Vladimir Sorokin La giornata di un Opričnik
atmospherelibri Narrativa Straniera | Romanzo
02/05/2016 di Eliana Barlocco
Per chi non lo sapesse, gli Opričniki si formarono al tempo dello zar Ivan il terribile. Quest’ultimo ottenne il diritto di creare in seno all’impero un “territorio separato”, una opričnina. Questa ebbe una sua corte, un’amministrazione completa, una propria finanza e propri reggimenti di strelizzi. Per lo zar si formò un nuovo corpo di guardia i cui membri erano detti Opričniki. Questa guardia divenne presto strumento cieco del più efferato terrorismo. Attaccata alla sella dei loro cavalli, gli Opričniki portavano, come simbolo del loro mestiere, una testa di cane e una scopa: essi dovevano fare a pezzi i nemici dello zar e spazzare via dallo Stato Moscovita il tradimento.
L’operazione che fa Sorokin è abbastanza semplice. Ossia prende questa pezzo di storia russa, parliamo di anni che vanno dal 1565 al 1572 circa, e la trasporta nel 2027. Il risultato è terribilmente verosimile.
La Russia del futuro-passato-futuro è governata da un sovrano, isolata dal resto del mondo grazie a un ‘Grande Muro’ che dall’Europa attraverso il Caucaso, fino alla Cina è stato eretto a sua protezione. La violenza, l’abuso di potere, la corruzione, le brutali esecuzioni, i saccheggi sono all’ordine del giorno.
Evidenti sono i richiami alla situazione attuale della Russia (è di qualche giorno fa la notizia della creazione di un nuovo corpo speciale di polizia, i “pretoriani”, al comando di Putin), ma forte è anche il richiamo ad altre pseudo democrazie. La censura impera, tutto deve essere pensato e programmato in funzione e a vantaggio del sovrano. Una classe scelta di uomini che stuprano e sono a loro volta stuprati dal meccanismo perverso della macchina del potere in una sorta di rituale orgiastico.
Un libro intriso di violenza fisica, psicologica, morale e intellettuale (pile di libri che bruciano, libri di Dostoevskij, Tolstoj e Cechov). Un personaggio principale, una sorta di automa, che esegue prontamente gli ordini ricevuti senza alcuna forma di pietà per le sue vittime, ma al contempo raggiunge la pace dei sensi nell’ascoltare la musica di Rimskij-Korsakov (nello specifico Sheherazade).
E’ un libro che inquieta. Il mondo rappresentato è un mondo fermo, cristallizzato in una bolla temporale; inchiodato in schermaglie pseudo-medieoevali; con una tendenza all’isolazionismo nazionale. L’umanità ha sviluppato un’unicità di pensiero impressionante, anzi per trovare la giusta via ci si rivolge a una chiaroveggente. E’ un libro decisamente inquietante. La compressione temporale della storia in ventiquattro ore sfocia nella sensazione che il tempo in realtà non esista e che, per il lettore, purtroppo non vi sia più una via di fuga da questa assurda realtà. Alla fine della lettura rimane l’angoscia della consapevolezza che quello che si è appena letto potrebbe benissimo essere l’abbrutimento di ogni nazione. Del resto, anche nella nostra Europa, abbiamo guerre, muri, piccoli zar, altrettanto insignificanti portaborse e un unico pensiero comune.