interviste
Alessandro Mannarino La Leva Cantautorale degli Anni Zero
Dieci anni fa era un dj con la chitarra. Oggi, con due album alle spalle (Bar della rabbia, 2009, finalista al Premio Gaber e al Premio Tenco, e il nuovo Supersantos, uscito in primavera) Alessandro Mannarino è un cantastorie realistico, eppure visionario, che racconta apocalissi sociali e personali, storie attaccate alle carne e gonfie della polvere della strada, quella che ti resta dentro nei viaggi complicati per le vie della vita. La sua musica contamina suggestioni e ritmi travolgenti, mescola colori rutilanti e sapori genuini, romanticismo e ironia su gerarchie sociali, corruzioni e dogmi, e ti seduce senza cercare di allettarti, con il calore reale della vita e del suo vento, che dal Sudamerica di una rumba ti conduce in una Roma pasolinianamente di baracche e cattedrali. Anche in questo agosto Mannarino è in tour in tutta Italia e continua a riscuotere consensi. L’abbiamo incontrato un po’ di tempo fa per farci raccontare il suo percorso, il suo Supersantos e tanto altro ancora.
Mescalina: Hai cominciato nel 2001, sei al secondo album, hai fatto tre sold-out ai tuoi live…Come ci racconteresti brevemente la storia musicale di Alessandro Mannarino e quali esperienze pensi abbiano segnato maggiormente la tua carriera?***Alessandro Mannarino: Beh, è stata una storia di ricerca, prima di tutto umana, poi musicale. Le esperienze che mi hanno formato sono stati proprio gli anni in cui mi sono abbandonato alla ricerca della poesia.
***Mescalina: E più precisamente, al livello di concerti, partecipazioni, ospitate (sei stato tante volte al programma “Parla con me”, per esempio), quali sono stati i momenti più importanti per te?
***Alessandro Mannarino: Tutti: da ogni concerto ho imparato qualcosa, sempre.
***Mescalina: Per quanto riguarda il tuo nuovo album, Supersantos, cosa pensi lo differenzi del precedente e quali pensi siano i suoi principali pregi?
***Alessandro Mannarino: Si differenzia dal precedente per una maggiore maturità, perché esce dopo due anni in cui sono stato parecchio in giro; inoltre il primo album era ambientato in un bar, era molto radicato nella propria nicchia, c’erano dei personaggi che si raccontavano all’interno di un posto ben preciso. Il secondo album ha abbandonato il bar ed è ambientato nella strada, per le strade. Pertanto anche i contenuti sono diversi: in questo secondo album ci sono temi come la vita e la morte, c’è una ricerca sull’umanità e la vita su questa terra, in cui c’è una sostituzione del pensiero religioso con quello magico e vitalista.
***Mescalina: In questo disco appunto si riflette sulla religione, nonché sulla fine del mondo, poi immaginata nella fantasia apocalittica dell’ultima canzone, L’ultimo giorno dell’umanità…ma sono temi che a posteriori sono diventati il filo conduttore dell’album o sono stati scelti a priori e quindi tu hai scritto canzoni appositamente su questi argomenti?
***Alessandro Mannarino: Beh, ovviamente quando un artista fa un disco, sceglie cosa metterci o meno: nella composizione del disco, nella selezione delle canzoni, ho scelto brani che avessero questo filo conduttore che ho trovato appunto tra loro. Evidentemente era qualcosa che avevo dentro. Il filo è proprio il bisogno di una ipotetica fine del mondo per parlare di altre piccole fini del mondo, personale ed intime, che accadono quando si cambia, ci si scopre diversi e si attraversa una metamorfosi, o in casi più tetri e tristi, come nel caso de L’onorevole, che muore e non se ne accorge, più va in putrefazione, più diventa ricco e potente. O ancora nell’ultima canzone un uomo, dopo varie peripezie, scopre in pochissimo tempo che il suo mondo è finito, dopo la galera, la Caritas, in un effetto domino, prima dell’ultimo tassello, tutto il suo mondo crolla; poi “Il paradiso fu sul letto, l´eternità in un secondo”. E lì trova la sua fine del mondo. Poi la canzone e il brano terminano con i versi “Andando per le strade / si nasce e si muore / Io ti ho amata per sempre / e ti ho avuta per due ore”. Va bene: si nasce, si muore, il protagonista non crede in un paradiso ultraterreno, il suo paradiso è lì, e il solo fatto di avere avuto quelle due ore dà il senso a tutta la vita, alla ricerca, al dolore, a tutto ciò che si è provato prima. Questo viene contrapposto nel disco alla visione cattolica della vita terrena, concepita come una valle di lacrime, ad una dottrina secondo cui, dopo la nascita, dobbiamo pentirci e tenerci a bada, perché abbiamo il peccato originale ed il demonio che ci tenta giorno per giorno. Se facciamo i bravi, saremo tutti angioletti. E’ una visione che non cerca di capire cosa sia l’essere umano, che secondo l’idea cattolica è ad immagine e somiglianza di Dio, ma è imperfetto, pieno di passioni e turbamenti, afflitto da tante problematiche legate alla carne, da tenere a bada per raggiungere una santità che è distacco dalle cose terrene. In questo caso mi è servito nel disco un personaggio come la Maddalena, che invece di essere madre, martire o vergine, è una donna che sfida pure Dio per la carne, l’amore e la passione che sente. C’è quindi una contrapposizione tra il modo di vivere per la strada, della strada e il modo di vivere borghese, della Sacra famiglia, espressione della famiglia borghese, secondo cui ci si muove piano piano, perché ci si guarda da fuori con un autogiudizio e ci si dice “questo è giusto, questo è sbagliato”. Invece nel brano Maddalena questi due disperati, Giuda e la Maddalena, vivono una storia d’amore senza paletti, senza giudizi, si lasciano andare all’onda grossa della vita.
