Thomas Lingotti

Thomas Lingotti La cospirazione contro la razza umana


Il Saggiatore, 2016 Narrativa Straniera | Horror

30/06/2016 di Corrado Ori Tanzi
La corrente di pensiero più minoritaria che si possa ricordare in qualche migliaio di anni di vita di intelletto umano. Che doppia il pessimismo e lascia luce tra sé e il nichilismo. Non ha un nome che la possa catalogare negli indici dei libri, tanto chi la segue (salvo poche eccezioni) ne coglie al massimo qualche brandello qua e là (e allora il numero di chi la fa sua, vedremo, aumenta in modo stupefacente). Può essere sintetizzata così: essere vivi non va bene. La vita non è degna di essere vissuta. Da questo punto di partenza lo “scandaloso” saggio di Thomas Ligotti, La cospirazione contro la razza umana, ora a noi grazie la pubblicazione che ne fa il Saggiatore.

Innanzitutto lui chi è. Thomas Ligotti. I lettori di Mescalina si sono già imbattuti in questo nome con Teatro Grottesco, opera di narrativa sul profilo assurdo, tragicomico e paradossale dell’essere umano. Americano di Detroit, classe 1953, isolato al mondo, di lui circolano non più di un paio di foto (e c’è chi, al pari dell’Elena Ferrante affaire ne mette in dubbio l’esistenza). Fu il vero marchio di fabbrica letterario della prima stagione di True Detective, tanto Nic Pizzolatto colse a due mani nei suoi scritti per forgiare il profilo intellettuale di Rust Cohle-Matthew McConaughey.

Anche Ligotti ha il suo nume tutelare. È Peter Wessel Zapffe (1899-1990), filosofo norvegese che nella sua opera più citata, L’ultimo Messia, sostiene che la tragedia umana ebbe i suoi natali quando, a un certo punto dell’evoluzione, acquistò una “maledetta eccedenza di coscienza” che mutò la percezione di se stessa facendole uscire dall’accettazione dei tre elementi biologici che fondano l’esistenza: sopravvivenza, riproduzione, morte. Coscienza e conoscenza invece ci fanno sapere che soffriremo durante la vita, prima della sofferenza finale (lunga o corta) che ci porterà alla morte.

“Essere vivi va bene” è il mantra che gli umani ripetono a sé pur in presenza di situazioni contingenti caratterizzate da un dolore acuto. Sempre meglio che il non esserci. Un obbligo procreare. Un dovere essere eternamente grati al fatto di essere nati senza averlo chiesto. Ciò che invece possiamo fare (e lo facciamo ogni secondo della nostra presenza su questa Terra) è nuotare nel mare dell’illusione che ci raffiguriamo come autodifesa per non impazzire. Frustrazione, autoinganno e repulsione della verità ci permettono di non pensare alla sofferenza senza fine dentro cui siamo immersi, che si mostrerebbe limpida come uno specchio di Versailles se impiegassimo solo qualche istante del nostro tempo a riflettere sul fatto che il nostro unico diritto di nascita è quello di morire.

E se Zapffe è il lume, Ligotti mostra il frutto della sua fatica di ricercatore nel disporre la squadra dei pensatori che in qualche modo hanno aperto il fianco al pensiero più oscuro del mondo con brandelli di scritti che non si prestano all’equivoco. Pescando a caso (e pescando parzialmente): Miguel de Unamuno, Lev Tolstoj, Fëdor Dostoevskij, Samuel Beckett, HP Lovecraft, Arthur Schopenhauer, Jean Paul Sartre, T.S. Eliot, Emil Cioran.

La crassa mente umana potrebbe ribellarsi chiedendo al portatore di questo pensiero nero il motivo perché lui per primo non si ammazza (o, riferito a Zapffe, perché non lo fece, visto che visse 101 anni) e Ligotti regala una risposta inusitatamente cordiale nei modi: “Semplicemente perché qualcuno ha raggiunto la conclusione che la quantità di sofferenza nel mondo è tale che sarebbe meglio non essere mai nati, questo non significa che per forza di logica o per sincerità costui debba uccidersi. Significa solo che ha raggiunto la conclusione che la quantità di sofferenza nel mondo è tale che sarebbe meglio non essere mai nati. Gli altri possono non essere d’accordo quanto vogliono, ma devono accettare che si sbagliano se pensano di essere in una posizione migliore del pessimista”.

Thomas Ligotti, La cospirazione contro la razza umana, il Saggiatore, 304 pagg., 22 euro

 

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