Michael Mcdermott

interviste

Michael Mcdermott Sotto la cenere

05/06/2005 di Christian Verzeletti

#Michael Mcdermott

Abbiamo intervistato Michael McDermott, che qualcuno ricorderà per “620 W. Surf”, disco del 1991. Da allora questo musicista di Chicago ha continuato a tenere accesa la fiamma del suo rock, mentre attorno a lui tante luci si spegnevano. Noi lo abbiamo ritrovato in forma ed impegnato, con un paio di dischi ed un’etichetta sua, a riattizzare il fuoco … sotto la cenere.

      
 
Sotto la cenere
       Intervista ai Michael McDermott

Abbiamo intervistato Michael McDermott, che qualcuno ricorderà per "620 W. Surf", disco del 1991. Da allora questo musicista di Chicago ha continuato a tenere accesa la fiamma del suo rock, mentre attorno a lui tante luci si spegnevano.
Noi lo abbiamo ritrovato in forma ed impegnato, con un paio di dischi ed un'etichetta sua, a riattizzare il fuoco … sotto la cenere.


Mescalina: Michael, nell' ascoltare "Ashes" ho avuto l'impressione di un tuo ritorno dopo tanto tempo …
Michael McDermott: Bè, sì. In un certo senso è come se fossi stato via, ma da quando avevo quindici anni non c'è mai stato un momento nella mia vita in cui mi sia allontanato dalla musica … ci lavoro costantemente.

Mescalina: Avevi cominciato nel 1991 con "620 W. Surf" che era stato acclamato dai critici e dalla stampa … ci sono molte persone che ti ricordano ancora per quel disco …
Michael McDermott: Quello è il disco con cui il pubblico mi ha conosciuto o di cui spesso ancora mi chiedono … aveva avuto successo al punto di arrivare su MTV, aveva ricevuto grandi responsi dalla critica, oltre al fatto che era un lavoro meritevole dal punto di vista artistico.

Mescalina: E dopo cosa è successo? Sei passato da un'etichetta all'altra e non sei più riuscito ad ottenere gli stessi risultati in termini di considerazione e di visibilità …
Michael McDermott: Il fatto è che "620" era stato promosso parecchio e credo che poi, quando fai un altro disco, la gente ha come paura di perdere qualcosa al punto che paradossalmente se ne parla di più, c'è più considerazione se quel disco non diventa un successo … oggi si è inclini a non dare le stesse possibilità ad un secondo e terzo disco: è tutto molto pavloviano. E anche in America le capacità di attenzione della gente sono così limitate che hai solo un breve lasso di tempo da sfruttare. E così una volta che le attese di "620" non sono state mantenute, ho cominciato ad essere sbattuto di qua e di là come un figliastro che passa da una casa all'altra senza mai trovare nessuno che lo vuole …

Mescalina: La tua musica ne ha sofferto?
Michael McDermott: Non credo che la musica ne abbia mai sofferto, ma sicuramente il mio spirito sì: sai, quando continui a passare da un'etichetta all'altra, perdi continuità e finisce che diventi un outsider … un orfano, che passa da una casa all'altra senza mai riuscire a sentire di averne una … è una cosa che condiziona la tua psiche, che fa tremare le tue fondamenta: è un posto che ti mette paura.

Mescalina: Comunque la tua musica ha continuato ad essere apprezzata: penso solo al fatto che hai un certo Stephen King tra i tuoi fans … hai avuto modo di conoscerlo? Sembra che segua molto quello che fai …
Michael McDermott: Sono stato abbastanza fortunato da incontrarlo: è successo che un giorno mi ha telefonato a casa di mia sorella … io stavo giocando a basket e mia sorella è venuta a chiamarmi alla finestra urlando: "Hey, c'è Stephen King al telefono che vuole parlarti!" e io "Stephen King lo scrittore?" e lei "Come diavolo faccio a saperlo? Vieni dentro e parlaci insieme!". Era proprio lui e mi ha detto che era un mio fan e, siccome stava per venire a Chicago, mi ha chiesto se volevo andare a vedere una partita di baseball con lui e la sua famiglia. Ci sono andato e ci siamo subito trovati bene, al punto che siamo diventati amici … lui ha anche scritto un pezzo sull'"Entertainment Weekly", qualcosa sul perché io dovrei essere una grande rock star, ma più che altro ha sempre continuato a credere in me e a sostenermi, e questo è stato davvero fantastico.

