Suad Amiry Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea
240 pp, 18€ Narrativa Straniera
11/11/2020 di Eliana Barlocco
Sullo sfondo “Yaffa ‘Arous el Bahar”, ossia la città di “Giaffa Sposa del Mare”, raccontata tra il 1947 e il 1948. Da subito fanno il loro ingresso gli oggetti (abito e mucca tanto desiderati e bramati per motivi diversi) a rappresentare sia una conquista sociale sia un’opportunità di sopravvivenza. La loro presenza nel racconto è costante e potente al punto da essere, per entrambe le sezione del romanzo, elementi trascinanti della storia. Le vicende degli adulti, con le loro idee politiche, religiose, i loro debiti da pagare nei confronti gli uni degli altri, fanno da cornice ai veri protagonisti Subhi e Sham, due ragazzini che si affacciano col loro amore alla finestra della vita.
La loro quotidianità e quella degli abitanti di Giaffa vengono sconvolte. In soli tre giorni il mondo conosciuto scompare e si affaccia il tempo dell’esilio. La città dal profumo di arancia, dai colori brillanti e dalla vitalità accesa si trasforma in un luogo abitato da fantasmi. La perdita dei propri beni è una tragedia, vedere la propria vita sfiorire in un soffio una catastrofe che si ripete da tempo immemore ormai. Cambiano i luoghi geografici, mutano i protagonisti, ma quella parola, scomparso, usata per scolpire una delle pagine più intense di questo libro all’apparenza leggiadro, rispecchia il vuoto che tali situazioni lasciano nell’animo umano e ci fa riflettere su quanto le soluzioni gestite a metà rimangano appunto delle risoluzioni monche.
Suad Amiry è figlia di coloro che, citando liberamente Fossati, hanno avuto coraggio a trascinare le proprie scarpe da una terra che li odia ad un’altra che non li vuole. Cresciuta nel mondo, dal 1981 si trasferisce a Ramallah, nel cuore dei Territori occupati, dove vive tuttora. Il suo libro narra un’esperienza reale, simile a quella di molti. Accompagnati alla porta di casa, ne sono usciti e da allora vagano nel tentativo di ritornare alla dimora perduta per ritrovare finalmente la pace, tristemente consapevoli che “A casa tua muori una sola volta....in esilio, muori ogni giorno, tutta la vita”.