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AA.VV. The dark side of Iceland - oltre la cartolina


Viaggi | Società

26/08/2024 di Arianna Marsico

Uno pensa all'Islanda ed è subito geyser, ghiacciai, aurore boreali (se andate nel periodo giusto, ad agosto in alcune aree alcuni le hanno avvistate, ma io non ero tra i fortunati).




Nulla sembra turbare questa immagine quasi da cartolina, anche perché l'isola di ghiaccio tende a starsene ben lontana dalle cronache, tranne quando le eruzioni tendono a farsi spettacolari (come in questi giorni) o come quando, nel 2010, il vulcano Eyjafjöll portò una paralisi del traffico aereo.


Proprio per questo una cosa imprescindibile prima della partenza è leggere Islanda. The passenger. Per esploratori del mondo (Iperborea 2018)

Perché permette di andare oltre l'incantevole superficie dell'isola ed entrare nel suo cuore vulcanico circondato da ghiaccio, oltre a raccontare aspetti curiosi come la rinascita di una sorta di neopaganesimo (Questione di lingua o di morte di Silvia Cosimini) e la giunta anarchica che per un periodo resse Reykjavík (Più punk, meno crisi! di Constantin Seibt)

L'Islanda è anche uno Stato che si trova ad affrontare le sfide del dualismo tra Natura e crescita economica. Se da un lato infatti c'è molta attenzione ad aspetti come l'impiego dell'energia geotermica

e la riduzione del consumo di plastica (ho potuto notare come sia fortemente incoraggiato il riempimento di borracce piuttosto che l'acquisto di acqua imbottigliata), dall'altro c'è l'attività, assai impattante, per non dire devastante a livello ambientale, della produzione di alluminio (Proteggere le mele mentre si abbattono gli alberi di Andri Snaer Magnason).

Anche l'energia idroelettrica non è così innocua come si potrebbe pensare: scopro nel viaggio che è stata a rischio la meravigliosa cascata di Gullfoss.

L'industria dell'alluminio è energivora; ad esempio il progetto della Diga di Kárahnjúkar, essenzialmente a suo servizio, fu assai contestato anche da tantissimi artisti, come Magnasson, Sigur Rós e Björk. In Profeti in patria e fuori (di Atli Bollason) si racconta come la musica di quest'ultima abbia innescato l'interesse sulla scena musicale islandese, senza però fermarsi all'etichetta del borealismo appiccicatale in fretta e furia.

La raccolta The passenger dà inoltre la possibilità di conoscere gli scrittori del paese trattato. Ed ecco che Guerra alla nazione fa entrare in scena la magistrale scrittura del premio Nobel Halldór Laxness.



Il suo Gente indipendente (portato in Italia da Iperborea nel 2004) è solo in apparenza un elogio dell'idillio con la natura.


A leggerlo bene Bjartur, il protagonista, è una sorta di Don Chisciotte che va ben oltre il Cavaliere Errante. La sua inossidabile ostinazione a rifiutare in qualsiasi modo la società (ad esempio l'autorità distrettuale e poi le cooperative) non si fermerà dinanzi a mogli e figli morti, per non parlare di quelli che si allontanano da lui. Incurante dell'alimentazione inadeguata a cui li costringe, al semi -analfabetismo in cui li rilega, nessuna tragedia sembra turbarlo, in nome dell'ossessione per l'indipendenza. La Natura mostra il suo volto da matrigna, eppure Bjartur si ostina ad addentrarvisi sempre più, a stare sempre più lontano dall'abitato. Il clima e l'attività vulcanica in Islanda sanno essere imprevedibili e non è raro anche oggi, figuriamoci allora, che alcune strade non siano percorribili per il vento e la pioggia incessante (anche in agosto) o per eruzioni. Il tempo è estremamente mutevole e ci porta ad essere pronti per ogni evenienza, perché davanti alla potenza della Natura anche la tecnologia si inchina.

L'isolamento cercato da Bjartur non è comunque così distante dalla condizione abitativa attuale. Un terzo della popolazione (circa 370000 abitanti) vive nella capitale Reykjavík o nelle sue vicinanze. Le altre due cittadine più vicine all'idea di città a cui siamo abituati sono Akureyri ed Egilsstaðir. Per strada si incontrano piccoli villaggi, spesso distanti tra di loro, e case sparse, magari fattorie, letteralmente immerse nel nulla, all'infuori dello splendido paesaggio.


L'isolamento sembra in qualche modo plasmare le persone nel romanzo di Jón Kalman Stefánsson Luce d'estate: ed è subito notte (Iperborea 2013)

Le vite dei protagonisti si incontrano quasi senza toccarsi, spesso desolate, in un villaggio dei fiordi occidentali sul quale l'autore riporta:

"Stavamo quasi per scrivere che la particolarità del paese consiste nel non averne nessuna, ma in effetti non è del tutto vero. [...] Qualcosa di diverso rispetto ad altri luoghi, però, sembriamo averla: qui non c'è una chiesa. E nemmeno un cimitero". Un posto dove la morte sembra sospesa eppure è presente, in cui il Direttore del Lanificio decide di diventare astronomo mandando tutto in malora, in cui la chiusura o l'apertura di un'attività può cambiare la sorte delle persone.



L'Islanda non è solo Natura intatta. È pervasa da tensioni a volte percepibili altre no, spinte centrifughe. Le eruzioni di questi giorni e la tragedia della grotta di ghiaccio stanno a ricordarci che in fondo il genere umano lì può essere ospite e non padrone. 






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