Comincia
così uno dei primi successi di Caetano Veloso, "Alegria, Alegria",
che in Brasile è uno dei pezzi più noti e cantati a livello
nazionale. Ancora oggi l'incipit di questa canzone è rappresentativo
dello stile del suo autore, ormai riconosciuto e stimato in
tutto il mondo.
Allora - era il 1968 - Caetano era un giovane intellettuale
idealista, che muoveva i primi passi della sua carriera insieme
ad un gruppo di compagni, tutti bahiani (oltre a lui Gilberto
Gil, Gal Costa e Maria Bethania), che miravano ad una rivoluzione
culturale interna al paese. Fa tenerezza vedere oggi il video
di quello smunto ragazzo riccioluto, che si esibisce a TV Record,
vestito come il più ingenuo degli hippy, di fronte ad una platea
di giovani, eppure quella scelta estetica preludeva alla maturazione
di una personalità tra le più importanti della musica, non solo
brasiliana. I versi "camminando contro vento / a testa scoperta,
senza documenti" indicano un viaggio non ancora terminato, un
percorso artistico che è andato oltre le identità definite dai
confini nazionali e dalle categorie di genere.
Caminante no hay camino se hace camino
al andar
Proprio questo andare libero da convenzioni ha caratterizzato
la carriera di Caetano Veloso: dai primi interessi artistici
(la bossanova e Joao Gilberto, il Cinema Novo e Glauber Rocha,
il teatro, la poesia concreta, il neo-rock'n'roll inglese)
alle ribellioni estetiche-sonore del Tropicalismo, dal periodo
trascorso in carcere agli anni in esilio a Londra, dal successo
planetario ai lavori ispirati al cinema, dai dischi più sperimentali
a quelli intrisi di tradizione, dagli album di cover a quelli
a tema. Quel camminare contro vento è indice di uno slancio
che ha trovato forza e identità passo dopo passo: basti pensare
che il giovane Caetano non credeva nemmeno di poter intraprendere
una carriera musicale. Era diviso tra ambizioni letterarie
e interessi cinematografici e pensava al massimo di poter
accompagnare la sorella Maria Bethania nella sua ascesa verso
il successo.
Così scrive nella sua autobiografia, "Musica e rivoluzione
nel mio Brasile" (Feltrinelli, 2003): "Sono brasiliano e sono
diventato, più o meno volontariamente, cantante e autore di
canzoni".
A metterlo sulla strada della musica furono le discussioni
e gli ideali condivisi con gli amici-colleghi tropicalisti,
fautori di una nuova identità popolare contrapposta al nazionalismo
della musica commerciale e del governo militare. "Alegria,
Alegria" fu uno dei primi manifesti di quel movimento e con
la sua famosa citazione del marchio Coca-Cola dichiarava l'intenzione
di inglobare nella tradizione brasiliana le moderne influenze
occidentali (i Beatles, la psichedelia, Ray Charles, Sartre,
Pessoa, Godard, Fellini, Antonioni). Veloso fu sin dall'inizio
uno dei maggiori ideatori e realizzatori del progetto e mise
in atto in prima persona il cosiddetto cannibalismo culturale,
quasi che il camminare contro vento di cui si diceva prima
gli avesse messo una fame che non poteva essere soddisfatta
con i soli modelli proposti dalla consueta cultura brasiliana.
Dal look stravagante, apparentemente freak, ai testi delle
sue canzoni, Veloso adottò un modo cubista di combinare immagini
e arrangiamenti: le citazioni di personaggi e di luoghi per
lo più americani erano solo la punta di un iceberg di una
musica che si apriva verso l'esterno. Gli innesti operati
da Veloso sulla bossanova, sui samba di strada e sulle marce
del carnevale potrebbero essere scambiati per ciò che noi
oggi chiamiamo comunemente contaminazione: per quanto abbia
fatto da precursore a parecchie tendenze, la sua musica si
sviluppò in modo però assai definito, producendo un sincretismo
moderno in cui rimaneva chiara la matrice tradizionale brasiliana.
Veloso non ha mai perso di vista il suo essere popolare, forse
perché questo tratto fondamentale della sua espressione si
era formato proprio in quel periodo tumultuoso di fine anni
'60: l'impatto della Tropicalia fu talmente forte e trasgressivo
da infrangere la cerchia ristretta della sinistra borghese
e diventare appunto fenomeno popolare, "costringendo" così
il governo ad imprigionare prima e mandare in esilio poi numerosi
dei suoi protagonisti (tra cui lo stesso Veloso e Gil).
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Walk down Portobello Road
Il camminare contro vento portò dunque Caetano a dover abbandonare
il suo paese nel 1969 e a vivere per tre anni a Londra.
Curioso e significativo che una delle canzoni più importanti
composte nella capitale inglese, ovvero "London, London",
cominciasse così:
"I'm wandering round and round nowhere to go
I'm lonely in London, London is lovely so
I cross the streets without fear".
Riprendendo ancora una volta l'azione del camminare, Veloso
inquadrava in pochi versi la situazione dell'esule evidenziando
il senso di disorientamento, di solitudine ed anche di coraggio
che questa comportava. Allo stesso tempo il testo nella sua
semplicità lasciava intuire la distanza e le differenze che
intercorrevano tra il Brasile e l'Inghilterra: un paese il
primo, retrogrado, oppresso, ma caldo e colorato, opposto
al secondo invece così libero, creativo eppure freddo e monotono.
