Mescalina:
Sembra proprio che la musica non si sia offesa troppo. Aspetta
sempre con pazienza le belle canzoni …
Stefano Barotti: Grazie … Ci tenevo a introdurre il
disco con questo verso. Rispecchia il mio ritorno dopo un
bel po' di tempo a cantare canzoni in un disco.
Mescalina:
In effetti qualche anno era passato da "Uomini in costruzione",
un disco che aveva almeno quattro brani di grande spessore
lirico …
Stefano Barotti: Effettivamente ho lasciato passare
un po' troppo tempo da "Uomini in costruzione". Riascoltandolo
adesso dopo "Gli ospiti" mi ha fatto un certo effetto. Credo
che il primo disco zodiacalmente parlando sia sotto un segno
di terra, negli Ospiti invece c'è molta più acqua, è un disco
più liscio e fluido, meno attaccato al suolo. Sapevo che il
secondo disco era una tappa importante, proprio perché il
primo aveva lasciato un buon segno e buone prospettive.
Mescalina:
Ed ora spicchi il volo, sei diventato un costruttore di ali
…
Stefano Barotti: Mi è capitato di sognare di avere
le ali. Non so se sto spiccando il volo, ma mi capita spesso
di sentirmi per aria nonostante le scarpe. Credo nella musica,
e credo sia una delle poche cose rimaste a far sognare le
persone.
Mescalina:
Continuando a citare la canzone che apre questo disco mi viene
da dire che le tue canzoni sono come albicocche mature: è
ora di raccoglierle.
Stefano Barotti: Credo di sì ... Mi dicono che per
scrivere canzoni mature bisogna arrivare ai 40 anni, maturare
in qualche modo con loro. Ormai sono vicino, ne ho 35. Il
mio modo di scrivere è cambiato molto, non aspetto più le
canzoni alla scrivania. Le lascio arrivare … aspetto la stagione
buona come fanno le albicocche.
Mescalina:
Anche in questo nuovo disco trovo che i testi siano fortemente
centrali, poetici e ancora estremamente ispirati, penso ad
esempio a "Il profumo dei sogni".
Stefano Barotti: "Il profumo dei sogni" è stata scritta
a sei mani. Ho scritto la musica con Gabriele Ulivi, il mio
chitarrista. Mentre le strofe del testo sono tratte da una
poesia di Carmen Gargano, un'amica di Napoli. Ho impiegato
molto tempo per capire quali canzoni potevano stare insieme
nel disco. Ne ho scartate almeno cinque. A volte mi capita
di scrivere di getto, ed è la cosa che mi piace di più. Altre
volte mi colpisce qualcosa e lo lascio li nel cervello aspettando
che una frase richiami una melodia o viceversa. Non scrivo
quasi mai musica e testo separatamente …
Mescalina:
Mi ha colpito molto anche "L'angelo e il diavolo",
davvero una bella canzone d'amore come non se ne sentono spesso
…
Stefano Barotti: Ho scritto questa canzone per una
ballerina, è una favoletta … Ma spesso accade che nella vita
due persone molto diverse tendano ad innamorarsi, io ho portato
il concetto all'estremo, a volte nelle relazioni il ruolo
di angelo e diavolo è mutevole tra i soggetti, e c'è sempre
una forza divina, un terzo incomodo come nella canzone: Dio
che guarda e gioca a scacchi, come se alla fine a decidere
sia sempre il cielo: il caso, le circostanze o gli ostacoli.
Le persone ci provano … si innamorano … ma spesso ogni amore
che toccano si fa lontano. Credo sia la storia di tutti.
Mescalina:
Veniamo alla tua collaborazione con Jono Manson e alle sessioni
americane, nel disco ci sono ottimi suoni e ottimi arrangiamenti.
Stefano Barotti: Abbiamo lavorato davvero tanto. Ho
scelto canzoni per l'America e altre per l'Italia. Per esempio
"Gli ospiti" è frutto di un lavoro di cantiere coi miei musicisti
italiani, c'è un idea di arrangiamento forte, studiata, concepita
a più teste. Come se la canzone fosse stata scritta in sala
prove insieme ai musicisti. Per le sessioni americane invece
ho preferito registrare brani che dessero l'impressione del
live. Gente che sta suonando tutta insieme come per esempio
in "Natale sui monti". Con Jono abbiamo scelto i musicisti
per ogni brano e calibrato gli arrangiamenti, cercando di
scegliere il vestito migliore per ogni canzone oppure di lasciarle
il più nude possibile. Riguardo gli ottimi suoni è tutto merito
di Jono, è un grande produttore, sa sempre qual è la combinazione
giusta per farti arrivare una canzone al meglio.
