Van Morrison

Van Morrison Lit Up Inside


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23/10/2014 di Fausto Gori
Illuminato dentro”, un titolo suggestivo quanto azzeccato. Annunciato diversi mesi fa, insieme alla serata di presentazione che avverrà il 17 Novembre al Lyric Theatre di Londra, il libro dei cento testi (in inglese) selezionati dallo stesso Van Morrison, era atteso anche per la parte attiva che il burbero irlandese sembrava avere nel progetto. Purtroppo il ruolo di Van si è limitato alla sola selezione, eccetto la dedica “for Shana, Eabha and Fionn”, ma alla fine era prevedibile visto che non ha mai amato dare spiegazioni dei suoi pezzi.

Detto questo, si può dire che nella fondamentale dimensione artistica morrisoniana, tra le più alte di tutta la musica rock, la parte delle liriche è sicuramente importante ma, a differenza di altri grandi cantautori della sua generazione, la musica e l'aspetto interpretativo hanno una rilevanza decisiva sulle sorti poetiche delle parole, facendole ripetere, lievitare, esprimere appieno, in modo significativo, nei modi espressivi ed emozionali cari all'autore. Come da tradizione blues (genere che gli ha cambiato la vita), Morrison ha spesso utilizzato un procedimento compositivo spontaneo, dove le parole e le frasi escono sovente nei modi dello stream of consciousness, magari non troppo “significanti” ma che nel loro insieme forniscono gli elementi necessari per cogliere il fine vero per cui sono nate, in geniale simbiosi con la musica; la poesia dell'irlandese, come già detto, ha una dimensione più “globale”.

La scelta dei pezzi risulta abbastanza omogenea, dando ampio spazio a tutta la carriera, partendo dal periodo Them e includendo tre soli pezzi da quello che è stato definito come il disco più deificato della popular music, ovvero Astral Weeks. In una carriera dove la sua identità artistica è stata spesso confusa dalla varietà generica che ha saputo abbracciare nel corso degli anni (r&b, folk, jazz, blues, funk, soul), va detto che nella scelta dei pezzi emerge l'aspetto più originale e rappresentativo della sua opera, cioè quello legato al “Caledonia Soul”(definizione sua), nato tra America e Irlanda, dove la dimensione folk/poetico/spirituale, iniziata appunto con l' anima terrena  e trascendente di Astral Weeks, è stata poi replicata interamente su alcuni dischi e nei tanti brani sparsi fino ad oggi.

Nella lettura scorrono dirompenti i ricordi adolescenziali spesso legati ai luoghi di Belfast: strade, vie alberate,  lucenti prati nella nebbia, i rintocchi delle campane, le canzoni della radio, la magia del silenzio, dove tutto è bagnato da un misticismo indefinito ma sempre presente, permeato di umanità e natura, pregno di riferimenti letterari legati alla sua amata Irlanda (Joyce, Blake, Yeats). Difficile trovare altrove tanta personalità poetica ed emozionante consolazione per l'anima.

La sequenza delle liriche comprende, tra i tanti, pezzi classici come: TB Sheets, Madame George, Into The Mystic, Tupelo Honey, Street Choir, Listen To The Lion, Bulbs, Healing Has Begun, Summertime in England, Celtic Ray, In The Garden, Orangefield, So Quiet In Here, Take Me Back, Madame Joy, High Summer, etc..

Il libro è ben curato, ha una buona rilegatura, una profumata e liscia qualità delle pagine, con un elegante cartoncino bordeaux nell' interno copertina. La breve prefazione del noto scrittore scozzese  Ian Rankin prende appena due paginette poco più, mentre le note introduttive di Eamonn Hughes, grande esperto di letteratura irlandese, sono affrontate con ottima dote analitica.

In queste pagine altamente raccomandabili a chi non ha mai realmente approfondito, si possono trovare una serie infinita di riferimenti, collegamenti e parole cruciali che si ripetono con una coerenza tematica che ad alcuni forse potrà sembrare eccessiva mentre per altri non sarà altro che una visione ideale portata avanti con fede e tenacia artistica. Anche le parole di Ian Rankin confermano questa considerazione: “His words chart his life, from Belfast to Boston and beyond. You' ll feel you know him more deeply after reading them”. 

Quindi tocca a noi aprire Lit Up Inside, salire sul treno delle parole, percorrere tutti i vagoni e poi farsi trasportare, magari con la musica nelle orecchie, attraverso i verdi colli della Caledonia, per poter vivere sia una lettura appagante che un illuminante viaggio “astrale”.
 

“Get on the train, the train, the train, the train , the train, darling

 This is the train, this is the train, darling

 This is the train

 Oh say goodbye, goodbye, goodbye

 Get on the train

 Get on the train”