***Mescalina: Anche alla luce di quello che stai dicendo, anche rispetto al primo disco, sembra sempre più presente nelle tue canzoni uno sguardo molto vivo e in qualche modo amaro nei confronti del mondo e del sociale, delle contraddizioni, anche insite nella religione, dell’ipocrisia, ecc. Quanto conta per te questo sguardo ironico e forse disincantato nei confronti del mondo?
***Alessandro Mannarino: Non credo di aver uno sguardo disincantato sul mondo, io ho molti sogni. Poi quello che conta è vivere, vivere, vivere, non scrivere, ma vivere.
***Mescalina: Quali pensi siano le caratteristiche del tuo stile, sia al livello musicale che nei testi? Cosa distingue le tue canzoni da quelle degli altri?
***Alessandro Mannarino: Mah, non saprei…Se dovessi dare un giudizio che per me sia il più oggettivo possibile, potrei dire forse che la mia musica è contaminata, fa convivere elementi retrò, cose vecchie con la modernità e i grattacieli. Soprattutto quel che è più importante è che c’è un’umanità che cerco di esprimere quando scrivo…Però non sono cose che mi sento di dire io, mi sembra di essere autoreferenziale…Poi negli arrangiamenti c’è un gusto, un’idea di dove vuoi arrivare, ma nei testi non mi chiedo cosa sto facendo…
***Mescalina: Certo, farai quello che senti…Però ci sarà anche una direzione che si dà al disco, anche nel selezionare le canzoni…
***Alessandro Mannarino: Sì, per questo album avevo anche canzoni molto più orecchiabili di alcune che ho pubblicato, ma ho seguito l’idea che avevo di questo disco, tenendo presente la storia che volevo raccontare…In questo album rispetto al primo sono stato più coerente, sono stato meno “paraculo”, meno attento a quello che sarebbe successo, ai risultati…Con le conoscenze musicali che ho, nella world music, ecc., con l’esperienza da dj, con i miei gusti, ecc. sarebbe facile fare un disco “ballereccio”, accattivante, per avere delle gratificazioni diverse, ma non è quello che mi sento di fare.
***Mescalina: Come sei stato coinvolto nel progetto della Leva cantautorale degli anni Zero? Attraverso il Club Tenco, visto che il tuo primo album, Bar della rabbia, nel 2009 fu nella cinquina per la Targa per la migliore opera prima?
***Alessandro Mannarino: Sì, ho saputo che il Club Tenco era parte di questo progetto, mi hanno chiesto un inedito per la compilation e all’epoca non ce l’avevo. Allora ho rispolverato una versione di Scetate, vajo’ che avevo registrato per l’album, ma poi non avevo pubblicato.
***Mescalina: Al di là di come normalmente viene presentata la tua musica, tu, personalmente, ti presenti come un “cantautore”?
***Alessandro Mannarino: No, mi presento come Alessandro! (sorride) Quando mi chiedono che lavoro fai, poi dico che faccio il cantautore…
***Mescalina: Quali cantautori italiani pensi possano averti influenzato nel tuo percorso?
***Alessandro Mannarino: Tutto quello che mi ascolto mi influenza, tutto…Il cantautore che ho ascoltato più di tutti è stato De Andrè, comunque.
