Mescalina:
Michael, nell' ascoltare "Ashes" ho avuto
l'impressione di un tuo ritorno dopo tanto tempo …
Michael McDermott: Bè, sì. In un certo senso è come se fossi stato
via, ma da quando avevo quindici anni non c'è mai stato un momento nella
mia vita in cui mi sia allontanato dalla musica … ci lavoro costantemente.
Mescalina: Avevi
cominciato nel 1991 con "620 W. Surf" che era stato acclamato dai critici
e dalla stampa … ci sono molte persone che ti ricordano ancora per quel
disco …
Michael McDermott: Quello è il disco con cui il pubblico mi ha
conosciuto o di cui spesso ancora mi chiedono … aveva avuto successo al
punto di arrivare su MTV, aveva ricevuto grandi responsi dalla critica,
oltre al fatto che era un lavoro meritevole dal punto di vista artistico.
Mescalina: E
dopo cosa è successo? Sei passato da un'etichetta all'altra e non sei
più riuscito ad ottenere gli stessi risultati in termini di considerazione
e di visibilità …
Michael McDermott: Il fatto è che "620" era stato promosso parecchio
e credo che poi, quando fai un altro disco, la gente ha come paura di
perdere qualcosa al punto che paradossalmente se ne parla di più, c'è
più considerazione se quel disco non diventa un successo … oggi si è inclini
a non dare le stesse possibilità ad un secondo e terzo disco: è tutto
molto pavloviano. E anche in America le capacità di attenzione della gente
sono così limitate che hai solo un breve lasso di tempo da sfruttare.
E così una volta che le attese di "620" non sono state mantenute, ho cominciato
ad essere sbattuto di qua e di là come un figliastro che passa da una
casa all'altra senza mai trovare nessuno che lo vuole …
Mescalina: La
tua musica ne ha sofferto?
Michael McDermott: Non credo che la musica ne abbia mai sofferto,
ma sicuramente il mio spirito sì: sai, quando continui a passare da un'etichetta
all'altra, perdi continuità e finisce che diventi un outsider … un orfano,
che passa da una casa all'altra senza mai riuscire a sentire di averne
una … è una cosa che condiziona la tua psiche, che fa tremare le tue fondamenta:
è un posto che ti mette paura.
Mescalina:
Comunque la tua musica ha continuato ad essere apprezzata: penso solo
al fatto che hai un certo Stephen King tra i tuoi fans … hai avuto modo
di conoscerlo? Sembra che segua molto quello che fai …
Michael McDermott: Sono stato abbastanza fortunato da incontrarlo:
è successo che un giorno mi ha telefonato a casa di mia sorella … io stavo
giocando a basket e mia sorella è venuta a chiamarmi alla finestra urlando:
"Hey, c'è Stephen King al telefono che vuole parlarti!" e io "Stephen
King lo scrittore?" e lei "Come diavolo faccio a saperlo? Vieni dentro
e parlaci insieme!". Era proprio lui e mi ha detto che era un mio fan
e, siccome stava per venire a Chicago, mi ha chiesto se volevo andare
a vedere una partita di baseball con lui e la sua famiglia. Ci sono andato
e ci siamo subito trovati bene, al punto che siamo diventati amici … lui
ha anche scritto un pezzo sull'"Entertainment Weekly", qualcosa sul perché
io dovrei essere una grande rock star, ma più che altro ha sempre continuato
a credere in me e a sostenermi, e questo è stato davvero fantastico.
Mescalina: E poi sei diventato un artista indipendente …
Michael McDermott: Sì, l'ho fatto per scelta … da una parte c'erano
così tante etichette che avevano chiuso e dall'altra l'avvento di internet
ha offerto a molti la possibilità di continuare la propria carriera mentre
molte grosse case discografiche andavano in bancarotta. Ovviamente c'è
anche il lato negativo: mancanza di pubblicità, mancanza di fondi per
la promozione e l'assenza completa di una grossa macchina organizzatrice
alle tue spalle, che è un mostro, ma a volte avere un mostro dalla tua
parte … non è poi così male.
Mescalina:
Hai anche fatto dei dischi auto-prodotti pubblicati solo sul tuo sito,
quindi in un modo o nell'altro la tua musica ha continuato a trovare risposte:
per esempio, due pezzi di "Last Chance Lounge" sono finiti in un film
con John Malkovitch e Dennis Hopper, poi su "My soul's unfettered" ha
suonato anche Dave Navarro …
Michael McDermott: Sì, io ero il personaggio che Matt Damon interpretava
in "Rounders": quel film lo avevano scritto alcuni miei amici che poi
hanno fatto anche "Knockaround guys" e hanno chiamato uno dei protagonisti
col nome di Bobby Boulevard, che era il personaggio di un mio brano, "Charlie
Boy", e così hanno messo anche qualche mia canzone nel film … è stata
una cosa che ha funzionato davvero bene …
Mescalina:
E adesso so che hai un'etichetta tua, la Pauper Sky Records: è come se
tu avessi cominciato una nuova fase della tua carriera?
