Mescalina:
Marco, l'ultima volta che ci siamo incontrati eravate in procinto
di partire per un tour negli States: oggi, oltre alla ripetuta
esperienza americana, avete alle spalle altri paesi tra cui
la Cina … anche lì siete stati due volte, quindi si può dire
che vi state costruendo un vero e proprio pubblico all'estero
…
Marco Fasolo: Direi proprio di sì. La Cina è stata
un'esperienza interessantissima, e unita ai precedenti tour
in Inghilterra e Stati Uniti ci ha confermato la sensazione
che all'estero per noi le cose siano un po' più facili. Del
resto il prossimo tour in America lo faremo da headliner,
e suonando in locali come il Mercury Lounge a New York o il
Crocodile a Seattle. È una grande soddisfazione.
Mescalina:
Parlami del tour in Cina: so che ci siete andati per una campagna
nazionale per favorire l'uso del preservativo … come è andata?
Marco Fasolo: Il primo tour è stato organizzato dal
portale culturale Cina Oggi sull'onda dell'uso di "I do dream
you" per una pubblicità sulla prevenzione dell'AIDS. Questo
secondo tour, che toccherà città come Pechino e Shanghai,
è invece organizzato da Max&Co. Ti posso dire che la prima
volta a Kunming e Chengdu è stato fantastico, la reazione
del pubblico davvero impressionante: è gente affamata di musica,
vivono il rock con una passione anche ingenua che qui non
c'è più. Siamo curiosi di vedere come andrà adesso a Pechino,
in locali più grandi e con un pubblico forse più smagato.
Mescalina:
Difficoltà? Aneddoti?
Marco Fasolo: Il concerto allo Yunnan Arts Institute
di Kunming è stato il momento più emozionante del primo tour:
un migliaio di persone urlanti sotto il palco e un altro centinaio
fuori che cercava di entrare. In realtà poi i nostri contatti
con la gente sono stati molto mediati: i locali sono prevalentemente
frequentati da occidentali, non è facile interagire con i
cinesi.
Mescalina: Nessun scompenso dovuto al cibo?
Marco Fasolo: Personalmente no, ma Andrea, il nostro
chitarrista, è stato parecchio male …
Mescalina:
Comunque è a dir poco curioso questo riscontro che riuscite
ad ottenere all'estero … Ormai poi fate collezione di apprezzamenti
da parte di musicisti anglofoni: questa volta sono arrivati
quelli di Jarvis Cocker e Julian Cope …
Marco Fasolo: Magari vuole semplicemente dire che siamo
bravi! In tutta onestà, non lo so perché abbiamo così tante
difficoltà in Italia. Come ho detto prima, in questo momento
per noi suonare in Inghilterra e Stati Uniti è paradossalmente
più facile. È piacevole sapere che quel che stai facendo piace
a dei musicisti affermati - l'altra cosa buffa è che anche
qui in Italia riscuotiamo l'interesse di artisti già affermati,
come Verdena e Baustelle, mentre l'underground non sembra
molto interessato.
Mescalina:
Che ti ha detto Julian Cope?
Marco Fasolo: Lo abbiamo conosciuto a Urbino nel 2005.
È uscito dalla sua tenda nel backstage mentre stavamo suonando
e poi ci ha fatto molti complimenti, dicendo che eravamo "weird".
Detto da lui è stato un po' strano … So che ha recensito molto
positivamente "Sacramento Session" sul suo sito, per me è
stata una grandissima soddisfazione.
Mescalina:
Non pensi che tutti questi riconoscimenti al di fuori dell'Italia
siano dovuti al fatto che siete sempre stati così poco italiani
e così poco catalogabili in quella che è la presunta scena
indie?
Marco Fasolo: Innanzitutto non penso ai Jennifer Gentle
come a un gruppo indie, perlomeno non nell'accezione ormai
consueta del termine. Non credo che abbiamo nulla a che fare
con l'indie rock, e forse questa è già una risposta alla tua
domanda …
Mescalina:
Difatti concordo e non vi considero affatto un gruppo come
si suol dire "indie" …
Marco Fasolo: C'è poi da dire che abbiamo scelto sin
dall'inizio di seguire la nostra strada, giusta o sbagliata
che fosse. Io credo che i Jennifer Gentle siano davvero una
sorta di corpo estraneo all'interno del rock italiano alternativo:
lo dico solo per sottolineare un fatto, non un merito particolare.
Siamo passati direttamente dall'autoproduzione alla Sub Pop,
e, se siamo riusciti ad ottenere certe cose, è perché abbiamo
difeso gelosamente la nostra autonomia.
Mescalina:
Che poi "così poco italiani" è vero fino ad un certo punto
perché nel nuovo disco si sentono echi di Nino Rota e di parecchia
musica da cinema vicina alla nostra tradizione o almeno a
quella felliniana …
Marco Fasolo: Hai ragione: il nuovo disco è molto italiano,
e spero che sia in continuità con una tradizione italiana
che amo e che purtroppo mi sembra stia sparendo. Un'Italia
un po' folle, visionaria, a metà tra il circo e il film dell'orrore.