Mescalina: E poi sei diventato un artista indipendente …

Michael McDermott: Sì, l'ho fatto per scelta … da una parte c'erano così tante etichette che avevano chiuso e dall'altra l'avvento di internet ha offerto a molti la possibilità di continuare la propria carriera mentre molte grosse case discografiche andavano in bancarotta. Ovviamente c'è anche il lato negativo: mancanza di pubblicità, mancanza di fondi per la promozione e l'assenza completa di una grossa macchina organizzatrice alle tue spalle, che è un mostro, ma a volte avere un mostro dalla tua parte … non è poi così male.

Mescalina: Hai anche fatto dei dischi auto-prodotti pubblicati solo sul tuo sito, quindi in un modo o nell'altro la tua musica ha continuato a trovare risposte: per esempio, due pezzi di "Last Chance Lounge" sono finiti in un film con John Malkovitch e Dennis Hopper, poi su "My soul's unfettered" ha suonato anche Dave Navarro …
Michael McDermott: Sì, io ero il personaggio che Matt Damon interpretava in "Rounders": quel film lo avevano scritto alcuni miei amici che poi hanno fatto anche "Knockaround guys" e hanno chiamato uno dei protagonisti col nome di Bobby Boulevard, che era il personaggio di un mio brano, "Charlie Boy", e così hanno messo anche qualche mia canzone nel film … è stata una cosa che ha funzionato davvero bene …

Mescalina: E adesso so che hai un'etichetta tua, la Pauper Sky Records: è come se tu avessi cominciato una nuova fase della tua carriera?
Michael McDermott: Sì, credo di sì o almeno lo spero … con la Pauper Sky speriamo di pubblicare anche alcuni dischi di altri artisti … soprattutto uno su cui conto molto, ma non posso ancora dirti niente per ora.

Mescalina: Ehi, ti comporti già come un manager di una casa discografica! Scherzo … comunque anche il suono di "Ashes" sembra più preparato e più sviluppato in studio, anche con delle programmazioni … vuol dire che hai proprio di fronte una nuova strada?
Michael McDermott: Io rimango comunque un cantautore … sai, quando ti trovi a lavorare con un produttore … prima di decidere di lavorare con qualcuno, devi avere veramente una sinergia con quella persona perché poi molta di quella fiducia va a finire nel lavoro in studio. Comunque io sono pronto a far uso di qualunque mezzo necessario per comunicare un'idea, purchè questo non porti al sacrificio dell'idea stessa, mi spiego? A volte credi che la tecnologia, i campionamenti e i suoni d'archi stiano dando vita alla canzone e invece non stanno facendo niente di tutto questo: sono strumenti pericolosi e a volte si finisce per perdere di vista la canzone proprio perché loro hanno un suono così attraente … non riescono a trovarsi un posto che sia vicino al cuore della canzone: è una trappola in cui cado spesso, un pendio sdrucciolevole su cui si scivola facilmente.

Mescalina: Ho visto sul tuo sito che c'è già il seguito di "Ashes" …

Michael McDermott: Sono tutte canzoni che erano rimaste fuori dal disco e mi sono accorto che insieme funzionavano bene, hanno uno spirito e un tema loro, diversi da quelli di "Ashes": queste canzoni sono come orfane, non erano riuscite a trovare il loro posto nel disco, ma noi ne eravamo talmente orgogliosi, che volevamo fossero ascoltate …

Mescalina: Dal titolo, "Beneath the ashes", sembra che sia un altro lato della stessa storia … soprattutto se si pensa a come il suo predecessore era costruito attorno ad un preciso concetto, cioè "Ashes" (NDR, ceneri) potrebbe essere una metafora di dove è arrivata la tua carriera: un punto in cui poteva estinguersi oppure ricominciare ad ardere …
Michael McDermott: Molto intuitivo … e in più devi sapere che molte di queste canzoni sono nate dalla fine di una relazione con una donna con cui sono stato per cinque anni e il suo nome era Ashley: il disco è come un'ode nei suoi confronti … hai presente cosa vuol dire quando un giorno ti svegli e ti accorgi di essere diventato un uomo diverso da quello che volevi? E per ripartire a volte devi buttar fuori tutto e far terra bruciata! Sai, si dice che non è mai troppo tardi per cominciare ad essere quello che vuoi. Io un bel giorno mi sono svegliato e mi sono accorto che avevo attorno un mondo fatto di falsità, di menzogne, di depravazione, di tante cose che erano state oscurate: non riuscivo più a capire quale fosse il dritto e quale il rovescio … e la cosa che mi faceva più male non è solo che avevo distrutto una parte di me stesso, ma che stavo trascinando anche gli altri in questa rovina. Una cosa è fare del male a sé stessi e non avere cura della propria anima, ma ancora più grave è lasciar perdere le persone che ti vogliono bene: per me questa è la più grande forma di arroganza che io conosca.

