Piero Sidoti è nato a Udine, nel 1968, e di mestiere fa il Professore.
Dopo vari piccoli riconoscimenti, nel 2004 ha vinto il ´Premio Recanati´, ed è arrivato finalista al Premio ´L’artista che non c’era´ e al Premio ´Fabrizio De André´. Nel 2005 è stato premiato al Festival ´Domenico Modugno´ come ´migliore artista non prodotto´, e nel 2008 si è esibito al ´Tenco che ascolta´, invitato come ´uno degli emergenti più interessanti sul territorio nazionale´.
Parallelamente ha lavorato come attore ed autore di testi teatrali, collaborando con l’attore Giuseppe Battiston.
Nel giugno 2010 è uscito ´Genteinattesa´, il suo primo disco, prodotto da Produzioni Fuorivia, con arrangiamenti di Antonio Marangolo e prefazioni di Lucio Dalla e Massimo Cotto.
Il disco è stato selezionato per il Premio ´Gaber´ a luglio, ha quindi ottenuto il ´Moret d’Aur´, il premio ´Pino Piras´, e la Targa Tenco come migliore opera prima per il 2010.
Mescalina: Piero, arrivi ora al disco di esordio, ma hai alle spalle una lunga gavetta: mi piacerebbe capire come hai iniziato, e come mai c’è stato bisogno di tanto tempo per arrivare alla prima uscita…
Dopo vari piccoli riconoscimenti, nel 2004 ha vinto il ´Premio Recanati´, ed è arrivato finalista al Premio ´L’artista che non c’era´ e al Premio ´Fabrizio De André´. Nel 2005 è stato premiato al Festival ´Domenico Modugno´ come ´migliore artista non prodotto´, e nel 2008 si è esibito al ´Tenco che ascolta´, invitato come ´uno degli emergenti più interessanti sul territorio nazionale´.
Parallelamente ha lavorato come attore ed autore di testi teatrali, collaborando con l’attore Giuseppe Battiston.
Nel giugno 2010 è uscito ´Genteinattesa´, il suo primo disco, prodotto da Produzioni Fuorivia, con arrangiamenti di Antonio Marangolo e prefazioni di Lucio Dalla e Massimo Cotto.
Il disco è stato selezionato per il Premio ´Gaber´ a luglio, ha quindi ottenuto il ´Moret d’Aur´, il premio ´Pino Piras´, e la Targa Tenco come migliore opera prima per il 2010.
***Piero: Guarda, sono friulano, vado abbastanza piano per principio….
E comunque la mia prima inclinazione è stata la scrittura, il testo, da ragazzo scrivevo poesie. Alla chitarra sono arrivato tardi, verso i 20 anni, praticamente ho iniziato quando gli altri smettevano…
Non ho alle spalle un Conservatorio o studi classici, diciamo che ho sempre studiato da privatista ed ancora studio.
Ma, a parte la mia natura, credo che le difficoltà enormi che ho incontrato io siano le stesse che vive chiunque provi a fare canzoni.
Trovare una produzione che lavori in maniera seria, che creda in quello che fai, è impresa quasi impossibile: conosco tanti bravissimi artisti che scrivono canzoni, e che non hanno ancora avuto la possibilità di farsi sentire, perché non ci sono strutture capaci di valorizzarli.
***Mescalina: Perché è così difficile essere prodotti ? E’ una questione di genere musicale, una difficoltà italiana, come ce lo spieghi?
***Piero: Mancanza di coraggio. E di capacità imprenditoriale nell’industria musicale. Oggi c’è una crisi feroce, ma non è una novità in senso stretto perché il mercato discografico va male da 20 anni, solo che si reagisce con le risposte sbagliate. L’industria cerca la salvezza nella logica dell’´usa e getta´, mentre io credo che la risposta dovrebbe passare per i contenuti, si dovrebbe cercare la consistenza, la qualità.
Il discorso poi è più generale, coinvolge l’Italia di oggi, le televisioni, etc.
Però credo che esista un pubblico che vuole e cerca la qualità, mentre continuare ad offrire solo prodotti ´usa e getta´ alla fine non risolve il problema, impoverisce tutti, genera un circolo vizioso, aumenta la crisi…
***Mescalina: E Internet? In fondo viviamo nell’era del digitale e della rete, del musicista ´fai da te´…
***Piero: Non so, non credo, almeno nel mio caso. Io faccio solo canzoni, non mi occupo di gestione.
Internet apre delle possibilità, permette di comunicare, di entrare in relazione, di farsi vedere, ma alle spalle devi avere una struttura produttiva, una macchina che funziona, qualcuno che lavora dietro...Altrimenti, se sei davvero solo, la vedo un po’ come mettersi a urlare per strada….
