Venedikt Vasil’evič Erofeev

Venedikt Vasil’evič Erofeev Mosca – Petuški e altre opere


Le Comete Feltrinelli, 2004 Letteratura Straniera | Letteratura Straniera | poema

27/10/2014 di Eliana Barlocco
Qualche tempo fa, mi ha fatto molto riflettere l'entusiasmo nato intorno al romanzo di Carrère Emanuell dal titolo 'Limonov' e, di conseguenza, intorno al personaggio Limonov. Mi piacerebbe capire quanti lettori di quel romanzo abbiano poi riversato lo stesso entusiasmo direttamente sugli scritti di Limonov stesso. Ora, mi è ricapitato tra le mani, un libro di un altro personaggio al limite: trattasi di Venedikt Vasil'evič Erofeev. Le mie sinapsi non sono proprio scollegate, e tra i due scrittori vi è un legame minimo, infatti pare che alla fine degli anni '70 Limonov si sia recato a Mosca con l'intenzione di picchiare Erofeev…ma questa è un’altra storia.

Erofeev nasce nel 1938 in Karelia e muore a Mosca nel 1990. Per la vita da lui condotta, molto della sua opera è andato perduto. Rimangono solo un poema, un saggio, una tragedia, un collage satirico, brani dei suoi taccuini, molti suoi scritti furono ‘utilmente’ usati dalla suocera per accendere la stufa. Un personaggio al limite, dicevamo. Esule volontariamente in patria, passato da un lavoro ad un altro, ignorato dalla critica ufficiale che tuttora non è unanime nel giudicare la sua opera.

Nel poema Mosca – Petuškin l'alcool regna sovrano e a dirla tutta anche in Erofeev stesso. Il protagonista, alter ego dell'autore, intraprende un viaggio in treno da Mosca a  Petuškin.  Un viaggio in cui incontra vari personaggi reali, immaginari, frutto di visioni e visionari al tempo stesso. Un percorso che trasfigura la parabola umano cristiana e al contempo tratteggia quello che fu il periodo caratterizzante l'uomo sovietico con lo sguardo di questo ultimo, non rivolto al radioso futuro comunista, ma in profonda crisi esistenziale sfociante nel delirio psichico.

Una vita difficile in cui l'alcool è via di fuga, via di sopravvivenza, via d’esistenza tanto da far dire al protagonista “La vita umana non è forse una momentanea ubriacatura dell'anima?”.

Nel poema si ride anche. E’ una satira feroce del sistema e delle sue peculiarità (il linguaggio di propaganda, o ad esempio gli spassosi grafici individuali basati su “…la quantità in grammi di quanto si è scolato tradotta in alcol puro…”). Completano la raccolta il saggio “Vasilij Rozanov visto da un eccentrico”, una tragedia in cinque atti e un’opera scritta sulle citazioni di Lenin.

Come dice il curatore e traduttore dell’opera Gario Zappi: “Erofeev configura nelle sue opere l’assurdo, l’irrisione, la satira politica, la beffa, la spacconata da guitto, la tragedia e rimane a noi come retaggio di un mondo ormai scomparso, di un’opposizione a un’ideologia totalitaria ormai definitivamente fattasi Storia”….io ne consiglio la lettura anche perché, purtroppo, non credo che l’ideologia totalitaria (di qualunque natura essa sia e in qualunque subdola forma si presenti) si sia fatta Storia…

P.s. da qualche mese è uscita una nuova traduzione: Mosca – Petuški. Poema ferroviario, edizioni Quodlibet Compagnia Extra.