Appino

interviste

Appino Tra Utopia e Anarchia

02/06/2015 di Arianna Marsico

#Appino#Italiana#Alternative post-punk

Andrea Appino, dopo undici dischi con gli Zen Circus e due da solista (tra cui il nuovo arrivato Grande Raccordo Animale, di cui ci racconterà parecchie cose) ama ancora definirsi un artigiano della canzone. E forse quello che leggerete nelle righe sottostanti è più il resoconto di una chiacchierata, di uno scambio di opinioni, che un’intervista…
Mescalina: Per prima cosa Andrea ti ringrazio da parte della redazione di Mescalina e di tutti i lettori della nostra rivista per la disponibilità.

Andrea Appino: Ma vai tranquilla è il minimo! (risate Ndr)

Mescalina: Innanzitutto cosa penserebbe il buon Ufo, citato ne Il tropico del Cancro, di questo disco, e Giorgio, Canali?

Andrea Appino: Ah già cazzo i miei due zii… Mah Giorgio penserebbe che è un disco di merda, me l’ha detto prima di sentirlo, come al solito. Quindi sicuramente Giorgio non penserebbe altro che questo. Lo so già… Giorgio è uno che non ti fa mai mancare la terra sotto i piedi, sai già cosa ti direbbe. Mentre Ufo… Ufo gli ho fatto sentire Tropico del Cancro già da provino quando eravamo ancora in tour con gli Zen, quindi era molto contento che l’avessi citato per un’altra delle sue perle di saggezza.

Mescalina: Eh sì ne dà… ne dà il buon Ufo…

Andrea Appino: Sì, ne regala sempre  a chili!

Mescalina: Senti, io ti devo dire in verità che al primo ascolto…

Andrea Appino: …Sì?

Mescalina: …Ero abbastanza perplessa, soprattutto per Ulisse…

Andrea Appino: …ok...

Mescalina: …Poi no, piano piano ascoltandolo ho cambiato idea… Però mi incuriosisce molto sapere come è nata la collaborazione con Paolo Baldini, dalla quale penso che forse sia dipesa questa rotta, o no?

Andrea Appino: No, in realtà il disco era già strutturato così, se senti i provini era già così. Baldini è stato chiamato che c’era già quell’impianto lì. Un po’ come per  Il testamento. Molti pensano che sia stato Giulio (Ragno Favero,  de Il Teatro degli Orrori, NdR) a farlo suonare così. Ovvio a farlo suonare così è stato anche Giulio, ma i provini erano già impostati in quella maniera. Stessa cosa per Grande Raccordo Animale. Paolo ha solo apportato la sua esperienza tecnica e produttiva per quello che riguarda gli effetti, ma tipo Ulisse e tutte le altre canzoni già in levare, o più o meno in levare, erano già in levare, quindi non è stato Paolo a produrle così. Quindi lo discolpo immediatamente! (risate NdR)

Mescalina: (Ridendo NdR) E questo salto per Kingston quindi come ti è venuto in me?

Andrea Appino: Perché… volevo farlo. E sono convinto e lo sarò per molto tempo se non per sempre che questo sia uno dei dischi più belli che abbia mai fatto in vita mia.

Mescalina: (Ridendo NdR) Ne hai fatti due! Da solo due, da solo ne hai fatti due!

Andrea Appino: Da solo ne ho fatti due...ed undici con gli Zen se contiamo anche quelli degli Zen…però mi piace da morire, Ulisse in particolare è una delle mie preferite quindi…(risate NdR)

Mescalina: Ma infatti ti ho detto che è stata un’impressione dell’inizio … poi no ho cambiato idea

