Terje Nordgarden

interviste

Terje Nordgarden Il gitano del Nord

07/02/2005 di Christian Verzeletti

#Terje Nordgarden#Italiana#Folk Songwriting Indie-folk

Abbiamo incontrato Terje Nordgarden dopo la sua esibizione al Morya di Brescia, penultima tappa del tour italiano a cui dovrebbe seguire la pubblicazione di un nuovo disco. Soddisfatto e rilassato, Terje ci ha parlato delle sue canzoni intercalando volentieri con qualche sorso di vino rosso, con qualche battuta e con qualche pezzo di musica
  
    
Il gitano del Nord
       Intervista a Terje Nordgarden Abbiamo incontrato Terje Nordgarden dopo la sua esibizione al Morya di Brescia,
penultima tappa del tour italiano a cui dovrebbe seguire la pubblicazione di un nuovo disco. Soddisfatto e rilassato, Terje ci ha parlato delle sue canzoni intercalando volentieri
con qualche sorso di vino rosso, con qualche battuta e con qualche pezzo di musica.
Mescalina: Allora sei soddisfatto di come è andata stasera?
Terje Nordgarden: Sì, molto. È così che un concerto deve essere: una fusione tra pubblico e artista, uno scambio!

Mescalina: Ho visto che hai fatto parecchie canzoni nuove: vuol dire che il nuovo disco è pronto?
Terje Nordgarden: No, non è pronto per niente. Ci sono una dozzina di pezzi e altri dieci potenziali, ma devo ancora registrarli tutti. Devo fare la preproduzione con gli arrangiamenti e poi scegliere quelli che possono andare bene insieme.

Mescalina: Uscirà quest’anno?
Terje Nordgarden: Sì, sì. Appena finisco questo tour, torno a casa a far riposare la voce per un mese: il medico mi ha detto che ho qualche infiammazione alle corde vocali … poi farò le basi e comincerò a lavorare davvero sul disco.

Mescalina: Uscirà ancora in Italia?
Terje Nordgarden: Sì, ma dovrebbe uscire qualcosa anche in Norvegia: stiamo trovando un aggancio fra l’etichetta qui e quella norvegese … ne sarei molto contento.

Mescalina: Già, perchè il tuo primo disco era uscito solo in Italia, no?
Terje Nordgarden: Sì, eravamo molto vicini a farlo uscire anche in Norvegia, ma poi non se ne è fatto nulla, perché c’erano problemi economici …

Mescalina: Quindi nel tuo paese non hai pubblicato niente?
Terje Nordgarden: No.

Mescalina: Sei come uno straniero in casa tua?
Terje Nordgarden: Sì, un nessuno! Come quel personaggio nel “Processo” di Franz Kafka: il signor K. Anzi non sono neanche una kappa! Faccio qualche concerto ogni tanto, ma sono onestamente più conosciuto in Italia: qua la gente che viene ai miei concerti ha sentito il disco o ne ha letto da qualche parte e porta più rispetto, più interesse, mentre in Norvegia, anche quando faccio qualche concerto, sono concerti del cazzo.

Mescalina: E come sei arrivato in Italia?
Terje Nordgarden: Ho conosciuto questo ragazzo mantovano, Roberto, a Oslo che stava facendo l’Erasmus e siamo diventati molto amici: poi, quando lui è tornato in Italia per continuare i suoi studi, mi ha aiutato a trovare una casa a Bologna con l’idea di rimanere tre o quattro mesi … invece poi sono rimasto tre o quattro anni …

Mescalina: Ti trovi bene qua da noi?
Terje Nordgarden: Sì e no …

Mescalina: Perché sì e no?
Terje Nordgarden: Eh, mi sono trovato veramente bene in Sardegna, perché non c’è nessuno, c’è la pace … mentre qua c’è veramente tantissima gente, tanto traffico e tanto stress …

Mescalina: Questo soprattutto nelle metropoli e soprattutto al nord …
Terje Nordgarden: Sì, io poi non sopporto il traffico: a Oslo ci sono seicento o settecentomila abitanti, ma c’è un sistema del trasporto pubblico diverso … tutta la gente va in bicicletta, c’è molto meno smog e si vive anche più tranquilli. Mi piace venire in Italia, ma solo di tanto in tanto: il vostro è un paese un po’ sconvolto dalla situazione politica e sociale, è un paese industrializzato ma allo stesso tempo molto sbilanciato, con poche cose definite, come l’assistenza sociale che non funziona tanto bene …

Mescalina: Nei paesi del Nord c’è una migliore organizzazione della vita sociale …
Terje Nordgarden: Sì, sì, non c’è paragone, ma guarda che io mi sono trovato bene in Italia, solo che sono stato contento di tornare in Norvegia per ritrovare il nostro modo di vivere, le mie radici e le mie origini, per scoprire la musica, l’arte, la scrittura: sono imbarazzatissimo del fatto che ho poca cultura norvegese e non ho letto quasi niente … ho letto più letteratura italiana che norvegese!