Mescalina: Bè, potrebbe essere anche una metafora della situazione in cui versa il mondo, di ciò che sta succedendo in questo periodo … anche questo è contenuto nell'idea di "Ashes", di ceneri … penso per esempio ad una canzone come "Hellfire in the holyland" che fa riferimenti espliciti …

Michael McDermott: Avevo in programma un viaggio in Israele solo che poi degli amici me lo hanno sconsigliato: non era proprio il momento migliore per andare da quelle parti … poi , sai, quello che leggi sui giornali e che vedi in tv, è un conto, ma quando mi sono trovato a sperimentare sulla mia pelle che cosa sono il pericolo, la violenza e che cosa vuol dire quando la tua libertà è messa in discussione, per me è stato come se fossi stato buttato giù dal letto da un allarme. Non mi ci ritrovavo più e così mi è venuta questa idea di Gesù che cade dal cielo, si risveglia alle porte di Damasco e va a farsi un giro in città. Ho solo raccontato quello che vedeva attorno a sé e, credimi, non gli piaceva affatto …










Mescalina: In effetti nel disco tu canti spesso di violenza, di armi, di persone che non hanno pace e che non trovano nemmeno il sonno … eppure ci sono anche delle forti immagini di fede, prese anche dalla Bibbia, come in "Grace of God" e "Sword of Damocles" …
Michael McDermott: Sai, io vivo in una città violenta … sono stati in alcuni dei suoi posti più violenti e ho passato anche qualche notte non proprio tranquilla in prigione, ho sentito la forza che hanno le parole violente e sono tutte cose che mi fanno male al cuore: le cicatrici e le ferite che lasciano le parole fanno più danni di qualunque pistola, di qualunque coltello e di qualunque spada … poi c'è anche il fatto che il silenzio fa paura, difatti siamo così bombardati dalla radio, dalla televisone, dai cellulari: porca puttana, anche quando ti mettono in attesa al telefono, ti sparano addosso della musica … è come se stessimo cercando di affogare quello che è il nostro cuore e spesso non riusciamo più nemmeno a sentirlo … e a volte nel cuore di certe notti, la verità si mette ad urlare fino a farti male alle orecchie, e tu sei lì che non fai che girarti da una parte all'altra e continui a tossire, fissi il soffitto e potresti anche metterti a piangere …
Sai, nel periodo della crescita, ero un ragazzo completamente diverso da quello che sono diventato, ho pensato seriamente anche di farmi prete … così un certo immaginario biblico è parte dei miei pensieri, delle mie sensazioni, del modo in cui vedo le cose nella mia testa …

Mescalina: Difatti le tue canzoni hanno sempre parlato di qualcosa di sacro, sin dall'inizio … mi viene in mente una canzone del tuo primo disco che si intitolava "Sacred ground" e una invece di "Ashes" che si chiama "Grace of God": è come se ci fosse un filo che lega i tuoi lavori … e poi il sacro e rock'n'roll: di nuovo due parti della stessa storia …

Michael McDermott: Guarda, la musica mi ha salvato la vita: non so nemmeno se sarei qui, se non ci fosse stata la musica … mi ha dato speranza - e me ne sta ancora dando -, grazia, redenzione, mi ha proprio guarito e mi ha dato aiuto come lo sì dà al più piccolo dei fratelli, mi ha reso consapevole che c'è qualcun altro al di là di me stesso … al di là di questo involucro mortale. Per me è questa la trascendenza … è un terreno sacro: siamo tutti profeti e predicatori e insegnanti e poeti e amanti e sognatori, santi e peccatori, angeli e diavoli … ognuno deve liberare sé stesso, guardare sul fondo del canyon in cui si trova, poi alzare le braccia e urlare, allora "il silenzio diventerà un canto e loro canteranno per tutti noi e noi canteremo per loro …"
Scusami per la predica (oops).

Mescalina: Figurati … che posso dirti? Posso solo augurarti di continuare a fare musica … molto sacra e molto rock'n'roll!
Michael McDermott: E io ti auguro grazia, pace, gioia … e amore in abbondanza!