Mescalina:
Di Jono mi piace, se sei d'accordo, il suo adattarsi alle
tue caratteriste, non impone al disco un suono per forza roots
o comunque americano
Stefano Barotti: Ormai siamo affiatati … lui conosce
bene quello che il suo mondo musicale può fare per il mio
e viceversa. Figurati che in studio per una session o l'altra
era lui a dirmi "No, Ste ... troppo americano". È una sfida
affascinante mescolare questi due mondi senza che si annientino
a vicenda. Fondamentalmente sono vicinissimi tra loro ma bisogna
stare attenti a farli correre paralleli. L'importanza del
testo all'italiana non deve uccidere l'intenzione del suono,
e il suono vivo americano non deve sovrastare la poesia del
testo.
Mescalina: Insomma
un disco molto omogeneo dove le canzoni si svelano una alla
volta, la mia ultima "scoperta" è "La neve sugli alberi"
…
Stefano Barotti: Era mia intenzione fare un lavoro
compatto, come se ogni canzone svelasse l'altra nel susseguirsi
degli ascolti. È una cosa che succede anche a me ascoltando
il disco. Per esempio la mia preferita adesso è "L'uomo più
curioso del mondo". "La neve sugli alberi" è una canzone ricchissima
di suoni dove affiora di tutto: il mio amore per Ivano Fossati,
la musica anni '70 mentre il dobro e il banjo richiamano il
roots americano. Ci sento persino echi morriconiani.
Mescalina:
C'è qualche musicista a cui ti sei ispirato in questo disco
oppure che hai ascoltato molto in questi ultimi anni?
Stefano Barotti: Grazie ad Alessandro Maggiori, il
mio discografico, ho una banca dati infinita. Ogni volta che
vado a trovarlo ha tre o quattro artisti da farmi conoscere.
Ho ascoltato di tutto in questi ultimi anni, e mi sono lasciato
influenzare, assorbendo la musica d'altri a mio modo. Lascio
arrivare la musica altrui nella mia come le api fanno coi
fiori. Ho scoperto le accordature aperte grazie a Nick Drake.
Un artista che ha cambiato il mio modo di scrivere, infatti
in un brano cito la sua luna rosa che gira e suona nel piatto.
Altri artisti come Josh Rouse, Damien Rice, Sufjan Stevens,
Polly Paulusma o gli Iron & Wine mi hanno dato molto. A questo
va aggiunto il mio amore per gli anni Settanta, dove c'è ancora
molto da assorbire.
Mescalina:
Come mai hai scelto "Gli ospiti" per dare il titolo a questo
tuo secondo lavoro?
Stefano Barotti: Beh … è stato un titolo sofferto.
Ho deciso il titolo in aereo mentre tornavo in Italia con
il master del disco in tasca. È la canzone che più mi emoziona
tra le undici. Oltre a questo in tutti i brani ci sono cose
che passano si accomodano e se ne vanno ... In particolare
l'amore raccontato in questo disco. Ma non solo quello … il
disco è pieno di cose che passano si fermano e se vanno, come
la neve sugli alberi, le stagioni che affiorano in molti brani
o il richiamo continuo a fare entrare qualcuno o qualcosa
… "Arlecchino che bussa alla porta", "alle volte passava il
ragazzo alle volte passava l'uomo", "aspettando una qualche
novità ad esempio la neve". Oppure invertendo i soggetti trovarmi
ospite della mia musica come in "vive dentro una canzone".
Spero che questi undici brani siano ospiti graditi per il
lettori cd.
Mescalina:
Posso immaginare che altri avrebbero cercato di lavorare sulla
voce, magari con qualche effetto. Tu invece hai scelto di
lasciarla intatta, con i suoi toni molto caratteristici …
Stefano Barotti: Jono mi ha abituato così … non riesco
più ad ascoltare la mia voce alterata da riverberi o altro.
Ho registrato alcune tracce di voce in Italia e altre in America.
Diciamo che mi piace lasciare intatto il suono e concentrarmi
sull'intenzione vocale.
Mescalina: Credo
che queste canzoni meritino un tour con una band, che ci dici
in proposito?
Stefano Barotti: Stiamo promuovendo il disco, alcune
date saranno in elettrico altre in acustico, per un totale
di dieci concerti. Suono con altri quattro musicisti, ho aggiunto
un tastierista alla band per riprendere gli arrangiamenti
di pianoforte e organo hammond. Spero che il disco abbia una
buona risonanza per poter organizzare un bel tour a Settembre
/ Ottobre. Il disco mi piace, ma il live è ancora la cosa
che più mi diverte e dove le mie canzoni trovano la forma
migliore ....
Mescalina:
Un grande disco che si chiude con una piccola canzone, ci
può stare?
Stefano Barotti: "Piccola canzone" poteva avere solo
quel numero. Io la chiamo "la coda". Mi piaceva l'idea di
andarmene in punta di piedi, con una canzone breve ed intensa,
che lascia l'ascoltatore in sospeso, con un respiro, un sospiro,
come quando poco dopo l'amore.
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