Mescalina: E la scena musicale in Norvegia? Hai qualche nome da consigliarci di qualcuno che qua non è ancora arrivato?
Terje Nordgarden: C’è un ragazzo molto bravo, che si chiama Thomas Dybdhal: lui ha un’etichetta sua, lo sentirai di sicuro … il fatto è che in Norvegia ci sono tantissime cose belle, ma troppe copie di altre cose che vengono dall’estero: si punta tanto sulla ricerca dei suoni e molto anche sul vintage.

Mescalina: Qua invece sei praticamente entrato a far parte della scena fiorentina: ho visto che hai fatto anche un pezzo per la compilation di Pig Maglione …
Terje Nordgarden: Sì, lui si è affezionato alla mia musica …

Mescalina: È così matto come sembra?
Terje Nordgarden: Sì, sì, molto matto, ma anche molto buono: un ragazzo in gamba.

Mescalina: Anche i musicisti che hanno suonato sul tuo disco da Paolo Benvegnù ad Andrea Franchi …
Terje Nordgarden: … e anche gli altri che hanno suonato i fiati … però adesso io voglio un suono norvegese, per questo sono tornato in Norvegia: voglio qualcosa più vicino alle mie origini. Per esempio da noi c’è un violino che si chiama hardingfele … non lo so cosa c’è di diverso dal violino normale, ma qualcosa c’è: il legno e il modo in cui è costruito con otto corde. Questo violino ha quattro corde normali e quattro corde sotto che risuonano, più o meno come il sitar. Ecco, io conosco pochissimo gli strumenti tradizionali della Norvegia e mi piacerebbe utilizzarli di più…

Mescalina: Quindi sarà un disco di musica tradizionale norvegese?
Terje Nordgarden: No, non musica tradizionale norvegese…

Mescalina: Io non neanche cosa è la musica tradizionale norvegese …
Terje Nordgarden: Eh, bisogna andare a scoprirla, andare ai festival di musica popolare: anche io non ci sono mai andato ed è questo che voglio fare … l’idea è di provare a ricercare con questo approccio e con questi strumenti per dare un suono un po’ più da casa mia. Il mio primo disco era venuto fuori come una fusione di tante cose: è stato bello, ma io voglio definire me stesso, voglio definire le mie canzoni che devono essere più asciutte, con pochi gusti ma molto definiti …









Mescalina: Più essenziali e più acustiche?
Terje Nordgarden: Sì, essenziali è la parola giusta: ci saranno più pezzi con solo chitarra e voce … non solo una chitarra, ma, come faceva Elliott Smith e come facevano spesso anche i Beatles, con due chitarre che suonano la stessa cosa in stereopanorama, che fanno convergere il suono, una da destra e una da sinistra, e in più forse una voce doppiata, magari a volte con dei cori che si incontrano, ma l’essenza sono la voce e la chitarra. Poi ci saranno anche dei pezzi tirati, con un gruppo … infatti coi soldi che ho guadagnato in questi giorni penso di prendere una Telecaster: ne ho già una in Norvegia, ma me ne voglio prendere un’altra più bella per lavorare di più anche sul livello elettrico. Bisogna capire che la chitarra elettrica e la chitarra acustica sono due strumenti diversi … secondo me hanno delle qualità molto diverse: quella acustica ha una cassa e un suono molto più profondo, è uno strumento ritmico e percussivo, mentre l’elettrica ha un suono più delicato a seconda di come la utilizzi. E anche le chitarre elettriche possono essere utilizzate in quel modo che ti dicevo, come ha fatto ancora Elliott Smith: infatti sarà un disco dedicato proprio ad Elliott Smith e, anche quando ci sarà la chitarra elettrica, starà nel mezzo, tra le due acustiche, con le armonie che si incontrano …

Mescalina: Stasera mi hanno colpito anche i tre pezzi che hai usato come introduzione a qualche tua canzone. Erano “I shall be released”, “Il suonatore Jones” e “Come on in my kitchen”, che, se vuoi, sono tre modi diversi per cantare un bisogno di libertà …
Terje Nordgarden: Sì, c’è sempre la libertà, non ci avevo pensato prima, ma è proprio vero, c’è la libertà … e il bisogno di protezione dal mondo fuori, dallo stress e dalle paure …