Michael McDermott: Sì, credo di sì o almeno lo spero … con la Pauper
Sky speriamo di pubblicare anche alcuni dischi di altri artisti … soprattutto
uno su cui conto molto, ma non posso ancora dirti niente per ora.
Mescalina:
Ehi, ti comporti già come un manager di una casa discografica! Scherzo
… comunque anche il suono di "Ashes" sembra più preparato e più sviluppato
in studio, anche con delle programmazioni … vuol dire che hai proprio
di fronte una nuova strada?
Michael McDermott: Io rimango comunque un cantautore … sai, quando
ti trovi a lavorare con un produttore … prima di decidere di lavorare
con qualcuno, devi avere veramente una sinergia con quella persona perché
poi molta di quella fiducia va a finire nel lavoro in studio. Comunque
io sono pronto a far uso di qualunque mezzo necessario per comunicare
un'idea, purchè questo non porti al sacrificio dell'idea stessa, mi spiego?
A volte credi che la tecnologia, i campionamenti e i suoni d'archi stiano
dando vita alla canzone e invece non stanno facendo niente di tutto questo:
sono strumenti pericolosi e a volte si finisce per perdere di vista la
canzone proprio perché loro hanno un suono così attraente … non riescono
a trovarsi un posto che sia vicino al cuore della canzone: è una trappola
in cui cado spesso, un pendio sdrucciolevole su cui si scivola facilmente.
Mescalina: Ho visto sul tuo sito che c'è già il seguito di "Ashes"
…
Michael McDermott: Sono tutte canzoni che erano rimaste fuori
dal disco e mi sono accorto che insieme funzionavano bene, hanno uno spirito
e un tema loro, diversi da quelli di "Ashes": queste canzoni sono come
orfane, non erano riuscite a trovare il loro posto nel disco, ma noi ne
eravamo talmente orgogliosi, che volevamo fossero ascoltate …
Mescalina:
Dal titolo, "Beneath the ashes", sembra che sia un altro lato della stessa
storia … soprattutto se si pensa a come il suo predecessore era costruito
attorno ad un preciso concetto, cioè "Ashes" (NDR, ceneri) potrebbe essere
una metafora di dove è arrivata la tua carriera: un punto in cui poteva
estinguersi oppure ricominciare ad ardere …
Michael McDermott: Molto intuitivo … e in più devi sapere che
molte di queste canzoni sono nate dalla fine di una relazione con una
donna con cui sono stato per cinque anni e il suo nome era Ashley: il
disco è come un'ode nei suoi confronti … hai presente cosa vuol dire quando
un giorno ti svegli e ti accorgi di essere diventato un uomo diverso da
quello che volevi? E per ripartire a volte devi buttar fuori tutto e far
terra bruciata! Sai, si dice che non è mai troppo tardi per cominciare
ad essere quello che vuoi. Io un bel giorno mi sono svegliato e mi sono
accorto che avevo attorno un mondo fatto di falsità, di menzogne, di depravazione,
di tante cose che erano state oscurate: non riuscivo più a capire quale
fosse il dritto e quale il rovescio … e la cosa che mi faceva più male
non è solo che avevo distrutto una parte di me stesso, ma che stavo trascinando
anche gli altri in questa rovina. Una cosa è fare del male a sé stessi
e non avere cura della propria anima, ma ancora più grave è lasciar perdere
le persone che ti vogliono bene: per me questa è la più grande forma di
arroganza che io conosca.
Mescalina: Bè, potrebbe essere anche una metafora della situazione
in cui versa il mondo, di ciò che sta succedendo in questo periodo … anche
questo è contenuto nell'idea di "Ashes", di ceneri … penso per esempio
ad una canzone come "Hellfire in the holyland" che fa riferimenti espliciti
…
Michael McDermott: Avevo in programma un viaggio in Israele solo
che poi degli amici me lo hanno sconsigliato: non era proprio il momento
migliore per andare da quelle parti … poi , sai, quello che leggi sui
giornali e che vedi in tv, è un conto, ma quando mi sono trovato a sperimentare
sulla mia pelle che cosa sono il pericolo, la violenza e che cosa vuol
dire quando la tua libertà è messa in discussione, per me è stato come
se fossi stato buttato giù dal letto da un allarme. Non mi ci ritrovavo
più e così mi è venuta questa idea di Gesù che cade dal cielo, si risveglia
alle porte di Damasco e va a farsi un giro in città. Ho solo raccontato
quello che vedeva attorno a sé e, credimi, non gli piaceva affatto …
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