Carlot-ta

interviste

Carlot-ta La poesia della natura

04/11/2014 di Ambrosia J. S. Imbornone

#Carlot-ta#Italiana#Folk Songwriting

Ruscelli, boschi, montagne, suoni naturali ed eleganze musicali, poesia ed ironia, amore e morte: avventuriamoci nel mistero fascinoso dei paesaggi montani con Carlot-ta, che ne ha catturato le magie nel suo secondo album e ci parla della produzione di Rob Ellis (Pj Harvey, Anna Calvi, Marianne Faithfull), del progetto, ricco di campionamenti usati come drum-kit, del suo immaginario e della sua musica.
Sonorità delicate, per raccontare montagne fiabesche e misteriose, tra leggende, storie e suoni ancestrali, ma anche ironia e interpretazioni fascinose: questi sono solo alcuni degli ingredienti della pozione magica del nuovo album di Carlot-ta, al secolo Carlotta Sillano. Con il suo secondo lavoro, Songs of Mountain Stream, prodotto da Rob Ellis (Pj Harvey, Anna Calvi, Marianne Faithfull) per la neonata label Brumaio Sounds è “di nuovo amore a primo ascolto”, come ha osservato la nostra Veronica Eracleo, che nella sua recensione aggiunge:

Diciamolo subito: questo disco crea assoluta dipendenza e sussulti al cuore, le undici canzoni vi faranno sorridere, a volte toccheranno le corde più profonde della vostra anima e spesso daranno vita a immagini prese direttamente dalla natura.

Qui potete leggere la recensione completa:

http://www.mescalina.it/musica/recensioni/carlot-ta-songs-of-the-mountain-stream

Abbiamo intervistato la giovane cantautrice per entrare nei meandri emozionali e sonori di questo progetto, tra campionamenti di suoni naturali e fonti di ispirazioni colte in altre epoche o nella letteratura. Attenzione: il suo è indubbiamente uno dei dischi italiano dell’anno. Ascoltatelo!



Mescalina: Com’è nata l’idea di campionare e usare come drum-kit autentici suoni della montagna, dai ruscelli ai rami degli alberi, dalle motoseghe alle pietre? Il progetto, che risuona incredibilmente suggestivo e originale, è indubbiamente ambizioso...


Carlot-ta: Prima di registrare il disco ho riflettuto molto su come gestirne la componente ritmica. Suonando il pianoforte sono abituata ad affidare alla mia mano sinistra il compito di scandire il tempo e fornire impulsi ritmici, ma non trattandosi di un disco piano e voce era necessario trovare una formula convincente per utilizzare le percussioni. Ho avuto modo di parlare con diversi addetti ai lavori e un noto produttore italiano mi ha dato questo suggerimento, di campionare proprio i luoghi di cui il disco trattava. Io avevo già pensato a utilizzare dell’elettronica e questo espediente mi è parso particolarmente interessante. La fase di “cattura” dei suoni è stata quella più divertente dell’intera produzione del disco. Gli esiti sono forse un po’ strani ed è stato difficile gestirli in mixaggio (le frequenze non sono così facili da controllare ed è difficile alterarle mantenendo i suoni naturali e realistici), ma sono molto soddisfatta di questa scelta sonora.

Mescalina: I riferimenti all’ambiente montano, come spazio e scrigno di suoni, immagini e paesaggi, sono stati individuati a posteriori in una serie di canzoni pertanto selezionate per il disco o sono nati dopo l’ideazione di un concept ben preciso?

Carlot-ta: Mentre raccoglievo e scrivevo il materiale per questo disco mi sono accorta che quasi tutti i brani erano ispirati dalla mia esperienza di questo ambiente, allora ho pensato che quella era la cosa che più di ogni altra volevo raccontare. Quindi, diciamo, metà dei brani sono precedenti all’idea del concept, gli altri invece sono stati scritti in modo più mirato.

Mescalina: A proposito di paesaggi, ma anche di immaginario, a causa dei luoghi del tuo quotidiano, ma anche come luoghi dello spirito, ti senti più vicina a montagne, laghi, fiumi, ad ambienti alpini, se non continentali e nordici (considerato il tuo amore per la letteratura inglese e francese), piuttosto che a spiagge e altri spazi più “mediterranei”?

