interviste
Francesco Garolfi Incontro con un bluesman poliedrico (con anteprima video di Cinque assi)
Ci sono artisti che sono onnipresenti, e altri che selezionano accuratamente partecipazioni e collaborazioni. Francesco Garolfi appartiene al secondo gruppo, e ha al suo attivo un percorso prestigioso, che l'ha portato a dividere il palco con grandi artisti, a suonare davanti a platee immense, a viaggiare molto, sempre col desiderio di imparare e migliorarsi. Laureato con lode in Lettere e Filosofia, con una tesi in Psicologia Sociale dedicata alla musica, compositore, chitarrista blues, ricercatore, di lui il produttore Peter Walsh disse: uno dei migliori musicisti con cui abbia mai lavorato. L'uscita di un nuovo video, in anteprima per Mescalina, e' l'occasione per conoscerlo meglio.
Il messaggio di Cinque Assi, quarto singolo cantautorale di Francesco Garolfi, è uno stimolo alla riflessione su temi oggi troppo spesso trascurati. Cinque Assi non è soprattutto una lettera aperta a una realtà che ammalia e inganna, che offre promesse che nonmantiene e le cui illusioni lasciano spesso ferite profonde. Il videoclip, realizzato anch’esso dallo studio La Gare di Garolfi, mostra una città deserta, privata di senso e di valori, ma un “nostalgico dal cuore fuorilegge” continua a cercare la bellezza, nonostante tutto.Innanzitutto, Francesco, grazie per aver accettato di incontrarci. Vorremmo sapere qualcosa di più del tuo percorso: come hai iniziato?
Grazie a voi! Io vengo da studi classici e da una ricerca anche accademica, perché mi sono laureato in filosofia con una tesi in psicologia sociale, sulla musica. Mi sono appassionato fin da giovanissimo a Eric Clapton, e, attraverso lui e MTV Unplugged, ho iniziato una ricerca a ritroso sulle radici del blues, da Robert Johnson in poi: una serie di artisti classici del blues rurale, che mi hanno aiutato a imbracciare l'acustica, forte dei miei studi di chitarra classica, e intraprendere un percorso in solitaria, a differenza di molti miei coetanei, che a quei tempi formavano band.
Da lì ho iniziato a muovermi in ambito blues, collaborando tra gli altri con Fabrizio Poggi, che mi ha voluto per il suo unico album in duo. Poi, dato che suono diversi strumenti e mi piace interessarmi anche all'arrangiamento, ho arrangiato vari suoi album, e ho proseguito il mio percorso solistico, vincendo anche un Award in ambito blues, suonando con molti artisti e aprendo vari concerti anche all'estero. Recentemente ho aperto per il concerto di Treves Blues Band al Castello Sforzesco di Milano.
Sono stato poi scelto per rappresentare l'Italia a Spalato al prossimo European Blues Challenge 2025; per me è un grande riconoscimento!
Come sei arrivato a suonare con Treves?
La storia con Fabio è iniziata con un'intervista per la mia tesi, perché desideravo rappresentare la nicchia di musica blues vista dall'interno. Da circa vent'anni quindi siamo amici, ho aperto vari suoi concerti, e per me la TBB è una specie di grande famiglia. Mi trovo benissimo con lui, perché è sempre gentile e disponibile, come i grandi sanno essere.
Domanda non preparata, ma che nasce spontanea: quali sono gli artisti che ti hanno più arricchito?
Sono un musicista che si muove su più territori: scrivo colonne sonore, musica ambient, mi interesso anche di cantautorato italiano, oltre che di blues. Posso dire che, tra tutti quelli con cui ho suonato, mi ha colpito Garth Hudson di The Band, molto disponibile e umile, pur nella sua grandezza.
Senza dubbio, oltre a Treves, una persona a cui voglio bene è Davide Sapienza, scrittore, geopoeta, traduttore e conoscitore di Jack London. Credo che lui abbia riconosciuto in me potenzialità compositive che io non vedevo. Ho fatto con lui Wild e altri due dischi, Nelle tracce del lupo e Thin ice, colonne sonore di podcast trasmessi dalla RAI.
Come vedi la situazione del blues in Italia?
Il blues è un filo rosso che collega le mie attività, ma devo dire che la nuova ondata blues è più forte altrove che in Italia, in cui i musicisti non sono ancora propensi ad aiutarsi gli uni gli altri. Lo vedo ai challenge e ai festival, anche se mi pare che stiano nascendo nuove realtà, che cercano di collaborare tra loro.
Hai pensato alla divulgazione del blues?
Ho già tenuto conferenze e lezioni in Università, Cattolica e Bocconi, e in alcuni licei. L’approccio per me è stato, ed è importante che sia, tecnico, oltre che psico sociale, per indagare il percorso che porta a una determinata forma di espressione. Molti invece privilegiano un’educazione chitarristica non più canonica, ma mirata all’approccio a un brano preciso, mentre penso che un chitarrista debba imparare i fondamentali, per comprendere e padroneggiare tutti i mezzi espressivi.
Cosa significa per te suonare?
Produco tutto da solo, suono tutti gli strumenti in uno studio che ho allestito in casa, scrivo, arrangio, e produco cose per gli altri, come il brano Trouble, con Maurizio Camardi, per la serie tv L’Alligatore, ispirata ai romanzi di Massimo Carlotto. Ho cercato di acquisire competenze nel tempo, forte di molte collaborazioni, da cui ho imparato tanto: ho suonato con Cristina Donà, Niccolò Fabi…l’esperienza serve sempre, e sono curioso: mi guardo intorno, pongo domande, a livello sia tecnico sia umano, perché lo scambio con l'altro è una forma di arricchimento. A me piace pensare alla mia vita creativa come a un gioco di un bambino, come pasticciare coi colori…le idee acquistano a posteriori una coerenza autonoma. Lavoro infatti sempre, anche nel weekend, anche quando non dovrei…(ride); porto la chitarra ovunque io vada, anche se ammetto che ci sono periodi con flussi più pressanti.
Hai altri progetti futuri?
Per il challenge blues di Spalato, vorrei completare un brano originale, proponendo così un disco con tutti pezzi blues; ho in cantiere un paio di singoli cantautorali in italiano, di cui uno è quello per cui propongo qui il video in anteprima. Un ultimo progetto è un disco di brani strumentali, la terza colonna sonora per Rai Play Sound, con Lorenzo Pavolini e Davide Sapienza.
E per il live?
La parte live è un po’ in subordine, perché mi piace pensare alla musica come un’attività che deve rimanere pura; per questo scelgo attentamente le proposte. Ho un grande rispetto per il pubblico, per me è come mettersi a nudo emotivamente, è un forte impegno, e sento che ogni esibizione va curata, tanto più che spesso mi esibisco da solo. Ho esperienza di palchi enormi; ho suonato per il Papa davanti a 500000 persone, ma mi emoziono sempre come un bambino, che sia per dieci o diecimila persone.
Cerco sempre di entrare in contatto col pubblico, di comunicargli il mio mondo, e quando succede, è davvero bellissimo.
Grazie per la disponibilità e a presto!
Link:
WEBSITE: www.francescogarolfi.it
SPOTIFY: https://play.spotify.com/artist/2Ou1XSCrNmIyeIQdE6rz0G
YOUTUBE: http://www.youtube.com/user/francescogarolfi
INSTAGRAM: https://www.instagram.com/francescogarolfi/
FACEBOOK: https://www.facebook.com/garolfifrancesco/