***Mescalina: Vivere a Udine, fuori dai grandi giri, ha contribuito?
***Piero: Vivere in provincia, da questo punto di vista, non è che ti aiuta.
Non è vero che la provincia sia meglio della città: rischi di bussare da una porta all’altra, senza concludere nulla, e poi ti perdi… La mancanza di serietà è un problema generale.
Io ho avuto l’enorme fortuna di incontrare Paola Farinetti di Produzioni Fuorivia che ha prodotto il mio disco. Si sono interessati a me, hanno fatto dei piccoli miracoli: pensa che dopo un anno da quando ci eravamo conosciuti mi hanno detto che sentivano il dovere morale di produrmi…
***Mescalina: E nemmeno la stima di Lucio Dalla è bastata per accellerare i tempi?
Ti ha messo a disposizione il suo studio per registrare alcuni brani dopo la tua vittoria a Recanati…
***Piero: Appunto, a testimonianza di quanto sia difficile essere prodotti!
Lucio Dalla è una persona animata da una grande vitalità, dalla curiosità per tutto ciò che lo circonda. Mi ha sentito a Recanati e mi ha sempre stimato per il semplice fatto che quello che scrivo a lui piace. Oggi ritenere che il bello in arte sia un valore è una posizione del tutto minoritaria, se non addirittura rivoluzionaria…Insomma Lucio Dalla è un vero signore ed un artista enorme…. ma non fa il produttore.
***Mescalina: Da un certo punto di vista, questa difficoltà è anche metafora di una difficoltà generazionale, mi sembra: è un po’ quello di cui canti….
***Piero: Be´, come dici tu, quella di non riuscire a fare un disco è una metafora. Però, è bene sottolineare che il problema del cantautore che non trova un produttore è altra cosa rispetto al dramma di chi non riesce a lavorare. Non riuscire a ´vivere di musica´ è la norma, invece non riuscire nemmeno a ´vivere di fabbrica´ è un segno tangibile di una crisi preoccupante…
***Mescalina: Parliamo del tuo disco: racconti delle storie un po’ strane con grande capacità di tratteggiarle, mi sembra che uno dei temi portanti sia il ´ barcamenarsi´. Ritorno sul tema della tua generazione, che poi è anche la mia: non siamo i bamboccioni ma quelli che aspettano?
***Piero: Secondo me, pur avendo le nostre colpe, ci hanno costretti ad una attesa forzata, relegandoci ed imprigionandoci all’eterna giovinezza. Siamo cresciuti e ci siamo formati in un’opulenza solo virtuale, e poi ci siamo trovati ad affrontare una crisi inaspettata.
Secondo il ministro Brunetta noi saremmo dei ´bamboccioni´. Io credo che la realtà sia molto più complessa di una battuta ad effetto, di uno slogan un po’ volgare... Inoltre, sempre secondo Brunetta, io, in quanto insegnante, sono un ´fannullone´, in quanto stipendiato statale sono un ´assenteista´ ed in quanto artista sono un ´parassita´. Faccio la somma ed ecco che sono un bamboccione, fannullone, assenteista e parassita. Pensa che sono pure basso (1,73 scarsi)….secondo te, mi insulterà mai anche per questo?
***Mescalina: Se andiamo avanti così, credo che il rischio effettivamente ci sia….
Toglimi una curiosità: chi è la strega, il lupo cattivo de ´La Rapina´. Confesso di essermi innamorato dei versi che dicono ´Sono il lupo cattivo, chi non mi ascolta lo uccido, sono la strega e allora porca puttana, io voglio qualcuno che mi ama´
***Piero: Penso che la condizione del musicista che ha tanto studiato per poi essere adoperato come soprammobile sia immagine della vita. La rapina è una disperata richiesta d’amore e d’ascolto, è una richiesta che sfocia nel delirio … ma è un delirio dolce e giocoso difatti il musicista (la strega o il lupo cattivo) svaligia tutti i presenti facendoli ballare e cantare assieme a lui.
***Mescalina: Un altro tema che mi è sembrato portante, guardato da varie angolazioni nelle diverse canzoni, è quello della solitudine, ma come ti è venuta in mente la storia di ´Bobby e il ballerino´, che tra l’altro trovo davvero toccante?