Il Veloso che camminava per le strade di Londra acquisiva
così in breve tempo un passo più fermo e più cosciente della
propria condizione personale ed artistica. Non a caso proprio
in quel periodo, venendo a contatto con diversi artisti e
scoprendo tra l'altro i Rolling Stones e Jimi Hendrix, produsse
alcuni dei suoi dischi più sperimentali, l'omonimo del 1971
e "Transa" (1972), ed espanse le proprie attitudini assimilando
tanto il jazz-folk quanto il rock e dintorni (oltre naturalmente
alla lingua inglese).
Ancora una volta è il testo di una delle sue canzoni a venirci
incontro camminando:
"I walk down Portobello road to the sound of reggae"
L'attacco di "Nine out of ten", da "Transa", indicava un passo
avanti nell'evoluzione dell'musicista e dell'uomo, più a suo
agio nel nuovo ambiente della capitale inglese tanto per questioni
"climatiche" quanto artistiche. Il rimando a Portobello Road,
con la sua varietà di negozi, e al suono del reggae, con la
sua ritmica contagiosa, erano simboli dei nuovi colori di
cui Veloso stava impregnando le sue canzoni.
Caballero de fina estampa
Al ritorno in Brasile Caetano si mise a camminare sulle sue
gambe con rinnovato fervore e vitalità: da una parte concretizzò
le intuizioni del Tropicalismo e dall'altra assimilò definitivamente
la tradizione della bossanova, del samba e dell'MPB. Emblematici
sono rispettivamente "Araca Azul", caratterizzato da un impetuoso
sperimentalismo con nastri suonati addirittura al contrario,
e "Caetano e Chico: Juntos E Ao Vivo", registrazione di un
concerto in coppia con Chico Buarque, fino ad allora ritenuto
esponente dell'MPB più classica in opposizione allo scombussolamento
portato dal Tropicalismo.
A partire dalla seconda metà degli anni Settanta Caetano scrisse
e incise la maggior parte delle canzoni che lo hanno reso
famoso in tutto il mondo, forte di un bagaglio artistico ormai
unico: per quanto il rapporto e la collaborazione con gli
altri tropicalisti non furono mai interrotti, Veloso aveva
ormai una carriera solista da "pop-star intellettuale".
Dopo un periodo di ostracismo dovuto al suo anticonformismo
e al fatto di non aver preso esplicite posizioni politiche,
culminato nelle critiche a "Muito", "Cinema trascendental",
"Uns" e "Outras palavras" furono (alcuni dei suoi) dischi
di grande successo, e questo permise a Caetano di portare
il suo cammino ad un livello superiore superando definitivamente
le barriere della nazionalità.
Fondamentali furono negli anni Ottanta l'incontro con David
Byrne, iniziato alla musica brasiliana, e la collaborazione
con Arto Lindsay, musicista brasiliano d'avanguardia trapiantato
a New York.
A ribadire la coscienza di questa ennesima nuova fase, bastano
i versi della canzone "Estrangeiro", emblematici ancora una
volta nel definire la diversità del suo cammino ormai mondiale:
"E eu, menos estrangeiro no lugar que no momento
Sigo maiz sozinho caminhando contra o vento"
("E io, meno straniero nel luogo che nel momento,
vado avanti più solo camminando contro vento")
Con Lindsay Veloso produsse "Estrangeiro" e "Circulado", due
album che da "caminante" lo consacrarono al ruolo di "caballero",
ossia di cavaliere modernista, pronto a calarsi senza remore
tra i suoni e ritmi più ricercati, a sporcarsi le mani con
musiche altrui (cover dei Beatles, Bob Dylan, Elvis Presley,
Kurt Cobain, Michael Jackson ecc.) e a purificarsi nelle tradizioni
più nobili.
Nel 1993 pubblicò "Tropicalia 2", disco colmo di gioia e denuncia
in cui ritrovava il compagno tropicalista Gilberto Gil. Nel
1994 arrivò il successo planetario di "Fina estampa", un omaggio
alla melodia sud-americana sublimato dagli arrangiamenti d'archi
di Jacques Morelenbaum, da allora uno dei collaboratori fidati
di Caetano. Altro capolavoro è stato poi "Livro" (1988), tutto
giocato sulla tradizione ritmica brasiliana, in particolare
dei "samba de terriero" e dei ritmi nordestini.
Oggi Veloso è un grande della musica: riceve premi, riconoscimenti,
viene invitato ovunque, compare nei dischi di altri artisti.
Ha prodotto un disco del suo maestro Joao Gilberto ("Joao
voz e violao"), dedicato un lavoro a Fellini ("Omaggio a Federico
e Giulietta"), realizzato colonne sonore, partecipato ad un
film di Almodovar ("Parla con lei"), portato a termine un
album sul tema della schiavitù ("Noites Do Norte") fondendo
per l'ennesima volta Brasile, Africa, rock, soul, funk e avanguardia.
Ha tenuto concerti in tutto il mondo, tra cui uno memorabile
a Roma, in Piazza del Popolo, stregando più di centomila persone.
Ha trovato il tempo per una collaborazione con il vecchio
amico Jorge Mautner ("Eu Não Peço Desculpa"), per un altro
omaggio, questa volta alla musica nordamericana ("A foreign
sound"), e per un inatteso "ritorno" al rock in "Cê", accompagnato
da una giovane band che aggiorna quanto fatto dai Mutantes
e dai Beat Boys del periodo tropicalista.
Insomma Caetano Veloso è quello che si può chiamare a tutti
gli effetti un caballero della musica brasiliana, anzi, della
musica tutta. Caballero de fina estampa.
"Sapevo
che il mio posto era là, in mezzo alla corrente centrale della
cultura delle masse brasiliane, molte volte andandole
contro oppure disturbandone il flusso, altre volte aprendole
la strada".
(Caetano Veloso)
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