Carlot-ta: Sicuramente sì, il Mediterraneo mi sembra quasi “etnico”. Vivo in uno spazio di pianura, vicino e distante da tutto, ma lo sento simile ad alcune zone che ho visto, che ne so in Germania, insomma ho una percezione “continentale” dell’ambiente che vivo e l’orizzonte di espansione di questa visione è il mare del nord più che non quelli del sud. Il mediterraneo, inteso come area geografica e culturale, è molto evocativo e mi piace, ma lo avverto piuttosto distante, non mi sento appartenere a questo universo.

Mescalina: Come hai conosciuto Rob Ellis? E cosa pensi di aver imparato lavorando con lui, che ha esaltato pienamente la vocazione esterofila del tuo sound?

Carlot-ta: Ho conosciuto Rob tramite i miei editori, gli ho fatto ascoltare i provini del nuovo disco e ha accettato di lavorarci. Quello che desideravo da lui era che lavorasse alle mie canzoni senza badare alla loro destinazione. Ed è esattamente quello che ha fatto: non ha nemmeno voluto ascoltare il mio primo disco, prima di produrre questo, proprio per non esserne influenzato. Quasi tutti, dopo la promozione e i buoni riscontri avuti con Make Me a Picture of the Sun, il mio primo disco, mi hanno suggerito cosa fare; mi hanno detto di scrivere in italiano, di scegliere una via più diretta. A un certo punto non sapevo più bene quale direzione prendere e ho deciso di cambiare tutto e affidare a un estraneo i miei pezzi. Non un estraneo a caso, certo; ho amato molti dei dischi prodotti da Rob, ultimo quello di esordio di Anna Calvi. Avevo inoltre letto da molte interviste che Rob amasse molto la musica francese del periodo “impressionista” e questa sua passione, unita alla sua discografia mi hanno fatto pensare che avessimo orizzonti comuni. Ed è stato così. Da lui ho capito che la via da scegliere nella musica è sempre quella della maggiore sincerità possibile.

Mescalina: Come è nata Basiliscus con l’idea della fanciulla che con leggerezza parla post-mortem del suo funerale, ma anche del piccolo, leggendario serpente mortifero?

Carlot-ta: Questo è uno dei brani in cui ho maggiormente raccolto le suggestioni “montane” ed è forse quello che, rispetto al concept, mi soddisfa di più, che mi sembra più coerente e riuscito. Dentro ci sono figure mitologiche e immagini viste e vissute. Un giorno ho letto una leggenda alpina che raccontava di un Basilisco (un rettile con la cresta da gallo, che secondo i racconti può uccidere con lo sguardo) insediatosi nella bara di una giovane donna. Nell’ultimo anno mi è purtroppo capitato un paio di volte di assistere a funerali in montagna, nel paese che sono solita frequentare e ogni volta sono rimasta letteralmente basita e commossa dalla forza di questi riti, per esempio del modo in cui tutte le ragazze del paese (che come ogni altre sono solite ascoltare Fedez), cantassero litanie in latino con voce cristallina o di come questo evento potesse diventare una specie di rispettosissima festa. Funerali a parte, è un brano grottesco, ironico e divertito in cui ho immaginato come potesse essere stare sottoterra, ma a mille metri d’altezza e con un basilisco accanto.

Mescalina: Come sei entrata in contatto con la “murder ballad” Lord Randall che hai ripreso in Sick To The Heart? Ci vuoi parlare della storia narrata dal brano?

Carlot-ta: Ho conosciuto questo brano ascoltando un disco di ballate tradizionali interpretate da due controtenori (Folksongs, Harmonia Mundi). La loro versione di questa ballata del 1200 è da brividi e l’ho trovata incredibilmente moderna nell’armonia. Il brano è un dialogo tra madre e figlio in cui il secondo dice di non sentirsi molto bene e la madre lo interroga per smascherare le cause del suo male. Si scoprirà che la giovane fidanzata lo ha avvelenato cucinandogli serpenti e spacciandoli per anguille. All’ultima domanda della madre che gli chiede cosa avrebbe voluto lasciare alla sua amata, il povero Randal risponde, giustamente: “A rope to hang her, mother”.