Andrea Appino: No chiaro… un po’ tutti all’inizio…

Mescalina: Poi ho cambiato idea ascolto dopo ascolto…

Andrea Appino: No, insomma puoi anche non cambiarla… Faccio musica che vorrei ascoltare io, non la faccio pensando a che cosa vuole sentire la gente, se lo facessi sarei un burattino. E la cosa bella è che magari invece molti stanno pensando che io volessi fare musica proprio per farla ascoltare a qualcun altro… E che quindi ho fatto un disco pop. No, io volevo fare un disco pop e me ne frega più o meno niente del resto. Ovviamente è chiaro che ti devi confrontare con gli altri, ci mancherebbe, questo accade nella vita, figurati se non accade nella musica. Però è anche vero che se si fa un percorso di verità, ovvero di fare quello che ci pare (e l’abbiamo sempre fatto con gli Zen e l'ho fatto da solo), sarebbe stato non veritiero rockeggiare su brani che non avrei voluto far rockeggiare. Morale della favola, questa è la mia verità in questo momento. Ovvio può non piacere, può far storcere il naso, può sembrare “oh mio Dio, cosa gli è preso”, però va anche detto che l’immagine che si ha dei musicisti è un’immagine sempre distorta da noi stessi… Anche per me ci sono dischi di artisti che attendevo e che poi ci sono rimasto male, le aspettative sono fatte un po’ per essere mancate, e ho imparato alla soglia dei quarant’anni a non farmene troppe. Per il resto… non posso che dire che sono soddisfattissimo del lavoro che abbiamo fatto… in questi giorni mi è arrivata la copia fisica, l’ho ascoltata e ho detto: “Cazzo, sì è esattamente il disco che volevo fare!”. Ovvio che quando l’ho fatto ma anche quando l’ho pensato mi sono immediatamente immaginato che avrebbe fatto storcere il naso avrebbe fatto un attimo di paura… perché fa mancare la terra sotto i piedi… nel senso che ci si era abituati a una cosa e questa cosa non c’è più. Cioè c’è sempre, è lì, Il Testamento è sempre lì, Il Testamento torna dal vivo con questo disco ma … questo disco non è Il Testamento, quindi è ovvio che è tanto, tanto diverso. E se l’ho fatto è perché… perché mi andava di farlo (risate NdR)… non c’è molto altro da dire.

Mescalina: Infatti anche in precedenti dichiarazioni hai insistito molto sull’aspetto della libertà creativa. Fra l’altro quest’anno hai viaggiato molto, non solo per il tour, sei stato a New York, sei stato in Nord Africa… non so se magari è una mia suggestione… in certi pezzi soprattutto New York e Linea guida  generale mi sembra quasi di sentire, ma non è un’accusa di plagio, quello spirito di libertà dei tempi della scena del CBGB, dei Ramones e simili… ma più, come ti dicevo, come spirito. Ora non so se magari sia solo una mia impressione o se la abbia avuta anche tu durante la registrazione o a posteriori…

Andrea Appino: Sono cresciuto con la scena della musica newyorkese,è stato amore, e lo è ancora ci mancherebbe. Infatti quando ero a New York l’ho respirata proprio nell’aria quella roba lì. Però per esempio penso che il pezzo più newyorkese dell’album sia La volpe e l’elefante, ma non lo penso solo io, è un dato di fatto. Solo che ovviamente quel tipo di New York si tende a non conoscerlo, è quello dei Talking Heads , è quello dell’Afro beat.

Mescalina: E’ quello più post-punk in qualche modo…

Andrea Appino: Esatto, e si tende più ad immaginarsi la New York dei Velvet Underground e dei Ramones. Che vabbè, sono due pietre miliari della mia vita, però ho cercato anche il più possibile di farle trasparire in qualcos’altro, anche perché sono diciotto anni che suono rock in 4/4 … e quindi pensavo, pensavo e lo penso ancora di essermi guadagnato tutto il tempo che voglio per fare altre robe. Però assolutamente il CBGB, quella scena lì, è tre quarti della musica con cui sono cresciuto.

Mescalina: Quindi dai tempi di Poliisi pamputtaa taas, quando pogavi nel video, ne è passato di tempo…(risate NdR)

Andrea Appino: Ehhhh nooo…son passati tre anni!

Mescalina: Tre anni solo? Sembra di più…(risate di entrambi  NdR)

Andrea Appino: Son passati tre anni e continuiamo a fare Poliisi come continuo a fare Ulisse, così come continuo a fare La volpe e l’elefante, così come faccio Il Testamento, così come faccio tante altre cose. Eh… non possono essere d’accordo tutti sempre …o non si può fare un disco solo di Polissi perché non mi interessa. Anzi pensavo fosse molto divertente il fatto che le band possano fare un po’ quel che cacchio gli pare, passare da Poliisi a un pezzo come L’albero di tiglio, o parlando anche di me e non solo degli Zen, come Ulisse, o il Tropico del Cancro … o Linea guida generale. Io non ho proprio l’idea di far qualcosa  perchè magari quella cosa funziona o è quella che vogliono sentire da te, non ho l’idea di  farla per quel motivo… non mi interessa. Non per nulla abbiamo fatto il singolo Il nulla, con gli Zen questo, perché è un po’ una presa per il culo sia di noi stessi che anche del nostro pubblico. Chi ci segue e ci vuole bene lo sa che noi siamo provocatori per forza, nel senso, anche li hai degli scampoli di verità, nel senso di metterci lì a cercare di trovare un inno da far cantare a squarciagola… non lo faremo, non lo faremo perché farlo vuol dire piegarsi a fare quello che piace, quello che vedono gli altri in te. Non mi piace come composizione, poi è chiaro, è ovvio che hai bisogno degli altri perché senza pubblico chi ci viene ai concerti? Vai a lavorare (risate di entrambi NdR)