Mescalina: Invece hai accennato ad “Atlantic city”, ma poi non l’hai fatta …
Terje Nordgarden: Ah, bellissima come canzone, ma …

Mescalina: Era uno scherzo?
Terje Nordgarden: Eh, prendila come vuoi … mi piace buttare fuori delle idee che vengono così, magari anche solo degli accordi … hai sentito come ho fatto con Verdi …

Mescalina: Sì, “La zingarella” alla fine di quel pezzo per quella ragazza di Verona …
Terje Nordgarden: Oh, mi ha spezzato il cuore …
Mescalina: Tu eri il gitano e lei la zingarella?
Terje Nordgarden: Eh … (intona) “Chi del gitano i giorni abbella? La zingarella! La zingarella!” ...
Mescalina: Questo lo metto in mp3!
Terje Nordgarden: “La zingarella! La zingarella!”

Mescalina: Ma hai studiato l’italiano?
Terje Nordgarden: Sì, un po’ alla cazzo … seguendo più le parole che mi affascinano che le regole: quando c’è qualcosa che non conosco, che non capisco in una frase, allora mi informo e cerco di andare a scoprire sotto il termine …

Mescalina: Mi sembra che le tue canzoni parlino molto di momenti che scappano, di sensazioni che svaniscono, una specie di concetto di “vanishing”, come in “My last song”, “This time” e altre …
Terje Nordgarden: È come quando a volte si sta con una donna e si ha la sensazione che si potrebbe morire tanta è l’intensità del momento: l’estasi del momento che senti, è proprio quello che cerco di afferrare …

Mescalina: Questa credo sia una cosa molto vitale … invece spesso, quando si sente una canzone che descrive questo modo di percepire il tempo, la si confonde con un atteggiamento nostalgico o malinconico …
Terje Nordgarden: È vero, c’è dentro molta vita in questo atteggiamento, io poi non vedo neanche la morte come una cosa deprimente, ma come una cosa completamente naturale: sono convinto che, se si potesse morire in una situazione in cui si sta benissimo, forse si arriverebbe ad un estasi totale …

Mescalina: Forse due artisti che hanno cantato bene questa sensazione di intensità così inafferrabile, così in bilico tra vita e morte, sono Nick Drake ed Elliott Smith: infatti le loro canzoni sono spesso descritte superficialmente, come se fossero solo malinconiche, quasi deprimenti …
Terje Nordgarden: Per me la malinconia non è la depressione, come pensa tanta gente, ma è più uno stato di riflessione, in cui stai pensando, stai interiorizzando delle cose: non è solo godere il momento che vivi, ma ripensarlo e riviverlo dentro di te … è uno stato dell’essere molto necessario, anche per riuscire a scrivere canzoni, per creare … C’è anche una mia nuova canzone che parla di questo, si chiama “Capture”: (si mette a cantare) “capture this moment you’re in / this harmony…”

Mescalina: Metterò anche questa in mp3! Poi pubblicherò tutte le anticipazioni del nuovo disco in rete, come succede quando sta per uscire qualcosa degli U2!
Terje Nordgarden: (Ride) No, no, butta via tutto! Altrimenti ti faccio una causa!

Mescalina: Spesso però quando si parla di te, più che degli U2, si parla di Nick Drake, di Elliott Smith e di Jeff Buckley …
Terje Nordgarden: Sì, la gente ha bisogno di riferimenti e io in quel periodo stavo ascoltando certe cose, anche perché non avevo ancora tanto sviluppato la mia voce: ora ho cercato di studiare di più la voce, ho capito come utlizzarla, insomma sono più maturo, si può dire?
Mescalina: Credo di sì! Anche per questo suoni spesso da solo, acustico?
Terje Nordgarden: Dal vivo sì. Mi serve per trovare meglio il modo e il momento che ti dicevo prima … Burt (digerisce) … eh, ho mangiato dei peperoni stasera! E mangiare peperoni non fa bene prima di cantare: quando sei davanti al microfono, rischi poi di tirare fuori delle note diverse da quelle che vuoi … devo ancora imparare a stare attento a quello che mangio prima di cantare!

Mescalina: Lo posso mettere come conclusione dell’intervista? Sarebbe un bel punto esclamativo!
Terje Nordgarden: Sì, ma non metterlo in mp3!