Mescalina: Nelle tue canzoni c’è molta letteratura: quali sono le letture che hanno influito maggiormente sulla tua fantasia di autrice e di quali scrittori ti piacerebbe musicare un testo in futuro?

Carlot-ta: Preferisco in generale la poesia e scritture descrittive, più che non narrative. In ogni caso è tutta una finzione, non leggo moltissimo, ma quel che leggo influenza inevitabilmente la mia musica. Per questo disco la lettura più influente è stata forse Dino Buzzati, Barnabo delle montagne.

Mescalina: Ci sono epoche storiche che trovi particolarmente affascinanti come bagaglio di spunti e figure, emblemi di sensibilità e umori? L’Ottocento pre-romantico e romantico, il Cinquecento, il Medioevo o altre ancora?

Carlot-ta: È proprio come dici tu, ma non vorrei mai aver vissuto in una di queste epoche, mi interessa più che altro il tipo di “immagini” cui queste hanno dato origine, siano rappresentazioni visive, linguaggi, formule poetiche, stereotipi. In particolare questo è un disco molto “romantico” perché penso di aver voluto raccontare un sentire simile a quello dei poeti o dei musicisti di quel periodo storico. Non amo però necessariamente per esempio il loro linguaggio, quindi credo e spero di essere riuscita ad attingere da questa come da altre epoche storiche, cogliendo suggestioni e sintetizzandole in un linguaggio diverso, non necessariamente nuovo o sperimentale, ma personale, anche nel continuo riferirsi a modelli esterni e nel mescolarli.

Mescalina: Quali sono stati gli ascolti che ti hanno guidato e ispirato nell’ultimo anno, mentre lavoravi al tuo nuovo disco, e quali quelli che hanno pesato maggiormente sulla tua scelta di dedicarti alla musica?

Carlot-ta: Ultimamente faccio molta fatica a orientarmi nella sterminata offerta musicale e culturale in genere; la possibilità di avere a disposizione tutto e subito per me è un danno. Trovo sia poco meritocratica, priva di riferimenti e non mi invoglia ad andare a cercare, come facevo qualche anno fa, cose nuove. Ascolto pochi artisti “contemporanei”: Soap&Skin, Julia Holter, Anna Calvi, Marissa Nadler, gli Austra, per fare qualche nome. Durante la lavorazione del disco ho ascoltato un po’ di musica antica e poi i canti degli alpini, ho scoperto che alcuni di questi sono commoventi e bellissimi. Per quanto riguarda i miei ascolti più significativi durante l’adolescenza, ecco quelli più importanti, in ordine “cronologico”: Bluvertigo, Tori Amos, Edith Piaf, Diamanda Galás.

Mescalina: Fin dal tuo esordio hai mostrato un’invidiabile maturità artistica: ai tempi del tuo esordio, mi chiedevo se non potesse nuocerti non darti tempo per “giocare” con la musica, cioè se non rischiasse di soffocarti l’essere già così sofisticata ed elegante. A volte fa bene infatti anche divertirsi ad essere più “spettinati”, non so se mi spiego...Tuttavia ora la mia impressione, alla luce di brani come Carl Holz o The Barn Owl, è che per te sia del tutto naturale condensare nella musica interessi e passione, nonché affidarle le tue fragilità. Penso che tu ti diverta già e che la musica sia già specchio e medicina, compagna e sfogo: è così?

Carlot-ta: Sì, credo di scrivere e suonare musica proprio perché è la cosa che più di ogni altra mi diverte fare.

Mescalina: Di quali artisti internazionali ti piacerebbe aprire un concerto?

Carlot-ta: Kate Bush, forse.

Mescalina: Un aggettivo per il tuo nuovo album.

Carlot-ta: Micro-cosmico.



 

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Si ringraziano Carlotta Sillano e Leonardo Cianfanelli per A Buzz Supreme.