Mescalina: Sì, vai a lavorare appunto (risate di entrambi NdR) se voi non mi trovate, come hai scritto ne Il Tropico del Cancro

Andrea Appino: Quella lì è molto programmatica… nel senso che l’ho vista tutta la storia della musica indipendente italiana, da quando non la cagava nessuno a quando è esplosa, quando la cagavano tutti quando adesso addirittura la musica italiana indipendente ha anche dei doveri nei confronti del pubblico. Ecco questa cosa qui non va, non ho doveri nei confronti di nessuno. Ho doveri nei confronti miei di fare la verità, la verità ovvero è quello che… mi sento di fare e  di cantare, che poi ottiene il riscontro o non lo ottiene non sta a me. La cosa bella è farlo con un disco pop, quindi con tutti che pensano che lo hai fatto apposta per accalappiare la gente… non è così. Infatti pochi lo capiscono, pochi capiscono questo disco, lo sapevo già, lo immaginavo.

Mescalina: Senti invece ti vorrei chiedere qualcosa di due canzoni di questo disco. Prima di tutto Grande raccordo animale, che essendo io romana non posso non aver notato … mi racconti come è nato? Perché è un pezzo dove , forse è una mia impressione, si sente molto l’Africa. Magari è una mia suggestione… però ecco, è meglio se la racconti tu la storia …

Andrea Appino: In realtà io mi sono ritrovato a scriverlo nel deserto, perché non c’ero mai stato e ci volevo andare. Il viaggio non era solo un viaggio di piacere… cioè lo era, non volevo andare a scrivere niente, ma stavo ascoltando e sto ancora ascoltando da due anni  tanta musica nordafricana da Touré sino alla nuova generazione di Konono N°1 e tanta roba. Ed è stata la roba che mi ha fatto tornare il sorriso in dei momenti di merda, molto più di tante cose che il sorriso me lo avevano già regalato ma non me lo strappavano più, ecco. Quindi sono andato a viaggiare nei  luoghi dove questi hanno scritto questa roba fantastica e lì ho cominciato a scrivere. Grande raccordo animale musicalmente è un brano che ho scritto lì e al ritorno mi sono ritrovato a Roma, sul Grande Raccordo Anulare, col suo simpatico traffico di merda (risate di entrambi NdR) …

Mescalina: Ehehe a chi lo dici…

Andrea Appino: …Con questa idea insomma di girare intorno a Roma e non avere mai la possibilità di uscire, è come girare sempre in tondo  a questa Roma, a questa fantomatica Roma che non si incontra mai… E quindi mi sono immaginato il Grande Raccordo Animale che più o meno altro non è che un’infrastruttura invisibile che collega un po’ tutto…  tutte queste anime tutte queste carrozzette, queste moto-carrozzette che sembra che ci diano uno status di essere ricchi, poveri, non poveri, che ci permettono di muoverci quando poi in realtà rimaniamo tutti incastrati lì, tanto  da non riuscire nemmeno ad entrare a Roma. E allora me lo sono immaginato così, ed è venuta fuori quella canzone lì. Però questo disco non è un disco programmatico. Il testamento era programmatico, nel senso che volevo raccontare l’oscurità della famiglia italiana in quattordici brani partendo dalla mia storia personale. Una roba forte che mi ha anche molto scosso, una roba che volevo fare già prima di scrivere il disco. In questo caso il disco (Grande Raccordo Animale NdR) è venuto per i cazzi suoi. Ogni canzone viene da un luogo diverso ergo ogni canzone ha un appeal musicale completamente diverso e quindi il disco può sembrare disomogeneo, o forse lo  è e non me ne frega nemmeno nulla. Perché la realtà dei viaggi è che quando si viaggia si mangiano tante cose diverse, si respirano arie diverse, si bevono acque diverse, si parlano lingue diverse e si vedono paesaggi completamente diversi. Questo è un disco che parla di viaggio, beh non può essere che un disco disomogeneo. Sicuramente una cosa che rende omogeneo il tutto è il Grande Raccordo Animale, questo circolo invisibile che ci unisce, tutto lì.

