Thomas Ligotti

Thomas Ligotti Teatro grottesco


Il Saggiatore, 2015 Narrativa Straniera | Horror

02/11/2015 di Corrado Ori Tanzi
Thomas Ligotti – Teatro grottesco

 

Spazi stretti e di sovente chiusi, pochissima (se non quando nessuna) luce a illuminarli, respiri claustrofobici, escursioni nelle idiosincrasie più oscure, dolori intestinali più perforanti di un incubo che dura tutto un sonno. Un’esistenza che ha tutte le fattezze per convincerci di essere nient’altro che un flusso onirico della nostra mente disastrata e che invece, più beffarda di un clown osceno, si rivela quanto di più reale e materiale con un semplice bruciore di stomaco. Insomma, la vita come teatro in cui l’attributo grottesco spesso si appiccica alla nostra incapacità di mandare a memoria come si deve le prime due battute del canovaccio che ci è destinato.

Quale mente poteva organizzare tutto questo buio sul buio? Un tipo che negli States pubblica da quasi quarant’anni e che non ha mai avuto la minima voglia e necessità di aggiungere parole oltre a quelle che compongono i suoi scritti o di apparire con la sua bella faccia che ora assomiglia a William Burroughs, ora a Stieg Larsson, ora a Jean Cocteau. Si chiama Thomas Ligotti, viene da Detroit, e nel tempo è stato considerato l’epigono primo di Edgar Allan Poe, poi il figlio naturale di H.P. Lovecraft quindi il fratello che Emil Cioran non ha mai avuto.

Fino a oggi i suoi libri sono restati segreti impermeabili nella mente dei suoi lettori. Pochi, ma di profondo culto. Cosa è successo perché questo segreto venisse rivelato? Semplice, che i suoi primi due libri venissero ripubblicati in un unico volume dalla Penguin e di seguito, per quel che ci riguarda più da vicino, da il Saggiatore. Teatro grottesco il titolo. Che, essendo tale nell’edizione americana (quindi originale) non è stato alterato nella traduzione italiana.

Il can can lo hanno sollevato i suoi stessi lettori, che prima nei forum in rete hanno preso di mira Nic Pizzolatto, accusato di aver più che attinto a piene mani per il suo True Detective I & II, e poi addirittura hanno attaccato sua maestà David Lynch per quella che è unanimemente considerata la fiction Madre di ogni fiction nera contemporanea ovverosia Twin Peaks. Lui, come ha sottolineato in un suo recente articolo Tommaso Pincio, non ha come per tradizione replicato. Per lui parla un personaggio di Teatro grottesco: “Ovunque si posi un vostro pensiero, il pensiero di altre persone vi ha già lasciato un’impronta”.

Il bello è che Ligotti non ha bisogno proprio di alcuna pubblicità o propaganda. Le sue pagine densissime di parole segnano in maniera perfetta il morso della bestia, l’urlo afono ma orrendo dei fantasmi che abitano dentro di noi, il mostro urbano che altri come noi hanno costruito perché fossimo noi a schiantarci contro le nostre paure più acute. Non esiste violenza. Non scorre una goccia di sangue che sia una. È tutto suspense creata dal nostro sentirci unici abitanti della terra nello scantinato di una fabbrica che crea macchine per la nostra soppressione, sinistre gallerie d’arte che ci trascinano nella palude di opere che deformano fino ad annientare la nostra identità, luoghi di lavoro in cui la nostra isteria cresce al crescere della consapevolezza che niente dentro è mai quello che è stato fino a cinque minuti prima.

Per fortuna il modello umano di Lingotti vive con un precetto (scritto nella prima pagina del primo racconto, Purezza): tutto quello che possediamo è in affitto, ricordatelo figliolo. Anche le nostre idee sono in affitto. Viviamo in un mondo dove tutto è corrotto dal corpo e dalla mente di gente sconosciuta. Siamo coperti e circondati da pidocchi intellettuali e fisici altrui. A tutto questo non si sfugge. Ricordatelo lettore.

 

Thomas Ligotti, Teatro grottesco, il Saggiatore, 281 pagg., euro 19

 

Corrado Ori Tanzi - https://8thofmay.wordpress.com