Il Terzo Istante

interviste

Il Terzo Istante Essere Estraneo

04/06/2019 di Barbara Bottoli

#Il Terzo Istante#Emergenti#Songwriting

Il gruppo torinese de Il terzo istante ha scelto la libertà, la libertà dell'essere anche inadeguati, non facendosi “catalogare”, ma questa scelta impone una responsabilità che, nel loro ultimo album Estraneo si sono assunti, la responsabilità dell'essere vivi, anche nella rabbia, nel piacere, nella loro inquietudine e nella dolcezza. Estraneo è un lavoro che non lascia indifferenti, lo si consuma, mentre consuma l'ascoltatore che entra in piena sintonia emotiva con una fusione, perfettamente equilibrata ed ipnotica, di musiche, testi, arrangiamenti ed interpretazione. Nove tracce che affondano nell'anima, smuovendo un magma interiore che fluisce bruciando le certezze e le consuetudini, facendo sciogliere le fortezze sociali come nella loro Sei dicembre. In questa intervista confermano la loro unione, pur rammaricandosi per la diffusione non idonea dovuta al momento storico attuale, ma un album come Estraneo non può non essere apprezzato perchè difficilmente si raggiunge un tale livello di completezza. Nelle loro parole si evince, ancora, la loro libertà di espressione, non si nascondono, facendo combaciare la band con le parole di Estraneo, rendendosi reali, credibili e da ascoltare, abbattendo ogni schema per lasciare che l'ascoltatore si lasci penetrare dalle sensazioni incredibili di questo album.
Mescalina: Ciao a tutti, direi di iniziare dalle presentazioni perché siete una band, torinese, ed ascoltando il vostro ultimo album Estraneo si respira una grande coesione, quindi prima di tutto cerchiamo di capire chi siete coi nomi, oltre a spiegarci come è nata la band, se si è modificata e perché la scelta del nome Il terzo istante?

Il Terzo Istante: La band ha subito qualche evoluzione dalla sua formazione, che risale al novembre 2011. Nasciamo come power trio “deviato”, in quanto composto da chitarra, batteria e tastiere, al posto del canonico basso. Inizialmente la formazione era composta da Lorenzo De Masi (voce e tastiere), Fabio Casalegno (chitarra) e Carlo Bellavia (batteria). L’assenza del basso, nei primi anni di vita del gruppo ci ha permesso di sperimentare soluzioni alternative dal punto di vista dell’arrangiamento e del sound, ma con il passare del tempo abbiamo sentito l’esigenza di integrare formazione e suono: così Luca Sbaragli, già produttore e sound engineer dei primi 3 EP de Il Terzo Istante, è entrato ufficialmente a far parte della band in qualità di bassista nel 2016, durante la registrazione del nostro primo LP La fine giustifica i mezzi. Il nome della band deriva invece dalle fasi del processo creativo: la creazione dell’opera passa attraverso una prima fase (o momento, istante..) di raccolta delle informazioni. Dopodiché si passa al secondo momento, quello dell’elaborazione di questi input. Il terzo step è infine quello dell’esplosione creativa, quell’istante in cui tutto prende forma e si dà vita all’opera artistica. Il nostro nome è un omaggio a quel preciso momento, che è la sintesi di tutto ciò che ci dà più soddisfazione fare. Estraneo è un concept album che affronta il tema dell’inadeguatezza che diventa una prigione e, avete affermato, di vivere questa sensazione a sia a livello generale, umano, che come gruppo, scegliendo di essere liberi. Avete realizzato questo album, che in diverse occasioni ho avuto modo di definire come straordinario, creando una sorta di bolla in cui fate entrare l’ascoltatore, proteggendolo, e contemporaneamente lasciandolo libero di librarsi nell’emotività. Per voi questo lavoro cosa rappresenta? Come è nato e come vi siete applicati? La produzione di questo disco è stata piuttosto lunga ed elaborata, specie se confrontata con i nostri precedenti lavori. Abbiamo iniziato a scrivere le canzoni che poi sono entrate a far parte della track list di Estraneo a fine 2016. Rispetto al passato abbiamo deciso di avvalerci di una produzione artistica esterna per questo disco. Volevamo fare un passo in più, volevamo qualcosa di diverso. Così abbiamo iniziato a cercare le figure professionali che ci sarebbe piaciuto coinvolgere. Dallo scouting è emersa la figura di Andrea Franchi, storico musicista e produttore di Paolo Benvegnù, uno degli artisti italiani che amiamo di più. Ci è stato chiaro fin da subito che Andrea fosse la persona ideale per noi e per il ruolo che volevamo assegnargli. Sia per il suo background, ma anche e soprattutto per l’approccio umano e professionale che ha tenuto con noi fin dalla prima telefonata. Così è nato un rapporto che si è evoluto nel corso dei mesi, attraverso un percorso di pre produzione del disco molto impegnativo e approfondito. Poi è arrivato lo studio, luogo in cui abbiamo ulteriormente sperimentato anche grazie alla figura di Maurizio Borgna, sound engineer che abbiamo deciso di affiancare ad Andrea, come responsabile tecnico del progetto. Insomma, un processo intenso e anche doloroso per certi versi. Ma necessario per giungere a confezionare quello che riteniamo essere senza dubbio il nostro miglior lavoro. Per il momento ovviamente.