Mescalina: E invece un altro brano appunto che mi aveva colpito molto, che secondo me è il migliore del disco, è L’isola di Utopia

Andrea Appino: E’ una delle mie preferite…

Mescalina:… Perché, non lo so, ci ho visto un misto di sacro ma anche di molto  umano, diciamo, nel racconto delle forze e delle debolezze, però ecco, anche qui se lo racconti tu è meglio…

Andrea Appino: No vabbè… Utopia è un’isola che non esiste, si sa no, non ci arriveremo mai. Utopia è l’anarchismo per i padri dell’anarchismo, che è una corrente non tanto legata alla a cerchiata e a “me ne sbatto il cazzo, spacco tutto” di oggi ma è una corrente politica che è stata importantissima, negli anni passati, è che  è sempre e comunque stata trattata male da tutto e tutti, perché ha sempre fatto paura sia a destra che a sinistra che al centro. Io ci son cresciuto in quell’ambiente lì, ci son cresciuto e ne conosco i limiti, i limiti sono dati dall’Utopia, appunto. Credere in un’Utopia è considerato da pazzi, credere in mondo senza giustizia, senza alcuni di questi fattori che portano l’organizzazione sociale a essere organizzata in qualche modo. Io sono un po’ di questo avviso, come quando entrò in campo la Lega in Italia qualche anno fa e il tricolore è ritornato ad essere sinonimo di bene, nel senso che la Lega aveva talmente abbassato l’asticella dell’Utopia in questo paese, che è tornato fuori il tricolore come sinonimo di “Ah noi siamo per l’Italia unita”. Perché questi hanno abbassato il sogno di vivere in un paese, in un mondo, internazionalista- che è la mia Utopia, ossia che  la bandiera italiana possa essere soltanto un bel ricordo. Tanto l’hanno abbassato (il sogno NdR) che adesso la riscopriamo (la bandiera NdR) come simbolo del nostro paese. Eh… Si abbassa il livello di Utopia perché ci scontriamo con nefandezze. E’ ovvio, non vivremo mai in un mondo non regolamentato o autoregolamentato, dove ogni individuo è in grado di esprimere se stesso senza ledere l’altro, lo so, è una cosa che so, quindi non sono così utopista ma continuo ad avere quell’Utopia lì. Quindi la mia Utopia è non giudicare, non avere bisogno di giudici, non avere bisogno di stelle, di primi… i primi non sono solo angeli, perché anzi la classe popolare, quella da cui vengo io, sta diventando con il tempo e l’ignoranza la classe peggiore di questo paese. Così come la classe abbiente non è sempre e per forza quella dei pezzi di merda. Cambiano tante cose. Quindi io non credo a tutte queste cose qua, non credo a queste idee di principio o alle divinità, credo a quello che vedo, credo alla persona che ho accanto, al caffè che mi faccio la mattina. Quella  lì è la canzone, di questo parla, di rimanere possibilmente in un’Utopia. In ogni caso non sono stato molto bravo a spiegarla, perché non sono bravo a spiegare le canzoni (risate di entrambi NdR) e permetto anche un po’  a voi di vederle come vi pare. Però io personalmente sono un’utopista e quella canzone parla di Utopia.

Mescalina: Senti invece come è nato questo rito dello Spritz in occasione delle presentazioni, che fra l’altro a giudicare dal tuo disco avrebbe dovuto trattarsi di un Negroni o di una Corona (citate rispettivamente in Rockstar e ne Il tropico del Cancro NdR)?

Andrea Appino: Eh, hai ragione anche te (risate di entrambi NdR)…tutta colpa di Ufo…

Mescalina: Anche lì  Ufo…

Andrea Appino: Tutta colpa di Ufo che dalla prima volta che abbiamo fatto la presentazione del disco in FNAC ha cominciato a bere Spritz e da lì lo abbiamo preso come rito… siamo un po’ scaramantici, per quelle cose che devi rifare sempre uguali e se non le rifai va tutto a puttane. Questo è fondamentalmente il succo.

Mescalina: Invece per quanto riguarda il tour cosa hai in mente? Di rigirarti tutta l’Italia? Hai in mente già qualcosa su come organizzare le date?

Andrea Appino: Sì, ho proprio in mente di rigirarmi tutta l’Italia, o dove mi vorranno, non andrò dove non mi vorranno, è semplice. Dove mi vogliono vado e porto entrambi i dischi, porto sia Il Testamento che Grande raccordo animale. La band spacca ed il mescolone fra i due dischi è diventato incredibilmente bello, e ci divertiamo un casino a suonarlo. Però è ovvio poi ci saranno gli altri, ovvero chi ci ascolta, che dirà quello che gli pare. Io sono contentissimo e paradossalmente i due dischi si incastrano alla perfezione. Però insomma, come al solito mi rimetto al giudizio ed ai pareri di tutti i vari opinionisti.

Mescalina: Ti ringrazio ancora e ti faccio un in bocca al lupo per il tour che ti aspetta e per i giudizi che ti aspettano.

Andrea Appino: Grazie… ma va bene tutto, non vedo l’ora!

Contatti

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Si ringraziano Valentina Corna di Parole & Dintorni e Niko Coniglio per le foto.