***Piero: Ti ringrazio moltissimo, l´ispirazione è molto stupida: l´ho scritta un giorno in cui mi è venuto un ´crik´ alla schiena . È una canzone dedicata forse all’unico personaggio che ha perfettamente capito che non c’è più nulla da attendere. Il vecchio ballerino è un personaggio decadente, ma è anche un saggio, in quanto, forse, è l’unico che ha capito che l’attesa rappresenta il viaggio stesso.
In questo brano poi mi piaceva far diventare ritornello un modo di dire, che usiamo sempre quando giochiamo con i cani. In presenza di un cane uno si mette a cantare senza accorgersene. Lo facciamo perché il cane non capisce il significato esatto delle parole ma coglie la musica, e quindi spontaneamente cantiamo per comunicare.
***Mescalina: Ma in generale da dove nasce l’ispirazione per queste storie ´strane´ ?
***Piero: Sicuramente da quello che osservo e vivo e sento tutti i giorni. Poi queste storie hanno per protagonisti dei personaggi strani che, forse, non sono altro che tante parti di me.
***Mescalina: Da un lato sai disegnare e proporre questi personaggi metaforici e trovi il punto d’equilibrio tra dolore e ironia, dall’altro fai anche un uso deciso del gioco di parole, alliterazioni, citazioni: opinione personale, in alcuni momenti sento un eccesso di virtuosismo a scapito della comunicazione..
***Piero: Guarda, ne farò tesoro per la scrittura del prossimo disco: è chiaro che io sono interessato solo a quei giochi di parole che sono funzionali ad esprimere un’emozione. Se non succede questo, il tutto si riduce ad un ingegnoso ma banale divertimento enigmistico. Fa eccezione ´L’acqua risale´ dove coscientemente c’è un gioco che vuole sottolineare, per tutto il brano, lo stesso contenuto volutamente banale: se ci sei sto bene, se non ci sei sto male.
***Mescalina: E la parte musicale, che ruolo ha nella tua poetica? Ci sono varie cose nelle tue canzoni: la bossa nova, il jazz, ma anche frammenti etno, a volte arabeggianti a volte sudafricani etc?
***Piero: La parte musicale ha un ruolo fondamentale: testo, melodia ed armonia concorrono a fare una canzone. Per me testo, melodia ed armonia sono tre ingredienti da misurare e mescolare fra loro per ottenere un qualche cosa che emoziona.
Il quarto elemento è l’arrangiamento, e se uno ha la fortuna di conoscere un artista come Antonio Marangolo, l’arrangiamento diventa un moltiplicatore di emozione, cioè, non soffoca l’idea iniziale della canzone, ma la esalta al massimo.
***Mescalina: Ottimi arrangiamenti, bravi musicisti, tutto ok, ma forse si poteva ´osare´ qualcosina in più?
***Piero: Sempre si può e si deve osare qualcosa in più… però ritengo che l’onere e l’onore di osare di più spetti all’artista già affermato piuttosto che all’esordiente.
Solo l’artista già conosciuto ha la possibilità di portare il pubblico per manina verso nuove esplorazioni, ma troppo spesso l’artista famoso preferisce replicare se stesso all’interno di uno schema e di una formula consolidata…
Se un nuovo cantautore, che già abitualmente non viene ascoltato, se ne uscisse da subito con un’opera ´troppo innovativa´ ridurrebbe ulteriormente la possibilità di avere un seguito. Come qualsiasi pittore, prima di passare all’astratto, ha prima dimostrato di sapere fare il figurativo. Bisogna saper cucinare bene un uovo sodo prima di passare alla cucina destrutturata. In sostanza, prima di rompere gli schemi della canzone bisogna dimostrare che si è in grado di scriverne una.
A tutto questo fa eccezione il genio che in maniera dirompente arriva e rompe tutti gli schemi a favore di una nuova comunicazione artistica più potente e più efficace… ma di geni non è pieno il mondo !!
Per quanto riguarda gli arrangiamenti del mio disco, è vero che viene riproposto un ambiente sonoro già conosciuto, ma è anche vero che lo si può considerare un evergreen. Il suono acustico non invecchia mai a differenza di molti altri arrangiamenti moderni che diventano immediatamente databili e datati.
***Mescalina: Anche la grafica del disco è curata, mi sembra tu voglia comunicare qualcosa anche con i disegni di Buttolo?
***Piero: Voglio comunicare che forse comprare un disco al negozio ha ancora un senso perché se lo scaricate da internet vi perdete i bellissimi disegni di un artista eccezionale come Gianluca Buttolo !