Mescalina: Nelle nove tracce non c’è nulla che appare estraneo: arrangiamenti incredibili, interpretazione che si fonde con le parole, testi che procedono per immagini sensoriali e la voce di Benvegnù che in Materia grigia crea un tutt’uno con voi. Com’è nata la collaborazione di Benvegnù? Cos’è Estraneo?

Il Terzo Istante: La collaborazione con Benvegnù è nata grazie al sodalizio con Andrea Franchi. E’ lui che gli ha sottoposto 2 brani del disco chiedendogli cosa ne pensasse. Paolo è rimasto colpito da Materia Grigia e ci ha regalato un’interpretazione che ci ha lasciato senza fiato. E’ stato bellissimo ascoltare la sua voce, finemente intagliata sulla nostra canzone. Oltre all’estrema disponibilità che ha dimostrato, ci ha impressionato l’impegno con cui ha inciso le diverse linee vocali, la cura con cui le ha armonizzate, oltre al bellissimo regalo che ha voluto farci aggiungendo una frase, breve ma molto significativa, al nostro testo. Riguardo alla seconda domanda, Estraneo è definibile tale perché è un disco che non cerca di essere forzatamente contemporaneo, che non prevede inutili riferimenti a Facebook, Deliveroo, selfie, “foto che spaccano” e stronzate simili. E’ un disco che trasmette un grande senso di fragilità, in controtendenza con l'arroganza che osserviamo ultimamente intorno a noi. E’ un disco che conta sulle idee, sui testi, sulla musica, sugli arrangiamenti. Un album che si prende sul serio, che non cerca scuse. Perché è troppo facile suonare male, cantare peggio, e poi dire che fa parte della tua cifra stilistica.

Mescalina: L’album è uscito a gennaio per Phonarchia Dischi, in questi mesi, credete che il vostro lavoro abbia raggiunto la giusta comprensione? E avete già iniziato la serie di live per far conoscere Estraneo? (se si come sta andando?)