***Mescalina: E oltre a De Andrè? C’è stato qualche altro nome che è stato un punto di riferimento, ci sono stati altri ascolti che ti hanno portato alla scelta di percorrere la strada della musica?
***Alessandro Mannarino: Beh, io non ho mai voluto fare questo nella vita: mi ci sono trovato. Io scrivevo…ma poi quando mi trovavo a suonare davanti alla gente mi sentivo un buffone, una persona che aveva questa malattia per cui doveva farsi sentire e mettersi in mostra…Tuttora fatico a vedermi come un cantautore, fatico un po’, eh…
***Mescalina: Comunque sei contento di come stanno andando le cose?
***Alessandro Mannarino: Sì…Certo, non sono mai soddisfatto al 100%, ma sono contento di questo disco, di come vanno ai concerti, di quello che sto portando in giro musicalmente…
***Mescalina: E’ difficile uscire dalla categoria degli “emergenti” e diventare artisti “affermati”. Pensi che si possa vivere effettivamente di musica in Italia? Che difficoltà hai incontrato tu nel tuo percorso?
***Alessandro Mannarino: Beh, non è difficile per tutti…Io comunque ora sto vivendo di musica, non vado più a lavorare, non vado più in cantiere…Però ho fatto dieci anni di dura gavetta…
***Mescalina: Quali sono le difficoltà maggiori che si incontrano per emergere? E’ un problema relativo soprattutto al mondo discografico? E’ complicato passare dalla nicchia di amici che ti ascoltano ad un pubblico più vasto?
***Alessandro Mannarino: Sì…Ad esempio i media non danno spazio…Ciò che arte non è viene usato così per un anno e poi buttato via. Poi c’è il problema delle case discografiche…C’è un po’ di ottusità…Poi c’è da dire che la maggior parte dei cantautori rompono i c*******! Siamo un po’ abituati all’idea del cantautore che ti ammorba! (ridiamo). “Senti questo, è un cantautore emergente”. E si pensa: “Madonna, due palle!” (ridiamo).
***Mescalina: E come mai c’è questo pregiudizio, secondo te?
***Alessandro Mannarino: Beh, si crede che le cose di cultura siano pesanti, che ti bombardino…Poi in realtà se uno va a vedere Shakespeare o Goldoni o Samuel Beckett a teatro, si accorge che non è così. Dagli anni ’70 in poi, negli anni ’80 soprattutto si è creata questa immagine del cantautore. Forse il problema è che ora non c’è attenzione, tutto deve essere immediato e fruibile senza fatica: la prima cosa che molta gente chiede alla musica è di non dare fastidio! (ridiamo)
***Mescalina: Come se fosse un sottofondo…!
***Alessandro Mannarino: Sì, poi è anche vero che è pieno di gente che va sul palco e vuole vomitare tutti i suoi malesseri, le sue idee perverse, ‘ste str***ate, e ti vuole tenere lì due ore a romperti i c*******…!
***Mescalina: Tra i tuoi colleghi, comunque, più o meno nella tua generazione, ci sono dei nomi che trovi interessanti, che non siano appunto così noiosi come dicevi? Magari artisti che hai visto anche dal vivo…
***Alessandro Mannarino: Non ho molto tempo di ascoltare i miei colleghi italiani, ascolto più nomi stranieri. Tra quelli che ho sentito, Patrizia Laquidara mi piace, molto, è elegante, brava, forte…Su altri vorrei dire tante cose belle, ma molti non li conosco!
***Mescalina: E tra i nomi internazionali, a cui accennavi?
***Alessandro Mannarino: Ce ne sono tanti che mi piacciono molto, anche miei coetanei…
***Mescalina: Quanto conta per te la dimensione dal vivo? E’ quella che penso ti abbia formato maggiormente in questi anni…
***Alessandro Mannarino: Sì…le cose che mi piacciono di più sono registrare i dischi e andarli a suonare. Tutto il resto lo eviterei.
***Mescalina: Comprese le interviste! (ridiamo)
***Alessandro Mannarino: Il rapporto con il pubblico mi piace tanto, è bello, mi stupisco sempre. Penso sempre di essere seguito meno della realtà e invece ai concerti vedo che è sempre pieno e che la maggior parte delle persone canta tutti i pezzi dell’ultimo album: ne resto sempre sorpreso…
***Mescalina: Bene, ti auguro che questo ti succeda sempre più spesso!Grazie per questa interessante intervista e in bocca al lupo per il tuo percorso.
***Alessandro Mannarino: Grazie a te…