***Mescalina: Ti dividi a metà tra canzone e teatro, come autore ed attore. Ora sei in tour con il tuo amico Battiston , attore ormai apprezzatissimo: parlaci un po’ di questa collaborazione e di come si sviluppa sul palco…
***Piero: Io e Giuseppe siamo amici di culla, cioè ci conosciamo da quando avevamo tre anni. A me sarebbe piaciuto tanto recitare e a lui cantare, ed allora spesso ci troviamo a giocare assieme.
Insieme abbiamo realizzato lo spettacolo ´Pagine a due in musica´e il più recente ´Particelle´, uno spettacolo amaro, tra recitazione e canzoni, che affronta il tema dei giovani e del precariato.
In realtà abbiamo scritto e messo in scena ´Particelle´ perché era un po’ come se i personaggi delle canzoni mi chiedessero di vivere anche al di fuori da esse.
***Mescalina: Adesso state facendo delle serate insieme: cosa si deve aspettare il pubblico ?
***Piero: Stiamo facendo un mini tour di 3 date: la prima in quintetto, la seconda in trio, l’ultima io e lui…Praticamente un tour ad eliminazione, una cosa tipo il Grande Fratello…
La risposta vera è che non lo sappiamo bene, abbiamo creato un personaggio, ´Il Professore´, una specie di filosofo del qualunquismo. Lui fa incursioni durante il concerto, sposta la scena sul piano teatrale tra una canzone e l’altra. Poi canta anche, partecipa ai cori.
Praticamente ci divertiamo molto e sembra anche il pubblico.
***Mescalina: Che rapporto hai con la scena friulana, Maieron, Vescovo, Sstraulino..: c’è una ´scuola´ friulana della canzone d’autore?
***Piero: L’altra sera ero a cena da Maieron, ed è pure finita con una bella sbronza!!!
Si, penso che ci sia una scuola, ed a mio parere è diventata tale anche grazie ad un disco, ´Si Vif´ di Maieron stesso, che ha portato il canto friulano fuori dai suoi confini.
E’ stata una grande operazione, anche grazie a Bubola, ed ha fatto conoscere questa ´scena´.
Io ho ottimi rapporti con la scuola friulana, sono e mi sento friulano, sono uomo del nord, anche se di razza un po’ bastarda, guardando i nonni ho sangue un po’ terrone un po’ slavo…
***Mescalina: E se anche tentato dall’uso dela lingua friulana ?
***Piero: Non ho mai usato la lingua friulana nella scrittura di canzoni.
Non penso, non ragiono in friulano. Maieron invece si.
Quindi poi viene naturale scrivere le canzoni in friulano, perché questo è il tuo modo di esprimerti.
Ad esempio, in friulano non esiste la parola Amore. E’una cosa importante, dovuta al fatto che il friulano in origine nasce come lingua della terra, del lavoro nei campi. E’ una lingua figlia di una povertà estrema, che serve per farsi capire. Non c’era tempo per l’amore, l’amore te lo permetti a pancia piena, diciamo.
Per me personalmente scrivere una canzone in friulano sarebbe forzato, sarebbe una operazione estetica.
***Mescalina: E’ banale, ma mi piace sempre chiedere i dischi di riferimento, i nomi di autori che ti hanno cambiato la vita, insomma, i tuoi riferimenti
***Piero: Diventa un elenco lunghissimo in quanto sono un grande fruitore di musica, dalla musica classica al pop, all’heavy metal, al rap. La ascolto tantissimo e sempre in silenzio. L’unica cosa che odio è la fruizione della musica come sottofondo e accompagnamento mentre si stanno facendo altre attività.
I riferimenti più vicini sono De Andrè, Dalla, De Gregori, Gaber,Vecchioni, Fossati, Edoardo Bennato, Testa, Conte, Guccini, Battiato, Tenco, Gaetano, Vasco Rossi ma anche Daniele Silvestri, Samuele Bersani e Carmen Consoli.
Fra i cantautori stranieri mi vengono in mente Jacques Brel, Carlos Jobin, Toquinho, Vinicius de Moraes, Leonard Cohen, Sting, Nick Drake,Tom Waits, Peter Gabriel, Ben Harper.
Comunque uno dei dischi che conosco meglio e che più mi ha cambiato la vita, è un disco che non contiene parole, Koln Concert di Keit Jarrett.
Dimenticavo i Gruppi: Pink Floyd, Beatles, Rolling Stones e tanti tanti altri che sicuramente mi sono dimenticato.