Per cui Fellini, ma anche Mario Bava, Renato Carosone e Cannibal
Holocaust …
Mescalina: Parliamo appunto di "The midnight room"
che suona ancora più immaginario, bizzarro e anche claustrofobico
dei precedenti …Ha inciso il fatto che hai scritto, suonato
e prodotto tutto da solo?
Marco Fasolo: Posso dire che lo sento senz'altro come
il disco più mio. La gestazione di "Midnight Room" è stata
particolarmente travagliata, ma alla fine sono molto soddisfatto
del risultato. Volevo un disco più omogeneo e strutturato
di "Valende", ma insieme anche più diretto e semplice dal
punto di vista della produzione. C'è stata una lunga fase
di composizione e preproduzione, con la stesura di demo accurati
che ho poi dovuto solo replicare in fase di registrazione
finale. L'album è stato inciso in una vecchia scuola abbandonata
dalle parti del Polesine che ho affittato per l'occasione:
un luogo abbastanza cupo e desolato, specialmente d'inverno,
e che ha influito moltissimo sull'atmosfera del disco.
Mescalina: E Alessio che fine ha fatto?
Marco Fasolo: Alessio ed io abbiamo capito di avere
esigenze differenti: io volevo concentrarmi al massimo sui
Jennifer Gentle, cosa che per lui non era possibile. Ma comunque
Alessio continua a fare musica, ha un progetto chiamato Mamuthones
(myspace.com/themamuthones) e sta collaborando con Fabio Orsi.
Mescalina:
Tu hai sempre lavorato in modo autonomo e quindi immagino
ti sia trovato bene anche per questo disco, ma la mole di
lavoro non deve essere stata da poco: il disco non è lungo
ma ci sono talmente tante idee …
Marco Fasolo: Per me è necessario seguire la realizzazione
di un disco dalla A alla Z. Scrivo, arrangio, produco: in
questo caso ho anche suonato tutti gli strumenti, con l'eccezione
del piano in un brano. È stato particolarmente faticoso, soprattutto
durante la fase strettamente compositiva, quando si è trattato
di riassumere in canzoni pop da tre minuti le molte idee che
mi giravano per la testa.
Mescalina: Forse proprio il fatto di lavorare da solo
ha reso il disco più "schizzato", vicino a certe cose di Captain
Beefheart anche, cioè ancora più folle dei precedenti con
le canzoni e il pop continuamente frammentato …Diciamo che
in "Valende" il pop si fondeva con la psichedelia qua invece
si spezza, c'è più attrito, anche qualche colpo rock in più
…
Marco Fasolo: È vero. "Midnight Room" è meno legato
alla psichedelia tradizionale, ed è invece un disco di canzoni
fortemente pensate: ci sono soluzioni che forse hanno a che
fare più con la musica classica che con il pop, eppure è anche
il disco più rock'n'roll che abbia mai fatto. Per me l'album
si muove tra questi due poli, un'atmosfera notturna e onirica
di matrice europea contrapposta al rock'n'roll americano anni
Cinquanta.
Mescalina:
Il titolo allude proprio allo stare rinchiusi in una stanza
buia? Quella della tua mente? Una sorta di camera oscura?
Marco Fasolo: "Midnight Room"è uscito fuori un po'
per caso e all'ultimo minuto: mi interessava avere un titolo
che fosse evocativo senza essere specifico. Può darsi che
sia stato influenzato dal luogo dove ho registrato il disco.
Mescalina: Il disco ha comunque una sua componente
ludica, che poi è quella in cui si sente di più la vicinanza
con la musica italiana "antica" da cinema e/o da teatro …Si
può dire allora che tuoi coinquilini sono stati Nino Rota,
Captain Beefheart, i Beatles, Tom Waits, Kurt Weill? Altri?
Marco Fasolo: Senz'altro, con la sola parziale eccezione
di Tom Waits, che stimo ma di cui non sono un grande fan (mi
piace moltissimo invece Beefheart). Aggiungerei anche gente
come Link Wray, Buddy Holly, il Johnny Burnette Trio o, negli
anni Settanta, gli Sparks e i primi Queen.
Mescalina:
In un pezzo compare Beatrice Antolini al piano: come ti sei
trovato con lei? Io ho trovato il suo disco molto interessante
…
Marco Fasolo: C'è stata un'intesa perfetta: come me,
Beatrice è una musicista molto esigente e attenta ai dettagli.
Ho suonato in un paio di pezzi del suo album, che penso sia
bellissimo.
Mescalina:
Con quale formazione stai portando il disco in tour?
Marco Fasolo: La nuova formazione live dei Jennifer
Gentle è composta da Liviano Mos (tastiere) e Francesco Caldura
(basso), che avevano già suonato nel tour di "Valende", più
Andrea Garbo (chitarra) e Paolo Mongardi (batteria).
Mescalina:
Non faticate a trasportare sul palco dei pezzi così "mental",
posso dire psicotici?
Marco Fasolo: Una delle caratteristiche di "Midnight
Room" è che è stato pensato per essere suonato live, per cui
non ci saranno problemi da questo punto di vista. Comunque
in genere dal vivo siamo molto più energici, e ci piace divertirci:
vorremmo fare degli spettacoli che fossero allo stesso tempo
piacevoli ed emotivamente coinvolgenti.
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