interviste
The Winstons Third, tre personaggi che trovano l'autore
D: Break the Seal apre il disco con la maestosità dei suoi dodici minuti e mezzo. È in qualche modo anche una “provocazione” voluta, dato che spesso spopolano brani molto corti o velocizzati ad uso e consumo di Tik Tok? Anche Vinegar Way con i suoi oltre undici minuti non scherza...
R: La lunghezza di Break the Seal non è pensata per qualcosa che ha a che fare con una contrapposizione sui tempi moderni, perché oggi è tutto veloce quindi facciamo le cose lente, non è così.
Noi abbiamo fatto questa sequenza di brani in questa forma perché si sono chiamati da soli e quindi la natura musicale ha vinto sulle ragioni extra musicali, non sono provocazioni, non c'è nulla di tutto questo. Poi personalmente mi chiedo perché, nell’era del digitale, ormai non più del solido, che quindi ormai sta diventando un poggia teiera, limitarsi a fare musica breve. C’è spazio informatico tecnicamente inesauribile, non capisco perché con questo spazio informatico si debba lesinare il tempo e pensare alle durate, quindi abbiamo osato e siamo molto felici di averlo fatto. E la storia è la storia che va al contrario, di una persona che parte dalla fine e arriva all'inizio. Vinegar Way ha un motivo diverso. È figlio di un'improvvisazione fatta da Luke Oldfield al Tile House studio di Mike Oldfield a Londra un po' di anni fa, è un'interpretazione a fine nastro, ovvero quelle situazioni in cui hai un tape, un nastro su cui registrare, e fai un’ultima cosa finché il nastro è disponibile, finché non fa clac e non si ferma. Quindi abbiamo fatto questo brano che è molto lungo, è lungo tanto quanto era lunga la disponibilità del nastro che era in quel momento lì di registrazione sulla sala macchina.
D: Questo disco, a partire da Check It Out sembra meno “psichedelico” rispetto a Smith e sembra abbracciare atmosfere tra il sinfonico e le improvvisazioni...Che cosa è cambiato tra Smith e Third nel vostro approccio compositivo?
R: Tra Smith e Third è cambiata la nostra vita, questi cinque anni sono stati piuttosto complicati, acciaccati, difficili per tanti aspetti, per noi che comunque siamo sempre stata una band cresciuta e proliferata nel mondo del live. Con la pandemia questo mondo scomparso per un periodo si è cominciato a trasformare, adesso è l'epoca dei grandi eventi, quindi tanti posti medio piccoli su cui noi ci appoggiavamo non ci sono più, è cambiato il routing di tante attività legate alla discografia, le major hanno ripreso un sacco di potere, sono sparite tante realtà autosufficienti che vivevano proprio della filiera diretta, per cui insomma è cambiato tutto quanto e in più siamo cambiati noi. Anni di studio anche difficili, che ci hanno portato a voler fare un disco all’apparenza più semplice per chi ascolta, ma in cui ci sono delle competenze nostre personali più forti anche rispetto agli altri, quindi è stato un lavoro di laboratorio, di alambicco, anche se non sembra.
D: Che storie ci sono dietro i protagonisti della canzoni di Third? Ad esempio Mark...
R: Song for Mark è stata una canzone che ha scritto Roberto (D’Ellera) per Mark Lanegan. Lanegan, io e Roberto lo abbiamo conosciuto bene, negli anni in cui eravamo in tour con gli Afterhours in America con Greg Dulli, The Gutter Twins, tutto quel mondo lì… In più io ho suonato insieme a Johannes che era musicista con PJ Harvey, nonché lo storico chitarrista legato ai Queens of the Stone Age. Mark lo conosciamo, c’è un bellissimo ricordo di Roberto: eravamo in una macchina, che poi era quella di Roberto, è una Volvo grande con il manubrione, c’era una cassetta di Bob Dylan incastrata dentro e Mark Lanegan nel posto del copilota a Milano, una Milano primaverile dopo un concerto alla Casa 139…Ricordo Roberto che guidava e Mark davanti, io dietro, finestrini abbassati e Mark felice di essere in giro in macchina senza meta con noi due. Questa canzone è dedicata a lui.
D: Guardando la copertina dell’album sembra quasi il negativo di quella di Dark Side of the Moon, sia perché è bianca che per il triangolo rovesciato. È un riferimento cercato e voluto? Altrimenti cos’altro ha portato alla scelta?
R: Questo non è il nostro Dark Side of the Moon, ma è il nostro Brightside of the Moon, ovvero la parte luminosa della Luna, cioè noi abbiamo messo in mostra la parte già in mostra, il più possibile splendente, il più possibile candida. Il progetto grafico è stato curato da Pazzi Design e prevede all’interno del vinile un bellissimo lavoro di scomposizione di colori, per cui se tu hai gli occhialini quelli tridimensionali, che saranno in dotazione dentro il disco, se ti tappi un occhio vedi un un’immagine attraverso i colori blu e se ti tappi l’altro vedi un’altra immagine completamente diversa attraverso i colori rossi. Quello che vedi però è una cosa diversa ancora se tu togli gli occhiali, è un lavoro molto molto bello e ingegnoso. Per il resto all’esterno ci sono immagini bianche in bianco e nero con le foto di Roberto Covi, perché abbiamo deciso di mettere un po’ di pezzi di noi …insomma i nostri volti, le nostre mani, perché è un momento diverso della nostra vita in cui vogliamo anche un po’ uscire fuori allo scoperto.
D: Per l’imminente tour avete già qualche idea su come portare i brani sul palco? Pensate di concentrarvi sul disco attuale o di portare comunque anche una bella fetta dei brani passati? Che reazioni vi aspettate dal pubblico?
R: Per il tour io non ho alcuna idea se non cercare di fare al meglio quello che è il disco e cercare di fare al meglio quello che è il nostro senso del divertimento on stage. Roberto invece sta, come suo tipico uso e costume, progettando una meravigliosa sequenza di brani precedenti al concerto, per cui ci sarà una selezione precedente al concerto stesso meravigliosa. Il concerto saremo noi tre a nudo e crudo e siamo secondo me siamo sufficienti ad autorappresentarci perché onestamente siamo anche tre personaggi… Quando siamo in giro in strada sembriamo tre characters di un film della controcultura anni '60 inglese, e sul palco anche, quindi portiamo noi stessi e anche la nostra musica.
D: Grazie mille dalla redazione di Mescalina e dai suoi lettori e lettrici e un grosso in bocca al lupo!
R: Crepi il lupo, grazie mille Mescalina, ci conosciamo dai tempi dei Mariposa: un grande saluto a tutti!
CALENDARIO LIVE AGGIORNATO
- 16 novembre – Cesena, Vidia Club
- 21 novembre – Milano, Apollo Club
- 23 novembre – Torino, Spazio 211
- 28 novembre – Roma, Largo Venue
- 29 novembre - Frattamaggiore (Na), Sound Music Club (appena aggiunta)
- 6 dicembre – Bologna, Locomotiv Club
- 14 dicembre – Colceresa (VI), Revolution Live Club
- 20 dicembre – Palermo, I Candelai
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