
Stephen King Fine turno
Sperling & Kupfer, 2016 Narrativa Straniera | Noir
26/10/2016 di Corrado Ori Tanzi
Stephen King ha deciso di chiudere la trilogia incominciata con Mr. Mercedes e proseguita con Chi perde paga. Il conclusivo atto s’intitola Fine turno (End of watch nell’edizione originale) e rivela uno sviluppo del passato narrativo di questo scrittore. Per fare il nodo sulla vicenda King torna sulle tracce di Carrie e sviluppa il potere sinistro della giovane studentessa di Chamberlain, Maine, spostando l’orologio quarantadue anni più avanti.
La telecinesi ha fatto dei passi in avanti nella mente di King, ora è un dono che permette di entrare nella mente di vittime accuratamente scelte senza fermarsi all’ordinaria ipnosi. Se il proprio corpo è solo carne depositata su un letto, ma il cervello funziona più e meglio di prima, allora perché non prendere possesso di quello degli altri, insidiarsi e agire là fuori con gambe e braccia prese in prestito? Una volta sperimentato il successo dell’operazione, per un talento dell’informatica è un gioco progettare un simpatico giochino con la console, offrirlo in regalo a chi è scampato al secondo massacro, quello fallito, e aspettare che presto faccia il suo corso. Quello di convincere i giovani proprietari che è molto, molto meglio abbandonare questa valle di lacrime.
Hodges, chiamato di nuovo a operare sulla strada da un vecchio collega per via di anomali suicidi, sta però combattendo con un nemico che ancora non lascia scampo. Lui in strada si rimette con la socia Holly, non tacendo però a se stesso che, ben che andrà la storia, il suo tragitto sarà parallelo a quello del giovane sociopatico trasformatosi in Dio in terra.
Esistenza liquida contro vita materiale. Non siamo tra le pagine di un saggio di Zygmunt Bauman, ma lo scorrere delle frasi, l’incastro dei dialoghi, lo sviluppo della narrazione ci presentano tutto eccetto che un frutto da deporre nella cassetta della fantascienza. Potenza di chi trasforma un’idea in perfetto corpo scritto e di procedere senza preoccuparsi se la paura e il male occupano uno spazio che può generare mostri. Il mostro lo abbiamo davanti, ci repelle, ci nutre di odio. Ma se poi alziamo gli occhi e ci mettiamo a osservare la big picture, come sono soliti dire gli anglosassoni, allora torniamo a pensare che un mostro è stato forgiato a essere tale ben fuori tanto dalla madre che lo ha partorito quanto dalla culla che lo ha accolto.
L’uomo si sta trasformando in un sonno che lo rende iperattivo, sembra dirci Stephen King. E non può più svegliarsi perché non concepisce altra esistenza che quella che passa attraverso le nostre piccole protesi tecnologiche che ci fanno navigare nell’oceano di una rete. A meno che un male dal nome antico e dagli antichi “successi”, al momento ancora più forte dei passi avanti della ricerca medica umana, non decida che è venuto il tempo di far calare il sipario.
Stephen King, Fine turno, Sperling & Kupfer, 496 pagg., euro 19,90
Corrado Ori Tanzi - https://8thofmay.wordpress.com