Il Terzo Istante: Estraneo è stato accolto davvero bene dalla stampa specializzata e addetti ai lavori. Pensiamo abbia raggiunto la giusta comprensione. Quello che forse gli manca è la giusta diffusione, ma questo è un problema comune a tantissimi artisti e autori ai quali i principali canali di diffusione sono preclusi senza nessuna possibilità di accesso. Il numero di persone raggiunte dal nostro disco, dal nostro punto di vista, è infinitamente più basso di quello che dovrebbe essere. Ma evidentemente noi siamo di parte. La cosa che dispiace di più è il livello bassissimo della maggior parte di ciò che circola sui principali circuiti. Anche live. Per quanto riguarda in sonori live, abbiamo iniziato a suonare dal vivo a marzo e abbiamo per il momento pianificato le uscite fino al prossimo settembre. Le sensazioni sono state molto positive, sempre tenendo presente il momento storico che stiamo vivendo e tutte le difficoltà che si porta dietro.

Mescalina: Italia … non appartenete a nessuna categoria, estranei al mainstream, così come a quello indipendente, come si va avanti? Avete scelto una strada coraggiosa, libera, ma che immagine avete del panorama musicale contemporaneo nel nostro Paese? E voi cosa ascoltate?

Il Terzo Istante: Diciamo che sul panorama musicale italiano abbiamo parzialmente risposto nel punto precedente. La situazione attuale vede artisti di altissimo livello esibirsi per 2 lire in piccoli club semivuoti, e personaggi da reality calcare i palchi più prestigiosi d’Italia. Siamo abbastanza stanchi e disgustati da questo punto di vista. Per quanto riguarda i nostri ascolti, siamo molto diversi l'uno dall'altro, è difficile dare delle coordinate di gruppo in questo senso. Però possiamo dire che l’ascolto comune che ha caratterizzato il periodo della produzione di Estraneo è stato Painted Ruins dei Grizzly Bear.

Mescalina: Sei dicembre è il brano più immediato, una ballad su come il calore umano possa sciogliere le barriere, una traccia in apertura, come se la soluzione potesse essere l’umanità. Voi, però, tra le tracce esprimete anche rabbia, come se per voi fosse la fiamma che vi permette di esplodere musicalmente e creativamente, c’è un legame tra la rabbia e l’umanità? E questo legame si può spiegare con Luna di sangue?

Il Terzo Istante: Domanda e riflessione molto interessanti: siamo sempre più colpiti dalla profondità del tuo ascolto. Si, per quanto ci riguarda c’è una connessione profonda tra rabbia e umanità. La rabbia scaturisce proprio dal sentimento di umanità, quando viene violato. Dal sopruso, dall’arroganza, dalla prepotenza, dalla strafottenza. La rabbia definisce il senso di ribellione che proviamo nei confronti di questi comportamenti umani. Per rispondere alla tua ultima domanda, si, possiamo spiegarlo anche attraverso le parole di Luna di Sangue, che racconta la difficoltà di doversi piegare ad una irrimediabile scelta altrui.

Mescalina: Mi sono soffermata sull’immagine di Estraneo con questo uomo di spalle che guarda le montagne e questa finestra che lo divide dalle cime che significato ha? E da chi è stato realizzato?

Il Terzo Istante: La copertina è stata realizzata da Agostino Nestola, musicista e grafico talentuosissimo. Ci siamo innamorati immediatamente di questa immagine, ma non abbiamo mai approfondito particolarmente il suo significato con l’autore. Ognuno di noi se ne è creato uno suo, personale, anche perché l’immagine, molto evocativa, si presta a diverse interpretazioni: l’uomo di spalle può rappresentare l’estraneo, ciò che è diverso e ci spaventa perché sconosciuto, ma anche noi stessi, in una sorta di visione soggettiva esterna, come quella che capita di provare nei sogni. Il mondo davanti ai suoi occhi è schermato da un filtro, che non gli permette di vedere la realtà, o che forse gli restituisce una visione distorta. Esattamente quello che capita a ciascuno di noi quando interpretiamo il mondo attraverso il nostro limitato punto di vista o, peggio ancora, lo schermo di un telefono. E’ il mondo ad essere estraneo, o siamo noi? E’ forse questa la grande domanda che si porta dietro il disco, e che Agostino ha interpretato visivamente grazie a questa bellissima immagine.