo (il Boss) è qualcosa che mi inorgoglisce e mi riconferma che nella musica, come nella vita, anche i sogni più impossibili si possono realizzare, basta sognare con la giusta passione ed umiltà…
D. Parliamo un poco della tua band: mi spieghi il segreto della vostra longevità e della complicità che traspare dai vostri sguardi quando suonate insieme?
R. Ci rispettiamo e nessuno di noi si comporta da superstar, fatichiamo senza lamentarci, e la regola numero uno è: il nostro pubblico al primo posto. Credo che, in quasi 50 anni di carriera, non sono mai salito sul palco svogliato o poco intenzionato a dare il massimo, e questo è stato capito ed apprezzato da diverse generazioni di bluesfans!
D. Per uno che ha come soprannome Il Puma di Lambrate, la domanda è d'obbligo: cosa vorresti conservare della tua Milano, e cosa vorresti cambiare?
R. Mi piacerebbe che ci fossero più verde, più luoghi destinati alla musica, più possibilità di ascoltare bravi artisti senza pagare cifre esorbitanti. Vorrei cambiare l’indifferenza di molti concittadini e la maleducazione dilagante di tanta, troppa gente che evidentemente non ama Milano come l’amo io…
D. Parliamo della musica dal vivo, messa nell'angolo durante quest'ultimo periodo, tanto che molti club, anche a Milano, hanno dovuto chiudere i battenti. Ti sei fatto un'idea in merito?
R. Purtroppo questa pandemia ha modificato la vita di tante persone e a pagare il prezzo più alto sono stati i lavoratori dello spettacolo, i musicisti e tanti locali che conoscevo e nei quali mi sono esibito; davvero una perdita per tutti.
D. Guardando le facce del pubblico che va a un concerto della TBB, colpisce soprattutto la varietà delle età presenti. Come lo spieghi?
R. Perché nel Blues conta, lo ripeto, la passione, la scelta dei brani, l’originalità del repertorio, la voglia di far riflettere attraverso l’interpretazione. Nel Blues non c’è niente di finto o costruito da abili manager musicali. Devi andare nella direzione indicata dalle grandi leggende del passato, quei miti che di giorno lavoravano nei campi e la sera suonavano nei locali “malfamati” del Mississippi e del Tennessee… Il blues è qualcosa di particolare, non muore mai e non passa mai di moda perché non è mai stato di moda. È una musica popolare a tutti gli effetti e trasmette qualcosa di unico. I giovani che non lo conoscono, quando poi lo ascoltano, lo adorano…
D. Se tu dovessi mettere in ordine i fattori che hanno determinato il successo del tuo percorso artistico e umano, quali avrebbero i primi posti?
R. Cocciutaggine, fatica, coerenza artistica e voglia di non deludere mai la MIA gente del Blues!
D. Domanda inevitabile: quali sono i progetti futuri?
R. Continuare a suonare, tenermi in forma per superare lo scorrere degli anni e…incidere un disco con i Rolling Stones!
D. Per finire...è vero che "the blues is alright"?
R. Come sempre, anzi di più!
(La foto è di RENZO CHIESA)