Kabo

interviste

Kabo Due nuovi singoli per KABO

02/06/2022 di Antonio Corcillo

#Kabo#Italiana#Alternative

In occasione della pubblicazione dei singoli Spettri e Modi', abbiamo rivolto alcune domande al rapper e cantautore milanese Kabo.
KABO, nome d’arte di Andrea Caracciolo, è un rapper cantautore della provincia di Milano, classe 1990. In passato ha condiviso il palco con artisti del calibro di Rancore, Murubutu e Willie Peyote, solo per citarne alcuni. Tra marzo ed aprile ha pubblicato due singoli, Spettri e Modì come antipasto dell’album in studio previsto per giugno 2022. Spettri si presenta come un flusso di coscienza in cui esprimere il disagio di non avvertire la fiducia delle persone che lo circondano; sentendosi avvolto dalle tenebre del pessimismo, inizia a scrivere così trova conforto e si calma. Inizialmente si accompagna solo con le corde di chitarra e dopo qualche istante entrano i bassi; il tutto forma un’atmosfera soft che contrasta col contenuto del brano. Infatti nel ritornello afferma che con i suoi spettri, intesi come paure e risentimenti, ormai ha imparato a conviverci, tanto da considerarli degli amici stretti; forse basterà togliere tutti gli specchi per non invecchiare, ma ora il cuore è infranto. Per non sentire più le cattiverie ha intenzione di tagliarsi le orecchie come Van Gogh. La solitudine è un’altra sfaccettatura che emerge del flow repentino: gli amici si sono tutti dileguati, ma rimane col cuore aperto per chi ha intenzione di entrare.

Con Modì vuole dipingere la società odierna composta dai vizi che ormai si sono consolidati, tra le urla dei bambini e il fumo si chiede dove sia finita quella vita tranquilla e serena tanto agognata; forse l’unico modo è ritornare ad Adamo ed Eva prima del morso della mela che ha incasinato tutto. Solo la musica salvarci dalla follia entrando nelle vite finte come la plastica. Le percussioni, curate da alone.nowhere, dettano un ritmo forsennato che si dirada solo nel ritornello; quasi impercettibili si notano pochi accordi di chitarra. Nella sua visione vede uomini rincorrere l’inesorabile scorrere tempo, e poi perdere la loro caparbietà con due sorsi di gin, bimbi che fino a poco prima rincorrevano la fantasia di agguantare il vento che ora si emozionano per un film; se fuori un deserto ideologico ha ormai inglobato tutta la città, la sua oasi sarebbe una stanza con un microfono spento e sulla parete il quadro del Modigliani, soprannominato Modì. La voglia dello smettere di crescere viene rappresentata in un burattino di legno con prende il suo posto quando si ubriaca; il mondo moderno lega tutti agli schermi e come coca brucia l’esistenza in un tiro. Meglio cercare un altro futuro così da cambiare le cose. In entrambe le tracce emergono i problemi esistenziali di una generazione intera di cui KABO si fa carico per cercare risposte con tecniche e metriche sopraffine.

In occasione di queste due nuove pubblicazioni abbiamo rivolto alcune domande a KABO.

Mescalina: Nel testo di Modì fai riferimento ad un suo quadro: perché proprio il pittore di origine italiana ed esattamente a quale sua opera?

KABO: Modigliani è uno degli artisti che preferisco in assoluto. Mi sento molto rappresentato dalla sua idea di arte e anche dalle sue opere. Lui aveva una visione artistica molto personale e introspettiva, legava molto il fatto di dipingere ad una intima e profonda condivisione con il soggetto che si trovava di fronte. Anche io la vedo così. Scrivere è un intimo esercizio e condividere la propria musica, crea una connessione molto profonda tra le parti. Inoltre mi lega a lui il fatto di vivere questa continua gavetta nel mondo dell’arte, senza realizzarsi mai. Nel brano non mi riferisco ad un suo quadro in particolare, è più una citazione generica riferita alle sue opere ed a quello che rappresentano per me, cioè la purezza e la pace.

Mescalina: Uno dei versi che mi ha colpito recita “arte di vivere senza poesia”: nella tua vita quanto è importante la poesia? Sia in senso letterale, quindi la scrittura, ma anche in senso lato come significato che dai alle tue azioni.

KABO: La poesia è al centro della mia vita. Sia in senso letterale che in senso “pratico”. Per me sarebbe difficilissimo il “vivere senza poesia”, proprio per questo lo considero quasi un’arte, sarcasticamente parlando si intende. Ammetto però che ogni tanto, e ultimamente mi accade troppo spesso, anche io, come tanti credo, finisco per ritrovarmi ingoiato da ciò che è materiale e che spegne la poesia. Fortunatamente me ne rendo conto, questo è importante.

Mescalina: Spiega il significato del tuo nome d’arte.

KABO: Kabo deriva da vo-cabo-lario. È una citazione alla mia passione per le parole e per la scrittura in generale. Anni fa scrissi una rima dicendo “mi chiamo Kabo perché esco (letteralmente) da un vocabolario. La lettera K l’ho sostituita alla C perché la preferivo.

Mescalina: Quali spettri ti incutono più paura e come fai a conviverci quotidianamente?

KABO: Mi spaventa molto lo scorrere del tempo, le distanze tra le persone e la perdita (fisica e non) delle persone durante il proprio percorso di vita. Credo siano spettri abbastanza comuni. Penso sia bene esorcizzarli tramite quelle pratiche che scavalcano i limiti temporali, nel mio caso l’arte, la musica, la scrittura.

Mescalina: Dal brano Spettri si intuisce che gli altri non ripongono in te abbastanza fiducia: come vivi questa situazione?

KABO: In realtà, più che gli altri, spesso sono io a non riporre abbastanza fiducia in me stesso. Questa sensazione l’ho sempre vissuta piuttosto male, ma mi rendo conto che ultimamente il legame con la creatività si è fatto ancora più profondo, e questo mi aiuta molto a gestire questo aspetto di me.

Mescalina: Con quali artisti ti piacerebbe fare un featuring?

KABO: Sparo alto, vi avviso. Mi piacerebbe molto collaborare con Francesco Bianconi (frontman dei Baustelle), con Claver Gold e con Moder.

Grazie dello spazio concesso, un saluto!

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