Vinicio Capossela Il paese dei coppoloni
Feltrinelli, 2015 Narrativa Italiana | Romanzo
25/08/2015 di Eliana Barlocco
In un'atmosfera incantata, con le parole che scorrono ovattando i nostri sensi, il racconto ci parla del viaggiatore. Un Dante moderno in compagnia di una carrellata di Virgilio stralunati, atavici, impalpabili e al contempo reali che indirizzano il viandante alla scoperta di se stesso e della propria musica interiore. Come demiurghi che modellano e lavorano la creta per trasformarla in un essere compiuto che sappia rispondere a tre quesiti vitali: "Chi siete? A chi appartenete? Che andate cercando?"...
Ardua la risposta che necessita di un percorso di introspezione, un riandare a ritroso sui sentieri calpestati dai nostri avi. Un mondo abbandonato nella sua atavica esistenza e pur sempre collocato, suo malgrado, in un presente che non gli appartiene. Il cammino di chi ha abbandonato quel mondo e che emigrato "per tutta la vita si era portato quella zolla di terra d'origine attaccata alla scarpa...Era Nessuno in paese, come Nessuno era stato in quei viaggi fuori, nelle terre d'altrove."
E nel vagar nel mar della vita, rimescolando il vissuto reale e letterario, si ritrova in Capossela, una scrittura densa, pastosa, ricca di abbellimenti. Un movimento fluido, un'onda che, dall'orizzonte e al contempo infinto mare, raggiunge la riva infrangendosi poderosamente e rilasciando in noi tracce letterarie ripescate nel fondo dell'oceano.
E alla fine del racconto, passando tra fiere, quadriglie, salti sulla luna alla ricerca del tempo perduto, ... uscimmo finalmente a riveder le stelle ...